mercoledì 30 settembre 2020

Simboli sotto i mille (2020): il Nord (di Massimo Bosso)

Dopo l'exploit iniziale con Carbone e la prima parte del viaggio stavolta a partire dal Centro-Sud, è arrivato il momento di completare il tour post-elettorale nei comuni sotto i mille abitanti: stavolta ci si occupa di quelli del Nord, che negli anni precedenti avevano aperto il percorso nella microItalia che vota, senza che chi si candida debba raccogliere le firme. 
Manteniamo però come punto di partenza inevitabile il Piemonte, un po' perché è la regione che conta più comuni "sotto i mille" e - soprattutto in passato - il maggior numero di personaggi particolarmente attenti a presentare liste in quei luoghi, un po' perché chi scrive è piemontese e ha personalmente sperimentato più volte - da promotore o da semplice spettatore - la facilità di presentare liste in comuni così piccoli. Non a caso, un anno fa è uscito il libro M'imbuco a Sambuco!, - scritto con Gabriele Maestri - che ha tracciato un bilancio dei primi venticinque anni di liste depositate senza firme nei microcomuni piemontesi, tra tentativi di affermazione sul territorio (soprattutto di partiti di destra, ma non solo) e casi clamorosi: questo articolo, in buona parte, permette di aggiornare al 2020 i contenuti di quel volume (incidentalmente si può aggiungere che Sambuco, che per le amministrative ha votato lo scorso anno, nel 2020 si distingue per un pareggio perfetto tra Sì e No al referendum costituzionale: 18 voti per parte).  

Nel viaggio nel Centro-Sud si è visto che la presenza più ricorrente è rappresentata da L'Altra Italia: lo stesso probabilmente può dirsi nelle regioni del Nord. Dopo una timida apparizione nel 2018, l'anno dopo ha piazzato una ventina di liste, ottenendo qualche consigliere comunale; quest'anno è l'unica formazione politica che, di fatto, è stata presente in località di tutta l'Italia. La sua connotazione politica di destra è evidente: l'aquila del simbolo 
è frutto dello "spacchettamento" della fiamma tricolore del Msi. In Piemonte compare a Montacuto (Al) e a Moncucco Torinese (che però è in provincia di Asti): in questo comune le liste sono ben 5, solo una può considerarsi locale, tuttavia i 9 voti (1,85%) ottenuti dall'aquila fiammata non bastano per eleggere almeno un consigliere. A Montacuto le liste locali invece sono due: secondo un copione che si ripeterà anche altrove, la formazione esterna ottiene solo le briciole, in questo caso due voti (1,09%)
Solo in Piemonte si riscontra - almeno nei comuni "sotto i mille" - la presenza di Forza Nuova, ormai storica formazione di estrema destra che per l'occasione porta al debutto il nuovo simbolo (con la rondine); questo, tra l'altro, appare anche ad Arona (No), comune di 14mila abitanti, e ottiene 82 voti (0,82%). 
Il partito di Roberto Fiore si presenta a Moncucco (dove quindi si svolge un "derby" con L'Altra Italia), a Settime, sempre nell'astigiano, e a Vinzaglio (No), ma in tutti e tre i casi la sortita è sfortunata: nel primo comune arrivano solo 6 voti, nel secondo 3 (1,06%) e a Vinzaglio uno solo (0,28%). La lista corre anche a Osasio (To), dove c'è una sola lista locale e quindi si contende i tre seggi di opposizione con la terza formazione in campo: i 17 voti ottenuti (3,41%) non bastano però per entrare in consiglio, ma ne sarebbe bastato uno in più per far scattare il seggio, visto che l'altra formazione raccoglie 51 voti. Si può ricordare, per inciso, che nel 2015 a Osasio le liste erano solo due e una sola era locale: quella esterna, Campione d'Italia - Bunga Bunga (legata all'ineffabile Marco Di Nunzio, che quest'anno invece non si vede), aveva ottenuto tre seggi.
La terza lista presentata quest'anno a Osasio è Progetto Paese, formazione già vista nel 2018 e 2019 e che sembra legata alla Associazione Diritti e Libertà. La si trova solo in Piemonte: oltre che a Osasio, le liste appaiono a Moncucco, Settime e in due comuni del torinese, Isolabella e Parella (e curiosamente in ben tre occasioni si incrocia con Forza Nuova). Il simbolo utilizzato è simile a quello del 2019: il paese stilizzato nella parte superiore è lo stesso, ma c'è più attenzione ai colori (quasi in stile Pdl) e viene inserito il nome del comune in bella evidenza, tranne che a Moncucco, probabilmente perché solo all'ultimo i presentatori avranno deciso di depositare la lista. Proprio a Moncucco arrivano 27 voti (5,56%): un risultato tutto sommato dignitoso, ma che non basta per entrare in consiglio comunale.
Progetto Paese r
imane fuori anche a Settime (4 voti, 1,48%) mentre a Isolabella, grazie alla concorrenza di una sola lista locale ottiene ben 48 voti, pari al 22,22% (a volte escono pure queste percentuali strane) e tre seggi; pure nel 2015 la seconda lista, Isolabella Vive, era esterna. A Parella invece i tre seggi di minoranza sono contesi in una "sfida tra Progetti": Progetto paese se li disputa con il Movimento Progetto Piemonte, che nel 2015 aveva ottenuto tre seggi (battendo 36 a 12 il Partito socialista nazionale, lista legata al gruppo di Fascismo e Libertà, formazione che nel 2020 è assente dalle schede). Chi presenta liste di questo tipo, soprattutto in Piemonte, evidentemente ha capito in quali comuni c'è una sola lista effettivamente autoctona e quindi c'è la possibilità di entrare in consiglio: non a caso, i comuni di cui ci si occupa in questa rubrica (e di cui si è scritto in M'Imbuco a Sambuco!) spesso si ripetono negli anni. Tornando a Parella, i parellesi non allineati decidono di cambiare opposizione e al MPP arrivano solo tre voti e zero seggi: questa formazione - che fa capo a Massimo Iaretti, consigliere con delega all'identità piemontese del Comune di Villarmiroglio (AL) - propone come sempre un simbolo minimal, anzi se possibile più che negli anni precedenti (quando erano presenti due lineette a dividere le espressioni "Lista civica", "Progetto Parella" e la sigla "M.P.P", tra l'altro scritta nello stesso carattere Arial Black, senza un minimo dell'identità del passato).

L'unica formazione a essere presente "sotto i mille" anche al di fuori del Piemonte, oltre a L'Altra Italia, è il Partito Valore Umano, che nel 2018 partecipò anche alle elezioni politiche, ottenendo a livello nazionale lo 0,15%; il simbolo non è cambiato, con il cuore ben in evidenza. Quest'anno l'emblema finisce sulle schede di Aisone, Priero e Roaschia in provincia di Cuneo; Moncucco (At), Vinzaglio (No) e Belgirate (VB). 
Vale la pena dare una rapida scorsa al programma del Pvu: a livello nazionale nel manifesto si prevede uno stato solidale ed etico (per abbattere le povertà e le disuguaglianze sociali, parificare i punti di partenza per i cittadini e far emergere il loro talento), la centralità dell’essere umano (con il sostegno alle famiglie e il "diritto di dignità"), il rispetto della sovranità e specificità culturale, politica e monetaria degli Stati, la "graduale revisione totale dell’istituto fiscale" (per raggiungere il "valoriale equilibrio costi/benefici"), la "comunicazione trasparente, partecipata, libera, contro abusi e conflitto di interessi", nonché (per non farla troppo lunga) l'abolizione dei segreti di Stato e di tutti gli ordini professionali. In pratica una sorta di libro dei sogni (manca forse solo lo scudetto assegnato ogni anno a una squadra diversa per la felicità tutta intera...); a livello dei singoli comuni, in effetti, il programma si fa più concreto, occupandosi di valorizzazione dei prodotti locali, di servizi, infrastrutture e trasporti locali, turismo e assistenza, tutti temi che interessano assai di più ai cittadini. Sarà per un motivo o per l'altro che a Moncucco il Pvu fa il botto, sbaragliando la concorrenza esterna, ottenendo 87 voti (17,9%) e tre seggi, mentre non va altrettanto bene altrove: escono 4 voti a Vinzaglio, 3 ad Aisone, zero a Priero e Roaschia; va oggettivamente meglio a Belgirate, con 17 voti (5,56%) ottenuti nonostante la concorrenza di tre liste locali.
Avendo citato Belgirate e Vinzaglio, va dato conto anche di un simbolo che stavolta sulle schede non ci è arrivato: in quei comuni, infatti, era stata presentata anche la lista Nsab - Movimento nazionalista e socialista dei lavoratori e a Belgirate si era proposto come sindaco proprio il fondatore e legale rappresentante, Pierluigi Pagliughi. Le competenti commissioni elettorali, tuttavia, hanno escluso la lista ritenendo che violasse la "legge Scelba" sulla riorganizzazione del disciolto partito fascista (non è stato nemmeno accettato il contrassegno sostitutivo, privo della parola "socialista"); sono stati respinti - ma solo per motivi formali, legati ai modi e ai tempi di presentazione della prima impugnazione - i ricorsi al Tar del Piemonte e al Consiglio di Stato. Si deve ricordare però che nel 2006 proprio a Belgirate la lista Nsab non solo era stata ammessa, ma era anche l'unica altra formazione in campo oltre a quella vincitrice: all'epoca - come ricordato in M'imbuco a Sambuco! - la lista ottenne tutti e quattro i seggi di minoranza (allora i consiglieri comunali erano 12) con 23 voti, pari all'8,01%. La cosa fece un certo scalpore in paese e sui media; resta il fatto che, se 23 persone decidono di votare una lista completamente estranea al contesto locale e con queste caratteristiche, magari qualche domanda è opportuno farsela...

