Il cambiamento del simbolo di un partito, perfino in un'epoca di attenzione all'immagine come l'attuale, raramente è soltanto un fatto estetico: c'è, normalmente, il desiderio di comunicare qualcosa di nuovo, di guardare a un elettorato più ampio o che comunque non coincida con quello precedente, così come la volontà di essere riconoscibili attraverso nuovi elementi grafici o testuali. Probabilmente va letta anche alla luce di queste considerazioni la scelta - annunciata due giorni fa - dei vertici di Democrazia sovrana popolare, cioè Marco Rizzo (coordinatore) e Francesco Toscano (presidente), di adottare per il partito un simbolo nuovo, che si discosta in modo significativo dal precedente, pur mantenendo fermo l'elemento del tricolore (reinterpretato però in maniera diversa).
Di seguito si trova il testo del post ufficiale diffuso sulla pagina Facebook di Democrazia sovrana popolare:
DSP – Democrazia Sovrana Popolare cambia la sua veste grafica di presentazione: sull'onda di una forte crescita politica all'interno del panorama italiano rinnoviamo la comunicazione, partendo dal simbolo.
Proprio in un momento di assoluto pericolo della terza guerra mondiale, serve dare un segnale di indipendenza, sovranità e neutralità al nostro Paese.
L’immagine della nostra forza politica diventa fondamentale. Democrazia Sovrana Popolare assume il proprio acronimo come punto riconoscibile della nostra proposta.
Il colore blu scuro fa da cornice e racchiude al suo interno gli elementi identitari del partito. Al centro campeggia l'acronimo "DSP" e, sopra, due forme geometriche stilizzate richiamano una bandiera al vento, suggerendo dinamismo, identità nazionale e slancio ideale. I cardini del programma, libertà, sovranità, pace e giustizia sociale ritrovano slancio in questo nuovo simbolo che dà ulteriore impulso all'azione di un partito giovane ma già ben riconoscibile e vera alternativa nel panorama politico italiano.
"In un momento di grande mobilità politica - affermano Marco Rizzo e Francesco Toscano - Dsp, nato da poco ma già ben riconoscibile per gli ideali e i valori che costituiscono l'ossatura del programma, decide di rinnovare il proprio simbolo per dare ulteriore slancio in un momento di forte crescita. Oggi più che mai l'Italia ha bisogno di una diversa agenda politica, di un diverso modo di vedere le cose e di raccontarle. DSP si propone come rottura della narrazione dominante per far emergere i problemi reali di un popolo ormai inascoltato, imprigionato da scelte calate dalle èlite finanziarie dominanti che non lasciano spazio alla sovranità. Per questo il simbolo non è 'chiuso': l'apertura del cerchio simboleggia la libertà, la rottura del pensiero unico e la nascita di uno spazio politico nuovo che DSP già sta rappresentando, nel quale sempre più persone ormai si identificano".
P.S. Chiediamo a tutti gli iscritti e i militanti di usare il nuovo simbolo sostituendo il vecchio.
Che la scelta del nuovo simbolo non sia stata affatto casuale, ma risponda a fini precisi lo conferma direttamente Marco Rizzo, intervistato per l'occasione da I simboli della discordia. "Quando vado in giro per l'Italia capita spesso che qualcuno mi riconosca, mi chieda di fare una foto insieme e magari dica che mi stima e mi vorrebbe votare - spiega - e in quei casi chiedo sempre di dirmi qual è il mio partito. L'ho fatto anche l'altro giorno a Tiburtina, dove ero di passaggio arrivando da Napoli per raggiungere Avezzano: di otto persone che mi hanno riconosciuto alla fermata dell'autobus, nessuna ha saputo dire correttamente 'Democrazia sovrana popolare'. Forse il nome non è facile da ricordare, così abbiamo pensato di puntare sull'acronimo, che può restare impresso più facilmente".
