lunedì 11 marzo 2019

M5S, svelato l'atto costitutivo del 2017. Grillo e il simbolo? Solo comparse

Non c'è due senza tre e il quattro… ancor non c'è. Verrebbe da dire questo leggendo con attenzione la notizia, rilanciata oggi da varie testate (a partire dal Corriere della Sera cartaceo, con un articolo a firma di Emanuele Buzzi), della divulgazione dell'atto costitutivo del MoVimento 5 Stelle del 2017, vale a dire la terza associazione con quel nome, resa nota alla fine del 2017 e che ha partecipato alle elezioni politiche del 2018 e a tutti gli appuntamenti elettorali successivi.
Va chiarito subito, infatti, che non c'è un M5S-4, vale a dire un quarto soggetto giuridico, dopo la "non associazione" M5S nata nel 2009, l'associazione M5S costituita nel 2012 con un primo atto notarile e profondamente modificata nel 2015 e, appunto, il M5S-3 della cui costituzione lo stesso "Blog delle Stelle" aveva dato notizia negli ultimi giorni del 2017. In quell'occasione, erano stati resi noti solo lo statuto e il codice etico della nuova associazione (nonché il regolamento per le "parlamentarie" 2018), peraltro "in carta libera", cioè con il testo inserito in un normale documento e non mostrano la scansione dell'atto notarile; da ieri invece è stato possibile conoscere anche il testo dell'atto costitutivo del M5S-2017, con le "novità" che esso contiene. 
Il motivo per cui questo atto - rogato dal notaio milanese Valerio Tacchini - è stato reso noto solo ora lo ha spiegato ad Adnkronos Lorenzo Borré, l'avvocato che ha seguito praticamente tutte le cause prima di coloro che erano stati espulsi dal MoVimento (a Roma e Napoli), poi del "gruppo Cassimatis" di Genova, fino a quelle relative all'impugnazione delle modifiche al "non statuto" e al "regolamento" - vicende che, nel complesso, hanno indotto Beppe Grillo e i vertici del M5S a concepire un "contenitore nuovo" - e al contenzioso più importante, quello seguito proprio alla costituzione del M5S-3. In particolare, la pubblicazione dell'atto costitutivo per Borrè sarebbe collegata "al processo pendente a Genova tra Movimento 5 Stelle del 2009 e Movimento 5 Stelle creato nel dicembre 2017 da Davide Casaleggio e Luigi Di Maio", cioè alla causa intentata dagli aderenti al M5S-1 contro - tra l'altro - chi rappresenta il M5S-3, per rivendicare la titolarità dei segni distintivi (per il momento non riconosciuta dal tribunale) e ottenere i dati degli iscritti al MoVimento per poter operare (il giudice ha già disposto in tal senso e, prima ancora, aveva nominato un curatore speciale per il M5S-2009, ritenendo che Grillo fosse in conflitto di interessi per il ruolo ricoperto nelle associazioni fondate successivamente).
Nelle tre pagine dell'atto costitutivo, il dato che si è fatto emergere con maggiore evidenza è la presenza di due soli fondatori, vale a dire Luigi Di Maio e Davide Casaleggio: il capo politico e l'unico rimasto in vita tra i fondatori dell'associazione Rousseau (costituita in aprile 2016 assieme al padre Gianroberto Casaleggio). C'è anche un piccolo "qui-pro-quo" sul nome, poiché i due dichiarano di voler costituire il "Movimento 5 Stelle", ma in tutto il resto dell'atto il nome è "MoVimento 5 Stelle", con la V maiuscola e non è un particolare da poco: fino al 2015, infatti, rappresentava l'unica differenza tra il nome del M5S-1 (V maiuscola) e il M5S-2 (v minuscola), differenza poi rimossa dalla riforma statutaria dell'associazione. Il M5S-3, costituito a fine 2017, ha una sede legale a Roma (via Nomentana 257, coincidente con lo studio di Andrea Ciannavei, avvocato di Beppe Grillo) e una operativa, sempre nella capitale (via Piemonte 32), anche se il capo politico - che lo stesso atto costitutivo individua nella persona di Di Maio "che accetta" - in base allo statuto può "istituire e/o sopprimere eventuali sedi operative".

