giovedì 24 dicembre 2020

Italia Libera, appare un primo simbolo con il cuore di Vandea

Quando alcuni giorni fa si è ripresa la notizia, data da Adnkronos, della fondazione del nuovo movimento Italia Libera, guidato da Carlo Taormina e con l'adesione - tra gli altri - dei dirigenti e dei militanti di Forza Nuova, si era notato che in quell'occasione non era stato reso noto un potenziale simbolo per quel progetto politico; si era invece colta l'occasione per precisare quali emblemi, pur legati al nome "Italia Libera", facessero invece riferimento ad altre esperienze politiche, non avendo dunque nulla a che vedere con il nuovo raggruppamento "
contro le mascherine e i vaccini obbligatori, l'Unione Europea e l'Euro". Da una manciata di ore, tuttavia, in Rete è comparso un fregio che, pur in mancanza di conferme da parte dei diretti interessati, potrebbe anche essere stato pensato come simbolo.
Per trovarlo occorre recarsi nel blog del periodico L'Italia mensile, trovando un post di Giuliano Castellino - tra le figure principale di Forza Nuova a Roma - intitolato Italia Libera, nuovo fronte di lotta dei combattenti per le libertà. Vi si legge, tra l'altro, che il primo obiettivo del nuovo progetto politico-elettorale è "ricostruire l'unità di popolo, elemento fondamentale per la vera e radicale opposizione alla tirannia globalista". Per ottenere quello scopo, Castellino ritiene "necessario e vitale" che "Don Camillo (la Tradizione) e Peppone (le istanze popolari) facciano la pace": a prima lettura l'affermazione può apparire anomala, ma diviene più chiara se si continua la lettura, per cui nota l'autore che "era attorno ad un fonte battesimale che i due antagonisti si incontravano, era sull'unità nazionale, familiare e sul sacro che si trovavano d’accordo. Le radici cristiane uniscono le sensibilità più differenti, sono esse stesse il necessario collante delle forze sociali che credono nel riscatto popolare e nella sovranità. Per questa ragione le odiano e vogliono cancellarne anche il ricordo". Non è dato sapere se questa fosse l'idea di Guareschi: di sicuro, la "pace" invocata da Castellino è quanto di più lontano si può pensare rispetto all'immagine comunemente diffusa - e comunque inesatta - di "cattocomunismo" o di "consociativismo". Più che un compromesso o una mediazione tra Don Camillo e Peppone, infatti, l'immagine è di Peppone che, alla benedizione del Fiume, si sposta per far passare il Crocifisso ("Non mi scanso per voi, ma per lui!") e su invito del parroco si toglie il cappello. 
Castellino poi tratteggia ulteriormente il nuovo progetto politico: "Italia Libera rompe i vecchi schemi, è l’antidoto al veleno giacobino e liberal-comunista che si fonda sul divide et impera e sull'anticultura della malattia e della morte. Un movimento antiideologico e interventista che va oltre la destra e la sinistra per frantumare i vecchi schemi. La strada è quella della terza via, indicata dalle grandi encicliche sociali di Leone XIII (Rerum Novarum) e Pio XI (Quadragesimo Anno) per abbracciare tutte le classi sociali, le forze e i movimenti nazional-popolari che hanno guardato e guardano oltre gli orizzonti limitati della destra e della sinistra".
Un movimento sul sentiero della dottrina sociale della Chiesa? Per saperlo occorre procedere nella lettura: "Italia Libera è una forza alternativa al regime e profondamente rivoluzionaria che si batte, avanguardia di popolo e aristocrazie culturali, contro la narrazione criminale e terroristica del Covid, i progetti anti umani del Grande Reset e per l'organizzazione di una autentica resistenza all'accelerazione straordinaria dell'offensiva globalista". Per Castellino "
i pilastri e gli obiettivi di libertà su cui costruire una nuova area capace di offrire, finalmente, una vera possibilità di riscatto all'Italia e agli Italiani" sono ben definiti: "Fede, Vita, Famiglia e Tradizione; Lavoro, Partecipazione, Socializzazione; Dignità per ogni categoria, Giustizia Sociale; Futuro, Speranza, Rivoluzione Nazionale e Vittoria".
Bandiera e (sotto) stemma del dipartimento di Vandea 
Fin qui il testo; subito sotto, peraltro, si nota chiaramente un fregio rotondo, dunque potenzialmente già pronto per essere utilizzato in sede elettorale. Una corona circolare verde contiene il nome "Italia Libera"; nel cerchio interno bianco, spicca in rosso - anche se in quella raffigurazione la tinta tende leggermente al marrone - un disegno che per molti forse non è immediatamente identificabile. Guardando meglio, si può riconoscere il cuore di Vandea, nella particolare raffigurazione della bandiera vandeana: pur se stilizzato, infatti, il pittogramma riprende il doppio cuore coronato, con al sommo una croce. 
Per chi identifica il segno, vengono alla mente le guerre della Vandea cattolica contro i rivoluzionari francesi, per restaurare la monarchia tradizionale e combattere le restrizioni al culto. Certo è che, a quel punto, ci si potrebbe chiedere se il Cuore di Vandea è da considerarsi un segno storico-araldico (come in effetti potrebbe essere, oltre ad avere un certo connotato culturale) o se i vari uffici elettorali potrebbero ritenerlo un soggetto religioso, anche solo per la presenza della croce (che resta in effetti piuttosto leggibile) e dunque non spendibile sul piano elettorale. Non si può affatto escludere quest'ultima ipotesi se si pensa che nel corso del tempo tanto Italia Cristiana quanto Militia Christi hanno dovuto rinunciare all'immagine del Sacro Cuore (in fondo molto simile a quello di Vandea) proprio perché ritenuto di natura religiosa, dovendolo sostituire con cuori coronati o "bandierati", senza croci immediatamente leggibili. 
Come si è detto, peraltro, il problema si porrebbe solo se la singola commissione o il singolo ufficio elettorale, trovandosi davanti il contrassegno, riconoscessero in quel disegno stilizzato il soggetto "cuore di Vandea". Se lo interpretassero come un semplice fregio, probabilmente il simbolo verrebbe ammesso senza troppi problemi. E, in ogni caso, da qui alle prossime elezioni l'emblema potrebbe ancora cambiare.

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