martedì 6 settembre 2016

Monumenti, natura e soluzioni grafiche a Genzano

Al di là del ritorno del Pci, la scheda elettorale di Genzano di Roma ha riservato varie altre sorprese. E non si parla, ovviamente, del candidato sindaco poi risultato vincente, Daniele Lorenzon, sostenuto unicamente dal MoVimento 5 Stelle e impostosi al ballottaggio. Nella coalizione dello sconfitto al secondo turno, Flavio Gabbarini, oltre al Pci e al Pd - la lista decisamente più votata e l'unica che abbia ottenuto seggi - c'era per esempio il Movimento civico Città Futura, fondato alla fine del 2010 proprio da Gabbarini (sindaco uscente, in quel caso senza il Pd, ma aveva già ricoperto il ruolo di vice primo cittadino in passato): come emblema grafico, un nastro verde a due gobbe (quasi a voler richiamare i Colli Albani) che finiva con una puntina di rosso per richiamare il tricolore e nel primo tratto richiamava piuttosto una foglia. La formazione ha ottenuto il 7,33%, non poco ma quota insufficiente per ottenere seggi.
Decisamente molto renziano nello stile era invece il contrassegno adottato dalla lista Genzano Adesso!, che nel nome e nei colori riprendeva nettamente gli slogan di una delle campagne condotte dall'attuale segretario Pd e presidente del Consiglio. Le somiglianze, ovviamente, non si limitavano al solo aspetto visivo e comunicativo: il progetto politico alla base della formazione elettorale prevedeva il perseguimento di un "cambiamento radicale e profondo" per Genzano, che potesse seguire a un "risveglio civico e morale" alla base di una nuova stagione politica per la città (risultato da ottenere anche attraverso una nuova classe dirigente locale).
Ultimo simbolo della coalizione a sostegno di Gabbarini era quello del cartello Uniti per Gabbarini - Sinistra per Genzano, che manteneva uniti gli emblemi di Rifondazione comunista, dei Verdi e di Sel, disposti a piramide al fianco della parte superiore della colonna centrale della fontana di San Sebastiano, disegnata e campita a toni di rosso, e sopra a un piccolo arcobaleno tricolore. Si trattava dunque di una seconda lista di sinistra, distinta rispetto a quella del Pci pur contenendo una parte significativa di quell'area politica: ci fosse stata una convergenza tra i due gruppi, probabilmente la sinistra avrebbe sfiorato il 9%, con la possibilità di trovare rappresentanza all'interno del consiglio comunale.
Al terzo posto, con il 13,11% dei voti, si è classificato il candidato Rocco Fabio Papalia. Lo schieramento a suo sostegno è stato meno folto rispetto a quello visto con Gabbarini: le liste, in effetti, erano tre. La prima, che si basava sull'immagine classica di palazzo Sforza-Cesarini, antica residenza estiva dei signori di Genzano, era la Lista civica Barbaliscia: il nome può far sorridere, ma Barbaliscia era il cognome della capolista, all'anagrafe Maria Grazia, figlia di Vittorio già candidato sindaco per il Pdl nel 2011 (proprio con lo stesso emblema, nome del candidato a parte) e morto l'anno dopo. Il segno distintivo, dunque, si è conservato a dispetto del tempo e degli avvicendamenti.
La già citata fontana di San Sebastiano, stavolta raffigurata tutta intera, come sagoma blu scura (con anche i "panettoni" e le catene che la proteggono), era l'elemento grafico centrale della lista civica Genzano risorge, sempre legata a Papalia (che qui, a dispetto dell'evidente collocazione di centrodestra, vedeva il suo nome bianco spiccare su una parte di fondo rossa, delimitata da un nastro tricolore, non rettilineo come per l'altra civica, ma a curve). La lista è arrivata seconda all'interno della coalizione per soli 19 voti, ma avere superato di poco il 5% non è comunque stato sufficiente per ottenere un consigliere comunale (soltanto Papalia è stato eletto, come candidato sindaco).
Chiudeva il trittico di formazioni a sostegno di Rocco Fabio Papalia la lista civica Genzano libera. Gli ultimi due nomi, come si vede, intendevano rivendicare il bisogno di una soluzione di continuità nell'amministrazione (ecco spiegato il "libera" di quest'ultimo simbolo) per far rinascere la città (come auspicava l'emblema precedente). Nessun segno di riconoscimento o appartenenza territoriale qui: soltanto un'ambientazione tipicamente di centrodestra, con un tricolore leggermente mosso dal vento e ritagliato a cuore su fondo azzurro, colori tradizionali e normalmente rassicuranti per quell'elettorato (di fatto, però, delle tre liste per Papalia questa è stata la meno votata).