Sul piano dei principi e delle finalità, l'atto costitutivo all'art. 3 ribatte semplicemente il contenuto dell'art. 2 del nuovo statuto, dunque l'intento di "realizzare un efficiente scambio di opinioni ed un confronto democratico, riconoscendo a tutti gli iscritti, in conformità con le disposizioni del presente Statuto ed in specie attraverso lo strumento della Rete, un effettivo ruolo di indirizzo e determinazione delle scelte fondamentali per l’attività politica dell’associazione", raccogliendo l'esperienza del blog di Grillo, dei meetup, delle manifestazioni organizzate nel frattempo, come pure "delle 'Liste Civiche Certificate e comunque delle liste presentate sotto il simbolo 'MoVimento 5 Stelle' nelle elezioni comunali e regionali, nonché dei gruppi parlamentari costituiti presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica ed il Parlamento Europeo". Si tratta dell'unico punto in cui l'atto costitutivo cita il simbolo del M5S, per il resto rimandando la sua descrizione e il suo regime allo statuto (nel quale - va ricordato - si chiariva che l'emblema al M5S-2017 era solamente concesso in uso dal M5S-2012, che ne rimane tuttora proprietario). Lo stesso articolo cita poi la promozione della consultazione degli iscritti per individuare e scegliere "quanti potranno essere candidati a promuovere le campagne di sensibilizzazione sociale, culturale e politica, così come le proposte e le idee condivise nell'ambito del sito www.MoVimento5stelle.it" nelle occasioni elettorali; richiama, da ultimo, i principi di trasparenza, partecipazione e tutela della riservatezza e dei dati personali.
L'art. 4 si limita a rinviare allo statuto l'intero ordinamento dell'associazione, mentre l'art. 5 provvede alla nomina degli organi del M5S: accanto a Di Maio come capo politico, figurano Beppe Grillo come garante e i componenti del comitato di garanzia (Vito Crimi, Giancarlo Cancelleri, Roberta Lombardi) e del collegio dei probiviri (Nunzia Catalfo, Paola Carinelli e Riccardo Fraccaro), secondo i risultati delle votazioni condotte a suo tempo. Più interessante è ricordare (perché lo si sapeva già) che tesoriere del MoVimento - ruolo delicato, anche perché chi lo ricopre è legale rappresentante del M5S - è nominato sempre Luigi Di Maio. Il quale, per accettare la nomina a tesoriere, ha dovuto mandare un'e-mail a se stesso, in qualità di capo politico: in coda all'art. 5, infatti, si legge che "i comparenti - cioè ancora Di Maio e Casaleggio jr - convengono che, per i primi nominati in questo atto, l'iscrizione all'Associazione e l'accettazione della carica coinciderà con una semplice comunicazione scritta, anche mediante messaggio di posta elettronica, spedita all'indirizzo del Capo Politico".
Si legge anche, in chiusura dell'atto, che Di Maio e Casaleggio jr "conferiscono espresso mandato al Capo Politico - sempre Di Maio - affinché lo stesso possa modificare e/o integrare il presente atto e relativi allegati, senza alterarne il significato sostanziale": ha notato però correttamente Buzzi sul Corriere che questo è solo "un passaggio legato alle modifiche formali per eventuali errori tecnici", dal momento che le modifiche sostanziali dello statuto spettano agli iscritti al MoVimento, purché siano raggiunte le maggioranze prescritte dallo statuto stesso (in prima istanza con la partecipazione della maggioranza assoluta degli iscritti, in seconda istanza qualunque sia il numero dei partecipanti, in ogni caso vale la maggioranza dei voti espressi, tranne che per lo scioglimento del M5S, per il quale occorre "il voto favorevole dei tre quarti degli associati").
Cosa apporta di nuovo, dunque, la conoscenza di quest'atto costitutivo del M5S-2017? Sul piano teorico è un passaggio importante, perché si conosce qualcosa che prima non era stato reso noto; sul piano pratico in effetti non ci sono grandi novità, anche se può colpire l'assenza di Grillo tra i fondatori e il suo nuovo, esclusivo ruolo di garante (sia pure, da statuto, a tempo indeterminato, ma questo si sapeva già). Per Borré questo documento "sancisce la fine della narrazione del Movimento partecipato, nato dai cittadini, e ci introduce alla realtà oligarchica di un partito creato da due persone, di cui una viene nominata Capo politico con poteri pressoché assoluti e che poi impone come condizione per la candidatura alle elezioni politiche l'accettazione del nuovo status quo e lo scalzamento della vecchia associazione costituita da Casaleggio sr e Grillo nel 2009 e del Non Statuto, che era ispirato da una concezione di democrazia integrale". Ciò perché, una volta divulgato lo statuto della nuova associazione, si era detto che gli iscritti a quest'ultima avrebbero perso la qualità di soci del M5S-1, destinato allo "svuotamento": un'ipotesi che coloro che si sono rivolti al tribunale di Genova per tutelare la "non associazione" vogliono scongiurare. 
Conclude Borré sostenendo che l'atto costitutivo appena divulgato "segna dunque il sacrificio dei vecchi 'Dei' della democrazia partecipata, sostituiti da un pragmatismo volto a consegnare l'egemonia del nuovo partito ad una ristrettissima élite". Si tratta, ovviamente, di una valutazione di natura filosofico-politica e non giuridica: di quest'ultimo aspetto si occuperanno i giudici prendendo le loro decisioni, mentre la riflessione politica è offerta a tutti, attiVisti, simpatizzanti, amici, nemici e commentatori. Ognuno potrà farsi la propria idea, valutando se il M5S che nel 2018 è approdato in Parlamento - simile a quello fondato nel 2012, ma non identico - e che ora condivide il governo con la Lega sia sovrapponibile a quello delle origini e, in caso contrario, quanto risponda ai propri desiderata. Di certo, quest'atto costitutivo somiglia a quello di molti partiti, al pari dello statuto, per cui la trasformazione del MoVimento 5 Stelle in partito - anche sulla base di alcune informazioni contenute nello statuto stesso - si è sostanzialmente completata. Anche se nessuno del M5S lo ha detto con nettezza.

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