Incredibile a dirsi, certe volte alcuni simboli nascono per forza e perché lo richiedono alcune regole specifiche, mentre altrove non ce n'è bisogno. Lo mostra piuttosto bene un episodio di poco meno di un mese fa, che non ha avuto un'enorme risonanza ma sembra significativo. Il 15 gennaio, infatti, all'interno del consiglio regionale della Lombardia, il gruppo consiliare denominato "+Europa con Emma Bonino" ha mutato la propria denominazione in +Europa - Radicali, come richiesto dal suo unico componente (e, in automatico, presidente), il consigliere Michele Usuelli; della richiesta ha ufficialmente preso atto l'Ufficio di presidenza del 20 gennaio.
Sul suo sito, Usuelli ha spiegato la ragione della sua decisione:
Ho così uniformato il nome già adottato dal mio collega Alessandro Capriccioli in Regione Lazio. Questa scelta, ancorché a distanza di tempo, nasce dalla indicazione data da Emma durante il congresso di +Europa a gennaio 2019 di rinunciare al riferimento esplicito al suo nome nel simbolo e segue ciò che è avvenuto più recentemente alla Camera dei Deputati con l’adeguamento del nome in "Centro democratico - Radicali italiani - +Europa". Questa mia richiesta vuole inoltre garantire un uguale riconoscimento alle due forze politiche nelle quali mi identifico, anche con l'obiettivo di incoraggiarne la crescita e il rafforzamento. Il desiderio mio e di molti altri compagni è quello di trovare la massima sinergia possibile tra i due soggetti, anche nel rispetto del cammino intrapreso da Radicali Italiani attraverso l’iscrizione al registro dei partiti.
Queste poche righe di dichiarazione meritano di essere considerate attentamente da più punti di vista, a iniziare dall'ultima informazione che contengono, altrettanto passata quasi sotto silenzio. Il 18 dicembre 2019, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati quattro nuovi statuti di partiti che hanno superato l'esame dell'apposita commissione (la stessa incaricata di vagliare i rendiconti dei partiti) e dunque sono stati inseriti nel Registro dei partiti politici: si tratta di 10 volte meglio, Siamo Europei, Italia viva e, appunto, Radicali italiani.
10 volte meglio ha potuto ottenere la registrazione grazie alla sua sporadica presenza alle elezioni politiche del 2018 (anche se non può non colpire il fatto che, come notato meno di un mese fa da Salvatore Curreri su laCostituzione.info, proprio il 18 dicembre 2019 la componente del gruppo misto della Camera Cambiamo! - 10 volte meglio sia cessata in base alla lettera pervenuta il giorno prima all'Ufficio di presidenza di Montecitorio, con cui il non meglio precisato presidente di 10 volte meglio diceva di aver revocato il consenso a essere rappresentato da quella componente del misto, consentendo così che la componente parlamentare si sciogliesse per decisione di un soggetto esterno al Parlamento stesso...).
Siamo Europei di Carlo Calenda, invece, ha potuto chiedere la registrazione grazie alla partecipazione alle elezioni europee 2019 all'interno delle liste presentate con il Partito democratico, con tanto di contrassegno composito e almeno un eletto (lo stesso Calenda); a proposito di simbolo, lo statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale contiene per la prima volta il simbolo in forma tonda, mentre fino a questo momento il logo del movimento di Calenda era sempre stato divulgato in forma rettangolare o, al più, quadrata. Colpisce piuttosto il fatto che lo statuto sia stato presentato alla commissione il 19 novembre (ma è possibile che una prima versione, poi emendata, sia stata sottoposta in precedenza), giusto due giorni prima del lancio di Azione, unico movimento di cui ora è consultabile il sito (e questo sarà interessante, perché la registrazione dello statuto comporta poi gli obblighi di trasparenza, per cui il nuovo sito dovrà necessariamente contenere il bilancio e gli altri documenti richiesti dalla legge, per cui non è da escludere che le pagine di Azione contengano per il primo anno i documenti relativi a Siamo Europei).
C'è poco da dire su Italia viva, se non altro perché nei mesi scorsi si è ampiamente parlato della procedura di scelta del simbolo: la grafica elaborata da Proforma di Giovanni Sasso è stata ufficializzata il 19 ottobre alla Leopolda, dunque il logo non necessita di altre precisazioni. Si deve dire invece che la registrazione è stata possibile grazie alla formazione dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato (ne sarebbe bastato anche uno solo); lo statuto è stato depositato il 28 novembre, data che non induce particolari riflessioni, se non altro perché il partito di Renzi pare essere - dei tre soggetti politici citati fin qui - quello con maggiori prospettive di durata: il passaggio della registrazione appare dunque pienamente normale.
