sabato 3 marzo 2018

Divagazioni pre-voto: "la cosa dei simboli" secondo il professor Pluti

Oggi, come ognuno sa, è giornata di silenzio elettorale: per qualcuno è arrivata come una liberazione (dopo una campagna oggettivamente da dimenticare), per altri è soltanto un rito ipocrita, considerando che non saranno 24 ore di silenzio a far venir meno pressioni o altri condizionamenti. In base a questi, più di qualcuno andrà a votare, ma non pochi altri preferiranno stare a casa, schifati dalla situazione. 
Tra coloro che diserteranno le urne, probabilmente ci sarà anche il professor Pino Pluti, personaggio del tutto imperdibile per chi cerca un punto di vista ALTRO e dissacrante su qualunque avvenimento o fenomeno umano (o subumano, chissà). Il professor Pluti, infatti, vanta i titoli di Magnifico Ruttore dell'Università di Puntarraisi e di Ordinario di Palermitanitudine applicata (una disciplina evidentemente richiestissima) e da anni è il protagonista indiscusso della videorubrica Intellettuale e Spirituale, presente in un imprecisato numero di puntate su Youtube: ognuna di queste va in onda dal Centro di Raccolta Differenziata gestito dal professore stesso e, dall'alto della sua chioma bionda rigorosamente posticcia (e incalzato dal suo invisibile interlocutore DottorDavid), il professore enuncia la sua oscena, indiscutibile verità (si tratti di una critica cinematografica o un'analisi di costume). 
Ma perché, dunque, il professor Pluti dovrebbe stare lontano dai seggi? Il fatto è che, giusto pochi giorni fa, lui si dichiarava del tutto schifato da un particolare che, in fondo, non era affatto un particolare, specie per i frequentatori di questo sito: "la cosa dei simboli elettorali". Già, perché "non è possibile che in un paese che dice che non è del Terzo Mondo arrivino 98, 92 simboli elettorali... quanti sono": per l'esimio professore, si trattava di uno scenario del tutto inconcepibile e, soprattutto, inaccettabile. "Allora - si lamentava - cominciamo a fare pure le figurine dei calciatori, le figurine dei politici divisi per squadra, siamo al delirio, è veramente la Africa 'sto paese!".



A sentirlo parlare, può venire da pensare che il problema sia il numero, che non sia bastato piucchedimezzarlo rispetto al 2013, che quei loghi finiti nelle bacheche del ministero siano ancora troppi e forse siano troppi anche quei 32 che effettivamente sono finiti sulle schede che stanno per essere consegnate agli elettori. Eppure, se si ha la pazienza di aspettare, si può scoprire che sia proprio l'intero sistema dei simboli a non convincere il luminare del pensiero: qualche manciata di secondi e lui, in piena luce psichedelica violastra, se ne esce con la sua "proposta plutica" a tutti i partiti: "Loro devono fare un prezziario: a seconda dei voti che volete, ... se siamo nel libero mercato, che è in grado di disciplinare qualunque attività umana, fate il mercato! Vi mettete le mani dint' 'a sacchetta, invece di fare questi loghi cretini di margherite, non margherite, levate i loghi e dite: io pago questo per questo, questo e questo!"
Ed è così, ascoltando il Verbo Plutiano (o Plutico, come dice lui), che si capisce che non c'è nulla di meno simbolico dei denari: sporchi, maledetti e subito, e possibilmente non pochi! Nel giorno del silenzio imposto, surreale e anche un po' ipocrita, una sana scarica di politicamente scorretto sembra quasi un toccasana. Ragionato, per di più: "c'è anche il rischio, gioia mia, che l'elettore fa quello che vuole, che si piglia i piccioli e poi...". La sa lunga, il professore, ma lui stesso spiega che "gioia mia, il rischio nel mercato c'è sempre!": è il mercato, bellezza, e tu non puoi farci niente. Se non promettere e pagare, ovviamente, altro che simboli! Sembra così facile, la Plutiricetta: "fare un sito con i prezzi, liberalizzare il voto, deregolamentarlo, dare spazio al mercato e all'iniziativa privata", magari inventando anche derivati e scommesse per rendere dinamico il mercato dei voti. 
Il fatto è che, così, si rischia di aspettare troppo, di dover attendere l'anno del poi (o del mai) per mettere in pratica alla luce del sole il rito liberalizzato del prezzario, probabilmente più comprensibile per tutti rispetto alla carica dei loghi più disparati: nel frattempo, che si fa? Nel frattempo, si cerca di convincere il prof. Pluti che anche i simboli hanno un loro lato interessante, che anche se ora qualcuno ha cercato di imbrigliarli con le regole abbiamo conosciuto grandi stagioni di Liberalizzazione simbolica (anche a costo di produrre paccottiglie grafiche a buon mercato o imitazioni di quart'ordine). Senza contare che, per qualcuno, anche i simboli hanno un prezzo, e pure salato. Così ecco che, prima che il giorno di silenzio finisca e inizi il rito della fila davanti ai seggi, il professor Pluti ha voluto vestire i panni e la parrucca del testimonial, facendo la sua personalissima (e oscena) pubblicità di Per un pugno di simboli. Con la certezza che, quanto prima, arriverà la fattura, da saldare in piccioli arrubbati.



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