mercoledì 29 giugno 2016

Sora, gratta la civica e trovi il partito?

Le elezioni amministrative, come è noto, sono il regno assoluto delle liste civiche: la cosa è abbastanza normale, trattandosi di gruppi legati al territorio e alla comunità. A volte, tuttavia, le insegne di liste civiche celano più o meno chiaramente quelle di un partito, che non si presenta direttamente come tale ma cerca ugualmente di farsi riconoscere. L'impressione la si ha guardando ai concorrenti di vari comuni, compreso Sora, comune superiore del frusinate. Se si guarda, ad esempio, alla lista più votata del candidato uscito vincitore al ballottaggio, Roberto De Donatis, è difficile pensare che Forza civica - con il suo tricolore in diagonale - non abbia nulla a che fare con Forza Italia (o, per lo meno, che non sia interessata al suo elettorato), ma il nome scelto è volutamente diverso quel tanto che basta (nel 2011, invece, era stato il sindaco uscente Ernesto Tersigni a fregiarsi dell'appoggio di Forza Sora, bandierina meno evidente ma visibile).
La sensazione evocata dal simbolo appena visto (che, pur essendo stato il più votato della coalizione, non ha brillato con il suo 7,34%) sembra confermata dalla presenza di un altro emblema facile da riconoscere. Il contrassegno di Alleanza per Sora, in effetti, è parente strettissimo di quello di Fratelli d'Italia, dal quale si distingue per il nome diverso e per la resa in bianco e nero del nodo tricolore; la scelta non sembra pagare molto dal punto di vista grafico (e lo stesso può dirsi quanto all'uso del corsivo per la parola "per" nel nome, producendo un effetto "corpo estraneo"), ma alla fine con poco più del 3% un seggio in consiglio comunale è arrivato comunque.
Ricondurre tutto a logiche solo politiche, ovviamente, sarebbe ingiusto: quella messa in piedi da De Donatis si è qualificata come piattaforma civica (dal nome evocativo di "Siamo pronti?"), in cui confluiscono varie esperienze e alcuni degli altri simboli sono tipici di progetti come questo. Il più rappresentativo, da questo punto di vista, è forse quello di Impronta cittadina, e non certo per l'accenno di tricolore che contiene, bensì per il segno della mano - l'impronta, appunto - che è stato inserito al centro del cerchio interno bianco. Se spesso le mani negli emblemi civici si stringono o sono semplicemente alzate, come segno di una comunità che c'è, qui c'è la voglia di lasciare un segno inconfondibile nell'amministrazione della città.
Un tipico segno territoriale poi era rappresentato dal "Ponte di Napoli", opera architettonica che si riconosce senza troppa difficoltà nel contrassegno del Patto democratico per Sora. Il nome, tra l'altro, a qualcuno potrebbe suonare strano - la sigla, del resto, contribuisce a evocare il Pd, anche se la grafica all'evidenza non è affatto somigliante, in nessun dettaglio ben riconoscibile - visto che lo schieramento politico, in base ai primi simboli analizzati, sembra collocarsi chiaramente nel centrodestra: la sua presenza si spiega, come si diceva prima, proprio con la natura civica che si è voluta dare alla coalizione e al suo agire; di più, la stessa lista aveva sostenuto De Donatis nella sua corsa a sindaco di cinque anni fa. Anche il Patto democratico ha ottenuto un seggio, con il 4,62% dei voti.
Leggermente più fortunata, arrivando a sfiorare il 7% e portando a casa due consiglieri, è stata la lista Sora che verrà, altra interpretazione del classico segno locale. Anche qui, infatti, c'è una stilizzazione del ponte di Napoli, che arriva giusto in corrispondenza di una delle emergenze architettoniche del centro, mentre alle spalle della parte grafica centrale un sole brilla e - verosimilmente - sorge. Da segnalare, anche se piuttosto difficile da leggere sul fondo blu, un motto scritto a caratteri piccoli e bianchi: "Soraeque juventus addita fulgebat telis". Si tratta della frase contenuta anche nel cartiglio dello stemma comunale: "la gioventù di Sora, aggiunta (agli altri guerrieri), brillava con le (sue) armi".
Non sono arrivate invece all'1% le lista Giovani per Sora e Liberiamo Sora (che, si noti, nel 2011 aveva appoggiato il candidato Tersigni col nome di Libertà per Sora), rimaste fuori dal consiglio. A parte l'ennesima riproposizione del tricolore (nella corona di contorno del primo simbolo e nell'elemento centrale del secondo, oltre a un aeroplanino-puntino della "I" per il secondo), al centro di Giovani per Sora c'è il disegno in prospettiva di un angolo di piazza Restituta (ben riconoscibile dalle palme che lo caratterizzano). Il luogo era certamente noto ai votanti, ma non sembrava direttamente legato al nome della lista: forse anche per questo l'emblema non ha avuto molto appeal ed è risultato il meno votato di tutta la coalizione.