Tornando a Radicali italiani, invece, c'è più di qualcosa da dire. Intanto per cominciare, quella registrazione non sarebbe stata possibile se il 21 novembre la componente del gruppo misto della Camera, inizialmente denominata "+Europa - Centro democratico", non avesse cambiato nome in "Centro democratico - Radicali italiani - +Europa". Inutile dimenticare che quel cambio di nome risentì profondamente della scelta di Bruno Tabacci, a fine settembre, di uscire dal progetto di +Europa (dopo che il suo annuncio di voler concedere il simbolo di Centro democratico, esente dalla raccolta firme, alla nascente lista di +Europa all'inizio di gennaio 2018 aveva creato molto rumore) per sostenere il governo Conte-bis e della successiva decisione di Alessandro Fusacchia (il 12 ottobre 2019) di abbandonare per la stessa ragione il partito +Europa ma non la componente. Già, perché a metà ottobre si era creata una situazione assurda, visto che la componente era già formata dal numero minimo di deputati per poter esistere e solo grazie alla partecipazione di +E alle elezioni, ma nessuno dei tre membri si riconosceva in quel partito: non Tabacci (Centro democratico), non Fusacchia e nemmeno Riccardo Magi, che con Radicali italiani aveva ormai segnato una certa distanza dal progetto attraverso il quale era stato candidato ed eletto. Certamente non poteva sparire il riferimento a +Europa dal nome della componente, ma a quel punto lo si è messo per ultimo, mettendo per primo quello di Cd e aggiungendo quello di Radicali italiani. Che, a quel punto, è stato messo in condizione di chiedere la registrazione: la marcia di avvicinamento a quel risultato, peraltro, era informalmente iniziata da tempo, visto che la richiesta di iscrizione nel Registro, con contestuale deposito dello statuto presso la Commissione, è datata 29 novembre 2019, ma già prima si era profondamente discusso all'interno di Ri sulle modifiche da apportare alle regole statutarie per ottenere l'iscrizione.
Dopo la modifica del nome della componente del gruppo misto alla Camera, che veniva comunque dopo l'adozione del nome "+Europa - Radicali" da parte di Alessandro Capriccioli nel consiglio regionale del Lazio, restava solo da mettere mano al gruppo lombardo, formato dal solo Michele Usuelli. Quel passaggio, tuttavia, ha richiesto anche una formalizzazione grafica: il regolamento generale del consiglio regionale, infatti, all'art. 20 prevede che "All'inizio della legislatura i consiglieri regionali si costituiscono in gruppi consiliari, con propria denominazione e simbolo" (comma 1) e che le variazioni di nome e simbolo "devono essere comunicati immediatamente in forma scritta all'Ufficio di presidenza del Consiglio" (comma 5), essendo anche previsto che "In caso di contestazioni circa l'uso della denominazione o del simbolo da parte dei gruppi, si fa riferimento a quanto attestato dal soggetto titolare della denominazione o del simbolo" (comma 7-bis). Nessun "obbligo simbolico" è previsto, per esempio, per i gruppi parlamentari o per le componenti del gruppo misto (e non è difficile capire perché: vista la lunghezza ed eterogeneità di certi nomi, tradurli in grafica sarebbe una iattura), per cui si è avuto il caso di gruppi o componenti del tutto privi di emblemi, oltre che di un contrassegno comune che li rappresentasse per intero.
Questo, insomma, significa che probabilmente, senza questa norma lombarda, non sarebbe mai emerso ufficialmente l'emblema che unisce la grafica principale di +Europa a quella di Radicali italiani (pur se privati dell'aggettivo), con il nome dimezzato e la corolla di rosa elaborata nel 1994 da Aurelio Candido per la lista Riformatori nel campo inferiore giallo (come ai tempi della lista Pannella e della lista Bonino). A chi non appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica, tuttavia, può capitare di incorrere in errori come ha fatto, per esempio, la testata Varese7Press: nel dare la notizia del cambio di nome ed emblema del gruppo di Usuelli ha titolato In Regione Lombardia ritorna il simbolo del Partito Radicale. Non solo la rosa, disegnata così, non è mai stata il simbolo del Pr, ma il soggetto politico contenuto nell'emblema è Radicali italiani, che dal 2016 ha decisamente separato le proprie strade dal Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito, peraltro dopo una polemica virulenta nata in occasione delle amministrative di quell'anno per la scelta di Radicali italiani di presentare a Roma e Milano liste con il nome "radicali" nel simbolo, aggirando le previsioni statutarie del Prntt e di Radicali italiani sulla scelta di non partecipare alle competizioni elettorali "in quanto tali e con il proprio simbolo".
