giovedì 26 marzo 2020

Socialisti, "Due simboli a disposizione per liste autonome e identitarie"

Il primo simbolo depositato
Sono passati vent'anni dalla morte di Bettino Craxi e oltre un quarto di secolo dalla fine dell'unità dei socialisti in Italia sotto le insegne della medesima forza politica. Il congresso che il 12 novembre 1994 deliberò lo scioglimento del Partito socialista italiano mise solo ufficialmente la parola "fine" a una storia che da almeno diciotto mesi aveva conosciuto un progressivo sfaldamento, con varie fuoriuscite tra il 1993 e il 1994; in seguito, la tendenza alla frammentazione avrebbe fatto premio su vari tentativi di riunificazione, in genere non molto fortunati sul piano elettorale. 
I risultati non sono stati buoni, specie a livello nazionale, neanche quando sono state presentate liste o candidature del Partito socialista (2008) o che comprendevano il simbolo del Psi (2018): anche per questo, è capitato più di frequente che il Psi - soggetto che fin dal nome si richiama direttamente alla storia che si era interrotta nel 1994 - partecipasse ad altre liste, inserendo propri candidati al loro interno, convinto che corse solitarie sarebbero state deleterie. Qualcuno, però, preferisce altre strade: un mese fa (esattamente il 23 febbraio) a San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, si sono ritrovate - anche per ricordare gli anniversari della nascita di Craxi e della morte di Sandro Pertini, entrambi datati 24 febbraio - è stata fondata la Federazione italiana socialisti autonomisti, un gruppo che non mette da parte l'idea di poter presentare liste socialiste autonome, per marcare la persistenza di quelle idee. 
Non si tratta di un partito, ma in effetti un simbolo a disposizione c'è, anzi: ce ne sono due. Cosa sia stato deciso in quell'occasione e di quali simboli si stia parlando ce lo facciamo spiegare da Giuliano Giuseppe Romani, sindaco di Pavullo nel Frignano (Mo) dal 1988 al 1993 (prima ancora presidente della locale comunità montana) e anche in seguito consigliere comunale nello stesso comune e assistente di parlamentari socialisti: nel 2001 aderì al Nuovo Psi e all'inizio di novembre del 2005 ne era diventato segretario regionale, pochi giorni dopo il "congresso - non congresso" della Fiera di Roma, che il segretario uscente Gianni De Michelis - tra gazzarre di fischietti, insulti vari, sputi e poltrone saltate - aveva chiuso anzitempo ritenendolo invalido, mentre i suoi avversari lo avevano dichiarato decaduto e avevano eletto al suo posto Bobo Craxi (la lite finì in carta bollata e tra la fine del 2005 e l'inizio del 2006 vide succedersi due decisioni opposte del tribunale di Roma).  
"Quando era nato il Nuovo Psi - ricorda Romani - si era percorsa una strada identitaria, dichiaratamente socialista, a partire dal recupero del garofano, una scelta diversa da quella fatta dallo Sdi, collocato chiaramente nel centrosinistra." In effetti nel 2001 il Nuovo Psi aveva chiesto "asilo politico" al centrodestra, ma nel 2004 aveva scelto di presentarsi alle europee, costruendo la lista "Socialisti uniti per l'Europa" che aveva messo insieme più componenti e aveva eletto due eurodeputati. La crisi scoppiata alla fine del 2005 terminò con la conferma giudiziale di De Michelis alla segreteria; Romani mantenne il suo incarico di segretario regionale, ma poi nella primavera del 2007 arrivò un'altra frattura nel Nuovo Psi. In quell'occasione De Michelis, e con lui l'allora deputato reggiano Mauro Del Bue, erano interessati a cogliere l'appello lanciato da Boselli per una Costituente socialista; Stefano Caldoro, Lucio Barani e altri, invece, non volevano assolutamente lasciare Silvio Berlusconi e la Casa delle libertà.
Anche in quel caso volarono gli stracci (assieme a spintoni, botte e microfoni) e si arrivarono a celebrare due congressi uno dopo l'altro, ma per lo meno si evitò la trafila del tribunale: con una scrittura privata le due parti si accordarono per dirimere la "insanabile divergenza" creatasi sul piano politico. In base a quell'atto, il nome "Nuovo Psi" sarebbe rimasto a Caldoro e Barani, la dicitura "Partito socialista" fu assegnata al gruppo di Gianni De Michelis e Mauro Del Bue e ciascun gruppo avrebbe dovuto rinunciare alla parte di denominazione assegnata all'altro. Quanto al simbolo, entrambi i nuovi partiti avrebbero potuto impiegare l'immagine di un garofano rosso, a patto che fosse diverso da quello fino ad allora usato dal Nuovo Psi (vale a dire quello disegnato da Ettore Vitale per il congresso di Torino del 1978) e ovviamente da quello adottato dalla controparte: Caldoro, confermato per primo dal "suo" congresso a giugno, scelse di adottare per il Nuovo Psi il garofano "pennellato" utilizzato alle elezioni del 2006 nella lista presentata con la Democrazia cristiana per le autonomie (si era preferito coniare un'immagine nuova perché il contenzioso tra De Michelis e Craxi avrebbe potuto avere altri strascichi ed era meglio evitare sorprese). A quel punto, dovendo scegliere un'altra versione del garofano per il proprio emblema, all'inizio di luglio del 2007 il congresso del Partito socialista - che al congresso elesse Del Bue segretario e De Michelis presidente - nel simbolo piazzò l'altro garofano disegnato da Ettore Vitale, quello più regolare che nel 1979 era diventato simbolo ufficiale del Psi (assieme alle miniature di falce, martello, libro e sole che non figuravano invece nel nuovo emblema); la doppia corona, infine, era tornata a essere tutta rossa, senza alcun tocco di verde (che del resto, in base all'accordo con la controparte, non si poteva usare).
