Che in queste ultime settimane (e in quelle a venire) le nostre città siano inondate di simboli e nomi, su vari cartelloni pubblicitari di diverse dimensioni, in vista delle elezioni regionali e comunali del 21 e 22 settembre, è cosa piuttosto normale. In una città in particolare, tuttavia, un simbolo e alcuni nomi di "noti" personaggi sono saltati subito all'occhio di chi li ha incontrati per strada. A Caserta, infatti, su molti manifesti accanto al simbolo Partito animato con Orazio Presidente si trovano di volta in volta Homer Simpson, Goku, Calimero, Sailor Moon, Pollon e l'Ispettore Gadget: personaggi di spicco dei cartoni animati, profondamente diversi tra loro, eppure virtualmente riuniti in un'unica lista. Manco a dirlo, ovviamente quei manifesti para-elettorali hanno iniziato presto a fare il giro del web e vari siti e pagine di notizie se ne sono occupati.
A fare notizia non è tanto il simbolo del sedicente Partito Animato, un normale cerchio diviso in due e riempito solo di colore e testo (utilizzando la font Nexa, che sembra andare per la maggiore negli ultimi anni): nel semicerchio superiore, a fondo blu, si ritrova il nome del partito, mentre nel semicerchio inferiore, a fondo verde, è stato inserito il nome del candidato presidente. Già qui, peraltro, si potrebbe notare un particolare strano: il cognome, infatti, pur essendo più evidente della parola "presidente" non è scritto in Bold o Black, per cui si ha l'impressione che lo sguardo di chi si trova davanti il simbolo sui manifesti debba concentrarsi, più che sul nome dell'apparente candidato, sul nome di quella lista, di quel partito.
L'attenzione, ovviamente, era attratta assai di più dalle gigantografie dei personaggi di volta "candidati" e anche dai loro slogan: i claim che si leggevano sui manifesti affissi (da "Prima gli Italiani" a "Salviamo il nostro pianeta"), peraltro, considerati uno per uno sembravano dare un chiaro orientamento alla lista, ma valutati nel loro insieme offrivano piuttosto l'impressione di una lista trasversale e decisamente eterogenea, come forse è difficile immaginarne oggi. Ogni manifesto, peraltro, invitava a "scoprire di più" su quelle candidature visitando il sito www.votaorazio.it, lo stesso nome visto nell'inedito contrassegno di lista.
Cedendo alla tentazione di andare oltre ciò che di curioso l'occhio mostrava, ci si trovava di fronte a questo breve "manifesto" (stavolta non elettorale):
Ciao visitatore!
Se sei arrivato fin qui probabilmente sei un nostalgico dei cartoni animati anni '90 o sei un tipo molto curioso, che non si ferma alle apparenze.
Ci tenevamo innanzitutto a dirti grazie per aver preso parte al nostro piccolo esperimento.
Volevamo solo dimostrare che, nel caos comunicativo a cui siamo continuamente esposti, con una giusta strategia di marketing sia ancora possibile stupire, meravigliare, far parlare di sé e perché no…strappare un sorriso!
N.B.: Nessun candidato è stato maltrattato per questa campagna.
Nella parte inferiore della pagina, peraltro, era ben riconoscibile il rinvio al sito www.ratiostudio.it, legato all'omonima agenzia di comunicazione di Caserta: già qui appare chiaro che il fantomatico Orazio era parente stretto di Ratio. Visto che il desiderio di "scoprire di più" non era del tutto appagato, ci si è messi sulle tracce - come il blog fece nel 2016 con Antonia Colasante sindaco de Roma - di chi aveva concepito l'iniziativa che, più che apparire nostalgica, sembrava mossa da logiche sociali e comunicative ben definite. Si è così arrivati a una lunga chiacchierata con Nicola Carchia, CEO di Ratio.
"La nostra agenzia di comunicazione nasce dall'incontro di quattro persone che hanno alle spalle percorsi completamente diversi tra loro - spiega -. Io sono laureato in giurisprudenza, con un esperienza in uno studio che si occupava di diritto commerciale, cosa che mi è servita in seguito per occuparmi dell'aspetto 'gestorio' della società; Francesca si è sempre occupata di eventi e quindi ha curato con particolare attenzione le campagne di lancio; Fabiana proviene dal mondo del marketing studiato, ha lavorato anche a Milano nell'ambito della grande distribuzione; Daniele invece presidia la parte dei contenuti d'immagine, quindi video, foto e così via. Ora Ratio ha 14 dipendenti, oltre che a Caserta dal 1° ottobre saremo presenti anche a Milano: l'avevamo preventivato già prima dell'emergenza Covid-19, ma abbiamo dovuto rimandare".
