venerdì 11 dicembre 2020

Socialisti 2005, una distesa di garofani in Friuli-Venezia Giulia

Eppure il 2004 non era stato un anno malvagio per i socialisti, per lo meno per coloro che premevano per una scelta identitaria, per una corsa con un simbolo ben riconoscibile, senza dover scegliere a ogni costo di intrupparsi in una coalizione. Alle elezioni europee, infatti, la lista Socialisti uniti per l'Europa - costruita soprattutto dal Nuovo Psi, dal 2001 alleato con la Casa delle libertà, ma partecipata anche da altri soggetti (come il Movimento di unità socialista di Claudio Signorile, che in teoria guardava più a sinistra) - era stata l'unico soggetto dichiaratamente socialista in campo: con il suo simbolo dotato di garofano (il primo disegnato da Ettore Vitale per il congresso di Torino nel 1978, nel frattempo adottato dal Nuovo Psi) era riuscita a ottenere il 2,04% e due eletti. Si trattava di un risultatone per un'area data per estinta (o, per bene che andasse, ormai collocata essenzialmente in altri partiti, a partire da Forza Italia): avevano conseguito due eletti pure i Socialisti democratici italiani di Enrico Boselli, ma ci erano riusciti collocandosi all'interno della lista Uniti nell'Ulivo, non schierando il loro nome e il proprio emblema (la rosa del Pse). Quei dati potevano essere una buona occasione per riprendere un cammino, per tenere insieme compagni non ancora stanchi e nuovi sodali di avventura.
La situazione, tuttavia, non era tranquilla in tutto il territorio nazionale. In Friuli-Venezia Giulia, ad esempio, le acque erano agitate da un po' di tempo, al punto che l'anno dopo avrebbero portato alla nascita di un nuovo soggetto politico laico e riformista di portata regionale, denominato Socialisti 2005. Il simbolo non rinunciava all'identità socialista anche sul piano grafico: a distinguere il partito - oltre al nome in rosso, collocato in una corona tricolore - era sempre il garofano, ma replicato un numero indeterminato di volte (e con uno dei fiori in primo piano), giusto per non creare dubbi sul riferimento politico.
Cosa fosse accaduto lo ricorda oggi, a distanza di tempo Egidio Santin, oggi tra i fondatori del Partito del Nord, che ha vissuto in prima persona quelle vicende: "La mia entrata nel Psi - ricorda - è datata 1986, a 21 anni, e rimasi lì sino alla fine del partito, nel 1994". Proprio in quegli anni aveva avuto le sue prime esperienze come amministratore: era infatti stato eletto consigliere comunale a Caneva nel 1990 proprio nella lista del Psi, fino ad arrivare a ricoprire la carica di sindaco dal 1992 al 1993 (ma prima era stato pure assessore della comunità pedemontana del Livenza); in quell'anno si era ricandidato in una formazione civica ed era stato eletto consigliere, rimanendo in carica fino al 1997, poi aveva lasciato la politica anche solo locale, scegliendo di dedicarsi essenzialmente all'arte, in particolare alla pittura. Il 2003, tuttavia, fu l'anno del rientro in politica. "Accompagnai un vecchio compagno a un'assemblea del nuovo Psi - ricorda - e rimasi anche io: lì mi feci coinvolgere dai compagni di Pordenone e in quello stesso anno venni eletto segretario provinciale del partito, sconfiggendo a voto segreto Francesco De Carli, già membro della direzione nazionale del Psi ai tempi di Bettino Craxi [era stato deputato nella IX e nella X Legislatura, fino al 1992, ndb] e uomo di riferimento di Gianni De Michelis per il nuovo Psi nel nostro territorio". 
Quell'episodio, a detta dello stesso Santin, segnò l'inizio di un conflitto proprio con l'ex ministro De Michelis, destinato a diventare una vera e propria guerra con i suoi successivi episodi: "Alla direzione regionale del 2004 - continua - riuscii a far mettere in lista per le elezioni europee di quell'anno la professoressa Lauretta Iuretig, segretario provinciale del Nuovo Psi di Udine; il fatto è che quell'inserimento avvenne in qualche modo a danno dell'ex vicepresidente della regione, il triestino Gianfranco Carbone, legato a De Michelis, che nelle intenzioni della segreteria nazionale del partito doveva essere l'unico candidato per il Friuli-Venezia Giulia a quelle elezioni. Questa fu la seconda sconfitta di De Michelis, che in quel periodo aveva saldato un rapporto con Giuseppe Ferruccio Saro, allora deputato di Forza Italia, ma socialista molto influente allora come oggi". Certamente il clima era già piuttosto teso alla vigilia delle elezioni europee, come dimostra una dichiarazione di Francesco De Carli riportata dal Messaggero Veneto il 23 maggio 2004, poco prima delle elezioni europee: commentando la mancata riuscita dell'alleanza in provincia di Pordenone con Michelangelo Agrusti (già parlamentare Dc, in quel momento fondatore di Alleanza popolare - Udeur), l'aveva bollata come "un effetto diretto dell'intemperanza e dell'immaturità di Santin, il quale non è adatto a gestire il ruolo che gli è stato affidato. [...] Il Nuovo Psi poteva essere protagonista di una aggregazione in grado di insinuarsi tra i due Poli e contare di più sullo scenario politico [...] ma Santin non è in grado di guidare il partito".
