Dopo il post di ieri che dava conto dei simboli che gli elettori lombardi troveranno sulla scheda verde dedicata alle loro elezioni regionali, oggi è il turno del Lazio. Anche qui, ironia della sorte, le liste circoscrizionali presentate sono 19, proprio come in Lombardia; a differenza delle norme valide in questa regione, tuttavia, la legge regionale laziale prevede anche l'adozione di un simbolo legato al candidato alla presidenza. Si racconterà tutto questo, seguendo l'ordine del sorteggio valido per la circoscrizione di Roma.
Giovanni Paolo Azzaro
1) Democrazia cristiana
Volendo, la prima sorpresina (almeno il diminutivo ci sta) riservata dalla scheda per le regionali del Lazio è data dalla prima posizione: se un tempo, prima che l'ordine fosse determinato dal sorteggio, quel posto era costantemente occupato dal simbolo del Pci, questa volta la sorte ha piazzato in alto a sinistra la ridestata Democrazia cristiana, quella la cui assemblea dei soci è presieduta da Gianni Fontana e che candida alla presidenza del Lazio Giovanni Paolo Azzaro, già coordinatore regionale di Noi Sud di Micciché. Il simbolo, ovviamente, non è lo scudo crociato tradizionale, ma una bandiera bianca con croce rossa di San Giorgio, leggermente mossa. Come dire, la croce c'è, lo scudo mettilo tu...
Elisabetta Canitano
2) Potere al popolo!
In Lombardia non ci sarà, ma in Lazio il simbolo di Potere al popolo! c'è e lotta insieme ai suoi sostenitori. La lista è la sola a sostenere la candidatura di Elisabetta Canitano (curiosità: nella lista della circoscrizione di Roma, oltre a Sandro Medici, c'è anche un "Alessandro Bondi", ma naturalmente non ha nulla a che vedere con l'ex ministro un tempo forzista-pidiellino) e l'emblema utilizzato è proprio lo stesso coniato - non senza difficoltà e contrasti - per le elezioni politiche: la scritta con le parole nere "Potere" e "popolo!" in evidenza, i due archi e la stella in tinta bordeaux. Anche qui, naturalmente, la parola "sinistra" non c'è, ma non figura nemmeno in altri contrassegni, quindi nessuno se ne avvantaggerà.
Roberta Lombardi
3) MoVimento 5 Stelle
Il primo nome di rilevanza nazionale, tra le candidature alla presidenza della regione è quello di Roberta Lombardi, deputata uscente del MoVimento 5 Stelle, formazione che continua a rappresentare anche in questa consultazione. Il simbolo utilizzato, naturalmente, è lo stesso mostrato per la prima volta al Viminale il 19 gennaio e in corsa anche per le regionali lombarde: nella parte inferiore, dunque, è riportata la stringa "ilblogdellestelle.it", inserita quasi a voler marcare una "fase 3" nel MoVimento. Lombardi ovviamente corre solo con quella lista e si prepara a contendere la poltrona di guida della regione soprattutto all'uscente Luca Zingaretti e a Stefano Parisi.
Mauro Antonini
4) CasaPound Italia
Non rappresenta una novità per le elezioni regionali laziali la lista di CasaPound Italia, già presente al precedente appuntamento elettorale del 2013.
Rispetto ad allora è cambiato il candidato (allora era Simone Di Stefano, attualmente capo della forza politica alle elezioni nazionali; ora invece è Mauro Antonini), mentre non è affatto cambiato il simbolo della tartaruga col carapace-casa ottagonale su fondo grigio, con l'arco tricolore e il nome dell'associazione-partito a contenere il nucleo grafico dell'emblema. All'epoca la lista sfiorò lo 0,7%, questa volta il risultato potrebbe essere maggiore: toccherà agli elettori determinarlo.
Stefano Parisi
Primo dei candidati alla presidenza della regione a essere sostenuto da una coalizione è Stefano Parisi, scelto in extremis come guida per il centrodestra laziale. La maggiore pubblicità è stata data ai contrassegni delle singole liste (sono loro a contendersi il voto dei cittadini, determinando poi la composizione del consiglio), mentre quasi nessuno ha saputo del simbolo di coalizione, Lazio 2018, per la verità piuttosto anonimo. Fondo carta da zucchero, il nome impilato con la "I" perfettamente allineata con la cifra "1" (identiche nella font bastoni utilizzata): lo stesso carattere ripetuto anche in alto crea una sorta di asta alla quale si appende un tricolore decisamente stilizzato. Nemmeno così brutto, in realtà, ma difficile immaginare un simbolo più anonimo (potrebbe essere di chiunque).