Con quel simbolo, il Ps di Del Bue e De Michelis si preparava a un percorso comune con lo Sdi e altre forze politiche verso la nascita di un nuovo soggetto politico socialista, unitario e identitario; qualcuno, tuttavia, ritenne opportuno mettere al sicuro quanto era stato ottenuto da eventuali nuove tempeste. "Io allora facevo parte della segreteria nazionale - ricorda Giuliano Romani - e avevo la delega ai 'problemi istituzionali'; in quelle settimane c'era un certo sfilacciamento e, dopo un ragionamento comune, decidemmo di tutelare il simbolo del Ps, per proteggere la titolarità che avevamo ottenuto con l'accordo di qualche mese prima. Il fatto è che in Italia non si ha mai la certezza del diritto, per cui ci rivolgemmo a un notaio di Bologna: andammo dal dottor Federico Stame, molto apprezzato in città e vicino a Romano Prodi, certi che lui ci avrebbe consigliato per il meglio. Alla fine depositammo il simbolo presso di lui e ottenemmo rassicurazioni sul fatto che, anche se in seguito non avessimo presentato liste contrassegnate da quell'emblema, nessuno avrebbe potuto contestare i nostri diritti su quel segno."
Non si è trattato, dunque, del deposito del simbolo come richiesta di marchio, come oggi in molti sono abituati a fare. In teoria, però, i simboli dei partiti non dovrebbero avere una logica commerciale (e il Viminale, quando è stato interpellato, ha sempre dato parere negativo alla registrazione come marchio dei simboli di partito con un look elettorale, almeno quando non erano ancora noti per il loro uso): "In effetti lo stesso notaio ci sconsigliò di intraprendere quella strada - spiega Romani - e noi gli demmo ascolto".
Il secondo simbolo depositato
Come si tutelò dunque il Ps? Romani esibisce un atto notarile, datato 27 marzo 2008, in base al quale lui stesso ha depositato presso il notaio il simbolo del Ps di De Michelis e Del Bue. Contestualmente è stata depositata anche una seconda grafica, variante del simbolo del Nuovo Psi in uso dal 2001: il garofano è quello disegnato da Ettore Vitale per il congresso del 1978 a Torino, inserito nella corona verde a sua volta circondata da una circonferenza rossa, ma se la corona continua a riportare in alto la dicitura "Partito socialista", in basso al posto di "Nuovo Psi" è stato inserito il riferimento all'Emilia-Romagna. 
Entrambi i simboli, debitamente descritti, per il notaio risultano "depositati ai miei rogiti", senza dunque che nessuno possa mettere in dubbio che da quella data sono stati rivendicati da Romani. "Il depositante sono io - spiega - ma ho depositato il simbolo a nome dell'intera federazione regionale del partito; così si può spiegare anche la decisione di depositare contestualmente il simbolo con il riferimento all'Emilia-Romagna".
Quando Romani parla del "partito", si riferisce al Partito socialista di De Michelis e Del Bue. Questo soggetto giuridicamente esisterebbe ancora, pur avendo avuto una visibilità politica limitata: essenzialmente al tempo necessario per convergere nel progetto di "Costituente socialista", lanciato alla metà di aprile di quel 2007 ma che il 5 e il 6 ottobre 2007 ebbe uno slancio più deciso alla manifestazione "Le primarie delle idee" a Roma. In quell'occasione ci fu la convergenza ufficiale del gruppo di De Michelis e Del Bue, assieme ad altre figure; erano già arrivati Gavino Angius, Valdo Spini, Rino Formica, Lanfranco Turci, Saverio Zavettieri e altri. 
Guardando alle date, non sembra un caso che il 4 ottobre 2007 il consiglio nazionale del Ps (già Nuovo Psi) che faceva capo a De Michelis e Del Bue si fosse riunito, deliberando di modificare lo statuto nelle parti relative al nome (cancellando l'espressione "Nuovo Psi") e al simbolo (inserendo la descrizione del nuovo emblema). Il 20 ottobre si riunì poi il consiglio regionale del Partito socialista dell'Emilia-Romagna: lì si decise di conferire al segretario regionale del Ps il mandato a modificare lo statuto regionale, ma soprattutto "a depositare o/e registrare il simbolo regionale e il relativo statuto a termini di legge": il verbale, firmato dal presidente dell'organo Luciano Zacchini e dal segretario verbalizzante Ugo Lenzi, consentì poi il deposito presso il notaio alcuni mesi dopo.