La scelta di questa trasformazione visiva non è nemmeno stata improvvisata, almeno nell'ambito del gruppo dirigente: "Ci penso - chiarisce Rizzo - almeno da quando ho fatto una chiacchierata con Alessandra Ghisleri, di cui ho molta stima perché è una che capisce davvero: mi ha detto 'Marco, avete un nome troppo lungo...' e così abbiamo colto l'occasione per cambiare. O meglio, il nostro nome resta, come è giusto per rispetto al percorso fatto sin qui, ma a questo d'ora in avanti si affianca la sigla, che potrà diventare il nostro marchio anche perché noi lo spingeremo di più, ogni nostra azione o dichiarazione sarà accompagnata dalla nostra sigla: scriverò sempre 'Marco Rizzo, Dsp', per capirci, e ci sarà una piena corrispondenza tra sigla e simbolo, riscontrabile da tutti".
Se gli si chiede chi ha realizzato il nuovo emblema, Rizzo risponde: "Ci è stato donato da una persona che non so se vuole comparire... Diciamo che ce lo ha regalato Carmelo! Lui è la sua società ci hanno regalato un simbolo nuovo che mi sembra forte e soprattutto moderno, che già nel carattere usato per comporre l'acronimo è in grado di distinguersi dagli altri marchi politici in circolazione". Oltre al carattere della sigla - simile ma non uguale, al font Shock - che unisce curve e linee spigolose (soprattutto nella "P" con l'asta interrotta a livello della pancia), spicca anche l'aspetto cromatico, con un minor peso del rosso all'interno del tricolore e soprattutto l'introduzione del blu, componendo una palette di colori molto più nazionalpopolare, se si vuole. "Quello - spiega il coordinatore di Dsp - è una sorta di blu cobalto e in me attiva un ricordo preciso: quello della giubba intera da lavoro degli operai, che a Torino chiamavamo 'il toni'. Quindi il nostro blu richiama certamente anche l'Italia e il colore delle maglie della nazionale, ma per me è il blu dei lavoratori".
L'avvento del blu e il minor spazio al rosso, in quella rappresentazione della bandiera (che sostituisce le due tracce di colore verde e rosso, tanto simili a quelle che furono realizzate da Bruno Magno per i Progresissti), non sono comunque passati inosservati e più di qualcuno in Rete ha avuto l'impressione che quella scelta cromatica (insieme alla sparizione della stella rossa) potesse avere tra i suoi scopi rendere Dsp più appetibile anche per un elettorato definibile come "di destra". Di certo i colori non portano - o non fanno perdere - automaticamente voti, ma sulla base dell'uso cromatico consolidato in Italia quel simbolo potrebbe sembrare facilmente "meno di sinistra": "Ma non deve essere di sinistra! - puntualizza subito Rizzo - Ho fatto un'abiura contro questa sinistra che ha tradito tutto, quindi in questo senso io non sono di sinistra; non siamo però neanche di destra, dobbiamo superarle entrambe perché noi siamo sovranisti popolari, siamo un'altra cosa e anche il simbolo, se lo si guarda, comunica tutt'altro, in termini di modernità e di apertura a un progetto". L'idea di simbolo "non chiuso", tra l'altro, rimanda in qualche modo a un precedente grafico, quello del triangolo a forma di A "strappata" di Alternativa, che aveva scelto come primo presidente il deputato Pino Cabras (che ora è responsabile esteri di Dsp: "una coincidenza, o forse più di una coincidenza").
La scelta di cambiare il simbolo non sembra però aver avuto un plauso unanime: ai consensi si sono affiancate perplessità o vere proprie critiche (politiche, oltre che grafiche), anche da parte di potenziali elettori o di sostenitori, in apparenza colti di sorpresa. Si tratta di un segno di allarme? "Le crisi - risponde Rizzo - fanno parte della crescita di un progetto. E che siamo in crescita lo dicono i numeri: a Nuoro abbiamo preso l'1,4% e il nostro candidato ha ottenuto il 2,2%. La mia pagina personale ha oltre 263mila follower, negli ultimi 28 giorni sono aumentati del 38% e le visualizzazioni sono aumentate del 42% nell'ultimo mese e questo lo riscontro da mesi. Ora la sfida più importante è tradurre quella crescita in consenso elettorale, per non cadere nello schema 'tante lodi, pochi voti': cambiare il simbolo per essere più riconoscibili rientra proprio in questa logica". Il tempo e i risultati elettorali diranno se la scelta grafico-politica avrà premiato oppure no.
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