venerdì 15 gennaio 2021

Maie-Italia23: movimenti in arrivo al Senato

Formalmente sul sito del Senato non è cambiato nulla, rispetto anche solo a ieri. Eppure una manciata di ore fa è stata diffusa una nota di Ricardo Merlo, presidente del Movimento associativo Italiani all'estero (Maie) nonché sottosegretario agli Esteri in questo governo: in quel breve testo si annuncia il cambio di nome della "componente" senatoriale da Maie a Maie-Italia23, "per costruire uno spazio politico che ha come punto di riferimento Giuseppe Conte". "N
on cerchiamo responsabili - continua la dichiarazione di Merlo - ma costruttori, a cui l'unica cosa che offriamo è una prospettiva politica per il futuro, per poter costruire un percorso di rinascita e resilienza, nell'interesse dell'Italia, soprattutto in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo, tra la crisi sanitaria che continua a mordere e quella economica che ha messo in ginocchio imprese, attività commerciali e famiglie. Facciamo questo alla luce del sole, con trasparenza. Invitiamo a far parte del gruppo tutti i colleghi senatori interessati a costruire e a lavorare da qui alla fine della legislatura per il bene del Paese e degli italiani".
Fin qui il contenuto della nota, al quale ovviamente ci si attiene. Certamente per ora l'operazione non ha ancora una portata numerica rilevante, se non altro perché per adesso la "componente" conta quattro aderenti che già votavano la fiducia al governo: oltre a Merlo, ci sono anche Adriano Cario (già Usei), Saverio De Bonis (eletto in Basilicata con il M5S) e Raffaele Fantetti (già di Forza Italia). La presenza di quest'ultimo è significativa: proprio Fantetti era stato indicato nei giorni scorsi come riferimento dell'operazione Italia23, prima che la paternità dell'iniziativa volta a creare una "lista centrale" (per le prossime elezioni, ma magari anche prima) fosse rivendicata da Gianfranco Rotondi.
Naturalmente nelle prossime ore i promotori dell'operazione attendono l'arrivo di altre persone elette in Senato (tra coloro che finora non hanno appoggiato l'esecutivo: tra queste anche Alessandrina Lonardo in Mastella?), al fine di sostenere il prosieguo del governo Conte-bis; sembra lecito prevedere però almeno un altro passo. Tutti i giornalisti che hanno curato le cronache dal Quirinale, infatti, hanno messo in luce come il Presidente della Repubblica preferirebbe che il sostegno al governo da parte di una diversa maggioranza fosse marcato all'apporto non di singoli eletti, ma di un gruppo parlamentare, anche da costituire. Del resto, era lo stesso sito di Italia23 a contenere già una voce del menu intitolata "Gruppo parlamentare", anche se era ancora vuota. Quella annunciata oggi, come si diceva, è solo una "componente" interna al gruppo misto di Palazzo Madama, anche se il suo valore è pressoché nullo: a differenza di quanto accade alla Camera, infatti, il Senato non conosce l'istituto della componente politica del misto (se non per l'ipotesi davvero marginale prevista dall'art. 156-bis, comma 1 del regolamento: "I Presidenti dei Gruppi parlamentari, a nome dei rispettivi Gruppi, ed i rappresentanti delle componenti politiche del Gruppo misto, possono presentare non più di una interpellanza di Gruppo al mese"). Da anni le componenti sono comunque praticate, ma valgono giusto come "etichette" che aiutano chi lo voglia a farsi riconoscere e non devono per forza essere legate a un partito (il caso di Insieme per l'Italia di Sandro Bondi e Manuela Reperti della scorsa legislatura lo dimostrò). Per avere più visibilità (anche come tempi di intervento), garanzie, prerogative e risorse (locali inclusi) occorre dunque costituirsi in gruppo parlamentare.
Chi segue con attenzione le vicende parlamentari sa, naturalmente, che negli ultimi scampoli della scorsa legislatura il regolamento del Senato  era stato modificato, per cui potevano formare un gruppo, anche in corso di legislatura, solo le compagini di almeno dieci persone elette a Palazzo Madama e che, come requisito politico, avessero rappresentato "un partito o movimento politico, anche risultante dall’aggregazione di più partiti o movimenti politici, che abbia presentato alle elezioni del Senato propri candidati con lo stesso contrassegno, conseguendo l'elezione di Senatori" (così si legge nella prima parte dell'art. 14, comma 4 del regolamento).
Se in effetti ai quattro senatori citati si aggiungessero almeno altri sei membri di Palazzo Madama, la costituzione del gruppo Maie-Italia23 sarebbe possibile? Il Maie ha in effetti presentato liste con il proprio contrassegno (nella circoscrizione Estero, nelle due ripartizioni americane) e al Senato ha eletto proprio Ricardo Merlo. Ci sarebbe però un problema, non secondario: l'articolo 15, comma 3 del regolamento in via generale non consente di creare gruppi in corso di legislatura (sempre per non agevolare la frammentazione), tranne - per quanto interessa qui - quando la compagine di almeno dieci senatori che richieda la costituzione faccia riferimento "a singoli partiti o movimenti politici che si siano presentati alle elezioni uniti o collegati". 