L'agenzia, nel corso del tempo, ha seguito anche campagne elettorali "vere" a livello locale, occupandosi sia delle varie attività a questa legate, sia di singoli segmenti, in particolare quelli legati al posizionamento e alla creazione di contenuti grafici o fotografici (nei casi in cui chi si candida abbia già persone che si occupano di gestire i social media). "Noi preferiamo questo approccio - chiarisce Carchia - anche perché ci consente di evitare di essere troppo collegati e ricollegati a una singola forza politica, mantenendoci più liberi nel nostro lavoro". L'esperienza accumulata in campagne elettorali reali, in ogni caso, ha consentito all'agenzia di applicare le regole, gli schemi grafici e il linguaggio della comunicazione politico-elettorale anche a un contesto più leggero, ma non per questo meno ragionato.
Prima che iniziassero le vacanze, all'interno dell'agenzia c'era l'idea di prepararsi a fare qualcosa di interessante: "Per questo è iniziato il brainstorming, ovviamente tutti nella stessa stanza visto che da giugno abbiamo lasciato da parte lo smart working e si è ripreso a lavorare insieme, pure se distanziati: del resto è fondamentale essere tutti insieme in questa fase, perché le idee da sviluppare nascono dal confronto e dall'interazione tra noi e non è raro che all'origine ci sia una battuta o uno scherzo". In questo caso c'era l'esigenza di sfruttare in qualche modo l'allora vicina fase della campagna per le elezioni regionali, tenendo peraltro conto che dal 21 agosto sarebbe scattato - sulla base di una legge del 1956 - il divieto di "ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne delle sedi dei partiti".
Anche in quel caso, l'impulso del "cazzeggio" ha colpito a dovere: "Nel pensare a una campagna simil-elettorale ci stavamo domandando su quali personaggi puntare - ricorda Carchia -. Io per esempio avevo proposto i personaggi storici, ma l'idea mi è stata subito bocciata sia perché mi è stato fatto notare che difficilmente molti avrebbero riconosciuto Garibaldi, Luigi XIV o anche solo Napoleone a prima vista, sia per una ragione strettamente tecnica: non ci sarebbero state immagini ad alta risoluzione per produrre i manifesti. A quel punto è partito la battuta 'Vabbè, a questo punto mettiamo Homer Simpson con la birra in mano e gli facciamo dire Bevi responsabilmente' e a quel punto - D'oh! - si è aperto un mondo, con una proposta dopo l'altra: siamo andati avanti per un'oretta, ci siamo segnati tutti e siamo passati all'azione".
Se la campagna elettorale "ufficiale" a colpi di manifesti si sarebbe svolta solo sulle plance espressamente dedicate a questi, nei normali spazi di affissione di Caserta sarebbero apparsi i nuovi manifesti del Partito animato, che avrebbero seguito lo stesso schema grafico: immagine del "candidato", claim, nome e simbolo del partito. "Sulla base dei claim che sono propri dei nostri politici - continua Carchia - è stato abbastanza semplice ragionare sui possibili contrasti tra i claim e l'idea che poteva essere comunicata dai personaggi. Per esempio, se la frase classica di Calimero è 'Tutti se la prendono con me perché sono piccolo e nero', viene facile il contrasto con il 'Prima gli italiani' legato a Matteo Salvini; quanto a Lady Oscar, che oggi molti accostano per le caratteristiche del personaggio alle istanze delle comunità LGBTIQ, è stato abbinato a 'Genitore 1 e genitore 2'. A quel punto, sapendo su quali personaggi si voleva puntare e quali claim avremmo potuto accostare, la campagna era praticamente nata".