In quel clima, doveva consumarsi un'ulteriore puntata della querelle: pare che nell'autunno 2004 i vertici nazionali del Nuovo Psi avessero deciso di fatto di anticipare il congresso provinciale di Pordenone, riducendo dunque la durata del mandato di Santin, così questi agì di conseguenza. "Io, che ero divenuto la pecora nera al cospetto di tutti gli ex big socialisti della prima Repubblica, trovai consenso nel segretario provinciale di Gorizia Emilio Baiocchi: a una direzione regionale del Nuovo Psi sfiduciammo il segretario regionale del partito Alessandro Gilleri ed eleggemmo al suo posto Lauretta Iuretig. Per De Michelis, che nel frattempo era stato eletto al Parlamento europeo, la misura doveva ormai essere colma. Attese la fine del 2004 e ci convocò tutti a Mestre per metterci sotto: siccome io non sono mai stato il servo di nessuno, lo sfidai. Tutti fummo commissariati". Dovrebbe entrare in questo clima la conferenza stampa convocata al Caffè Municipio di Pordenone il 18 dicembre 2004: il Messaggero Veneto, il giorno dopo, scrisse che non avrebbero rinnovato la tessera la segretaria regionale Iuretig, lo stesso Santin (dimessosi due settimane prima dalla segreteria provinciale di Pordenone), e altre figure locali rilevanti, contrarie alla scelta di far rientrare figure socialiste di lungo corso ("Non condividiamo la strategia politica degli organi dirigenti nazionali in Friuli Venezia Giulia, costruire il futuro attraverso il passato è una linea politica che non condividiamo e riteniamo non essere in grado di attrarre nuove generazioni"). Se in ottobre sui media locali si era parlato di rischi di scissione nel partito, nel giro di qualche settimana il rischio divenne una certezza. "Il Nuovo Psi - scrisse Iuretig in una lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 2 febbraio 2005 - doveva essere un partito diverso da tutti gli altri, un partito senza padri e padroni che camminasse sulle gambe di coloro che desideravano un rinnovamento autentico e che prendesse le distanze da certi metodi vecchia maniera. Un partito che, sul territorio, si battesse per l'affermazione nella politica di oggi, del buon governo, delle regole democratiche nel rispetto della base militante, della gente e dell'essere. Ma ci eravamo solo illusi di poter fare questo percorso. La realtà è stata un'altra: autonomia fortemente limitata, verticismo, scelte e strategie politiche imposte, affermazione delle vecchie logiche e vecchie oligarchie... tutti segnali che testimoniano che il rinato partito socialista non è una novità nel panorama politico".
A quel punto era tempo di iniziare una nuova storia, con un altro nome e un diverso simbolo. Il 13 febbraio 2005 a Udine ci fu un primo incontro, con l'idea di costituire un soggetto equidistante dai poli, con l'ambizione di essere cerniera locale tra i socialisti presenti in altri soggetti politici (inclusi Sdi e Nuovo Psi). Se in un primo tempo si era parlato provvisoriamente di "Costituente socialista", quel giorno e ancora più compiutamente il 21 marzo sempre a Udine si varò il progetto Socialisti 2005, scegliendo di marcare l'appartenenza e l'anno di nascita e moltiplicando il fiore craxiano in "una distesa di garofani rossi sovrastati da un cielo terso" (così scrisse sempre il Messaggero Veneto): l'immagine non fu casuale, ricorda anzi Santin che, appena finito l'incontro-scontro con De Michelis in dicembre, "disegnai su un tovagliolo del bar un campo di garofani" e da quello schizzo sarebbe poi stato realizzato l'emblema. 
I rapporti con il Nuovo Psi, in effetti, non furono buoni, anche se la nuova formazione - di cui Iuretig divenne segretaria regionale - guardò comunque soprattutto al centrodestra per le sue alleanze. Nel 2005, per esempio, a Caneva sostenne - senza realizzare una lista autonoma - il candidato di centrodestra Giovanni Coan, poi sconfitto (mentre il vicesegretario regionale del Nuovo Psi Pierantonio Rigo aveva annunciato un accordo con il centrosinistra, anche se si premurò di disconoscerlo la nuova guida regionale del partito, il già citato Francesco De Carlo); l'anno dopo, a Pordenone e Latisana, sostennero sempre le candidature di centrodestra e, in particolare, a Latisana proprio Lauretta Iuretig si candidò nella lista di Forza Italia, concorrendo - pur senza essere eletta - alla netta elezione al primo turno di Micaela Sette. 