5) Noi con l'Italia - Udc
Ad aprire lo spazio dedicato alla coalizione che sostiene Stefano Parisi è stata sorteggiata la lista di Noi con l'Italia - Udc. Il simbolo, senza alcuna variazione è proprio lo stesso che è stato coniato per le elezioni politiche dalla "quarta gamba" del centrodestra, unendo la grafica simil-Pdl del progetto nato intorno a Maurizio Lupi e Raffaele Fitto al simbolo già composito dell'Udc, naturalmente con lo scudo crociato in primissimo piano (pur se leggermente compresso in verticale). Curiosità: come capolista della circoscrizione di Roma è stato scelto il consigliere regionale uscente Pietro Sbardella, figlio di Vittorio, storica e contestata figura chiave della Dc romana.
6) Forza Italia
Al secondo posto, all'interno della coalizione di centrodestra, il sorteggio ha collocato la lista di Forza Italia. Quanto all'emblema, la fisionomia è la stessa vista in Lombardia: da quando è stato di nuovo ingrandito il nome di Berlusconi (per raccogliere il maggior numero di voti, soprattutto alle elezioni politiche che si svolgono in contemporanea), l'indicazione del candidato locale da sostenere - in questo caso Parisi - è stata spostata di nuovo, com'era in origine, nella parte inferiore del contrassegno, lasciando che la parte superiore fosse occupata dalla bandierina tricolore (a costo di far uscire i vertici superiori dal cerchio). Capolista a Roma è l'irpino Antonio Aurigemma, consigliere uscente in cerca di conferma.
7) Energie per l'Italia
La terza posizione, all'interno della compagine che appoggia Parisi, è stata assegnata alla lista che in assoluto gli è più vicina: Energie per l'Italia. Le lampadine - rigorosamente spente - volute da Stefano Parisi e che non sono finite sulle schede delle elezioni politiche (dopo l'accordo che ha portato lo stesso ex aspirante sindaco di Milano a candidarsi contro l'uscente Zingaretti) si vedranno in Lazio: più delle lampadine, tuttavia, a spiccare è il cognome del candidato e fondatore, impossibile non vederlo nel suo blu carta da zucchero su fondo bianco, nella collaudata font Nexa. Come capolista a Roma si rivede Donato Robilotta, già Nuovo Psi - Pdl - Socialisti riformisti, già consigliere regionale.
8) Lega
Lo si deve ammettere, la presenza di Alberto da Giussano accanto alla bandierina tricolore al vento e alla fiammella rimpicciolita non è certo un fatto nuovo (accade ciclicamente dal 1994). Il vero elemento di novità rispetto al passato, anche solo alle regionali di cinque anni fa, è l'apparizione della Lega, proprio con il guerriero a spada spiegata e senza più riferimenti al Nord, nella competizione elettorale del Lazio. Nessun riferimento a Parisi: l'unico nome sul simbolo (come in Lombardia) è quello di Salvini, unica personalizzazione concessa è l'indicazione della regione nel segmento blu in basso. Sarà curioso, a quel punto, vedere come andrà a finire.
9) Fratelli d'Italia
Quinto e ultimo simbolo della coalizione di centrodestra è quello di Fratelli d'Italia, che in Lazio ha uno dei suoi territori di maggior radicamento. L'emblema, ovviamente, è esattamente lo stesso presentato in vista delle elezioni politiche, vale a dire il "cannocchiale" del simbolo rinnovato di Fdi (con fiammella, senza cordicelle e senza tracce visibili di An) inserito in un cerchio dall'analoga struttura cromatica e contenente in grande evidenza il nome di Giorgia Meloni. Proprio il consenso di cui la leader del partito gode in Lazio potrebbe catalizzare un numero consistente di voti; nessun riferimento, invece, al candidato presidente Parisi, che pure è romano di nascita.