Con uno sguardo più generale, va notato che si verificano spesso casi in cui liste formalmente non radicate in paese, quando sono in concorrenza con una sola lista locale, ottengono risultati più che dignitosi: questo potrebbe spiegarsi con la presenza in lista di persone in qualche modo legate a quel comune (anche se questo lo si può solo immaginare: chi analizza i dati elettorali non può certo conoscere la vita di ogni candidato) oppure con un diffuso malessere che regna in quel territorio verso il gruppo dirigente locale, che magari è lo stesso da anni. Questa seconda chiave di lettura restituisce a queste liste, spesso vituperate e malviste, un certa investitura democratica: se è sacrosanto che ci sia chi amministra un comune, è forse ancora più sacrosanta la presenza di un'opposizone.

La Democrazia cristiana rivive a Monteu da Po: una della quattro liste in campo in quel comune, infatti, si presenta con lo scudo crociato a bracci sottili su sfondo blu. Quel simbolo, a dire il vero, in Piemonte è stato utilizzato da vari gruppi, soprattutto quello vicino a Denis Martucci (inizialmente legato alla cosiddetta Dc-Pizza, mentre in seguito ha continuato da solo a portare avanti il progetto Dc, partecipando spesso alle elezioni piemontesi anche con altri progetti locali). In questo caso, la lista dovrebbe essere ricollegata alla Democrazia cristiana che - dopo il percorso di riattivazione iniziato tra il 2016 e il 2017 - si riconosce nella segreteria nazionale di Renato Grassi e nella leadership piemontese di Mauro Carmagnola (anche segretario amministrativo nazionale). La lista, tuttavia, non ha molta fortuna, anche per la presenza di ben tre agguerrite liste locali: arrivano solo 6 voti (1,15%), se però si considera l'insolita ampia scelta a disposizione degli elettori, quel risultato non è nemmeno irrilevante....
Va meglio ad un altro scudo crociato, quello dell'Unione di centro, l'unico partito nazionale di un certo rilievo in queste elezioni qui in esame, nonché presente in Parlamento con alcuni eletti nei collegi uninominali. In questo caso ci interessa la corsa nel comune di Virle Piemonte, in provincia di Torino: lì sono arrivati 54 voti (9,41%) e tutti e tre i seggi dell'opposizione. In effetti questo comune ha quasi 1200 abitanti, dunque non è un comune "sotto i mille", ma ce ne occupiamo perché qui la presenza dell'Udc è fondamentale: essa, infatti, evita il commissariamento visto che a votare vanno solo in 627 su 1349 (poco meno del 50%). La presentazione della lista è stata dunque provvidenziale, anche se ha richiesto la raccolta delle firme (peraltro ridotte da 25 a 8 - una bazzecola - a causa dell'emergenza Coronavirus).

Non poteva mancare tra le liste di cui ci si occupa qui Con te, per il Paese (che, se non fosse già utilizzato lì, potrebbe andare bene anche come nome per un eventuale movimento del Presidente del Consiglio...): si tratta della formazione politica espressione della Federazione di Damanhur (se n'è già parlato in passato e soprattutto in M'Imbuco a Sambuco!), che peraltro da molti anni amministra il comune di Vidracco e comunque si presenta tradizionalmente anche nei comuni vicini, come i confinanti Baldissero Canavese e Vistrorio in Valchiusella. Come spesso accade, riesce a eleggere consiglieri comunali: a Baldissero con 78 voti (24,2%) ottiene tutti e tre i seggi di opposizione (le liste in corsa sono soltanto due), mentre a Vistrorio con 43 voti (14,3%) ne arriva uno solo, considerando che lì le liste sono tre.
Per concludere l'analisi sul Piemonte, si possono citare un paio di casi curiosi. Il primo riguarda 
Carrega Ligure, comune in provincia di Alessandria, che anni fa aveva lanciato l'iniziativa "case ad un euro", anche se poi non si fu possibile attuarla in questi termini: di fatto molti residenti in paese in realtà non vivono lì, considerando che nel 2015 su 320 aventi diritto si presentarono solo 67 persone, per cui presentare un'unica lista crea rischi seri in tema di quorum. Non ci si stupisce ad aver trovato nel 2015 addirittura tre liste, tra le quali Insieme per Carrega prese zero voti. Nel 2020 questa si ripresenta con lo stesso simbolo, il che testimonia la “vicinanza” delle due liste, alla pari dei cognomi si ripetono in entrambe. Gli aventi diritto, tuttavia, rispetto a cinque anni fa sono drasticamente calati da 320 ad 81, evidentemente un numero molto più vicino agli effettivi residenti. A votare vanno in 56, dunque il quorum è raggiunto, ma stavolta Insieme ottiene 18 voti e 3 seggi: che la lista sia stata presentata soprattutto per neutralizzare eventuali liste esterne?
L'altro esempio interessante da esaminare riguarda il comune biellese di Tavigliano: qui, infatti, nel 2015, la lista Destre unite con meno del 4% si era aggiudicata i tre seggi di minoranza. Forse per evitare il ripetersi di questo o comunque di altre infiltrazioni, accanto alla lista locale viene proposta una lista di giovani e giovanissimi, dai 18 ai 30 anni: si tratta di Gap - Giovani amministratori piemontesi (vicina alla Lega biellese, già vista altrove, in particolare a Curino). Non essendo in realtà state presentate altre liste, tutti i consensi non dati alla lista locale sono intercettati dalla lista Gap, che con 35 voti (6,45%) ottiene tutti e tre i seggi di minoranza, dando la possibilità a tre giovani di fare esperienza in consiglio comunale.

In Liguria sono da segnalare solo le liste presentate da L'Altra Italia a Crocefieschi e Vobbia in provincia di Genova, ad Aquila nell'imperiese e a Zuccarello (Sv): in tutti e quattro i casi le liste in corsa sono tre e all'aquila fiammata arrivano pochissimi voti, rispettivamente 6, 3, 4 e zero. Il comune di Vobbia, peraltro, si segnala per la presenza di ben tre liste locali, quindi la presenza dell'Altra Italia porta a quattro il numero di formazioni a disposizione dei 272 votanti (sui 380 elettori previsti): praticamente hanno l'imbarazzo della scelta (e, per la cronaca, il simbolo vincitore è quello più 
naïf...).