Era in queste condizioni il Partito socialista italiano
, che nel 2018 aveva partecipato alle elezioni come parte visibile (nel senso che il suo simbolo era contenuto nel contrassegno) del cartello elettorale Insieme Italia-Europa: non gli era dunque preclusa la possibilità di costituirsi in gruppo autonomo in un secondo momento e nel 2019 l'ha fatto, con il benestare del Senato che ha consentito la nascita del gruppo Psi - Italia viva anche se l'unico eletto del partito titolare del beneficio previsto dal regolamento (Riccardo Nencini) aveva conseguito l'elezione in un collegio uninominale, dunque non come diretta espressione della sola lista che conteneva il suo simbolo. Il Maie, invece, non aveva partecipato unito o collegato alle scorse elezioni: del resto non avrebbe nemmeno potuto farlo, non essendo prevista questa possibilità nella circoscrizione Estero che prevede soltanto la presentazione di liste singole concorrenti. In teoria si potrebbe immaginare che, proprio perché i "simboli esteri" non avevano la possibilità di collegarsi, si dovrebbe consentire loro di formare un gruppo: si tratterebbe di una lettura non priva di senso (e persino più accettabile di quella che ha portato a considerare eletto per il Psi un eletto in un collegio uninominale), ma lontana dalla lettera del regolamento, per cui sarebbe opportuna una discussione in Giunta per il regolamento. 
Perché un gruppo Maie - Italia23 possa nascere con sicurezza al Senato, dunque, servirebbe l'apporto di un'altra forza politica che abbia partecipato alle elezioni del 2018 unita o collegata ad altre. Paradossalmente proprio il Psi potrebbe nuovamente consentire la nascita di questo gruppo parlamentare, considerando che Riccardo Nencini ha già dichiarato la sua natura di "costruttore". Naturalmente in questa direzione non è ancora stato detto o deciso nulla in modo ufficiale, né si hanno notizie di un'adesione del Psi a quel possibile gruppo, per cui gli scenari potrebbero essere diversi. 
Certo è che, se Nencini aderisse alla nuova compagine parlamentare e allo stesso tempo il segretario nazionale del partito, Enzo Maraio, concedesse l'uso del nome per la formazione del gruppo, quell'uso verrebbe ritirato ufficialmente a Italia viva, che si ritroverebbe priva - come da più parti si sta facendo notare fin da ieri - il partner che le ha consentito l'emersione dal gruppo misto come gruppo autonomo. Le conseguenze di una simile scelta, come dell'eventuale fuoriuscita di membri che facessero scendere il gruppo sotto le dieci unità, sarebbero pressoché immediate: il gruppo avrebbe dichiarato sciolto e i suoi componenti entrerebbero d'ufficio a fare parte del gruppo misto, perdendo così i privilegi ricordati prima. Naturalmente quella situazione potrebbe non essere definitiva: Italia viva dovrebbe trovare un'altra forza politica in grado di formare un gruppo senatoriale in corso di legislatura. 
Ritenendo di poter escludere che un simile beneficio possano concederlo Noi con l'Italia (che ha eletto Gaetano Quagliariello) oppure l'Udc (che ha eletto tre senatori) per evidenti incompatibilità con il soggetto politico renziano, la possibilità che apparirebbe meno impraticabile sarebbe un accordo con +Europa, che a Palazzo Madama ha eletto Emma Bonino e, come componente, da alcune settimane nel gruppo misto è unita anche a due senatori che ora rappresentano Azione, cioè l'ex M5S Gregorio De Falco e Matteo Richetti, già molto vicino a Renzi durante la loro militanza nel Pd. A dire il vero è altrettanto noto che negli ultimi tempi non sono stati affatto buoni i rapporti tra lo stesso Renzi e Carlo Calenda, fondatore di Azione con Richetti (non si dovrebbe peraltro dare per scontato nemmeno il consenso di Bonino e del leader di +E Benedetto Della Vedova, tra l'altro a pochi mesi dal congresso che si svolgerà in primavera); è altrettanto vero però che l'unione di tre forze moderate e liberali come +Europa, azione e Italia viva avrebbe un significato politico preciso e aiuterebbe forse l'aggregazione in un'area finora decisamente frammentata, dunque piuttosto debole sul piano elettorale. 
È  evidente, in ogni caso, che da qui all'inizio della settimana prossima può ancora accadere di tutto e ogni parola scritta in questo post potrebbe essere velocemente consegnata alla preistoria punto tanto vale quindi aspettare qualche manciata di ore e riflettere su ciò che effettivamente accadrà.

1 commento:

  1. Caro gabriele, grazie, una spiegazione interessante ed esaustiva, almeno sino a lunedì o martedì prossimi.

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