martedì 27 dicembre 2016

Verso il ritorno della Dc: un cammino irto di insidie

Non avrebbero forse osato dirlo, almeno in gran parte di loro, ma il regalo che molti (ex?) democristiani avrebbero voluto trovare sotto l'albero sarebbe stata proprio la Dc, nel senso del loro partito di nuovo attivo e funzionante. Come è noto, qualcosa che va in quella direzione è accaduto: senza aspettare Natale, il Tribunale di Roma il 13 dicembre - curiosamente, per restare in tema, nel giorno di santa Lucia, in cui i bambini del nord ricevono i doni - ha disposto di convocare l'assemblea degli iscritti della Democrazia cristiana, in base all'art. 20, comma 2 del codice civile, per i giorni 25 e 26 febbraio 2017 (all'hotel Ergife di Roma). 
Per qualcuno è già una vittoria (e in un certo senso lo è, visto che non si era mai arrivati fino a quel traguardo), per altri la sfida è appena iniziata: hanno ragione soprattutto loro, perché ogni passaggio da questo momento in poi è particolarmente delicato. Basta un errore, una dimenticanza qualunque nel percorso che il giudice ha avallato - almeno per ora - e il lavoro fatto fino a quel momento può andare in fumo, visto che sono già stati annunciati alcuni ricorsi contro questo iter: era accaduto proprio così nel 2012, quando i componenti dell'ultimo consiglio nazionale Dc non furono convocati con avviso personale (come volevano le disposizioni attuative del codice civile) e il XIX congresso, che elesse segretario Gianni Fontana, fu viziato dallo stesso problema e da altre violazioni statutarie, rinviando ancora una volta il ritorno del vecchio scudo crociato.
A tracciare pubblicamente, anche solo in linea di massima, il percorso da seguire è stato Nino Luciani, primo firmatario (con Alberto Alessi, Renzo Gubert, Luigi D'Agrò e Renato Grassi) della richiesta al Tribunale di Roma di convocare l'assemblea degli aderenti alla Dc e, in quanto tale, designato dal giudice a provvedere a tutte le formalità necessarie per la convocazione e a presiedere - temporaneamente - la seduta dell'assemblea. Una convocazione di assemblea che arriva - è lo stesso Luciani a dirlo - "dopo numerosi eventi politici e giuridici catastrofici, per la Dc, in un periodo di vent'anni", caratterizzati dai numerosi tentativi di raccogliere l'eredità (politica, patrimoniale e simbolica) del partito di Piazza del Gesù, non di rado sfociate in controversie giudiziarie: solo le sentenze della Corte d'appello di Roma del 2009 e delle sezioni unite della Cassazione del 2010 hanno cercato di porre rimedio, sostenendo che "non è mai esistito un problema di successione alla Dc, perché - così ricorda Luciani - lo scioglimento fu disposto da un organo che non avevo il potere di legge per farlo e dunque, giuridicamente, la Democrazia cristiana esiste tuttora". Per inciso, è corretta l'ultima parte, anche se alla sopravvivenza del partito si collegano conseguenze diverse da quelle immaginate dai "riattivatori" Dc; meno preciso è ciò che precede, visto che non ci fu lo scioglimento del partito, ma solo un cambio di nome fatto male.
Nel ricordare il precedente poco felice della Dc-Fontana (naufragata in tribunale), Luciani ha sottolineato che l'assemblea di cui il Tribunale di Roma ha disposto la convocazione non dev'essere conclusa - come sarebbe facile fare - con il congresso del partito: "l'una - scrive - è una assemblea di primo grado (vale dire è sovrana); invece il congresso è un'assemblea di terzo grado, ossia di eletti dalle sezioni locali, poi dai congressi provinciali, poi dai congressi regionali, oggi non più fattibili perché le sezioni locali non esistono più". Una volta eletto un presidente, a norma dell'art. 20, comma 2 c.c., si dovrebbe arrivare a un congresso: questo, però, solo dopo che la stessa assemblea degli iscritti sarà stata riconvocata per modificare in modo significativo lo statuto (ex art. 21, comma 2 c.c., che richiede la presenza di almeno tre quarti dei soci e il voto favorevole della maggioranza dei presenti), vista l'enorme difficoltà di attuare lo statuto degli anni '80 in un partito privo di organi e tutto da ricostruire.
Rivolgendosi a coloro che avevano delegato il "gruppo dei 5" a chiedere la convocazione dell'assemblea, Luciani assicura: "In febbraio sarete convocati mediante apposito avviso personale, in base al codice civile". E' chiaro che la convocazione - presumibilmente con raccomandata - non riguarderà solo le circa 200 persone che hanno dato la loro delega, ma dovrà pervenire personalmente a tutti i 1742 "confermati iscritti" nel 2012, secondo l'elenco prodotto in tribunale da Luciani; così come sarebbe opportuno che la convocazione partisse prima di febbraio, in modo da permettere ai singoli associati di prenotare per tempo treni, aerei e alloggi senza svenarsi.
Prima della scadenza di fine febbraio, in ogni caso, per Luciani è necessario incontrarsi prima, per un convegno nazionale di preparazione - da tenersi, secondo lui, nella sua Bologna entro gennaio, con la partecipazione di vari docenti unviersitari - per "una prima discussione tra i soci su un codice etico del cristiano impegnato in politica", con l'idea di rivolgersi alla Chiesa cattolica (volendo costruire un partito laico, sia pure ispirato alla Dottrina sociale della Chiesa) e al Paese "per rivendicare il ruolo storico della Dc". Questo riguarderebbe soprattutto la prima fase della vita repubblicana (che per Luciani arriva fino al 1970), ma senza trascurare la seconda, fatta concludere con il 1994 e caratterizzata - oltre che da "Mani pulite", dal "compromesso storico" col Pci: "quell'accordo di potere, che salvaguardava la Dc nel governo nazionale e inseriva il PCI nelle Regioni, dando inoltre alle Regioni stesse la delega di gestire il Servizio sanitario nazionale - si domanda Luciani - fu "vera gloria" della Dc o, invece, sarebbe stato più corretta una alternanza con il Pci nel governo nazionale, se questa fosse stata la scelta degli elettori?".
Prima ancora del convegno, tuttavia, c'è un'altra necessità, davvero impellente: quella della cassa. L'uso della sala Leptis Magna dell'Ergife - la cui disponibilità è stata determinante per ottenere la convocazione dell'assemblea degli associati Dc - costa 7.120 euro; almeno altri 7.000 serviranno per spedire con raccomandata gli avvisi personali agli iscritti da convocare, così come occorrerà mettere in conto altre spese, ad esempio per la propaganda e - voce da non sottovalutare - per l'assistenza legale che dovesse rendersi necessaria per rispondere ai ricorsi fin qui minacciati. Per questo Luciani ha aperto un conto corrente bancario e chiede ai vari soggetti interessati "un contributo libero, volontario" per completare l'opera iniziata: il gioco della Democrazia (cristiana), certamente coinvolgente, purtroppo non è gratis e non basterà lo scudo crociato a ripararsi dalle spese.

Nessun commento:

Posta un commento