C'è poco materiale da segnalare anche in Lombardia. Per esempio, ritroviamo immancabile L'Altra Italia ad Oneta (Bg), che però riesce a raccogliere soltanto 4 voti (pari all'1,27%). Si deve peraltro notare che in questo piccolo comune montuoso del bergamasco le liste in corsa sono quattro: la formazione che vince (Uniti per Oneta, con cui si è ripresentato il sindaco uscente Angelo Dallagrassa) ha tre montagne stilizzate nel simbolo, un motivo ripreso - in modo più semplice, ma con un profilo montuoso in più - anche dalla lista Impegno Civico, che però ottiene soltanto 17 voti (pari al 4,56%), non sufficienti per ottenere seggi. La lista che riesce ad aggiudicarsi tutti i consiglieri di minoranza è Impegno popolare per l'Italia, un nome e un simbolo che ben potrebbero concorrere a livello nazionale...
Passando alla provincia di Brescia, a Magasa si trova la lista di Confederazione Grande Nord, partito politico fondato nel 2017 da Roberto Bernardelli, Giulio Arrighini e altri esponenti storici della Lega Nord e di altre formazioni autonomiste e indipendentiste di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna: nel 2018 era stato presente alle elezioni politiche e regionali in terra lombarda e il simbolo è rimasto immutato rispetto ad allora, con la parola "Nord" in grande evidenza. In questo turno elettorale viene proposto anche in alcuni comuni superiori (e in qualche modo il gruppo è stato legato alla candidatura di Giacomo Chiappori in Liguria alla testa della lista Grande Liguria).
Tornando a Magasa, gli elettori in questo caso sono solo 136 e ai seggi si recano 80 persone: queste hanno sulla scheda di fronte a sé ben quattro liste. Non ci sono dubbi sul carattere autoctono della lista che vince (Insieme per Magasa, 70,89%); va segnalata però la vicinanza tra le formazioni arrivate al secondo e al terzo posto. Magasa nel cuore (che come simbolo ha una testa di stambecco) ottiene 13 voti (16,46%) e conquista due seggi, mentre quello restante spetta alla lista Una mano tesa per Magasa grazie ai suoi 8 voti (10,13%): la grafica fuga immediatamente l'idea che il nome della lista possa far pensare a una velata manifestazione fascista (da segnalare l'uso, piuttosto raro, del titolo "Dr." per connotare il candidato sindaco). Certamente non è radicata in quel comune Grande Nord, che ottiene solo 2 voti (2,53%).
A Silvano Pietra, nel pavese, (ri)compare il Mlg, sigla che sta per Movimento lavoratori giovani: il simbolo francamente è tanto semplice e minimal quanto inguardabile, ma se ne sono già visti di simili al Centro-Sud. Proprio a Silvano Pietra, alle precedenti elezioni, avevano corso le liste P.I.L.U. Della Libertà e Movimento S.F.I.A.M., chiaramente imparentate e non solo dal punto di vista grafico (l'ultima sigla peraltro la si è già vista in questo turno elettorale in Calabria, a 
Papasidero). Allora le due liste presero un voto a testa, accomunate dunque anche nel risultato; questa volta, in proporzione, il Mlg fa un successone, visto che riesce nell'impresa di raccogliere tre voti (pari allo 0,74%).
A Masciago Primo, in provincia di Varese, appare piuttosto strana le presenza di Avanti Masciago: non prende nemmeno un voto, in una competizione che comunque presenta due liste locali e che non sembra dimostrare particolari problemi di quorum (votano quasi tre elettori su quattro, ma in passato non è andata diversamente). In effetti nel 2015 c'era una sola lista, ma è difficile che la presenza in quel comune possa essere legata al timore del commissariamento: al Nord, in effetti, è più frequente che presenze elettorali non autoctone siano frutto della strategia di gruppi organizzati al fine di ottenere visibilità o radicamento. Il candidato sindaco, Giorgio Rizzitano, residente in altro comune della provincia, precisa comunque - intervistato da VareseNews - che alcuni candidati hanno militato in CasaPound (che come è noto ha deciso di non partecipare più a competizioni elettorali, al di là di limitatissime eccezioni, come Bolzano).

Il Veneto tradizionalmente è poco interessato da questo fenomeno di liste singolari "sotto i mille": anche quest'anno, nonostante la concomitanza con le regionali, non fa eccezione, come da copione. Nel 2020 solo L'Altra Italia ci prova nel bellunese a Borca di Cadore e Vodo Cadore, nel padovano a Vighizzolo d'Este e nel vicentino a Posina. A conti fatti all'aquila fiammata non va malissimo: a Borca deve affrontare un'unica lista (locale) e con 23 voti (5,57%) incassa tre seggi; non c'è nulla da fare invece a Vodo (15 voti - 2,99%) e ancora di più a Vighizzolo (5 voti - 0,90%), anche perché in quest'ultimo comune qui le liste locali sono ben tre.
Si deve dare invece conto di una strana situazione a Posina: oltre alla lista vincente (Per Posina e la sua gente, che ottiene l'84%) e a L'Altra Italia, si presenta la lista Venzo sindaco, con un contrassegno decisamente semplice, con una circonferenza spessissima (e anche un po' ferale, in effetti). Questa lista ottiene 
34 voti (10,66%) che si traducono in due seggi, mentre il terzo riesce a ottenerlo il partito di Mino Cartelli. Da dove esce Venzo sindaco? In rete si trova che Mauro Venzo è stato consigliere per La Destra dal 2010 al 2015 proprio a Posina, ma si può anche pensare che la presenza di quella lista più che impensierire abbia tranquillizzato l'altra lista locale, visto che il censimento del 2011 indica 577 abitanti, ma gli elettori sono 1149, dunque il raggiungimento del quorum appare di per sé decisamente a rischio. In effetti vota poco più del 30% degli aventi diritto, quindi una seconda lista era provvidenziale, ma evidentemente nessuno in paese si aspettava l'arrivo della terza lista.

Sempre in Veneto, si deve segnalare un caso curioso a Colle Santa Lucia, in provincia di Belluno. Lì infatti le liste sono soltanto due: non è minimamente in discussione il primato della lista Auna per Còl ("Insieme per Colle" in ladino), che ottiene 155 voti (78,68%), ma l'attenzione è ovviamente attratta dal simbolo della seconda lista. Chi non è del luogo non può non essere colpito dall'unica parola che questo contiene, ossia il nome stesso, Civetta. La tentazione di pensare che quella scelta sia un'implicita ammissione sulla natura della lista (per cui verrebbe voglia di dire "viva l'onestà!") è forte, ma si deve ricordare che uno dei rilievi di quell'area è appunto il monte Civetta (quello raffigurato nel contrassegno). In ogni caso, essendo andato a votare il 55,75% degli aventi diritto, non era poi così balzano pensare a una presentazione di lista concordata.
A Gosaldo, sempre nel bellunese, l'affluenza è inferiore al 50%, perché votano in 360 su 833 aventi diritto (magli abitanti reali sono decisamente meno). Il problema del quorum tuttavia non si pone perché si è provveduto a far presentare una seconda lista, Sempre con voi, che con 17 voti (5,11%) ottiene tre seggi. Nessuno invece deve aver pensato a questo escamotage 
Voltago Agordino (sempre in provincia di Belluno): sulle schede c'è una sola lista e votano solo in 416 aventi diritto su 964, dunque le elezioni non sono valide.

Non c'è nulla da segnalare in Emilia-Romagna, anche perché comuni "sotto i mille" al voto non ce ne sono. Per finire, in Toscana - in questo caso accorpata al Nord per una certa uniformità con quei territori - l'unico comune rilevante è Orciano, provincia di Pisa: anche qui prova l'avventura elettorale l'immancabile L'Altra Italia. La lista di paese prende addirittura il 96,04%, ma sulle schede i simboli sono solo due: al movimento di Cartelli, che prende 13 voti, vanno tutti e tre i seggi di minoranza. Andando a guardare i candidati, tra l'altro, si nota che tutti i dieci candidati dell'aquila fiammata sono nati in provincia di Lecce e, di loro, ben sette hanno Ugenta come luogo di nascita. Ma l'origine pugliese dei candidati de L'Altra Italia, come dell'intero progetto, è un particolare che non stupisce nemmeno un po', specialmente alla fine del nostro viaggio. Almeno per quest'anno, ovviamente.

martedì 29 settembre 2020

Simboli sotto i mille (2020): il Centro e il Sud (di Massimo Bosso)

Dopo il caso di Carbone che ha necessariamente impegnato per primo la nostra attenzione, si può ripartire con il viaggio nei comuni "sotto i mille" dalle regioni del Centro, nelle quali storicamente è assai facile incontrare liste che poco o nulla hanno a che fare con la politica vera e propria, nemmeno autenticamente locale. Non di rado su manifesti e schede ci si imbatte in simboli minimali o graficamente improponibili, ma qualche curiosità che merita di essere raccontata c'è e, comune per comune, sarà evidenziata.

