lunedì 29 dicembre 2014

Il fac simile dell'Italicum: simboli finti e la sorpresa delle preferenze

Il fac simile mostrato in conferenza (da foto Ansa)
Mi scuso in anticipo se, per una volta, non do conto di una causa, di una scaramuccia o del parto di una nuova creatura simbolica, ma utilizzo questo spazio per fare il tecnico: le urgenze non si discutono e, quando ci sono, è meglio dare loro strada. L'urgenza qui viene dalla presentazione, durante la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio Matteo Renzi, del fac simile della scheda elettorale legato all'Italicum. Un passaggio che merita attenzione, per ciò che mostra e (soprattutto) per ciò che non si dice espressamente.
All'immagine del modello mostrato dal capo del governo - stampato in bianco e nero e forse un po' in fretta, visto che un bordo della scheda è finito tagliato, un po' come facevano certe stampanti Hp con i bordi inferiori dei fogli - aggiungo subito le parole con cui Renzi ha presentato la scheda ai giornalisti, con l'avvertenza che ho sistemato il testo, rimuovendo le incertezze e gli errori del parlato (a partire dal fatto che Renzi dice continuamente "legge elettorale" quando è chiaro che intende dire "scheda elettorale"). Ecco dunque la presentazione: 
«Una scheda elettorale che ha dei simboli – sono simboli finti, naturalmente – con sei, sette, otto partiti, non di più. Uno vota il simbolo e dà la preferenza a quello che Calderoli chiama “capolista bloccato”, mentre a me piace pensare che questo sia un Mattarellum con le preferenze, come profilo. Il candidato di quel collegio lì è chiaramente riconoscibile, per cui se c’è un candidato a Cremona il giornale di Cremona saprà che lì il candidato si chiama Tizio, quello di Forza Italia in quest’altro modo, quello della Lega pure… e sarà molto semplice poter anche permettere a ciascuno di loro di fare campagna nel collegio. In più c’è lo spazio per mettere due preferenze, un uomo e una donna. Io lo trovo un meccanismo di una semplicità impressionante. Sfido chi non approva questo metodo  che pure è stato votato dalla direzione del Pd e approvato dalle forze della coalizione e praticamente in larghissima parte anche da Forza Italia  e ha una proposta diversa a darci un fac simile più semplice di questo».
In parte l'immagine si commenta da sé: come annunciato, spariscono le coalizioni (per cui i rettangoli delle singole liste sono tutti staccati), mentre compare la stampa di elementi non previsti nel bollettino usato vigente il Porcellum; su questi, però, converrà tornare. 
Fanno un po' sorridere i simboli finti spesi sul modello di scheda, quasi teneri nella loro ingenuità e nel loro rimandare inavvertitamente a esempi precedenti. Ecco allora che appaiono un esagono chiaro a bordo grosso in un cerchio più scuro (citazione involontaria della forma usata dal Partito d'azione liberalsocialista), un fiore scuro a sei petali (che solo qualche mentitore di professione potrebbe accostare al Sole delle Alpi leghista), la freccia grigina che punta in alto (quella di Fare puntava in alto a destra, ma è finita male), il cuoricione naif su fondo scuro, magari rosso su blu (come quello polibortoniano di Io Sud, senza voler scomodare il Partito dell'Amore di Mauro Biuzzi, che ora mai accetterebbe di correre alle elezioni), i cerchi concentrici stile bersaglio e le tre barrette a lisca di pesce, che non richiamano il tricolore solo perché l'elemento centrale è troppo scuro per essere bianco.
L'analisi, anche sorridente, dei contrassegni non può però far scemare l'attenzione dagli altri elementi presenti sulla scheda. Innanzitutto per la prima volta viene indicato in modo chiaro il capolista bloccato (a la Calderoli) o il candidato di collegio (a la Renzi), senza più bisogno di dover ricorrere ai manifesti. Renzi ha scherzato sull'esistenza di modelli di scheda con "nomi che non vanno bene", forse perché troppo vicini alla realtà; non si rende forse conto che, tra i "nomi a caso" del modello "giusto", si leggono anche quelli di Giovanni Bianchi (deputato dalla XII alla XIV legislatura, confluito dal Ppi alla Margherita fino al Pd) e di Antonio Russo (giornalista freelance legato a Radio Radicale, massacrato in Georgia nel 2000). 
A destra del simbolo, poi, compaiono le due righe per l'espressione della preferenza, secondo lo schema della doppia preferenza di genere con cui abbiamo familiarizzato agli ultimi turni elettorali. Proprio quest'ultimo elemento, però, ha colto di sorpresa gli osservatori più attenti: in base ai testi finora in possesso dei più, quelle righe non ci dovevano essere
Il testo dell'Italicum approvato alla Camera e approdato al Senato (art. 1, comma 4) faceva sì che l'elettore per esprimere il proprio voto avesse "un'unica scheda recante il contrassegno di lista «e il cognome e il nome dei relativi candidati" (in corsivo la parte aggiunta). L'emendamento 1.5000, presentato in commissione Affari costituzionali dalla relatrice Anna Finocchiaro (per recepire le penultime modifiche al "patto del Nazareno"), si diffondeva anche sull'espressione del voto, per cui l'elettore "Può altresì esprimere uno o due voti di preferenza, tracciando un segno nei rettangoli posti accanto al nominativo del candidato. In caso di espressione della seconda preferenza, a pena di nullità della medesima preferenza, l'elettore deve scegliere un candidato di sesso diverso rispetto al primo".
Morale, secondo il testo dell'Italicum corretto alla penultima versione del patto con Forza Italia, accanto al simbolo dovevano essere stampati tutti i nomi dei candidati (escluso il capolista) e la preferenza si doveva esprimere mettendo un segno nei rettangolini a fianco dei vari nomi; una scheda simile a quella della quota proporzionale del Mattarellum, con in più questi quadratini per esprimere le preferenze. Nel fac simile di Renzi, invece, niente quadratini e - soprattutto - niente nomi all'infuori del capolista: se uno vuole dare le preferenze, le deve scrivere, come si fa con le altre elezioni.  
Niente di scandaloso nella scelta in sé (anzi, nell'ottica renziana i rettangolini sarebbero il corpo estraneo, potrebbero complicare le cose non essendo mai stati usati), ma il fatto è che i testi fino a ora in discussione disegnano una scheda diversa; è vero che all'emendamento Finocchiaro sono stati presentati ben 5038 subemendamenti, ma a prima vista non pare che qualcuno disegni con precisione il modello mostrato da Renzi. 
Si deve dunque immaginare - prendendo sul serio il capo del governo, quando dice che il metodo alla base della scheda "è stato votato dalla direzione del Pd e approvato dalle forze della coalizione e praticamente in larghissima parte anche da Forza Italia" - che le forze di governo e il partito di Berlusconi si siano preoccupate di modificare anche la struttura della scheda elettorale, senza aver ancora provveduto a tradurre in norme quel cambiamento. Modifiche di cui, però, sembrava non essersi reso conto quasi nessuno.  

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