venerdì 10 giugno 2016

Bologna, dettagli simbolici sotto le Torri

Si aspetta l'esito del ballottaggio sotto le due Torri, e per qualcuno questa era la vera notizia: la mancata riconferma di Virginio Merola come sindaco di Bologna al primo turno per molti è stata una sorpresa (negativa o positiva a seconda della parte considerata). Nel poco tempo rimasto il centrosinistra tenterà di lavorare per non perdere la città, acquistando nuovo consenso, sperando di contare sulla solidità di quello verificato il 5 giugno. Se il Pd si conferma primo partito in città, lo distaccano quasi 33 punti percentuali dalla seconda forza della coalizione, Città comune con Amelia, ove l'Amelia del simbolo di cognome fa Frascaroli, per anni educatrice, pedagogista e persona impegnata in ambito politico culturale: in consiglio comunale dal 2009, nel 2011 ha visto trasformare il proprio nome in una sorta di marchio, che nell'emblema di Sel sostituì la denominazione del partito. Qualcosa di simile è avvenuto questa volta, senza che il contrassegno avesse alcuna connotazione partitica: l'unico riferimento grafico è l'iniziale del suo nome, che emerge in negativo grazie a quattro macchie di colore.
Il carattere di reale lista civica e, probabilmente, il valore riconosciuto della figura appena citata ha comunque portato un risultato reale alla lista, che ha sfiorato il 3%. Decisamente meno bene è andata a Bologna viva - il futuro è adesso (lista di chiara emanazione socialista, come mostra la rosa con le stelle d'Europa), Cittadini per Bologna (dunque gli eredi di Scelta civica) e, ancora di più, Bologna metropolitana fa centro, formazione moderata guidata da Emilio Franzoni, che nell'emblema non ha messo nulla di particolare se non un velato accenno al centro: tutte e tre le formazioni hanno ottenuto meno dell'1%.
Quanto alla coalizione di centrodestra, non stupisce che il risultato migliore sia arrivato dalla Lega Nord - che, non a caso, esprimeva la candidata Lucia Borgonzoni - e che al secondo posto, ma a una certa distanza, si sia piazzata Forza Italia (con il simbolo senza indicazione della candidata, ma solo della città, forse per non identificarsi troppo). Terza, sfiorando il 2,5%, si è classificata Uniti si vince - Bologna nel cuore, vera e propria lista personale di Borgonzoni, tutta basata sui colori felsinei, al di là del tricolore piegato a cuore che ricorda un po' "L'Alto Adige nel cuore" di Alessandro Urzì. Sullo sfondo, in compenso, si vedono in filigrana il Nettuno a sinistra e le due Torri a destra: non fosse per la basilica di San Luca al centro - seminascosta da Bologna nel cuore - sembrerebbe di vedere la base grafica della Lista CiVica a 5 Stelle con cui Giovanni Favia si era candidato a sindaco di Bologna nel 2009.
Poco meno della lista personale ha ottenuto Fratelli d'Italia, presentatasi con il simbolo delle europee del 2014; si è dovuta accontentare invece dello 0,6% Riprendiamoci Bologna, formazione nata sostanzialmente in rete, essendosi di fatto sviluppata dalla pagina Facebook animata sul social network da Luca D’Oristano, capolista alle elezioni di domenica. Anche qui è stata utilizzata l'immagine del Nettuno, come sagoma, accostata a una croce rossa che ricorre anche all'interno dello stemma della città. Non ha aiutato, quanto ad appetibilità, il nome scritto in un banalissimo e ormai logoro Brush Script; in ogni caso, le scelte dei bolognesi si sono indirizzate altrove.
Tra gli altri candidati che hanno corso appoggiati da una lista sola, se si è piazzato indubbiamente meglio Massimo Bugani del MoVimento 5 Stelle, va considerato Manes Bernardini: nel 2011 era stato il candidato di Pdl e soprattutto della Lega Nord, questa volta (lasciato il Carroccio) è stato alla guida di Insieme Bologna, che si faceva notare - oltre che per il nome verde-rosso su fondo bianco, per ricreare l'effetto tricolore - per l'ennesima ripresa delle Torri e della basilica di San Luca e per il nome del candidato più evidente di tutti gli altri sulla scheda. Anche per questo, forse, la lista ha sfiorato il 10% e il candidato sindaco lo ha superato, piazzandosi al quarto posto.
Resterebbe da dire dei candidati e delle liste che si sono piazzati in fondo, ben al di sotto del 10%. Ora, non ce ne vogliano i Verdi (che candidavano Matteo Badiali), il Partito comunista dei lavoratori (che schierava Ermanno Lorenzoni) e il Popolo della Famiglia (rappresentato in prima linea da Mirko De Carli), che hanno schierato simboli tradizionali o comunque noti grazie ai media; non ce ne voglia neppure Federico Martelloni, non male piazzato - il 7% di preferenze personali e di lista - con la sua Coalizione civica, della quale si era parlato qualche mese fa quando Mauro Zani iniziò a lavorare al progetto e fu disegnato il simbolo (al quale è stato aggiunto solo il nome del candidato sindaco).
Preferiamo occuparci della formazione ultima classificata, cioè Giustizia onore libertà, a sostegno di Sergio Celloni come candidato sindaco. A caratterizzarla non è la striscetta tricolore nel cerchio interno, e nemmeno le parole che compongono il nome o i disegnini esplicativi delle stesse (nell'ordine, una bilancia, una stretta di mano, un uccello ad ali spiegate). Quello che conta è la sigla interna, un "Gol" visibilissimo. Il sospetto che chi l'ha scelta avesse in mente di far leva sulla passione calcistica petroniana, degli indefettibili tifosi rossoblu è forte; sfortunatamente, però, i tempi della squadra che "tremare il mondo fa" sono lontanissimi e quelli del Divin Codino Baggio pure. Forse lo 0,25% finale si spiega anche così.

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