Il tragitto di oggi parte dall'Umbria, precisamente dal comune di Scheggino (in provincia di Perugia), unico ente "sotto i mille" ad andare al voto in quella regione: lì - anzi, anche lì - troviamo l'immancabile L'Altra Italia, che fa compagnia ad altre due liste. Quella che vince (Uniti per Scheggino) con 184 voti si assicura il 67,9% dei consensi e i sette seggi di maggioranza; delle due forze sconfitte, una (Collaboriamo per Scheggino) probabilmente è legata al territorio e riceve 64 voti (23,62%), ma ne lascia 23 a L'Altra Italia, che con l'8,49% in quel comune finisce per assicurarsi uno dei tre seggi destinati alle minoranze. Si noti, incidentalmente, che la lista dell'Altra Italia è quella che presenta più candidati (otto, le altre due ne schierano sette) e, com'è accaduto altrove, la maggior parte dei candidati è di origine pugliese. 
 
Nelle Marche a Monteleone di Fermo - uno dei quattro microcomuni delle province marchigiane - si presenta la Lista civica. Niente di strano, penserà chi sta leggendo queste righe, ma in questo caso "Lista civica" è proprio il nome utilizzato da questa formazione ed è l'unico elemento verbale presente sul simbolo. Questo contrassegno, peraltro, è già noto da tempo: lo si è visto, in particolare, almeno a Ortezzano (Fermo) e a Carapelle Calvisio (L'Aquila) nel 2016; almeno da allora - anche grazie a questo sito - l'immagine di quell'emblema circola in rete. Certo è che il risultato ottenuto dalla Lista civica - 30,40% - non lascia molti dubbi sull'effettivo radicamento nel paese delle persone candidate in questa formazione.
 
Appare più vivace la situazione nel Lazio. L'Altra Italia si ritrova solo a Montebuono, in provincia di Rieti. Lì le liste sono tre e alla forza politica fondata da Mino Cartelli arrivano solo 14 voti (pari al 2,68%); le altre due liste, tuttavia, finiscono in perfetta parità, 254 consensi a testa. In vista del ballottaggio tra le due liste prime a pari voti, dunque, è aperta la caccia ai 14 elettori dell'aquila tricolore, ammesso che chi ha votato in un modo la prima volta non cambi frattanto idea.
In altri comuni, invece si verifica una curiosa concentrazione di liste, dovuta soprattutto alla presenza di Progetto popolare e Italia dei diritti, due "vecchie conoscenze" di chi segue queste pagine. Progetto popolare, che abbiamo già trovato negli anni scorsi, utilizza da sempre lo stesso simbolo: il nome giallo in Helvetica su fondo blu e, in basso, una strada-arcobaleno tricolore. La sua attività elettorale è concentrata nei piccoli comuni del Centro-Sud: la "base" del movimento - come si scopre cercando qua e là - è a Colleferro e proprio in questo comune di 21mila abitanti si presenta (raccogliendo le firme) in coalizione con Forza Italia ottenendo solo 71 voti (0,60%). Non va meglio nei piccoli centri romani dove si presenta: 5 voti in tre comuni: 1 a Marano Equo, 2 a Percile e a Roiate; in questi comuni, peraltro, si presentano rispettivamente 6, 5 e 6 liste, un numero decisamente alto per paesi così piccoli.
Negli stessi comuni, tra l'altro, si presenta pure Italia dei Diritti, che già che c'è piazza pure una lista a Marcetelli. Si tratta di una formazione a noi già nota: opera soprattutto nel Lazio, in particolare nella zona della città metropolitana di Roma (ma almeno dal 2014 il suo fondatore, Antonello De Pierro, deposita per ultimo il simbolo al Viminale, chiudendo la sequenza in bacheca) e in passato ha eletto diversi consiglieri in piccoli centri, sopratutto nella Comunità Montana dell'Aniene. Grazie probabilmente al fatto che il candidato sindaco è della zona, dunque almeno in parte noto, Italia dei Diritti a Percile raccoglie un ben più che dignitoso 29,94% con 47: scattano i tre seggi e lasciano a secco le altre tre liste extra muros. Assai meno bene è andata a Marcetelli (Ri), Marano Equo e Roiate: zero voti nei primi due comuni e 2 (pari allo 0,44%) nel terzo.
Il Popolo della Famiglia è indubbiamente un soggetto politico di respiro nazionale, presente alle politiche del 2018 (ottenne lo lo 0,67%, circa 220.000 voti) e - grazie all'abbinamento tecnico con Alternativa popolare e alla sua appartenenza al Ppe - alle elezioni europee dell'anno successivo (la percentuale è scesa allo 0,43%). Quest'anno la lista del Pdf è apparsa alle regionali in Liguria e in diversi comuni superiori, ma compare anche a Marano Equo: lì, dove - come si è visto - le liste sono in tutto sei, nessun elettore ne crocia il simbolo. Diverso è il risultato a Roiate: anche lì le formazioni in corsa sono sei, ma il Popolo della Famiglia è scelto da 42 elettori (pari al 9,15%) e questo basta a conquistare tutti e tre i seggi di minoranza, lasciando a secco le altre quattro liste esterne. Progetto popolare e Italia dei Diritti già le abbiamo viste; le altre due le scopriremo tra qualche riga.

Finora abbiamo trovato liste espressione di movimenti, magari minuscoli, ma con un significato politico; altre volte esistono liste che sembrano avere soprattutto la funzione pratica di scongiurare il rischio di non superare il quorum. Da qui in avanti incontreremo liste per le quali - visto il risultato finale e considerando il panorama elettorale di certi comuni - è difficile trovare una ragione logica. A meno, ovviamente, di voler esercitare la malizia e sospettare (pur senza averne alcuna prova concreta) che dietro le candidature ci siano motivi extra-politici ed extra-elettorali (in particolare le "licenze retribuite" per le forze dell'ordine). Bisogna ammettere, peraltro, che in Lazio queste di liste hanno almeno il buon gusto di impiegare simboli con una grafica minimamente elaborata e persino con qualche messaggio al suo interno: non sarà sempre così, come altre regioni dimostreranno. 
La rassegna laziale parte da Belmonte Castello, in provincia di Frosinone: lì le liste SiAmo Italia (stesso nome di un simbolo legato a Sauro Moretti, persona vicina a Vittorio Sgarbi, ma è da escludere che questa lista c'entri qualcosa) e +Verde - Cuore ambientalista portano a casa addirittura un voto a testa. Sempre meglio della prestazione della lista Cambia con noi! a Marcetelli, nel reatino: evidentemente nessuno vuole cambiare - per lo meno... con loro! - perché sul simbolo non finisce nemmeno una croce (incidentalmente, in questo comune le liste sono cinque, ma quelle effettivamente legate al paese sembrano essere tre e la competizione tra loro è piuttosto serrata, tant'è che non resta nulla neanche, come si diceva, per Italia dei Diritti). 
Tornando a Marano Equo, tra le sei liste in corsa si trova anche Alternativa verde. Almeno a prima vista, il simbolo non farebbe domandare "e questi perché si sono presentati? Non prenderanno assolutamente niente": va detto infatti che l'emblema ha una sua dignità grafica e denota una certa fantasia (anche solo nella scelta dell'immagine dell'albero che sembra essere una figura umana a braccia aperte). Alla fine dello spoglio, tuttavia, risulta che alla lista sia andato solo un voto: non basta certo per insidiare le due liste davvero autoctone, ma è sufficiente per fare pari con Progetto popolare e per battere le altre due liste presenti (che, come già detto, sono il Popolo della Famiglia e Italia dei Diritti). 
Cambiando comune del territorio romano, possiamo riportarci a Percile. Lì troviamo due liste, Noi Patrioti - il tricolore diviso su tre frecce, unico simbolo che ritroveremo anche in un'altra regione - e Alternativa in Comune: queste ottengono l'astronomico risultato di due voti a testa, pari al 1,27%. I patiti di grafica, peraltro, potrebbero notare che la font usata da Alternativa in comune - si tratta del carattere Book Antiqua - è esattamente la stessa che si è incontrata poco fa all'interno del simbolo di Cambia con noi!... Sarà un caso, un'involontaria convergenza stilistica, un esempio di scarsa fantasia creativa oppure tra le due formazioni presentate c'è qualche legame che ci sfugge?
Il nostro tour romano continua con il microcomune di Roiate. Tra le sei liste in campo ricompare, ad esempio, la Federazione per le politiche del territorio: un nome piuttosto ambizioso e un simbolo già visto nel 2018 alle amministrative di Campodimele (Lt), nemmeno troppo banale per i contenuti, ma decisamente 0.0 sul piano dell'elaborazione grafica (soprattutto per i caratteri utilizzati e la stilizzazione del globo terrestre centrale - con la diciture "Il centro"). Due anni fa, nel comune della provincia di Latina, questa Federazione non aveva raccolto nemmeno un voto; questa volta a Roiate è andata meglio - si fa per dire, ovviamente - visto che di voti ne arrivano in tutto 4.
Sempre a Roiate si presenta anche la lista Protesta con noi, che però non riesce a raccattare nemmeno un voto: verrebbe da dire che nessuno, da quelle parti, ha voglia di protestare (e, tra l'altro, è curioso che nemmeno un voto di protesta sia finito sul simbolo con il fulmine su fondo rosso, considerando che di sei liste presenti una sola - Progresso e sviluppo - era davvero locale, come dimostra l'89,11% raccolto). Anche in questo caso, i colori e i caratteri usati possono ricordare qualcosa di già visto in passato (o che si sta per analizzare).
Indizi simili fanno pensare - pur mancando le prove di ciò - che ci sia un disegno comune dietro a molte di queste liste. Il sospetto sarà ancora più forte quando ci si imbatterà in una serie di "simboli fotocopia", dalla grafica poverissima, spesso riportanti solo il nome della lista in neretto su sfondo bianco o colorato; molti di questi nomi ed emblemi sono tra l'altro stati già utilizzati (identici o molto simili) negli anni scorsi (si vedano le vecchie puntate di "Simboli sotto i mille").
 
