
La cancellazione del nome, più
che di una damnatio memoriae, sarebbe
il frutto di una scelta del senatore a vita, non particolarmente a suo agio nel
ruolo di «capro espiatorio» (sono sempre parole tratte dal pezzo di Verderami)
dopo un risultato elettorale che in condizioni normali sarebbe stato
apprezzabile, ma è stato molto lontano dalle aspettative iniziali. Probabilmente
con l’annessa tentazione di dire con i fatti un chiaro «E ora sbrigatevela da
soli. Se siete capaci» agli altri del gruppo e alle forze di contorno, quali l’Udc,
ridotta a percentuali che, rispetto a un passato nemmeno troppo lontano,
richiedono la lente d’ingrandimento per essere viste.
Cosa resterà, dunque, di quel
simbolo le cui linee fondamentali erano state suggerite proprio dallo staff
montiano? aveva raccontato Giuseppe Salvaggiulo sulla Stampa che il logo avrebbe dovuto avere un’impronta istituzionale, arricchita
«da uno slancio» e con «un incitamento alla partecipazione» della società
civile, usando il tricolore «in chiave identitaria ma in modo dinamico e non
ingessato» come in altri simboli, il tutto condito da un’abbondante dose di sobrietà.
Sarà ancora necessaria, ora che Mario Monti sembra annunciare un passo a lato e
uno indietro? Toccherà ancora a Giovanni Sasso e allo staff di Proforma
interpretare il nuovo corso di Scelta civica? Auguri e buona scelta. Più che
civica, critica.
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