Aveva cercato di essere, a modo
suo, una novità, mettendo in campo la sua «piccola pattuglia di rompicoglioni»
provenienti da ogni parte d’Italia, adepti più della riduzione delle tasse e spesa
pubblica che del suo abbigliamento improbabile. La pattuglia frangipilatoria e
la potenziale coorte di votanti di Oscar Giannino, peraltro, hanno subito un
notevole smottamento una volta emersa la vicenda dei titoli di studio fantasma,
che il leader di Fare per Fermare il
declino avrebbe detto o scritto di possedere senza averli mai conseguiti.
Si potrebbe riflettere a lungo
sul rapporto tra Italiani e bugie e sulla loro concezione selettiva del perdono,
magari condannando senz’appello chi ha avuto il grave torto di farsi scoprire (come
se il vero problema fosse quello e non le mancanze) e assolvendo quasi con
bontà chi per anni si è esercitato nella consolidata arte del promettere, anche
fuori dalle campagne elettorali. Eppure, se si vuole sorridere almeno un po’,
si possono prendere in considerazione le taroccature della creatura politica di
Giannino circolate in Rete (e soprattutto su Facebook), per vedere come la
fantasia si sia spinta a mettere alla berlina un progetto che era riuscito ad
autoaffondarsi a pochi metri dal traguardo. Un’operazione un po’ maramalda,
forse, ma assolutamente inevitabile.
Così, può diventare quasi automatico
procedere per antitesi, inneggiando al «Disfare per Accelerare il declino»
(ovviamente ribaltando anche la freccia, come è giusto), quasi in una parodia
delle ultime ore di Giannino alla guida del suo movimento, oppure in un’ipotetica
ricetta per dare il colpo di grazia a un paese già precario (come fosse l’unico
modo per essere psicologicamente pronti per il baratro). Oppure si può optare
per una legittima e strategica astensione – tanto di moda, del resto – a tasso
alcolico importante, scegliendo di «Bere per Dimenticare il declino», annegando
il Paese che va a ramengo in svariate pinte di birra oppure in raffinati
bicchieri da liquore.
Altrimenti si può rispolverare un
ruolo da studente o da tirocinante, dedito a sottoscrizioni periodiche, all’adempimento
compulsivo pur di portare a casa il risultato, così che diventi del tutto
naturale «Fare per Firmare lo statino». Se vi sembra troppo meccanica e troppo irreggimentata
come azione, decisamente inadatta alla vostra vena artistica, potete sempre scegliere
la strada canora e intavolare trattative e contatti per «Fare per Andare allo
Zecchino». Requisiti: capacità di stare sulla scena, età mentale adatta all’Antoniano
(o da bambino o da Mago Zurlì) e tanto, tanto fiato (in politica, del resto, ne
è sempre servito molto). E se vi è piaciuta l’idea di tornare bambini,
beccatevi anche il «Dire Fare per Baciare il declino»: l’immagine è quella che
è, ma come nella realtà c’è sempre chi sta sotto, chi conta (i debiti o le
tasse) e chi fa penitenza. E se per la «lettera» si aspetta il prossimo,
ineluttabile risveglio di Veltroni, per il «testamento» c’è tempo: se la
politica allunga la vita, aspetterete un bel pezzo.
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