In Abruzzo, per esempio, a Guilmi (provincia di Chieti) si presentano cinque: due sono locali e fanno quasi il pieno. La loro presenza sarebbe sufficiente a scongiurare il rischio di commissariamento per mancato quorum (vota poco più del 30% degli aventi diritto), ma per le altre liste non avanza quasi nulla: Vivere insieme e Voliamo tutti insieme prendono un voto a testa, L'Alternativa addirittura resta a secco. Finita la conta, si può notare che Vivere insieme riprende quasi per intero un simbolo già visto nel 2019 in Molise e presente anche quest'anno, Ancora insieme.
Anche il simbolo adottato da Voliamo tutti insieme sembra essere la variazione di un modello: in passato sulle schede nei microcomuni si sono visti simboli analoghi, stesso blu di fondo, ma con le scritte in nero.
Quanto a L'Alternativa, lo stesso identico contrassegno bianco e azzurrino era comparso nel 2019 a Carpineto, sempre in provincia di Chieti; allora però ai promotori era andata decisamente meglio, perché le liste in corsa quella volta erano soltanto due e L'Alternativa, in quanto unica perdente, aveva ottenuto tutti e tre i seggi dell'opposizione.
In provincia dell'Aquila i comuni "sotto i mille" al voto sono moltissimi e, con un po' di attenzione e di pazienza, si può trovare un po' di tutto. Questa parte di viaggio inizia ad Acciano, comune in cui si affrontano quattro liste, ma una sola è certamente legata al paese, come dimostra bene l'85% sfiorato da La nuova frontiera (il simbolo più elaborato di tutti, pur utilizzando un'immagine tradizionale), che tra l'altro esprime il sindaco uscente. L'affluenza finale si avvicina al 44% e, se ci fosse stata solo quella lista, la consultazione non sarebbe stata valida: la presenza di altre formazioni certamente aiuta a non far scattare il commissariamento, ma le liste si dividono le poche briciole rimaste, con differenze minime tra loro. 
Quella che va meglio è anche quella con il simbolo più anonimo: La Nuova Realtà strappa addirittura 15 voti (pari al 6,44%), sufficienti per strappare due seggi; il consigliere di minoranza rimasto se lo aggiudica Nuove idee in Comune (con 13 voti, pari al 5,58%), mentre resta a bocca asciutta la lista civica Fratelli di Acciano, ferma a 7 voti (3%). La Nuova Realtà ha un simbolo già visto negli anni scorsi: lo sforzo creativo per produrlo è stato indiscutibilmente vicino allo zero. Questo contrassegno, come si vedrà, anche in questo turno elettorale è solo il primo di una discreta serie di simboli simili tra loro, in cui cambia soltanto il nome e, giusto qualche volta, il colore impiegato per lo sfondo.
Sono leggermente più colorati gli altri due emblemi delle liste non vincitrici. Avendo la pazienza di consultare i dati delle elezioni precedenti ad Acciano, peraltro, si scopre che Cesare Di Giandomenico, proposto come primo cittadino da Fratelli di Acciano, nel 2015 era l'aspirante sindaco della lista di Idee nuove in Comune: quel simbolo - che allora ottenne voti sufficienti per eleggere un consigliere - conteneva solo il nome in nero su fondo verde acqua, lo stesso motivo che questa volta è stato adottato da Fratelli di Acciano. Il nome di cinque anni fa, invece, è stato ripreso quasi del tutto identico anche quest'anno, ma con un altro candidato sindaco (visto che quello di cinque anni fa ha scelto un'altra formazione: si può forse parlare di scissione?).
E poteva forse mancare la Lista Beta? Chiaramente no: la si trova - anzi, era la prima delle candidature in ordine di sorteggio - ad Anversa degli Abruzzi. La scritta, a dire il vero, è quasi impossibile da leggere (sulle schede è alta ben due millimetri) ed è tutt'altra cosa rispetto alla Lista Beta originale, apparsa nel 2015 a Roccavivara (Cb) con il nome ben in vista: allora, peraltro, erano presenti anche la Lista Alfa e la Lista Gamma (che solo il sorteggio aveva messo in ordine inverso) e viene da chiedersi che fine abbiano fatto. Ad Anversa, in ogni caso, le liste locali sono tre su quattro e raccolgono praticamente tutti i voti: alla Lista Beta ne tocca solo uno (pari allo 0,46%).
Lo stesso risultato - un voto, ma stavolta corrisponde allo 0,72% - ha raccolto a Cansano la lista La Nuova Scelta, simbolo quasi identico a quello visto ad Acciano. Quel voto, in effetti, non sposta quasi nulla: è vero che lì votano solo in 141 su 496 aventi diritto e che il quorum non sarebbe stato raggiunto, ma oltre a La Nuova Scelta ci sono altre due liste e sono entrambe locali, dunque non si è mai corso seriamente il rischio di rivotare l'anno prossimo. Se invece si modifica ancora di pochissimo il nome, trasformandolo in La Nuova Svolta, si scopre che questo contrassegna una lista in corsa a Capestrano; lì però la sua presenza è fondamentale, perché evita l'arrivo del commissario (vota solo il 47,7%) e, con i 106 voti ottenuti (22,36%), entra con pieno diritto in consiglio.
Appare decisamente meno fortunata la presentazione a Cappadocia della lista Noi Patrioti (lo stesso simbolo che era stato citato parlando del comune laziale di Percile). Le liste in tutto sulla scheda sono tre, ma non c'è partita perché le altre due sono realmente radicate in quel piccolo territorio e raccolgono quasi tutti i consensi: a Noi Patrioti - benché la grafica suggerisca che si punta in alto - rimangono solo due voti (pari allo 0,5%) e ovviamente, vista la maggioranza schiacciante delle altre formazioni, questa lista rimane senza alcun seggio. Non è chiaro se questo gruppo di candidati sperasse nella presenza di una sola lista locale per cercare di approdare in consiglio o se fosse oggettivamente poco interessato all'esito della competizione.
A Collarmele si presenta una situazione ancora più stravagante. Sulla scheda le liste sono cinque, due delle quali sono legate al paese e si riconoscono bene perché sono le uniche... a colori. Le altre, evidentemente tutte esterne, sembrano fatte con lo stampino: il modello è lo stesso, con scritta piccola nera su fondo bianco. L'unico esercizio di fantasia riguarda i nomi: Finalmente noi, Abruzzo per Collarmele e Lista Beta (identica a quella vista prima); per il resto, guardando la parte di scheda occupata da quei simboli sembra di vedere un fac simile. Delle tre liste solo Finalmente noi strappa due voti; le altre non si muovono dallo zero. 
A Fagnano Alto, poi, non può passare inosservato l'encomiabile e incommensurabile sforzo grafico compiuto dai promotori della Lista Insieme, che per il loro simbolo basato sul nome della formazione utilizzano uno sfondo verde (appena un po' più chiaro rispetto a quello usato da Fratelli di Acciano, che tra l'altro era parente stretto di quello usato dalla Lista Beta nel 2018 a Salcito). Proprio questo sforzo viene incredibilmente premiato: otto voti (3,08%) si trasformano in tre seggi, ma ovviamente questo accade semplicemente perché c'è soltanto un'altra lista in corsa (ovviamente locale), che si accaparra tutti gli altri voti. Se si fa cadere l'occhio sull'affluenza, peraltro, si vede che hanno votato 272 aventi diritto su 524: il 50% è stato superato di pochissimo, ma con dieci votanti in meno la presenza della seconda lista sarebbe stata fondamentale...
A Gagliano Aterno si presenta la lista Per Gagliano Aterno: scritta in Times New Roman grassetto su sfondo bianco leggermente sfumato verso il grigio nella parte inferiore. In questo caso lo "sforzo grafico" non viene minimamente premiato dagli elettori: le altre due liste presentate sono pienamente locali e si dividono tutti i voti, senza lasciarne nemmeno uno a disposizione per i candidati di Per Gagliano Aterno. Il riferimento all'Aterno chiama in causa il fiume più lungo dell'Abruzzo (nasce a Montereale e sfocia nel Mar Adriatico dopo essersi unito al fiume Pescara): non c'è da stupirsi che dia il nome a molti comuni incontrati durante il suo corso.
Uno di questi comuni è Molina Aterno, sempre in provincia dell'Aquila. Qui votano in 273 su 358 aventi diritto, quindi non c'è alcun problema legato al superamento del quorum: in effetti non ce ne furono nemmeno nel 2015, anche se si presentò comunque una seconda lista. Cinque anni fa, peraltro, non sfuggì il fatto che i due candidati sindaci avevano lo stesso cognome; il vincente, in ogni caso, ottenne quasi il 90%. Quest'anno, a livello locale, nessuno ha pensato di allestire una seconda lista, forse anche il risultato dell'affluenza del turno precedente: qualcun altro dall'esterno, invece, ha pensato di presentare lo stesso una lista, denominata L'Alternativa e con un simbolo semplicissimo (scritta L'Alternativa in carattere Avant Garde nero su sfondo giallo): questo gruppo ha gioco facile nell'ottenere tre seggi con soli 20 voti (pari al 7,69%).
A San Benedetto in Perillis, nome decisamente lungo per un comune che ha poco più di 200 anime, si presentano tre liste: la vincente è certamente legata al paese, probabilmente lo si può dire anche per la seconda classificata, benché questa ottenga solo 12 voti su 55. Vota infatti solo il 27% degli aventi diritto, una quota decisamente bassa: vista però la presenza di almeno due liste, la validità del risultato non è mai stata in discussione. Da questo punto di vista, la terza lista, Uniti con voi, può considerarsi superflua: qualcosa di simile devono pensarlo gli elettori, visto che il simbolo - solita tonalità di giallo, nome scritto in carattere Cambria e piuttosto scentrato - viene votato solo da due persone (pari al 3,7% dei voti validi).
Le liste concorrenti sono tre anche nel comune di Villa Sant'Angelo. Quelle locali sono due (tra l'altro qui non si pone nemmeno alcun problema di quorum, visto che va a votare oltre il 61% degli aventi diritto) e si aggiudicano tutti i voti delle elettrici e degli elettori del comune. Per la terza lista, RicostruiAmo Villa, non è disponibile nemmeno un voto, sebbene in questo caso si debba riconoscere un maggior sforzo di elaborazione grafica: qui il nome è stato scritto in carattere Myriad Pro Black Condensed, di colore bianco con un tocco di ombreggiatura, il tutto su fondo blu e con una circonferenza molto spessa. Difficile dire qui perché questa lista sia stata presentata; il risultato, tuttavia, non è stato buono.
Con tutta probabilità, invece, non fa parte del giro della liste citate in precedenza Villa Santa Lucia Domani, presente nel comune di Villa Santa Lucia. Questi candidati hanno ottenuto solo due voti, che in questo caso sono stati pari al 2,9%: sono sufficienti, tuttavia, a conquistare tutti e tre i consiglieri dell'opposizione (le liste in campo sono soltanto due). Soprattutto, però, la presenza di questa seconda lista - pur se notata e votata da pochissimi - riesce a evitare che il comune sia commissariato: gli aventi diritto sono 226, ma ai seggi si presentano solo in 72 e proprio il timore che questo potesse accadere spiega, probabilmente, la scelta di presentare questa lista (la cui grafica, pur semplice, è oggettivamente curata). 
A Villetta Barrea, ultimo comune di nostro interesse in terra aquilana, si ritrova invece una variante di uno dei classici simboli ultraminimal visti sin qui: la Lista civica Insieme ha come unico contenuto del contrassegno elettorale il proprio nome, scritto tra l'altro con la font Calibri (quella, per intendersi, che generalmente Microsoft Word presenta non appena lo si apre). L'unico guizzo creativo - e comunque molto limitato - riguarda la scelta dei colori: blu per il nome centrale della lista e per la circonferenza, giallino - in una tonalità che rende il testo quasi invisibile sul fondo bianco - per l'espressione "Lista civica". Anche qui le liste presentate sono tre e due di queste sembrano del tutto autoctone: Insieme prende solo 7 voti (pari all'1,89%) e neanche un seggio.
In provincia di Pescara ci si concede giusto un giro a Carpineto della Nora perché occorre dare conto del caso della lista Civica per Carpineto: qui oggettivamente il simbolo è graficamente assai più elaborato di tutti quelli visti fin qui (anche se con qualche inopportunità grafica ben riconoscibile). La lista, tuttavia, non porta a casa nemmeno un voto e questo è già piuttosto strano; diventa ancora più strano se si considera che nel 2015 ne aveva presi 48 (pari al 10,19%) e con quelli aveva eletto tre consiglieri, senza dimenticare che le liste presentate allora erano ben quattro (e le altre due, inclusa Sovranità, vicina a CasaPound Italia, si erano divise cinque voti in tutto). Considerando che in questo comune non sembrano esserci problemi di quorum, la presenza e il risultato di questa lista è davvero difficile da spiegare (al di là del cercare di riottenere gli eletti di allora).
L'ultima tappa abruzzese, in provincia di Teramo, ci fa uscire per un attimo dai comuni "sotto i mille". Bisenti ha oltre 1800 abitanti, ma gli elettori sono ben di più, esattamente 2172. Di questi, tuttavia, votano solo in 861, assolutamente insufficienti per raggiungere il quorum. Nessuno, tuttavia, sembra aver pensato che ciò potesse accadere; allo stesso tempo, a nessuno deve aver ritenuto opportuno presentare una seconda lista, anche solo concordata proprio per evitare sorprese (lì sarebbero servite le firme, ma grazie al taglio causa Covid-19 ne sarebbero bastate dieci in tutto). Morale, avendo votato meno della metà degli aventi diritto le elezioni non sono valide ed è già stato nominato un commissario.