Nel frattempo, già alla fine del 2005, era iniziato un rapporto tra Socialisti 2005 e Giovane Italia, l'associazione fondata da Stefania Craxi e Sergio Pizzolante; per un certo periodo, poi, nel 2006 il nome del gruppo politico fu modificato in "Socialisti 2005 - Federalismo fiscale", per mettere in luce una battaglia politica che in quel periodo si stava combattendo (anche se nel frattempo la riforma costituzionale del centrodestra era stata respinta con il referendum). Apparve invece il simbolo con il nome tradizionale alle elezioni amministrative del 2007 di Lignano Sabbiadoro, per contrassegnare una lista a sostegno del sindaco uscente Silvano Delzotto, sostenuto dal centrodestra: la lista ottenne tuttavia solo 10 voti, meno anche di quella della Democrazia cristiana (che però non era la formazione guidata da Angelo Sandri, come si potrebbe pensare trattandosi di un'elezione friulana: si trattava invece della lista in origine denominata Forza Lignano, poi invitata a cambiare simbolo dalla commissione elettorale competente per la somiglianza del nome con quello di un'altra lista in corsa, anche se il nuovo emblema - quello della Dc-Pizza - aveva provocato la reazione stizzita dell'Udc).
La storia dei Socialisti 2005, tuttavia, era agli sgoccioli. Se certamente le scarse disponibilità economiche non avevano aiutato il percorso compiuto fino a quel momento, proprio nel 2007 si consumarono le ultime battute di quel progetto politico. Alla fine di giugno, Egidio Santin e altri iscritti aderirono alla Lega Nord, nel tentativo di "unire tutte le forze che si richiamano a un federalismo vero e compiuto, destinato a migliorare la qualità della vita delle nostre genti. Non rinnego nulla del mio percorso politico da liberal-socialista - dichiarò al Messaggero Veneto - ma ispirandomi sempre ai principi di giustizia e libertà che da sempre mi hanno accompagnato, desidero contribuire al progetto e alla richiesta di maggiore equità nella distribuzione delle risorse economiche e sociali che sempre più si leva dal nostro territorio e che trova nella Lega Nord da sempre il suo interprete principale". 
Nel mese di ottobre, invece, Lauretta Iuretig e ciò che era rimasto dei Socialisti 2005 si riavvicinarono alla parte del Nuovo Psi rimasta nel centrodestra con Stefano Caldoro, dopo la scissione di De Michelis (interessato alla costituente socialista del centrosinistra: anche Pierantonio Rigo partecipò a quel progetto). In una lettera al Messaggero Veneto pubblicata il 21 dicembre 2007, Iuretig spiegò che la fine di Socialisti 2005 era arrivata perché era "venuta meno la ragione principale della loro formazione e cioè la gestione antidemocratica del partito da parte di De Michelis. Il Nuovo Psi condotto da Gianni De Michelis è definitivamente morto il 4 ottobre 2007 con l'adesione al sorgente Partito socialista - Pse che ha come simbolo la rosa bianca e come collocazione il centrosinistra. De Michelis, dopo aver tuonato per anni contro il bipolarismo bastardo, improvvisamente, ha cambiato rotta e opinione cercando di traghettare i suoi socialisti nell'armata di Prodi. La quasi totalità del partito, però, ha rifiutato di seguirlo e ha mantenuto in vita il simbolo del garofano rosso inclinato a sinistra, dentro un cerchio rosso come il vecchio Psi e con la parola 'Nuovo" posta in alto e ha eletto il suo nuovo segretario nazionale, Stefano Caldoro, già ministro della Ricerca scientifica nella precedente legislatura. Siamo dispiaciuti di un'altra scissione, ma essa, anche se dolorosa, ci ha liberato da colonnelli e generali legati ai loro obiettivi di tornaconto personale e ha lasciato la parte migliore del partito, quella base solida convinta delle proprie idealità e desiderosa di crescere sul territorio. Noi, Nuovo Psi, abbiamo mantenuto con chiarezza la nostra collocazione nel centrodestra, il nostro simbolo, la nostra identità, l'autonomia, pari dignità politica e parteciperemo al processo di formazione del nuovo Partito-rete federato all'interno del quale ognuno manterrà la propria storia".
Alcuni di coloro che hanno dato corpo alla storia di Socialisti 2005 non hanno abbandonato la politica: Iuretig dal 2017 è consigliera comunale di Forza Italia a Latisana, mentre Santin - dopo essere stato consigliere a Polcenigo - è da poco stato eletto consigliere a Caneva per il suo Partito del Nord. "Ma nel cuore - chiosa - siamo tutti socialisti, dalla parte dei più deboli. Questo è la migliore cosa che avevamo e ci è rimasta ancora oggi".

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