Quando aveva mosso i primi passi a settembre, ai primi impegni consistenti dopo la sconfitta al fotofinish a Milano, Stefano Parisi l'aveva detto più volte: "Non sta nascendo un nuovo soggetto politico, non stiamo costruendo un partito. Non siamo contro i partiti che ci sono e non vogliamo togliere spazio a nessuno". Eppure, a distanza di due mesi dal primo evento al Megawatt a Milano, da ieri Energie per l'Italia si pone, se non come partito, almeno come movimento politico.
Parisi ha lasciato capire che lui ha intenzione di fare sul serio: secondo lui "c’è bisogno di un gran rinnovamento dentro il centrodestra - come ha annotato Fabio Poletti della Stampa -. Oggi non c’è alternativa a Renzi o a Grillo. Abbiamo bisogno di persone nuove in politica", lui per esempio. Anche perché, impressione sua, "Forza Italia così com'è non va avanti" e serve "un progetto di rinnovamento", visto che un centrodestra a trazione Salvini ai suoi occhi è destinato a perdere.
Certamente parlare di movimento è una cosa, di partito è un'altra, anche perché i precedenti nell'area del centrodestra - dal finiano Futuro e libertà ai Moderati italiani in rivoluzione di Samorì, giusto per ricordarne due - non sono esattamente confortanti. Anche per questo, Parisi ha sgombrato subito il campo dai dubbi: "Non c'è necessità di fare l'ennesimo partitino - ha precisato, come riportato da Adnkronos - il nostro progetto è più ambizioso, coinvolgere tutta l'area liberale e popolare". E il compito non è di quelli da poco, visto che per Parisi il centrodestra "deve decidere che cos'è", senza ambiguità, anche perché non ci sarebbe più tempo "di fare mediazioni il cui risultato sono politiche nulle". E se qualcuno, Forza Italia in testa, è ancora affezionato alle etichette consolidate e non vuole fare qualcosa di nuovo, toccherà cercare di proporre qualcosa di diverso, di autenticamente popolare e liberale (dunque non salviniano) ma con valori definiti e senza nostalgie (quindi, probabilmente, non forzista).
Il nome scelto, Energie per l'Italia, di per sé è interessante (ma poco collocabile, anche un movimento di centrosinistra avrebbe potuto scegliere quel nome), eppure non è nuovo: era proprio il titolo della kermesse milanese di due mesi fa, tenuta il 16 e il 17 settembre al Megawatt (e il nome dello spazio era scritto così grande nei manifesti e negli inviti da aver fatto pensare a molti che fosse quella la vera etichetta dell'evento). E se il colore giallo di fondo - tinta molto liberale a livello europeo - era quello di Parisi fin dalla sua campagna per le comunali milanesi e come font si adottava il solito Nexa, ormai un must della comunicazione politica da Monti in poi (vedi anche Ncd e Area popolare), si restava in ambito elettrico-energetico con la scelta di tre lampadine a formare il tricolore: il sottotitolo dell'evento di settembre, del resto, era proprio "Idee per riaccendere il paese". L'idea poteva anche essere interessante, pensata sulla dimensione dell'evento unico, o anche seriale (una Leopolda parisiana, come hanno notato molti giornalisti); più difficile, invece, era pensare che quella stessa grafica - che peraltro non era piaciuta a un commentatore attento e caustico come Filippo Facci, che aveva parlato di "grafica essenziale, ai confini del poverello" - fosse utilizzata come emblema per un movimento, dunque al di fuori di una scenografia e del materiale di propaganda. Perché è vero che - come si legge in un articolo pubblicato sulla Bìssa - le lampadine sottolineano "la carica delle energie positive che necessitano al paese e fondamentali all'inizio di un percorso che non sarà di certo una passeggiata", ma in un contrassegno destinato alle schede e ad altro materiale difficilmente possono risultare efficaci.
Per peggiorare la situazione, poi, basta andare sulla pagina Facebook del movimento di Parisi: nell'immagine profilo, infatti, le tre lampadine sono inesorabilmente spente. Così scure, finiscono per tarpare le ali alla grafica, avendo più o meno lo stesso peso visivo del "per", che ha la stessa larghezza delle altre parole dunque è molto più grande (va bene sottolineare che il progetto è "per" e non "contro" qualcosa, ma non è li caso di esagerare). Difficile riaccendere il paese senza nemmeno un briciolo di luce: l'unico tocco è un punto luminoso riflesso sulla superficie delle lampadine, ma sembra davvero troppo poco. Persino ad Archimede Pitagorico, quando aveva un'idea, si accendeva la lampadina: era una sola, ma faceva luce, eccome.
Nessun commento:
Posta un commento