La tappa più attesa di questo viaggio, però, era e resta il Molise: da sempre "terra di meraviglie", per numero di comunelli interessati e per frequenza di casi curiosi e di "sovraffollamenti" da tenere d'occhio, anche quest'anno ha dato varie soddisfazioni ai #drogatidipolitica. 
Anche quest'anno, innanzitutto, il record di liste #sottoimille spetta a un comune molisano. Siamo, per carità, lontani dal record assoluto - e probabilmente imbattibile - delle 11 liste presentate a Salcito (650 elettori) nel 2018; anche le 7 liste presentate per gli 826 elettori di Casalciprano (sempre in provincia di Campobasso) sono però un numero di tutto rispetto. Considerando che il numero finale dei votanti è 296, si è rimasti ben al di sotto del 50%, ma sarebbero bastate due liste per rendere comunque valido il risultato; essendocene altre cinque, era probabile che qualcuna restasse a secco o quasi. Non è il caso della lista Voliamo insieme, con l'aquila nel simbolo - oggettivamente meno banale di altri - già vista nel 2017 a Campochiaro e con l'aspirante sindaca (Monia Rossi) che ci aveva provato anche nel 2015 ed era stata eletta (anche allora) per la lista seconda classificata: i 42 voti ottenuti (17,14%) bastano a conquistare tutti e tre i seggi di opposizione.
E le altre cinque liste, rimaste del tutto senza rappresentanti in consiglio? In tutto finiscono per dividersi il cospicuo patrimonio di 14 voti. La più "fortunata", a conti fatti, è la lista Casalciprano, con i suoi sette voti (pari al 2,86%): il simbolo è la variante dei già visti ultraminimal, con il nome del comune scritto in Arial Black nero su fondo verdolino. Un'elaborazione pur sempre maggiore di quella fornita dalla lista Solo Insieme: con il contrassegno a fondo bianco, contenente solo il nome della lista scritto in Times New Roman grassetto e corsivo, non riesce ad andare oltre i tre voti conquistati (in proporzione fa l'1,22%)...  e le liste da vedere sono ancora tre, per quattro voti rimasti da attribuire.
L'Altra Italia e Insieme per... il futuro (già presente alle comunali del 2015, nelle quali aveva ottenuto 10 voti, e comunque vista anche in altri comuni in seguito) sono riuscite a racimolare due voti ciascuna (pari allo 0,82%). Ancora insieme, con la stretta di mano citata già all'interno di questo pezzo (per Vivere insieme a Guilmi) riesce a non prendere nemmeno un voto. Ciliegina sulla torta, non si può non notare che la lista che ha espresso il sindaco (confermato) Eliseo Castelli si chiama Crescere insieme: ciò significa che cinque liste delle sette presentate contengono la parola "insieme", con un ruolo e una resa grafica diversa, ma certo questa appare decisamente gettonata, se non inflazionata... 
Anche nel microcomune di Cercepiccola non si raggiunge il quorum dei votanti, ma ci sono già due liste locali, quindi non ci si pone alcun problema di affluenza; in compenso, a quelle due formazioni autoctone se ne aggiungono tre extra muros, non determinanti per cercare di evitare il commissariamento. Di queste tre liste, Cercepiccola (stesso format grafico appena visto per la lista Casalciprano: cambia solo il nome del paese) riesce comunque a raccogliere 24 voti (5,77%), anche se non bastano per entrare in consiglio comunale. L'unico altro voto ancora disponibile se lo aggiudica la lista Vivere insieme, solo omonima di quella vista a Guilmi (anzi, la grafica è molto più elaborata, con le due persone che abbracciano il mondo), mentre rimane a secco L'Altra Italia.
A Lupara (sì, c'è un paese che si chiama così...) le liste sono "solo" quattro, due delle quali esterne, non essenziali per cautelarsi dal non superamento del quorum (vota quasi il 48% degli aventi diritto). Entrano in consiglio soltanto le due formazioni autoctone; quanto alle altre, due voti riesce a ottenerli L'Altra Italia (ma qui pesano solo per lo 0,59%), mentre l'ultimo voto lo prende Paese Vivo. Viene il sospetto che abbia contribuito al risultato molto scarso (e, a monte, a catturare poco la fiducia di chi era chiamato al voto) il simbolo decisamente poco vivo, con la solita scritta nera su fondo bianco, giusto un po' più grande rispetto ad altre viste fin qui (ma come "botta di vita" sembra un po' pochino...).
Anche a Pietracupa il quorum non viene raggiunto, votando solo il 40% degli aventi diritto (143 su 357), ma da quelle parti a quanto pare sono preparatissimi tanto a evitare di essere commissariati, quanto a tenere fuori gli extra muros dal consiglio comunale. Non solo, infatti, ci sono due liste locali, ma i loro contrassegni a prima vista chiariscono subito che a concepirli e realizzarli è stata la stessa mano (stessa struttura, font analoghe). Niente da fare quindi per Progetto Popolare e per Vivere insieme (stesso simbolo di Cercepiccola), che non prendono nemmeno un voto.
Si è detto che in Molise i piccoli comuni sono molti e spesso capita che vi siano più elettori che abitanti: per questo il quorum è vissuto come un problema serio e non è raro che si tenga pronta una seconda lista da presentare "al bisogno", anche solo per tenere lontani eventuali "disturbatori" esterni. Sarà forse per questo che alcune testate locali hanno definito come "lista di appoggio" Civica Conca Casale, formazione presentata nel comune di Conca Casale (Is) che alla fine ottiene 25 voti. Considerando che le liste in tutto sono cinque e tra queste Alternativa (si noti l'enorme sforzo di colorare di rosso la circonferenza, variando il consueto modello visto fin qui) prende un solo voto, mentre restano a zero Progetto Popolare e Amiamo Conca Casale (quest'ultima a dispetto del simbolo non banale, con un bel girasole all'interno), lo scopo sembra essere stato raggiunto.
Sempre in provincia di Isernia, a Montenero Val Cocchiara si verifica l'ennesimo caso paradossale già visto in passato nelle elezioni "sotto i mille". La lista locale fa praticamente l'en plein, raccogliendo 360 voti sui 375 validi (il 96%), ma ci sono altre due liste esterne: Avanti per vincere racimola 13 voti (3,47%), mentre la quasi ubiqua Progetto Popolare ne ottiene solo 2 (0,53%). Al momento di tradurre il risultato in seggi, Avanti per vincere ottiene tutti e tre i seggi della minoranza con meno del 4%, lasciando a secco l'altra lista. Va detto che lo stesso simbolo di Avanti per vincere ricomparirà più avanti, per cui non si può pensare che si tratti di una lista locale o concordata con la vincitrice per evitare grane di quorum. Anche nel 2015 la minoranza era andata a una esterna (Basta privilegi politici, con il 2,96%) e anche allora aveva votato meno di un avente diritto su due: possibile che nessuno in paese abbia pensato di tenere pronta una seconda lista?
A Roccasicura è forte la tentazione di dire: "Ecco dov'era finita!", visto che sui manifesti e sulle schede rispunta la Lista Alfa, anche se con meno fantasia rispetto al passato nella scelta della font per il contrassegno (e scritta "Alfa" e non "Alpha"). Quasi nessuno in paese sembra però felice di questo ritorno: posto che le liste presentate sono quattro (cinque anni fa erano sei, come nella vicina Roccavivara che tenne a battesimo le liste alfabetiche), la Lista Alfa prende un solo voto, come L'Altra Italia.
A Sant'Angelo del Pesco ritroviamo Avanti per vincere e si è seriamente tentati di sorridere: non solo la lista non vince, ma raccoglie un solo voto. Ed è pur sempre un risultato migliore rispetto a quello di Progetto Popolare, lista rimasta a bocca asciutta.
Il tour tra i microcomuni molisani finisce con una visita al comune di Santa Maria del Molise. Anche qui, come a Sant'Angelo, le liste sono quattro, due di paese (che fanno man bassa di consensi, com'era prevedibile) e due esterne. Di queste ultime, Progetto Popolare non va oltre i tre voti (in questa consultazione pari allo 0,64%), mentre Energia popolare non riesce a raccattarne nemmeno uno: questo nonostante tale lista - bisogna riconoscere l'onore delle armi - presenti un contrassegno graficamente assai più ricercato e ben riuscito rispetto a quasi tutte le liste viste finora (comprese alcune di quelle che sono risultate prevalenti nei comuni "sotto i mille").

