venerdì 11 febbraio 2022

Alla Camera nasce la componente di Europa Verde (e si parla di nuovo di esenzione dalla raccolta firme)

Il gruppo misto della Camera dei deputati in questo periodo appare molto simile a un crogiuolo, che contiene materiale fuso, fluido, dal quale si possono forgiare nuove entità, in questo caso nuove componenti. Dopo l'annuncio della nascita di Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione comunista - Sinistra europea, dato in aula tre giorni fa, questa mattina la seduta si è aperta con un nuovo annuncio, dato questa volta dal vicepresidente di turno Fabio Rampelli: a sorgere, questa volta, è la componente politica Europa Verde - Verdi Europei, la cui formazione è stata chiesta il 9 febbraio ed è stata autorizzata dalla Presidenza della Camera ieri. Anche di quest'articolazione fanno parte quattro tra deputate e deputati, che hanno in comune - di nuovo - l'elezione sotto le insegne del MoVimento 5 Stelle: 
Cristian Romaniello (indicato come rappresentante della componente e vicepresidente del gruppo misto), Elisa Siragusa, Paolo Nicolò Romano e Devis Dori (nel proprio testo pronunciato in aula, Rampelli ha precisato - fatto piuttosto insolito, salvo errore - che gli ultimi due deputati nominati provengono rispettivamente dalla componente Alternativa e dal gruppo Liberi e Uguali).
Il caso di cui si parla ora non è del tutto assimilabile all'ultimo visto, anche se si fonda sulle stesse norme di diritto parlamentare già passate in rassegna molte volte. La nuova componente, in particolare, è stata autorizzata sulla base dell'art. 14, comma 5 del Regolamento, che consente la formazione di una componente politica di almeno tre tra deputate e deputati, purché costoro "
rappresentino un partito o movimento politico la cui esistenza, alla data di svolgimento delle elezioni per la Camera dei deputati, risulti in forza di elementi certi e inequivoci, e che abbia presentato, anche congiuntamente con altri, liste di candidati ovvero candidature nei collegi uninominali". In questo caso, il soggetto politico che ha partecipato alle ultime elezioni politiche è la Federazione dei Verdi, che aveva inserito una miniatura del proprio simbolo all'interno del contrassegno della lista Italia Europa Insieme, accanto alle "pulci" del Partito socialista italiano e di Area civica (oltre che al rametto di Ulivo richiamato in modo leggerissimo).
Si ricorderà che già in passato - con riferimento ovviamente a questa legislatura - la Federazione dei Verdi ha consentito la nascita di una componente politica del gruppo misto, vale a dire Facciamo Eco, autorizzata a marzo dello scorso anno. Alla metà di luglio, tuttavia, sempre la Federazione dei Verdi (anzi, più esattamente Europa Verde, soggetto politico che rappresenta la continuità giuridica dei Verdi e che ha la disponibilità dei suoi segni distintivi) ha scelto di revocare l'uso del simbolo alla componente: coloro che erano parte della componente hanno così deciso di scioglierla direttamente (prima che fosse rilevato il venir meno della rappresentanza di un partito titolato a costituirsi in componente), salvo poi unirsi all'articolazione formata dal Maie e dal Psi, aggiungendo il loro nome alla componente all'inizio di agosto.
Tornando all'articolazione del gruppo misto appena nata, questa volta non c'è un soggetto politico nato all'interno della Camera che ha avuto bisogno dell'avallo di una forza politica esterna ma titolata a formare la componente: qui è direttamente la forza politica esterna ad aver formato un proprio raggruppamento a Montecitorio, costituito da propri iscritti. La pagina Fb di Europa Verde, infatti, segnala che le quattro persone che hanno presentato la richiesta "già avevano formalizzato l'iscrizione a Europa Verde": si allunga dunque l'elenco di persone elette con il MoVimento 5 Stelle che hanno aderito a Europa Verde, dopo soprattutto Eleonora Evi, europarlamentare e dall'estate scorsa co-portavoce - con Angelo Bonelli - di Ev. Vale giusto la pena precisare che, benché formalmente il diritto di formare la componente spettasse alla Federazione dei Verdi e non a Europa Verde (sorta nel 2019 come associazione che ha presentato liste alle elezioni europee), un rapido sguardo alla pagina del Registro dei partiti politici conferma che la Federazione dei Verdi con debite modifiche statutarie si è trasformata nella Federazione "Europa Verde - Verdi", per cui si tratta dello stesso soggetto giuridico-politico che poteva chiedere e ottenere la formazione della componente, sussistendone le condizioni.

