Il simbolo di Marche 2020 (Ansa) |
Pensi a partiti "regionali" e te ne vengono in mente, se ti va bene, una manciata. Pensi alla Svp in Alto Adige, all'Union Valdotaine, ai venetisti che dagli anni '80 in poi (e dopo la fine della Liga Veneta come esperienza autonoma) si sono frantumati in varie sigle, al Fronte nazionale siciliano (e al contorno di altre forze simili), al Partito sardo d'azione e a Irs. Da oggi, però, è bene allargare i propri orizzonti, mettendo in preventivo l'operatività di Marche 2020 - Partito delle Marche.
La nuova formazione politica è stata lanciata proprio stamattina ad Ancona - in una convention intitolata "Obiettivo lavoro" - dai suoi fondatori, Gian Mario Spacca e Vittoriano Solazzi, presidenti uscenti rispettivamente della giunta e del consiglio regionale delle Marche. E' soprattutto il primo nome a essere pesante: Spacca è arrivato alla presidenza della regione (per due mandati) sotto il simbolo dell'Unione e, da quando esiste, in forza al Pd, partito dal quale ora si sta allontanando.
L'idea è di costruire comunque - anche e soprattutto in vista delle elezioni regionali previste nella prossima primavera - un centrosinistra "con capacità di governo", ma con la consapevolezza che "'Di fronte ad uno scenario di crisi e difficoltà che andrà avanti per anni, non è possibile pensare ad un governo regionale che nasce come risultante di interessi dei partiti in una logica compromissoria, senza bisogna pensare al benessere dei cittadini". Ovviamente al Pd Spacca e compagni devono per forza guardare, ma il partito di Renzi non appare più come unico interlocutore possibile, né la sua alleanza sembra una condizione necessaria per l'azione politica: "Marche 2020 - ha detto il presidente uscente - dà anima a questo progetto, ma se non si vuole attuarlo, noi comunque ci saremo per portare dignità e penetrazione nella comunità regionale e per garantire capacità di governo".
La mossa, naturalmente, al Pd non piace molto, anche perché non può non sorprendere la presenza inattesa (per gli analisti) di Gaetano Quagliariello, coordinatore del Nuovo Centrodestra. Così non stupisce che il segretario regionale del Pd Francesco Comi noti come sia nato un nuovo partito "grazie alla forte determinazione di due ex dirigenti del Partito Democratico", per cui coloro che lo hanno varato dovrebbero "avere l'onestà di dimettersi dagli incarichi istituzionali ottenuti grazie alla generosità degli elettori Pd e la serietà di non utilizzare risorse pubbliche per iniziative propagandistiche''.
Il logo appena varato è sostanzialmente quello già visto nei giorni precedenti per illustrare il progetto di Spacca: la "M" stile pennarello che domina la grafica acquista solo un tocco di arcobaleno in più, un briciolo di rosso mattone a sinistra che quasi non si vede; il tutto è inserito in una circonferenza blu, lo stesso colore del segmento inferiore (che occupa quasi mezzo cerchio), su cui è riportata la dicitura "Partito delle Marche". Ecco, che non si tratti di una semplice "lista civica" o qualcosa di simile, lo testimonia la scelta di questa espressione, che non si addice a esperienze "solo" elettorali, ma piuttosto a formazioni che intendono durare e, magari, far sentire il proprio peso anche oltre i confini della Regione. Almeno nella mente di chi quei partiti li ha voluti.
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