Rimaniamo nel Sannio per passare dal Molise alla Campania, arrivando nella provincia di Benevento. Si inizia considerando Castelfranco in Miscano: lì si presentano sei liste (una in più rispetto a quelle viste nel 2015). Il comune ha meno di mille abitanti (in base all'ultimo censimento valido), ma gli elettori sono 1303, per cui raggiungere il quorum è oggettivamente problematico; la presenza di due liste locali, tuttavia, non rischia di creare sorprese da questo punto di vista (e la loro presenza è ben motivata: alla fine vota il 48,5%). Difficile a quel punto, capire cosa abbia portato i promotori a presentare le liste Civica al Centro e Progetto Popolare (ferme a due voti), nonché Civica per l'Italia e Movimento sociale (che non raccolgono nemmeno un voto); ovviamente il Movimento sociale - già visto negli anni scorsi altrove, con un triangolo tricolore come simbolo, certo non un capolavoro - non ha nulla a che vedere con il Movimento sociale italiano (che, comunque la si pensi, ha fatto parte della storia dell'Italia dal 1946 al 1994) e nemmeno con il partito di Gaetano Saya e Maria Antonietta Cannizzaro.
Rimane altrettanto ignoto il motivo che ha portato alcune persone a presentare alle elezioni la lista di Amici Fortorini a Foiano di Val Fortore (comune "sopra i mille", ma ugualmente interessante dal nostro punto di vista): è vero che gli abitanti si chiamano foianesi, ma evidentemente il riferimento è al fiume Fortore. Il simbolo è come sempre banalissimo, giusto un po' più colorato di tanti altri: lo sfondo è rosso stinto con il nome scritto in un carattere graziato bianco. La lista in questione prende due voti (dei 1092 voti validi espressi): l'impressione è che di amici, i promotori di questa lista, ne abbiano davvero pochi....