Jean Leonard Touadi
10) Civica popolare
Dopo il centrodestra, il sorteggio ha collocato una lista singola, quella di Civica popolare che, a differenza di quanto accade a livello nazionale e in Lombardia, in Lazio ha scelto una strada autonoma, candidando alla presidenza Jean Leonard Touadi, già deputato eletto - nella XVI legislatura - con l'Idv e poi rimasto per una decina di anni all'interno del Pd. Il simbolo ha la stessa struttura di quello nazionale, ma il cognome di Lorenzin - mantenuto probabilmente perché lei è romana - è stato notevolmente sacrificato per fare posto alla dicitura "per Touadi presidente". L'impressione, però, è che questo sia stato fatto con scarsa attenzione al risultato grafico: la font utilizzata è diversa da quella del nome della lista e la parte inferiore del cerchio sembra davvero troppo piena e "ammassata".
Sergio Pirozzi
Non sono solo centrodestra e centrosinistra a presentarsi in coalizione alle regionali in Lazio: ci sono anche le due liste che sostengono la candidatura a presidente del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Dovendo scegliere il simbolo della sua coalizione, il primo cittadino con gli scarponi ha fatto una scelta dirompente: non una parola nel contrassegno coalizionale, solo il suo volto, noto dopo che tutti i media per mesi l'hanno cercato e rilanciato. Anche questo simbolo non era sostanzialmente stato divulgato, fino a quando non hanno cominciato a circolare i fac simile delle schede, scatenando ora l'ilarità, ora l'indignazione di alcuni frequentatori della Rete, che hanno parlato di "pochezza" del candidato. Per lui, invece, è solo la scelta di "metterci la faccia", di non nascondersi "dietro una bandiera".
11) Lista Nathan
Quello che non si era concretizzato nel 2016 per le elezioni comunali di Roma sembra essere diventato realtà questa volta: una lista presentata nel nome di Ernesto Nathan, sindaco di Roma dal 1907 al 1913. A campeggiare accanto al nome della Lista Nathan è proprio il suo ritratto in bianco e nero: all'interno ci sono anche il simbolo del Pli di Giancarlo Morandi e Stefano De Luca e il tralcio di foglie d'edera di IRepubblicani.com (utilizzato in realtà in prima battuta dall'associazione Unità repubblicana). Sono queste le due componenti della lista che non ha dovuto raccogliere le firme grazie all'esenzione concessa dal gruppo consiliare del Movimento nazionale identitario di Francesco Storace.
12) Sergio Pirozzi presidente
Eccolo qui, il simbolo con l'impronta di scarpone che aveva fatto storcere la bocca a più di qualche esponente del centrodestra sia quando era stato presentato all'inizio della campagna elettorale di Pirozzi verso la presidenza della regione, sia soprattutto quando era apparso nelle bacheche del Viminale tra i simboli che sarebbero potuti finire sulle schede (anche se poi concretamente non ci è arrivato). In ogni caso, l'emblema con la dicitura Sergio Pirozzi presidente c'è ed è pronto a raccogliere il consenso personale del sindaco di Amatrice, candidato presidente ma anche capolista della sua formazione, per lo meno nella circoscrizione di Roma.
Stefano Rosati
13) Riconquistare l'Italia
Prima della coalizione di centrosinistra, il sorteggio ha piazzato sulla scheda il simbolo e le liste di Riconquistare l'Italia. L'emblema, in sé, potrebbe non dire molto, ma per chi ha l'occhio allenato è abbastanza facile riconoscere i colori e la grafica del Fronte sovranista italiano, al cui consiglio direttivo appartiene anche il candidato alla presidenza della regione, Stefano Rosati. La sigla Ri è scritta in verde e con la stessa font che in passato era usata per l'acronimo Fsi; da quel simbolo (e prima ancora da quello dell'Associazione Riconquistare la Sovranità) viene anche la Stella d'Italia, aperta, incompleta e in crescita, utilizzata come metafora del percorso dell'associazione e del progetto politico sovranista.
Nicola Zingaretti
Ultimo tra i candidati alla presidenza sorteggiati, Nicola Zingaretti si presenta sostenuto da ben sei liste. Qualcuna è nuova, qualcuna si è già vista alle elezioni precedenti, così come si è già sperimentato cinque anni fa il simbolo coalizionale unitario, denominato Per il Lazio (nome che, curiosamente, nel 2010 era stato invece usato dal centrodestra per la candidatura di Renata Polverini). Già nel 2013, infatti, era stato usato il profilo della regione Lazio tratteggiato a mano di verde su fondo giallo-arancio, campito a fasci radiali. In sé non è nemmeno bruttissimo, ma è solo leggermente meno anonimo dell'emblema utilizzato dal centrodestra in questa tornata elettorale.
