martedì 20 settembre 2016

Il ragazzo che sorride che sulle schede non arrivò mai

Il simbolo poteva essere così
"Il ragazzo che sorride: sulla prossima e già affollatissima scheda elettorale sta per fare capolino un nuovo simbolo, lo stesso utilizzato in Cecoslovacchia dal presidente Vaclav Havel". Iniziava così un articolo di Massimo Gramellini - intitolato I radicali voteranno "il ragazzo che sorride" - pubblicato dalla Stampa il 12 gennaio 1992, con cui si prefigurava la nascita di una nuova lista, in vista delle elezioni politiche che si sarebbero svolte il 5 e il 6 aprile di quell'anno.
L'articolo, tuttavia, non parlava di una lista promossa direttamente dal Partito radicale, da meno di un lustro trasformatosi in un soggetto politico transnazionale (oltre che nonviolento e transpartito) e dunque impossibilitato a partecipare "in quanto tale e con il proprio simbolo" alle elezioni politiche. Il progetto elettorale di cui si parlava, invece, si chiamava Riforma democratica, evoluzione del Comitato per la riforma democratica, nato a settembre del 1991 per promuovere la raccolta di firme per tre referendum all'insegna del motto "Più Stato, meno Partito". 
A presiedere il comitato era Massimo Severo Giannini, costituzionalista e amministrativista tra i più apprezzati: se dall'esperienza della raccolta delle firme per i quesiti doveva nascere un progetto che guardava alle urne, di certo lo avrebbe guidato lui (assieme ad altre figure come il coordinatore del comitato Giovanni Negri, dalla lunga militanza radicale come Giuseppe Calderisi). L'idea effettivamente di presentare liste comuni al Senato da parte di coloro che avevano concorso a promuovere i referendum - che si sarebbero poi votati nel 1993 - superando gli steccati partitici (all'operazione avevano contribuito tra l'altro Pds, Pri e Pli) era propria del gruppo guidato da Giannini, ma molti guardavano con titubanza l'idea, preferendo altre soluzioni. 
Proprio Negri aveva parlato della possibilità di presentare liste autonome da ogni altra forza politica ("uno scherzo serio", l'avrebbe chiamato). E secondo Gramellini c'era la possibilità concreta che come simbolo venisse usato il "ragazzo sorridente" di Občanské Fórum, il "Forum civico" delle forze dissidenti messo in piedi da Vaclav Havel e alla guida del quale era riuscito a ottenere la presidenza della Cecoslovacchia. Non si sa bene quanto fondo di verità ci fosse in quella notizia (non se ne trova traccia in nessun'altra fonte relativamente raggiungibile), ma l'operazione sarebbe stata piuttosto ardita. Il segno, pur essendo semplice e facilmente leggibile, era di minore impatto rispetto a un altro sorriso, quello del sole degli antinuclearisti danesi che i radicali pochi anni prima avevano comprato per donarlo agli Amici della Terra e poi alle Liste verdi; in più, sarebbe stato impossibile utilizzare l'emblema così com'era, visto che la sigla era diversa, non prevedeva nemmeno una "O" e, in ogni caso, era necessario che tutto il contrassegno - che per la prima volta sarebbe stato a colori, ma ancora non c'era certezza, visto che la legge che lo prevedeva era in via di approvazione - fosse contenuto in un cerchio di 2 centimetri di diametro. 
Il fatto è che si capì abbastanza in fretta che Marco Pannella difficilmente sarebbe stato della partita: "Guardiamo alla possibilità di una lista nuova e altre in cui presentarci - si legge nel pezzo di Gramellini - ma non ci convincono le soluzioni piccole". Con in più la consapevolezza che presentarsi in modo da eleggere qualcuno era una necessità, più pratica che politica: "Sono obbligato a presentarmi - continuava - perché per garantire i contributi alla nostra radio bisogna che almeno un radicale venga eletto. Ma dove e con chi lo stabilirò all'ultimo momento. Voglio prima attendere gli errori degli altri...". 
Com'è finita la storia, è cosa nota: quasi all'ultimo minuto Pannella decise di varare liste che portavano il suo nome all'interno (il primo caso in Italia e probabilmente non solo), mentre Giannini e parte dell'originario Comitato per la riforma democratica continuarono nel loro progetto, dando vita - non senza polemiche - alla Lista Referendum, con un vistoso "SI" bianco su fondo arancione. Per poter presentare le candidature senza raccogliere le tante firme necessarie, Pannella utilizzò per sé la pulce della lista degli Antiproibizionisti sulla droga (rappresentati dal 1989 al Parlamento europeo) e concesse in extremis alla formazione di Giannini di inserire sul fondo il contorno bianco corolla della rosa nel pugno, mutuata dal Partito radicale che era arrivato nelle Camere italiane - per l'ultima volta - nel 1987. A conti fatti l'esperimento della lista referendaria andò maluccio: non arrivò nessun parlamentare, l'esperimento si esaurì dopo l'appuntamento elettorale e del ragazzo sorridente - che nessuno allora avrebbe osato chiamare emoticon - non si sarebbe più parlato.

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