Si fa presto, però, a dire "praticamente": anche una volta individuato il tema, occorreva un lavoro più ampio: "Quando si crea una corporate - ricorda il CEO di Ratio - occorre costruire una struttura, in questo caso il partito, e naturalmente in tutto questo si deve creare anche il logo, il simbolo". Un simbolo che, come si diceva, appare piuttosto anonimo, specie se considerato in raffronto all'immagine di coloro che dovrebbero essere i candidati: "Occorre partire da un presupposto: un manifesto 6x3 ha una sua struttura e generalmente il marchio, il simbolo è riportato a grandi dimensioni, essenzialmente perché deve restare impresso, in modo che l'elettore lo segni con la croce. Non sempre si tiene conto di questo: ho l'impressione che la comunicazione visiva oggi sia piuttosto sottovalutata, dai clienti e a volte anche da qualche professionista o improvvisato tale. Noi volevamo evitare di distogliere, con un simbolo troppo vistoso, l'attenzione di chi guardava dal contesto in cui il logo era inserito; avevamo anche la necessità di non far credere o sospettare che esistesse davvero un partito simile, magari portando qualcuno a fare esposti, denunce che poi ci avrebbero creato problemi. A quel punto la carta giocata è stata la semplicità, senza concentrare nel simbolo un lavoro importante". Questa scelta, tra l'altro, ha permesso di creare un contenitore buono per tutti i personaggi cartoon coinvolti, completamente diversi tra loro: in uno scenario politico vero potrebbero essere tranquillamente capifila di forze politiche diverse, mentre qui concorrono tutti allo stesso Partito animato, che a quel punto si trasforma in un inevitabile catch-all party, che può far presa su tutti.
Al di là della fase creativa e anche un po' divertita, nessuna persona che aveva partecipato alla creazione aveva l'idea che spopolasse in pochi giorni a livello nazionale: "Il nostro obiettivo finale - spiega il CEO di Ratio - era rendere virale qualcosa che toccasse temi sociali e allo stesso tempo dimostrasse che chi sa gestire una campagna integrata può far passare senza problemi un contenuto dall'offline, cioè la comunicazione stampata che ormai stanno abbandonando tutti, all'online. Immaginavamo che questo potesse succedere a livello di Caserta e provincia, ma analizzando a posteriori ci siamo resi conto che avendo fatto interagire i cartoni e dei claim riconducibili alla politica, abbiamo finito per colpire un target amplissimo, soprattutto quello di chi è legato alla passione per i cartoni animati. Non a caso hanno contribuito molto alla diffusione alcune pagine social nerd o pagine fan dei cartoon, ma non solo: una delle prime pagine ad averci condiviso è stata Sailor Moon World, con 350mila follower, poi ci ha condivisi una pagina di informazione politica e via via altre pagine sempre più seguite. A quel punto il meccanismo di diffusione si era ormai innescato: chi magari sosteneva Salvini poteva postare Calimero e dire che era d'accordo con lui, chi era contro di lui poteva fare lo stesso dicendo che persino Calimero prendeva in giro Salvini: quelle stesse persone hanno segnalato la campagna ad altre pagine, magari quelle legate ai personaggi coinvolti, e l'opera si è completata, anche perché se le prime condivisioni erano fatte per affinità tematica, in seguito della campagna si sono occupate testate nazionali perché quello che avevamo fatto era diventato una notizia: giovedì per esempio, io e la mia socia stavamo andando da un cliente in macchina, quando improvvisamente ci è arrivato un messaggio con scritto 'Mettete su RDS' e in effetti su quella radio si stava parlando della nostra campagna come 'un modo carino di comunicare' e per noi è stato un gran bel momento... Per noi l'esperimento dunque è perfettamente riuscito: in 24 ore abbiamo ottenuto 487mila visualizzazioni del sito e 37mila condivisioni, quindi c'è di che essere soddisfatti".
Al di là della "vittoria", il cammino del Partito animato non si ferma alle affissioni riprese da pagine online: da domani, infatti, uscirà il profilo social, legato a una sorta di blog che tratterà di satira di instant marketing secondo la comunicazione grafica cartoon impostata sin qui. "Non c'era da parte nostra nessun obiettivo di 'convertire' questa campagna in qualcos'altro, di redditizio per noi - precisa Carchia - perché la nostra idea era di avere nella nostra esperienza, nel nostro portfolio, un caso studio interamente ideato da noi che è pienamente riuscito".
Eppure questo manifesto mi ricorda qualcosa...
Pubblicato da Giorgia Meloni su Giovedì 3 settembre 2020
Visto che però la campagna elettorale continua, non si può evitare di chiedere a Carchia chi, tra i tanti candidati eterogenei che sono stati schierati, potrebbe contendersi il record di preferenze: "Secondo me se la giocano Calimero e Sailor Moon, due personaggi opposti che però hanno i claim di due forti comunicatori nella politica, cioè Matteo Salvini e Giorgia Meloni". Ci somigliano quei personaggi? "Beh, se un'utenza che non è né nerd né attenta alla politica si è appassionata a questa cosa è perché in qualche modo si è rivista: magari nell'infanzia ha venerato uno di quei personaggi o si è ritrovato nelle parole che noi gli o le abbiamo attribuito". Del resto le elezioni a Paperopoli, molti anni prima, erano state un successone.
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