A proposito, quella disposizione che escludeva il simbolo dalle schede elettorali è sparita dallo statuto di Radicali italiani: nella versione pubblicata in Gazzetta Ufficiale non c'è più ed era prevedibile, poiché ben difficilmente la Commissione avrebbe potuto accettarne la permanenza e considerare lo statuto conforme ai requisiti di legge. Casomai è interessante notare che all'art. 20, dedicato alle "Competizioni elettorali", si prevede che il segretario del partito, "sentita la Direzione, assume le determinazioni circa le modalità di partecipazione alle elezioni, le sottopone al Comitato nazionale e comunica i criteri con i quali sono state selezionate le candidature per le elezioni" e il comitato nazionale (che equivale a quello che altrove si chiama consiglio nazionale), sentite le relazioni del segretario, del tesoriere e del presidente, può respingere la proposta di quelle candidature "con il voto espresso dalla maggioranza dei componenti, in caso di presentazione con il nome e il simbolo del Movimento", oppure "con il voto espresso dalla maggioranza dei due terzi dei componenti, in caso di presentazione non diretta". In sostanza, posto che Radicali italiani potrà nuovamente correre direttamente alle elezioni, sarà più difficile opporsi a un progetto elettorale se non è fatto col simbolo del partito, mentre sarà leggermente più semplice farlo se la guida di Ri intende spendere i segni di identificazione ufficiali.
10 volte meglio ha potuto ottenere la registrazione grazie alla sua sporadica presenza alle elezioni politiche del 2018 (anche se non può non colpire il fatto che, come notato meno di un mese fa da Salvatore Curreri su laCostituzione.info, proprio il 18 dicembre 2019 la componente del gruppo misto della Camera Cambiamo! - 10 volte meglio sia cessata in base alla lettera pervenuta il giorno prima all'Ufficio di presidenza di Montecitorio, con cui il non meglio precisato presidente di 10 volte meglio diceva di aver revocato il consenso a essere rappresentato da quella componente del misto, consentendo così che la componente parlamentare si sciogliesse per decisione di un soggetto esterno al Parlamento stesso...).
Siamo Europei di Carlo Calenda, invece, ha potuto chiedere la registrazione grazie alla partecipazione alle elezioni europee 2019 all'interno delle liste presentate con il Partito democratico, con tanto di contrassegno composito e almeno un eletto (lo stesso Calenda); a proposito di simbolo, lo statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale contiene per la prima volta il simbolo in forma tonda, mentre fino a questo momento il logo del movimento di Calenda era sempre stato divulgato in forma rettangolare o, al più, quadrata. Colpisce piuttosto il fatto che lo statuto sia stato presentato alla commissione il 19 novembre (ma è possibile che una prima versione, poi emendata, sia stata sottoposta in precedenza), giusto due giorni prima del lancio di Azione, unico movimento di cui ora è consultabile il sito (e questo sarà interessante, perché la registrazione dello statuto comporta poi gli obblighi di trasparenza, per cui il nuovo sito dovrà necessariamente contenere il bilancio e gli altri documenti richiesti dalla legge, per cui non è da escludere che le pagine di Azione contengano per il primo anno i documenti relativi a Siamo Europei).
C'è poco da dire su Italia viva, se non altro perché nei mesi scorsi si è ampiamente parlato della procedura di scelta del simbolo: la grafica elaborata da Proforma di Giovanni Sasso è stata ufficializzata il 19 ottobre alla Leopolda, dunque il logo non necessita di altre precisazioni. Si deve dire invece che la registrazione è stata possibile grazie alla formazione dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato (ne sarebbe bastato anche uno solo); lo statuto è stato depositato il 28 novembre, data che non induce particolari riflessioni, se non altro perché il partito di Renzi pare essere - dei tre soggetti politici citati fin qui - quello con maggiori prospettive di durata: il passaggio della registrazione appare dunque pienamente normale.
Tornando a Radicali italiani, invece, c'è più di qualcosa da dire. Intanto per cominciare, quella registrazione non sarebbe stata possibile se il 21 novembre la componente del gruppo misto della Camera, inizialmente denominata "+Europa - Centro democratico", non avesse cambiato nome in "Centro democratico - Radicali italiani - +Europa". Inutile dimenticare che quel cambio di nome risentì profondamente della scelta di Bruno Tabacci, a fine settembre, di uscire dal progetto di +Europa (dopo che il suo annuncio di voler concedere il simbolo di Centro democratico, esente dalla raccolta firme, alla nascente lista di +Europa all'inizio di gennaio 2018 aveva creato molto rumore) per sostenere il governo Conte-bis e della successiva decisione di Alessandro Fusacchia (il 12 ottobre 2019) di abbandonare per la stessa ragione il partito +Europa ma non la componente. Già, perché a metà ottobre si era creata una situazione assurda, visto che la componente era già formata dal numero minimo di deputati per poter esistere e solo grazie alla partecipazione di +E alle elezioni, ma nessuno dei tre membri si riconosceva in quel partito: non Tabacci (Centro democratico), non Fusacchia e nemmeno Riccardo Magi, che con Radicali italiani aveva ormai segnato una certa distanza dal progetto attraverso il quale era stato candidato ed eletto. Certamente non poteva sparire il riferimento a +Europa dal nome della componente, ma a quel punto lo si è messo per ultimo, mettendo per primo quello di Cd e aggiungendo quello di Radicali italiani. Che, a quel punto, è stato messo in condizione di chiedere la registrazione: la marcia di avvicinamento a quel risultato, peraltro, era informalmente iniziata da tempo, visto che la richiesta di iscrizione nel Registro, con contestuale deposito dello statuto presso la Commissione, è datata 29 novembre 2019, ma già prima si era profondamente discusso all'interno di Ri sulle modifiche da apportare alle regole statutarie per ottenere l'iscrizione.