C'era ovviamente un disegno politico in quell'operazione. Il consiglio emiliano del Ps aveva ribadito la necessità di riunire in una nuova formazione "tutte le forze che si richiamano all'identità liberal socialista e socialdemocratica riassunte nella tradizione del Partito socialista europeo" (e intanto si apriva il tesseramento per il nuovo anno, prevedendo la possibilità di "convertire" la tessera in quella per il soggetto uscente dalla Costituente socialista); allo stesso tempo, però, rivendicava per il partito nascente (il Ps che all'inizio sarebbe stato guidato da Enrico Boselli) "il carattere di una forte AUTONOMIA POLITICA - scritto proprio in maiuscolo, ndb - come necessaria ed ineluttabile conseguenza della propria identità". 
Con quello spirito, in effetti, il Ps di Del Bue e De Michelis avrebbe partecipato alle elezioni amministrative per un paio d'anni in qualche comune ("Capitava - ricorda Romani - che le sottocommissioni elettorali circondariali ci chiedessero di dimostrare che eravamo titolari del simbolo: mostravamo copia dell'atto notarile del marzo 2008 e non c'era alcun problema"). Intanto, però, tra il 4 e il 6 luglio del 2008 si era celebrato a Montecatini Terme il primo congresso del Partito socialista che aveva eletto Riccardo Nencini alla segreteria: molti esponenti del Ps già guidato da De Michelis e Del Bue (ma non tutti) avevano scelto di partecipare a quel nuovo inizio, soprassedendo sul fatto che nel simbolo - peraltro quadrato - non ci fosse alcuna traccia di garofani (c'era solo la rosa del socialismo europeo) e si fosse evitato accuratamente di usare il nome intero "Partito socialista italiano" (Angius e altri ex Ds non lo volevano proprio: dopo che abbandonarono il partito, fu ripristinata la denominazione completa). "Io allora partecipai al congresso sostenendo la candidatura alla segreteria di Pia Locatelli - continua Romani - entrai nell'assemblea nazionale, ma mi dimisi il 30 ottobre 2010, in polemica con la guida nazionale del partito; affettivamente, però, ho continuato a rinnovare la tessera del Psi e ancora oggi sono un iscritto. Resto con le mie idee, tutti sanno come la penso, ma ogni anno rinnovo la mia tessera online il 14 agosto, giorno in cui nel 1892 si aprì a Genova il congresso che fondò il Partito socialista."
Proprio perché mantiene le sue idee, Romani ha promosso l'incontro del 23 febbraio a San Lazzaro di Savena: lì, lanciando la Federazione italiana socialisti autonomisti, si è convenuto sulla necessità di "riunire i socialisti ovunque dispersi, qualunque sia stato, in questi anni, il loro voto, per costituire il Partito Socialista autonomo e identitario, alternativo alla destra e distinto e distante da questa sinistra". I risultati delle liste socialiste, a livello nazionale e talvolta locale, finora sono stati scarsi, ma secondo i presenti a San Lazzaro l'unica strada seria da percorrere è quella dell'autonomia e dell'identità socialista, facendo appello "alle idee forti, ai programmi chiari, ed ai valori del socialismo per tornare sulla scena politica" e restituendo ai socialisti "dispersi e demoralizzati" una casa comune. Si dovrebbe lasciare alle spalle, dunque, la politica dei patti federativi con altri soggetti politici, con relativa ospitalità nelle loro liste sperando di eleggere qualcuno: "continuare la strada delle alleanze con altri soggetti politici, come fatto negli ultimi vent'anni, continuerebbe a mantenere il consenso elettorale dei socialisti a livello di prefisso telefonico".
La costituzione della Federazione italiana socialisti autonomisti dovrebbe rispondere proprio a questo scopo: non è - come si diceva - un partito, difatti non si chiede a nessuno di abbandonare i soggetti politici in cui eventualmente ora milita o cui si sente vicino. Si tratta piuttosto di unire in una federazione il maggior numero di persone singolarmente interessate e di associazioni, circoli, club, leghe e sezioni socialiste, nonché gruppi social. E se l'idea è di favorire in ogni modo proprio la nascita di liste con una chiara identità socialista, slegate dai partiti attualmente in attività, Romani ha scelto di mettere a disposizione delle varie realtà interessate proprio i due simboli depositati nel 2008 presso il notaio (con la possibilità di personalizzare il simbolo regionale con il nome di un altra regione o del comune chiamato al voto), purché si vogliano realmente costruire liste chiaramente socialiste e autonome.
Il percorso ovviamente è solo iniziato, ci saranno in futuro altre occasioni per incontrarsi e decidere più nel dettaglio come muoversi; l'assai probabile rinvio, a causa della pandemia del coronavirus, delle elezioni comunali e regionali previste per maggio potrebbe dare più tempo per costruire qualcosa soprattutto a livello locale.

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