sabato 30 marzo 2019

Forza Italia, alle europee "per cambiare l'Europa" (ma il simbolo è orribile)

Non è ancora il momento di stilare classifiche definitive, ma una cosa sembra certa: se il contrassegno composito Pd-Siamo Europei, a due ore dal suo lancio, ha già raccolto pareri discordi sulla grafica (per qualcuno è brutto e deludente, per altri è poco fantasioso, ma se non altro ben calibrato), tra i simboli peggiori che si preparano a finire sulla scheda delle elezioni europee 2019 ci sarà sicuramente quello di Forza Italia. Non si tratta ovviamente di un giudizio politico, ma esclusivamente di natura grafica: l'emblema, presentato oggi a Roma, nel corso dell'assemblea nazionale del partito - convocata anche per celebrare i 25 anni di attività - e apparso sugli schermi del palco all'ingresso di Silvio Berlusconi (sulle note dell'inno di Forza Italia riproposto in un arrangiamento più ritmato) lascia inevitabilmente perplessi i cultori della grafica politica.
Ci si rende conto facilmente che si tratta di una variazione sul tema del simbolo utilizzato alle europee di 5 anni fa, che comprendeva l'intera bandiera forzista disegnata alla fine del 1993 da Cesare Priori, nel rispetto delle proporzioni originarie, con l'aggiunta del solo cognome di Silvio Berlusconi (cosa che aveva colpito molto, visto che il fondatore e leader del partito non era candidabile e dunque non figurava in nessuna lista) nella parte inferiore. Il periodo di incandidabilità è trascorso, questa volta Berlusconi sarà capolista in quattro circoscrizioni su cinque (tranne che al centro, ove lascerà il posto ad Antonio Tajani) e a maggior ragione il suo nome è stato inserito in quest'occasione.  
Non c'è invece traccia di alcun riferimento all'affiliazione di Forza Italia al Partito popolare europeo: lo si era immaginato a più riprese nel corso delle ultime settimane, anche per dare ragione della collocazione all'interno delle liste di candidature espresse dall'Udc, senza dover inserire anche lo scudo crociato (che a questo punto per la prima volta nella storia delle elezioni europee non sarà presente sulle schede, ma forse per sicurezza arriverà nelle bacheche del Ministero dell'interno) o di altre formazioni cattoliche, a partire dal gruppo - già Rivoluzione cristiana, ora forse Democrazia cristiana - legato a Gianfranco Rotondi (al quale Berlusconi si è detto legato da "un forte affetto e una forte stima per tutto quello che ha saputo fare nella sua vita di impegno politico"... e Rotondi ha saputo sempre ricambiare, con reciproca soddisfazione). Niente Ppe, dunque, ma un riferimento europeo c'è comunque: quello al nuovo progetto di Forza Italia, che resta in campo - a ranghi ridotti - "per cambiare l'Europa", cioè senza rinnegarla ma modificandola profondamente e - necessariamente - dall'interno.  
Anche questa scritta è stata proposta in carattere Helvetica Black al pari del cognome di Berlusconi, che per l'occasione è stato spostato nella parte superiore del contrassegno, lasciando al proposito neoeuropeista lo spazio nell'area inferiore del cerchio. Questo affollamento di elementi verbali, tuttavia, ha un prezzo visivo piuttosto caro: l'antica bandiera creata da Priori, che tanti voti ha preso nel corso degli anni, come alle origine è stata conformata in modo da toccare con le punte la circonferenza, ma è stata notevolmente schiacciata in verticale, fino quasi a essere sfigurata. Il testo si legge ancora senza problemi, ma nulla può cancellare l'impressione che il logo risulti compresso pur di far stare tutti gli elementi nel cerchio, senza lasciare un minimo spazio di respiro al contrassegno.  
Nel giorno in cui Berlusconi infarcisce il suo discorso del quarto di secolo di massime volte a scaldare il suo popolo (due per tutte: "Mi attribuivo solo la colpa di non essere riuscito a convincere il 51% degli italiani, mentre ora, che forse sono diventato più saggio, ho capito che è colpa degli italiani che non hanno capito nulla"; "siamo solo noi gli eredi della civiltà occidentale, della tradizione cristiana e della cultura liberale; siamo solo noi oggi in Italia gli eredi, i militari e i missionari di ciò che gli uomini che ci hanno preceduto da prima di Cristo fino ad oggi hanno saputo costruire per dare a tutti gli uomini e le donne dei nostri paesi un sistema di stare insieme, di civiltà e di Stato che è il migliore mai concepito nella storia dell'uomo"), di fatto il simbolo visivo più eloquente di questi venticinque anni - compresi quelli in cui la bandierina è stata messa da parte, a favore del logo del Pdl, mai troppo amato - è finito più o meno volontariamente maltrattato. La bandiera c'è ancora ("Siamo orgogliosi - ha detto nel suo discorso Mariastella Gelmini - perché nel nostro simbolo c'è il tricolore! L'Italia ha ancora bisogno di noi!"), ma è stata sacrificata in nome del desiderio di inserire tutto, forse troppo. O forse sarebbe bastato ridurre leggermente il corpo delle parti testuali inserite: il risultato, alla fine, non sembra diverso da quello dello scudo crociato schiacciato e incastrato nel simbolo Ncd-Udc del 2014. Non un bell'effetto iniziale, davvero.

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