Più comprensibile, da un certo punto di vista, è la presenza di Reinesi Uniti alle comunali di Reino. In effetti anche qui si tratta di un comune sopra i mille abitanti, ma anche qui c'è il problema del quorum: votano solo in 728 su 1552. Certo, qui occorreva raccogliere le firme, ma - sempre grazie alla riduzione grazie al Coronavirus - ne bastavano soltanto otto, che i promotori della lista hanno evidentemente raccolto senza alcun problema. La lista, al di là di una grafica piuttosto semplice (ma comunque colorata), non ha ottenuto un risultato particolarmente eclatante: il raccolto finale ammonta a 11 voti (1,79%), di poco superiori alle firme raccolte, ma bastano tanto a evitare il commissario, quanto a eleggere tre consiglieri.
Lasciando il beneventano, ci si può spostare in provincia di Avellino, in particolare a Sorbo Serpico. Lì le liste sono sei: due sono chiaramente locali (i loro candidati alla carica di sindaco erano già stati gli unici concorrenti alle elezioni di cinque anni prima, uno dei due simboli si è conservato a distanza di cinque anni), le altre a quanto pare no. Il Partito Valore Umano, in una rara presenza al Sud, riesce comunque a raccogliere 53 voti (13,80%) e riesce a conquistare un seggio (strappandolo evidentemente alla lista seconda classificata): viene quindi da pensare che quella lista abbia un pur minimo radicamento in quel paese. Noi Sorbo Serbico - leggermente più elaborato rispetto ad altri simboli, ma comunque piuttosto elementare - raccoglie solo un voto; Rainone sindaco - Sorbo rinasce (un sole che sorge, grafica piuttosto elementare ma almeno un po' più elaborata) non ottiene nessun voto, come Progetto popolare (ennesima dimostrazione che, a dispetto delle tante liste presentate, i risultati possono scarseggiare).
In provincia di Caserta rileva solo il comune di Pertosa: accanto alle due liste locali ce n'è una terza, quella del Partito Valore Umano che si ferma a due voti (0,41%) e resta fuori dal consiglio.

In Puglia non ci sono comuni sotto i mille al voto, ma si può citare comunque il caso di Lesina, in provincia di Foggia, un comune con oltre seimila abitanti. A dispetto delle dimensioni, si presenta una lista sola e, per giunta, vota solo il 48,97% degli aventi diritto. Le elezioni, dunque, non sono valide; la cosa strana è che, a causa della differente composizione dell'elettorato attivo, per le concomitanti regionali votano in 2940 su 5590 elettori (quindi superando la metà più uno), aventi diritto, mentre per le comunali su 5746 elettori votano solo in 2814...

Un piccolo passaggio riguarda anche la Basilicata, anche se non si raggiunge la vetta di Carbone. A Cersosimo nel potentino, L'Altra Italia ha presentato un'altra lista, che però si aggiunge alle due liste locali e riesce a ottenere solo due voti (0,5%). Passando alla provincia di Matera, a Craco la lista Per Craco prende solo 16 voti (3,48%); si tratta di elezioni decisamente anticipate, poiché il sindaco eletto nel 2019 era stato riconosciuto incandidabile; è facile verificare che nel 2019, solo 16 mesi prima, lo stesso simbolo ne aveva ottenuti ben 112 (34,35%). Continuando con le curiosità in provincia, anche se riguardanti comuni con più di mille abitanti (quindi soggetti alla raccolta firme), a San Giorgio Lucano la lista Per San Giorgio Lucano di voti ne prende solo tre; ad Accettura, infine, la seconda lista, Per Accettura, con un simbolo molto semplice, viene scelta solo da 34 elettori (pari al 3,22%), ma questo le basta per ottenere tutti i seggi della minoranza e, soprattutto, salva il comune dall'arrivo del commissario per mancato quorum (e così si spiega la sua presenza).

Le regioni a statuto ordinario finiscono con la Calabria, in cui generalmente non c'è molto da segnalare; quest'anno, invece, qualche caso da evidenziare c'è. In provincia di Catanzaro, L'Altra Italia presenta una lista ad Andali, ma raccoglie solo 2 voti (pari allo 0,40%).  A Montauro (che ha 1740 abitanti, quindi prevede la raccolta firme), le liste sono tre e il quorum è ampiamente superato, ma la lista Montauro Civica resta ferma a 8 voti (0,69%),
Passando nel cosentino, a Papasidero appaiono cinque liste: due sono locali, mentre l'ennesima presenza dell'Altra Italia ottiene solo 3 voti (0,60%). Questa però passa decisamente più inosservata rispetto alla ricomparsa del Movimento S.F.I.A.M., il cui simbolo è già stato avvistato negli anni scorsi in giro per l'Italia: nel 2017, per esempio riuscì a ottenere tre seggi a Mezzana Rabattone in provincia di Pavia, tra l'altro con lo stesso candidato sindaco - Pablo Algieri - che in quest'ultimo turno elettorale si proponeva come primo cittadino a Papasidero (dopo essersi dimesso dal comune pavese) e che dal 2013 al 2015 aveva presentato analoghe candidature per la lista P.I.L.U. In questi anni, a dire il vero, non si è riusciti a svelare il significato dell'acronimo della lista, né si riescono a immaginare legami tra Pavia e Cosenza (al di là dell'identità del candidato): in ogni caso, i voti conquistati sono solo due.
Sempre a Papasidero, l'ultimo voto disponibile finisce alla lista Alternativa sociale italiana: il simbolo è vagamente simile nella sua struttura a quello originario di Destre Unite (con un tocco di giallo e varie sagome umane). Va peraltro segnalato che la lista Asi si presenta anche a Castrovillari, un comune superiore di oltre 20mila abitanti: quel luogo dev'essere la base del movimento, visto che lì la lista ottiene un lusinghiero 4,61%. A quanto pare, dunque, si è di fronte a una rara presenza di liste che sono espressione di gruppo politico organizzato, sia pure a livello solo locale.
Per finire, come se si dovesse seguire l'ordine alfabetico per trattare i vari comuni, come tappa conclusiva si sceglie Zaccanopoli, in provincia di Vibo Valentia: lì si trova l'immancabile L'Altra Italia, che però deve vedersela contro tre formazioni locali. La situazione è molto equilibrata: 184 voti alla lista vincente, 172 e 153 alle altre due: è normale dunque che agli estranei - L'Altra Italia appunto - ne arrivi solo uno ed, ovviamente, non accompagnato da alcun seggio.
E, alla fine di questo viaggio, non si è ancora capito se lo scopo di molte delle liste analizzate sia davvero eleggere qualche rappresentante in consiglio comunale (senza spingersi a pensare addirittura di amministrare il comune) o se non se ne debbano cercare altri. A ciascun lettore, il compito di farsi la propria idea...