Quante volte si è sentito dire - e si sente tuttora dire - che questo paese è fatto di 8mila comuni, ma soprattutto di zone lontane dallo sviluppo, dai grandi centri, dai luoghi in cui servizi e opportunità si concentrano? Si tratta di aree che spesso sono citate nei programmi di varie forze locali, con il proposito di dare maggiore attenzione a realtà troppo spesso rimaste ai margini, a volte spopolate, altre volte semplicemente abbandonate a se stesse. Non stupisce, dunque, che qualcuno abbia avuto l'idea di concentrare su di esse un progetto politico: da pochi mesi - ufficialmente dal 12 settembre 2020 - è nato il soggetto Periferia Italia, che si è già dotato di un sito internet e di una pagina Facebook.
Proprio in quest'ultima si descrive la nuova iniziativa come "un progetto che parte dal Molise, cuore di quell'Italia troppo spesso dimenticata che grida riscatto e per questo fondato sulla profonda conoscenza dei disagi e dei bisogni di tali aree, ma da subito ha coinvolto anche persone delle periferie delle grandi città". Già, perché le periferie sono molte e non sono tutte uguali, benché i loro problemi spesso finiscano per somigliarsi, costituendo al più zone "diversamente emarginate". Coloro che hanno fondato questo movimento hanno identificato "le periferie e le aree interne" come "gran parte di quell'Italia dimenticata che grida riscatto": si tratta di territori via via abbandonati negli ultimi decenni, ma che "custodiscono un inestimabile patrimonio storico, culturale, ambientale, nonché tradizioni che rischiano di andare perdute per sempre". Ciò non deve accadere, quindi si intende provvedere a "una programmazione seria e tangibile", intercettando i bisogni di "milioni di cittadini che si sentono abbandonati" per poter "riequilibrare le due facce dell’Italia: quella frenetica delle aree metropolitane, ormai al collasso, e quella delle periferie ed aree interne che, con le giuste strategie programmatiche, potrebbero contribuire a decongestionare le grandi città". Perché solo un'Italia "omogenea, capace di viaggiare alla stessa velocità" potrebbe non essere più un'Italia debole.
Il gruppo di molisani che ha promosso Periferia Italia - la sede è a Isernia, capoluogo della provincia meno popolata della regione - tiene a sottolineare che "l'approfondita conoscenza delle problematiche e delle conseguenti esigenze di tali territori ha spinto gli ideatori del nuovo soggetto politico a scendere in campo per restituire ai cittadini di queste aree la dignità che meritano, proponendosi come un ambizioso progetto riformista che, accantonando proteste e populismo, intende ripartire dalle macerie per costruire il futuro delle nuove generazioni". Dopo mesi di ulteriore fragilità causata dalla pandemia, si avverte ancora più il bisogno di "trasformare quello che fino ad oggi è rimasto semplice potenziale in un concreto sviluppo delle periferie, delle aree interne e, di conseguenza, dell'intero Paese".
Ma chi è stato a promuovere questo nuovo progetto politico? Qualcosa di più si può capire cercando nel database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, scoprendo che il simbolo - la cui descrizione esatta è "cerchio contornato da margine di colore giallo, con al proprio interno, occupante circa i due terzi dello spazio, la scritta: "Periferia Italia" in carattere stampatello bianco su sfondo giallo, su due righe di uguale formato; nella parte inferiore, la raffigurazione di un panorama urbano nero delineato dagli edifici di una periferia cittadina, che racchiude a sua volta, al proprio interno, la rappresentazione grafica delle aree interne dell'Italia attraverso l'immagine di immobili aventi colore giallo. In basso, a destra, sono presenti due foglie di colore verde chiaro che svettano da un tetto" - è stato depositato come potenziale marchio alla metà di settembre, per la sola classe 41 (Educazione; formazione; divertimento; attività sportive e culturali). A richiedere la registrazione sono stati Antonio Tedeschi di Isernia e Daniele Labella di Pettoranello del Molise: il primo, segretario del nuovo movimento, è stato consigliere regionale del Molise (Popolari per l'Italia) dal 2018 al 2020; il secondo l'anno scorso è stato eletto consigliere nel suo comune "sotto i mille", Pettoranello, in una delle due liste autenticamente locali (a differenza delle altre due, che in tutto ottennero un solo voto). Le prossime elezioni regionali sono previste per il 2023, dunque per quella dimensione territoriale c'è tempo; l'ambizione, del resto, è di coinvolgere anche molte altre parti d'Italia, perché si affrontino a livello più esteso i problemi delle periferie e queste possano germogliare di nuovo.
2023?? non partecipano alle prossime elezioni del 2021 e 2022??
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