La notizia della creazione della componente è certamente rilevante per chi studia il diritto parlamentare o ne è incuriosito. C'è però un'altra notizia altrettanto significativa, che merita di essere già ora considerata con attenzione, anche se la nascita delle ultime due componenti non dovrebbe avere effetti da questo punto di vista. Tra gli emendamenti presentati al disegno di legge di conversione del "decreto milleproroghe" (A.C. n. 3431), in discussione presso le commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio della Camera, ce ne sono alcuni che vorrebbero prevedere nuove ipotesi una tantum di esenzione dalla raccolta delle firme per le forze politiche con qualche forma qualificata di rappresentanza parlamentare (estendendo, ovviamente, il regime attuale che esonera dalla ricerca delle sottoscrizioni solo le forze politiche costituite in gruppo parlamentare in entrambe le Camere dall'inizio della legislatura). Si tratta, in particolare, di sei emendamenti che in un primo tempo erano stati ritenuti inammissibili, ma il 1° febbraio sono stati riammessi e saranno discussi nelle prossime sedute (in quella di ieri si è deciso di accantonarli): essi puntano ad aggiungere un comma all'art. 19 del d.l. n. 228/2021 (cioè il "milleproroghe") - con cui si sono prorogate le disposizioni sulle modalità operative, precauzionali e di sicurezza in materia elettorale per applicarle anche alle ultime suppletive - oppure a introdurre subito dopo un art. 19-bis, da collocare lì per ovvia vicinanza della materia. 
Chi in questi giorni ha evidenziato la presenza di questi emendamenti ha fatto notare che la discussione sull'esenzione dalla raccolta firme questa volta è iniziata molto prima del consueto, visto che di solito a operazioni simili (di esenzione o riduzione sensibile del numero di sottoscrizioni necessarie) si è provveduto sul finire della legislatura, grazie a decreti-legge o addirittura a disposizioni di natura finanziaria dal calendario "a tappe forzate" (visto come corsia preferenziale). Le cose in effetti stanno così, ma non è così strano e, anzi, è una buona notizia: il Codice di buona condotta in materia elettorale adottato nel 2002 dalla Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (c.d. "Commissione di Venezia", organo legato al Consiglio d'Europa) stigmatizza le modifiche alle norme elettorali che intervengano meno di un anno prima dalla data del voto (punto n. 65), soprattutto per quanto riguarda "gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale propriamente detto, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni". Posto che, da questo punto di vista, l'Italia si è dimostrata assai inadempiente (con riguardo alle elezioni del 1994 - anche se, essendo anticipate, non erano del tutto prevedibili - a quelle del 2006 e del 2018, benché nell'ultimo caso abbia pesato la sentenza n. 35/2017 della Corte costituzionale su alcune disposizioni dell'Italicum approvato nel 2015), formalmente l'esenzione dalla raccolta firme non è parte degli "elementi fondamentali del diritto elettorale" citati prima; di certo però è un elemento molto rilevante. Discutere ora delle ipotesi di esonero consentirebbe di determinare con ragionevole anticipo (di circa un anno) sulla data del voto quali forze politiche dovranno raccogliere le firme; questo, ovviamente, non esclude che - complice anche la riduzione dei parlamentari - nei prossimi mesi si discuta di significativi ritocchi alla legge elettorale, anche se "fuori tempo massimo" in base a quanto si è visto prima.
Tornando agli emendamenti, è significativo e - lo si conceda - illuminante collegare gli effetti di ciascuno di essi alla situazione delle forze politiche dei proponenti. In particolare, l'emendamento 19.3 a firma di Maurizio Lupi (
Noi con l'Italia) propone, "in considerazione della situazione epidemiologica da COVID-19, al fine di prevenire i rischi di contagio nonché di assicurare il pieno esercizio dei diritti civili e politici", di estendere l'esenzione prevista una tantum dalla legge n. 52/2015 (l'Italicum) e già applicata alle elezioni del 2018 (esentando coloro che disponevano almeno di un gruppo parlamentare in un ramo del Parlamento al 15 aprile 2017, data ritoccata rispetto al 1° gennaio 2014 originariamente previsto) anche alle prime elezioni successive all'entrata in vigore della norma, peraltro ampliandola anche ai partiti o gruppi "costituiti in gruppo parlamentare, o in una componente del gruppo misto, in almeno una delle due Camere all'inizio della legislatura in corso". Secondo questa soluzione, oltre a MoVimento 5 Stelle, Partito democratico, Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia (e ai partiti rappresentativi di minoranze linguistiche che abbiano ottenuto almeno un seggio alle ultime elezioni politiche: stavolta, Svp-Patt e Union Valdôtaine), sarebbero esenti Liberi e Uguali (in virtù del gruppo alla Camera, autorizzato quasi subito, e in ogni caso delle componenti create alla prima occasione disponibile), Noi con l'Italia (guarda caso), +Europa, Psi, probabilmente l'Udc e il Partito sardo d'Azione (se riuscissero a far valere il fatto che il loro nome fa parte dall'inizio delle denominazioni dei gruppi di Fi e Lega al Senato) e quasi certamente Civica popolare, Centro democratico, Maie e Usei (visto che le componenti sono sorte pochi giorni dopo).