Erano tre anche i contrassegni - mai visti in precedenza - presentati a sostegno del candidato sindaco Michele Savini. Uno di questi era chiaramente e direttamente legato alla figura dell'aspirante primo cittadino: la sua "lista personale" non ha fatto riferimento ad altro che al suo nome, scritto in bianco - a differenza degli altri elementi testuali, proposti in nero - per risaltare sul fondo verde leggermente sfumato. Nessun segno grafico territoriale, men che meno politico (Savini, del resto, aveva abbandonato il movimento Città futura prima delle elezioni del 2011, non condividendone lo spirito a suo dire poco civico e troppo legato a certi partiti esistenti).
Faceva invece direttamente riferimento all'impegno più recente di Savini la lista AttivaMente, che nel 2014 era nata essenzialmente come associazione e solo dopo si era strutturata come "movimento cittadino", come recitava la dicitura presente sul contrassegno. Coraggiosa, in qualche modo, la scelta di non inserire il nome del comune nella denominazione sul simbolo (anche se sulla pagina Facebook il nome risulta essere "AttivaMente Genzano"), riportando solo il logo dell'associazione, con le due frecce (rese senza punta, ma con il corpo a uncino) rosse e verdi a dare il senso del movimento e dell'attività e il punto esclamativo giallo per segnalare la decisione e la volontà di prendere posizione.
Il quadro delle liste a sostegno di Michele Savini si completava con la formazione Esperienza Genzanese, sempre parte della "vera esperienza civica genzanese" rivendicata da questo gruppo politico. Il nome della formazione probabilmente si spiega così, con il desiderio di puntare sul fattore locale e sul bagaglio personale di cui ogni cittadino può disporre. Il fondo rosso sfumato ricorda quello della lista personale di Savini: non era improbabile che le tre liste volessero comporre una sorta di tricolore, visti gli sfondi, ma il sorteggio degli emblemi ha di fatto rovinato tutto (prima il rosso, poi il verde, poi il bianco). Meno semplice da intuire, sinceramente, il motivo del cappello come elemento grafico: meglio non avventurarsi in improbabili supposizioni senza chiavi di lettura (e non è un caso, forse, che questa sia stata l'unica lista con risultati inferiori all'1%).
Alle elezioni ha partecipato anche come candidata sindaca Patrizia Mancini, già assessora dimissionaria dell'amministrazione Gabbarini e sostenuta essenzialmente dal gruppo genzanese di Possibile. Il sostegno del partito di Pippo Civati è particolarmente visibile per la presentazione di un contrassegno la cui struttura richiama quella del simbolo nazionale, con il segno di "uguale"; il fondo, tuttavia, non è del noto colore rosa antico, sostituito dalla bandiera arcobaleno (probabilmente si vuole richiamare il vessillo della pace, ma la disposizione dei colori è quella usata dai movimenti di liberazione omosessuale). Un po' sacrificate le parti testuali del simbolo, a partire dal nome/motto della lista, "Un'altra città!".
Mancini, peraltro, poteva contare anche su una seconda formazione, denominata Ambiente Bene Comune. Genzano, in questo caso, finiva sullo sfondo, come se fosse vista dall'alto, incastonata in un paesaggio poco contaminato (due alberto, uno specchio d'acqua, il prato verde tranquillo), Lo scopo era andare a colpire la sensibilità ambientalista degli elettori, che magari non si riconoscevano direttamente nella Federazione dei Verdi. Pur ammantato di un'aura un po' naïve, il simbolo risultava gradevole all'occhio e dimostrava una certa cura nella realizzazione; rispetto a quello di Possibile, tuttavia, ha avuto meno successo, superando di poco il 2% (a fronte del 5,23% dell'altra lista).
Resta da dire solamente del simbolo di Forza Italia, presentato a sostegno della candidatura di Antonio Rosati. Unico aspirante sindaco, oltre a quello del MoVimento 5 Stelle, a essere appoggiato da una sola lista, Rosati ha raccolto meno di tutti gli altri, fermandosi poco sotto il 3%, tanto come consenso personale, quando per la sua lista. L'immagine utilizzata era quella degli ultimi tempi, cioè la variazione del simbolo del 2014, con "Berlusconi" in basso; in alto è stato ricavato lo spazio per inserire, in grande, il nome del candidato sindaco, riducendo le dimensioni della bandierina. Il risultato è stato quello che è stato, ma rientra nel calo generale di voti che ha interessato il partito a livello nazionale.

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