Quella di ieri, per la Sicilia che segue la politica, è stata una giornata storica: per la prima volta, infatti, nell'Assemblea regionale siciliana non esiste più un gruppo con il simbolo dello scudo crociato. Si tratta della conseguenza più o meno inevitabile della dissoluzione del gruppo dell'Udc, dopo le tensioni tra l'ex ministro Gianpiero D'Alia e il segretario nazionale del partito Lorenzo Cesa. Quasi tutto il gruppo regionale che si riconosceva nell'Udc (ed era vicino a D'Alia) ha traslocato nel gruppo Centristi per la Sicilia, tranne il palermitano Totò Lentini che continuerebbe a rappresentare l'Udc: il regolamento dell'Ars, tuttavia, non prevede che si costituiscano gruppi fatti da una sola persona, dunque al momento il deputato regionale è costretto a trovare asilo nel gruppo misto.
Tutto, per quello che è dato capire, era iniziato settimane fa, con uno scontro tra il vertice nazionale dell'Udc e la dirigenza siciliana del partito: all'origine delle scaramucce, il congresso estivo a livello regionale, che aveva portato all'elezione di Adriano Frinchi a segretario, ma era finito in carte bollate con varie accuse di irregolarità del processo congressuale da parte dei vertici romani. Un percorso che però - avevano scritto i giornali - era stato sostenuto da D'Alia, (ex) uomo di punta del partito in Sicilia. Da quell'episodio in poi le distanze erano aumentate, approdando allo scontro sulla collaborazione con la giunta Crocetta (Cesa in ottobre premeva per far lasciare la maggioranza all'Udc, che contava due assessori) e lo stesso referendum costituzionale era stato un'ulteriore occasione di divisioni: se il partito "ufficiale" (con Cesa e il commissario Antonio De Poli) aveva deciso di schierarsi sul fronte del no, D'Alia e la gran parte del partito siciliano - come pure Pierferdinando Casini a livello nazionale - avevano scelto convintamente il sì, al punto tale da integrare il nome del gruppo con l'espressione "Centristi per il sì". Una mossa che aveva fatto infuriare Cesa e scatenato diffide e dichiarazioni al curaro.
A dare del tutto fuoco alle polveri, però, ha provveduto una dichiarazione di D'Alia: “L’Udc è morta, parliamo del nulla”. Tanto è basato a Cesa, il 2 novembre, per sospendere D'Alia dal partito e deferirlo ai probiviri; lui stesso ha provveduto a dimettersi per "porre fine ad una farsa che ha il suo giusto epilogo nella ricorrenza dei defunti", mentre nel partito non ci si risparmiava gentilezze (per cui Cesa veniva accusato da alcuni di avere sospeso "un politico per bene come D'Alia" e non "cocainomani e condannati per reati gravi"). Tempo una settimana e quasi tutta la pattuglia Udc eletta all'Ars (assieme ai due assessori espressi) ha traslocato, rendendo i Centristi per la Sicilia un gruppo vero e proprio. E, da oggi, il gruppo ha un proprio simbolo, elaborato sul calco di quello del comitato nazionale "Centristi per il sì" e che ricorda almeno un po' il logo dei Moderati di Giacomo Portas.
Intendiamoci, nessuna possibilità di confusione, visto che qui il segmento tricolore è in basso (e non in alto come per i Moderati), ma certamente la prevalenza dell'azzurro emana centrismo da tutto il cerchio, così come l'unione agli altri colori nazionali intende dare un messaggio rassicurante, senza guizzi particolari che debbano impensierire l'elettore. Certo, quella X con effetto "pennellato" è singolare e forse non starebbe benissimo su un simbolo sul quale qualcuno dovrebbe mettere una croce; in passato, però, i simboli accettati anche con una croce "dipinta" spessa, persino centrale stati ammessi (si vedano i Cittadini X Roma a sostegno di Gianni Alemanno).
Quello che è certo è che, come l'emblema è stato personalizzato per la Sicilia, l'esperimento grafico potrebbe essere esteso a tutta l'Italia, semplicemente modificando il nome in Centristi per l'Italia. Un marchio facilmente regionalizzabile e, comunque, pronto all'uso: se Casini, dopo l'esperienza della campagna referendaria svolta a una certa distanza dal suo partito di provenienza, volesse mettersi politicamente in proprio, potrebbe già contare su un nome e su un emblema sperimentati tra i cittadini.
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