Meno fortunato del suo sfidante De Donatis è stato il sindaco uscente, Ernesto Tersigni, sconfitto al ballottaggio dopo essere uscito in testa dal primo turno. Tra tutte le 19 liste presentatesi alle elezioni, la più votata faceva parte della sua coalizione: Sora 2050 infatti aveva ottenuto l'11,87% al turno di maggio. Anche qui, peraltro, l'immagine di fondo è quella di piazza Restituta (facile riconoscere la palma e la chiesa di Santa Restituta, collocata più o meno al centro del cerchio), qui resa attraverso una fotografia elaborata; da segnalare la particolare conformazione grafica di 2050, con il 5 che sembra fatto con un 2 spezzato, quasi a voler dire che - essendo il 2020 vicino - era tempo di guardare più in là.
Benché sia stata la lista più votata, la sconfitta di Tersigni al secondo turno ha assegnato a Sora 2050 solo un consigliere, stesso risultato conseguito dalla lista Il Centro - insieme per Sora, che pure con il suo 8,68% ha ottenuto più voti rispetto alla formazione meglio piazzata del vincitore De Donatis. L'emblema, più letterale di così non si poteva - anche per la scelta di caratterizzare ogni lettera della parola "Centro" con vari stili della stessa famiglia di font Brandon Grotesque - non era comunque alla prima apparizione sulla scheda: già nel 2011 aveva corso a sostegno di Enzo De Stefano (era storicamente legata a lui), ottenendo anche in quel caso un seggio. La mobilità delle liste, insomma, sembra un fatto facile da riscontrare.
Era invece nuova la lista - molto curata graficamente -  Città progresso - Uniti per Sora che tanto per cambiare rimette al centro la palma e la chiesa di piazza Restituta, stavolta solo con la silhouette che emerge nel semicerchio superiore; il tutto, sul fondo color carta da zucchero, è racchiuso da tre archi "a quarto", sfumati verso il bianco (uno azzurro, uno verde e uno rosso, giusto per non farsi mancare nessuno dei colori nazionali), con la circonferenza chiusa dalla dicitura "Ernesto Tersigni sindaco", un po' difficile da leggere, piccola com'è. Con una percentuale di voti vicinissima a quella della lista Il Centro, anche Città progresso ha ottenuto un posto in consiglio comunale.
Sono rimaste fuori, invece, le altre tre liste della coalizione di Tersigni, Noi per Sora (forse uno dei simboli più neri visti di recente), Patto sociale - Nuova democrazia (ricco di stelle europee e con un accenno letterale di tricolore) e Popolari e Democratici. In quest'ultimo graficamente è evidente il castello dei Santi Casto e Cassio, ma casualmente emergono di più le iniziali delle due parole più importanti del nome: ogni riferimento al Pd sembra voluto, anche se il 2,69% finale è poco esaltante.
Dopo Fabrizio Pintori, che con il MoVimento 5 Stelle si è classificato al terzo posto tra i candidati sindaci, vanno segnalate le tre liste a sostegno di Augusto Vinciguerra, che poi al ballottaggio ha sostenuto De Donatis. Due di queste si potrebbero classificare - secondo la nomenclatura Sinni-Branzaglia - "Viva la gente": Insieme si può raccoglieva cinque sagome umane stilizzate, colorate e a braccia alzate; Cambiamo insieme (accanto a un tricolore avveniristico) conteneva sempre cinque sagome, ma più realistiche e tinte di arancione.
Più interessante, dal punto di vista grafico, risulta essere il terzo simbolo della coalizione, che pure è stato il meno votato. Chi ama Sora vince, infatti, sembra chiaramente ispirato al simbolo della lista di Alfio Marchini a Roma, con il suo cuore rosso al centro (anche se sono chiaramente diversi i colori del fondo e della "lunetta" in basso). A prima vista e guardando la miniatura, infatti, il cuore a campitura irregolare può ricordare quello di Marchini, ricavato dalla mappa della città; guardando in dettaglio, tuttavia, si coglie che il disegno è formato da molte ruote dentate e ingranaggi, sincronizzati in un unico meccanismo. Come a dire che, se si ama una città, occorre una sintonia ben oliata. Nessun consigliere, come per le altre liste (solo Vinciguerra è stato eletto), ma l'idea grafica merita un plauso.
A chiudere la fila dei candidati è Antonio Vitale, sostenuto da Noi con Salvini (fermo intorno all'1%), mentre penultimo è arrivato Bruno La Pietra, appoggiato dalla lista Sinistra unita Sora. Una lista decisamente arcobaleno, a vedere l'emblema - mancano alcuni colori, ma l'idea grafica comunicata è quella - con le "n" nel nome marcate in corsivo. In qualche modo, al di là dei simboli del M5S e di Noi con Salvini, questa sembra essere la lista meno civica di tutte, se non altro perché dichiara senza possibilità di errore a quale area appartiene, senza nascondersi dietro simboli che ne richiamano altri senza nominarli. Il risultato, attorno al 3,5%, non ha però consentito alla sinistra di avere rappresentanti.  

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