14) +Europa
Ad aprire le danze della coalizione di centrosinistra è la lista +Europa con Emma Bonino. Il progetto politico, che mette insieme le forze di Radicali italiani e di altre figure a partire da Benedetto Della Vedova, presenta anche in Lazio propri candidati (alcuni dei quali sono noti: nella lista della circoscrizione romana il capolista è Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma, ma nell'elenco delle candidature c'è anche Mina Welby). Nel contrassegno, proprio come in Lombardia, non è stata introdotta la miniatura del simbolo di Centro democratico, necessaria solo a livello nazionale per conservare l'esenzione dalla raccolta firme (che invece in regione è stata fatta).
15) Liberi e Uguali
Al secondo posto è stata sorteggiata la lista di Liberi e Uguali, che in Lazio ha scelto di non confermare la propria corsa solitaria, ma di aderire alla coalizione che sostiene il presidente uscente Zingaretti, in cerca della riconferma. Come si è detto con riguardo alla Lombardia, il contrassegno utilizzato alle elezioni regionali conserva la stessa struttura di quello presentato a livello nazionale, sostituendo il riferimento al capo della forza politica Pietro Grasso con quello alla regione; se "Lazio" è più visibile di "Lombardia" perché la parola è più breve e dunque può essere ingrandita, la preposizione "nel" è del tutto illeggibile e decisamente "fuori centro", poco gradevole alla vista.
16) Centro solidale per Zingaretti
La grafica della terza lista che appoggia il tentativo di riconfermare Nicola Zingaretti è una delle due più semplici e spoglie. Centro solidale per Zingaretti si propone come formazione composta da persone legate all'associazionismo, al volontariato e alla società civile (capolista a Roma è Paolo Ciani, tra i responsabili romani della Comunità di Sant'Egidio e segretario della Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali e confraternite per la Diocesi di Roma. L'emblema è per metà bianco e metà verde: nel semicerchio superiore la parte principale del nome della lista è scritta in blu, il nome del candidato trova posto nel semicerchio inferiore, mentre il "per" posato a metà, più leggero per il suo corsivo rosso, tenta di muovere graficamente, almeno in parte, una composizione altrimenti statica.
17) Insieme - Italia Europa
Anche alle regionali del Lazio la lista Insieme partecipa alla coalizione di centrosinistra. Rispetto al contrassegno presentato al Viminale per le elezioni politiche, la parte superiore dell'emblema regionale - dalla parola "insieme" in su - è identica; cambia leggermente, invece, quella inferiore, visto che le tre "pulci" del Psi, dei Verdi e di Area civica sono poste alla stessa altezza, così da lasciare spazio a un segmento circolare verde che contiene l'espressione "con Zingaretti presidente", ovviamente con il cognome del candidato in discreto rilievo. Alla fine il simbolo non è troppo sgradevole, anche se appare eccessivamente pieno proprio nella parte inferiore.
18) Lista civica Zingaretti presidente
Se, tra le liste a sostegno della riconferma di Zingaretti, se ne vuole individuare una sua "personale", non si può che indicare questa: la Lista civica Zingaretti presidente è davvero una formazione che guarda alla società civile perché chi ne fa parte viene quasi tutta da lì (in particolare dal mondo accademico). Guidata dal giornalista della Repubblica Carlo Picozza, la lista ha una composizione grafica piuttosto semplice, con l'espressione "Zingaretti presidente" contenuta in una barra bianca, mentre il riferimento alla lista civica si trova in alto, nella parte colorata e sfumata di rosso mattone o arancione (niente invece nella parte inferiore blu).
19) Partito democratico
Può stupire, volendo, che anche in questo caso il simbolo del Partito democratico possa chiudere la coalizione di centrosinistra. Invece, proprio come in Lombardia (Milano), anche a Roma l'emblema del partito ora guidato da Matteo Renzi è stato sorteggiato come ultima - oltre che di tutte le formazioni - delle sei liste della compagine a sostegno di Zingaretti. Ed è proprio il riferimento al candidato alla guida della regione l'unica modifica introdotta nel contrassegno: qui non si è pensato di ridurre le dimensioni del logo, ma di aggiungere semplicemente un segmento verde con la dicitura "Zingaretti presidente". Nel 2013 non c'era, ma stavolta potrebbe servire a portare qualche voto in più.
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