Gli emendamenti 19.2 e 19.05, presentati da Riccardo Magi (+Europa) ed Enrico Costa (Azione) mirano - rispettivamente aggiungendo un comma all'art. 19 o prevedendo un art. 19-bis - estendere l'esenzione dalla raccolta firme ai soggetti politici 
"costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 15 settembre 2021 o che nelle precedenti elezioni politiche abbiano ottenuto almeno un seggio con un proprio contrassegno". Se si guarda ai gruppi, risulterebbero esenti (oltre ai cinque partiti e alle due forze di minoranze linguistiche visti) Coraggio Italia, Italia viva, Liberi e Uguali e forse il Psd'az (come visto prima). A questi si dovrebbero aggiungere le forze che hanno eletto "almeno un seggio con un proprio contrassegno", frase che porta con sé qualche problema di interpretazione: posto che si fanno ovviamente rientrare in questa categoria i partiti che hanno eletto persone candidate nei collegi uninominali, non è chiaro se con "contrassegno" ci si riferisce al contrassegno di lista (per cui l'esenzione vale per un'unica forza politica, anche se il contrassegno era composito) oppure ai singoli simboli contenuti nel contrassegno (dunque "moltiplicando" l'esenzione per tutte le forze politiche visibilmente contenute nei contrassegni e che siano riuscite a eleggere almeno un loro candidato). In quest'ultima ipotesi, dell'esonero fruirebbero Udc (anche a non voler riconoscerle un gruppo parlamentare), Noi con l'Italia, +Europa (ovvio), Centro democratico, Psi, ma anche Alternativa popolare e Centristi per l'Europa.
Resta da dire degli emendamenti 19.4, 19.06 e 19.07, presentati da Felice Maurizio D'Ettore e Marco Rizzone (Coraggio Italia). Il primo e l'ultimo intendono esentare le forze politiche che al 31 dicembre 2021 disponevano di un gruppo parlamentare almeno in una Camera: oltre ai "magnifici sette" già ricordati sopra, non dovrebbero raccogliere le firme Coraggio Italia (chiaro...), Italia viva, Liberi e Uguali e forse (se si considera la loro presenza nei nomi dei gruppi al Senato) Udc, Psi e Psd'az. L'emendamento centrale, invece, aggiunge a questi soggetti quelli che alle ultime elezioni politiche hanno ottenuto "almeno un seggio con un proprio contrassegno". Di fatto si tratta dello stesso emendamento presentato da +Europa e Azione: è vero che quest'ultimo indica come data il 15 settembre 2021 mentre Coraggio Italia propone il 31 dicembre dello stesso anno, ma non esistono gruppi che si siano formati o siano cessati in quel periodo, tali dunque da coprire un arco diverso di forze politiche.
Restano invece esclusi dal beneficio dell'esenzione in base a tutti gli emendamenti i soggetti politici che hanno costituito componenti durante la legislatura senza trasformarle in gruppo (Azione, Radicali italiani, Europa verde, Alternativa, Rinascimento, Alleanza di centro, Italexit, Europeisti, Potere al popolo!, Partito comunista, Noi di centro, etc.), per non parlare ovviamente del gruppo dalla vita più breve della storia, vale a dire Cal (Costituzione, Ambiente, Lavoro) - Italia dei valori, durato solo un giorno al Senato tra il 27 e il 28 gennaio 2021. Queste riflessioni, ovviamente, non tengono conto di eventuali altre proposte di modifica che dovessero essere presentate in seguito; su questi emendamenti il governo non ha mosso obiezioni e risulta essersi rimesso al parere dell'aula, quindi la partita è aperta.
Vale la pena aggiungere, infine, che tra gli emendamenti che gravitano intorno all'art. 19 del decreto "milleproroghe" ce ne sono tre di Italia viva sulle elezioni dei parlamentari della circoscrizione Estero (con varie norme procedimentali) e uno - il 19.1 - a doppia firma Magi-Costa che cerca di riproporre - dopo la bocciatura "da pareggio" di un testo analogo discusso in sede di conversione del "decreto Pnrr" - la possibilità di raccogliere le firme a sostegno delle liste delle elezioni politiche "anche su documento informatico, sottoscritto con firma elettronica qualificata" (consentendo dunque anche l'uso dello Spid). Si tratterebbe di una novità oggettivamente dirompente per la raccolta firme delle elezioni politiche - come lo è stato per alcune delle richieste di referendum che la Corte costituzionale sta per valutare, dopo l'emendamento a prima firma Magi, preparato da Mario Staderini - almeno per le forze politiche che sceglieranno di avvalersi di quello strumento. Non si tratta di una strada priva di problemi (oltre alla sicurezza, c'è la questione per niente trascurabile dei costi legati alla tecnologia da utilizzare), ma questa è probabilmente l'ultima occasione seria e consistente per introdurre questa novità. Non sembra opportuno perdere la possibilità di rifletterci sopra.

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