Dopo la modifica del nome della componente del gruppo misto alla Camera, che veniva comunque dopo l'adozione del nome "+Europa - Radicali" da parte di Alessandro Capriccioli nel consiglio regionale del Lazio, restava solo da mettere mano al gruppo lombardo, formato dal solo Michele Usuelli. Quel passaggio, tuttavia, ha richiesto anche una formalizzazione grafica: il regolamento generale del consiglio regionale, infatti, all'art. 20 prevede che "All'inizio della legislatura i consiglieri regionali si costituiscono in gruppi consiliari, con propria denominazione e simbolo" (comma 1) e che le variazioni di nome e simbolo "devono essere comunicati immediatamente in forma scritta all'Ufficio di presidenza del Consiglio" (comma 5), essendo anche previsto che "In caso di contestazioni circa l'uso della denominazione o del simbolo da parte dei gruppi, si fa riferimento a quanto attestato dal soggetto titolare della denominazione o del simbolo" (comma 7-bis). Nessun "obbligo simbolico" è previsto, per esempio, per i gruppi parlamentari o per le componenti del gruppo misto (e non è difficile capire perché: vista la lunghezza ed eterogeneità di certi nomi, tradurli in grafica sarebbe una iattura), per cui si è avuto il caso di gruppi o componenti del tutto privi di emblemi, oltre che di un contrassegno comune che li rappresentasse per intero.
Questo, insomma, significa che probabilmente, senza questa norma lombarda, non sarebbe mai emerso ufficialmente l'emblema che unisce la grafica principale di +Europa a quella di Radicali italiani (pur se privati dell'aggettivo), con il nome dimezzato e la corolla di rosa elaborata nel 1994 da Aurelio Candido per la lista Riformatori nel campo inferiore giallo (come ai tempi della lista Pannella e della lista Bonino). A chi non appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica, tuttavia, può capitare di incorrere in errori come ha fatto, per esempio, la testata Varese7Press: nel dare la notizia del cambio di nome ed emblema del gruppo di Usuelli ha titolato In Regione Lombardia ritorna il simbolo del Partito Radicale. Non solo la rosa, disegnata così, non è mai stata il simbolo del Pr, ma il soggetto politico contenuto nell'emblema è Radicali italiani, che dal 2016 ha decisamente separato le proprie strade dal Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito, peraltro dopo una polemica virulenta nata in occasione delle amministrative di quell'anno per la scelta di Radicali italiani di presentare a Roma e Milano liste con il nome "radicali" nel simbolo, aggirando le previsioni statutarie del Prntt e di Radicali italiani sulla scelta di non partecipare alle competizioni elettorali "in quanto tali e con il proprio simbolo".
A proposito, quella disposizione che escludeva il simbolo dalle schede elettorali è sparita dallo statuto di Radicali italiani: nella versione pubblicata in Gazzetta Ufficiale non c'è più ed era prevedibile, poiché ben difficilmente la Commissione avrebbe potuto accettarne la permanenza e considerare lo statuto conforme ai requisiti di legge. Casomai è interessante notare che all'art. 20, dedicato alle "Competizioni elettorali", si prevede che il segretario del partito, "sentita la Direzione, assume le determinazioni circa le modalità di partecipazione alle elezioni, le sottopone al Comitato nazionale e comunica i criteri con i quali sono state selezionate le candidature per le elezioni" e il comitato nazionale (che equivale a quello che altrove si chiama consiglio nazionale), sentite le relazioni del segretario, del tesoriere e del presidente, può respingere la proposta di quelle candidature "con il voto espresso dalla maggioranza dei componenti, in caso di presentazione con il nome e il simbolo del Movimento", oppure "con il voto espresso dalla maggioranza dei due terzi dei componenti, in caso di presentazione non diretta". In sostanza, posto che Radicali italiani potrà nuovamente correre direttamente alle elezioni, sarà più difficile opporsi a un progetto elettorale se non è fatto col simbolo del partito, mentre sarà leggermente più semplice farlo se la guida di Ri intende spendere i segni di identificazione ufficiali.
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