venerdì 30 dicembre 2016

Impegno comune, un simbolo per tante città

Alle elezioni amministrative, lo si è detto e notato in più occasioni, i simboli dei partiti da tempo sono sempre più rari, lasciando puntualmente il posto alle liste civiche. Molti simboli di queste riportano i segni territoriali più riconoscibili, magari reinterpretati graficamente; a soluzioni visive diverse, peraltro, possono abbinarsi nomi uguali. Alcune "etichette", infatti, sono particolarmente gettonate, perché sembrano portare con sé il concetto di civismo, l'idea del buon governo (almeno nelle intenzioni) e del mettere insieme le forze "dal basso" per migliorare il proprio territorio. Una di queste espressioni è certamente Impegno comune: a tutti i motivi detti prima, si aggiunge la presenza del sostantivo "comune", che rimanda tanto alla "cosa pubblica", quanto all'istituzione comunale per la quale la lista intende concorrere.
Al nome, del resto, si abbinano bene vari concetti per la traduzione in grafica. L'idea dell'impegno comune, infatti, si sposa molto bene - ad esempio - con le sagome di persone, che tendenzialmente si tengono per mano. E' il caso, per dire, della lista Impegno comune per Castro, presentata nel comune del leccese nel 2012, a sostegno del candidato sindaco Luigi Carrozzo: all'interno del contrassegno - curiosa mistura di immagini fotografiche e disegni, tricolori circolari e stradali, font bastoni e graziati - si trova l'immagine della famigliola classica, con padre, madre e due figli piccoli (uno dei quali, tra i genitori, sembra saltare, ma l'immagine che ne esce è piuttosto inquietante, dando più l'idea del sacco di patate o del quarto di bue che del bimbo), tutti ovviamente tenuti per mano per l'impegno comune.
Altrove si è cercato di puntare su un numero più ampio di persone, per dare l'idea di una comunità, di un "popolo", senza correre il rischio di far pensare al Quarto Stato di Pellizza da Volpedo (troppo caratterizzato politicamente e, dunque, da non evocare in nessuna maniera). A Quartucciu, comune in provincia di Cagliari, per esempio, il candidato Tonino Meloni si era fatto sostenere da Impegno comune e aveva piazzato nel simbolo - su un fondo con sfumature azzurrine in alto e gialle ocra in basso - nove sagome umane, divise in tre gruppi e tinte - guarda caso - dei colori della bandiera italiana. Perché, anche in un comune, i colori nazionali non sono fuori posto.
Qualcosa di simile è stato fatto anche a Davoli, comune della provincia di Catanzaro. Alle elezioni che si sono svolte nel 2015, il candidato sindaco Giuseppe Papaleo (poi eletto) si era presentato sostenuto dal cartello Impegno comune - Solidarietà e partecipazione: nel contrassegno elettorale, su un ground rosso, era stata radunata una dozzina di silhouette di persone, stavolta tinte dei colori dell'iride, per dare l'idea che davvero nessuno doveva essere escluso. E, per rafforzare il concetto, si è dato spazio anche alle sagome - ben visibili - di un diversamente abile in sedia a rotelle e di una mamma che spinge una carrozzina, come a dire che non si voleva lasciare indietro nessuno e tutti potevano dare il loro contributo.
Altri gruppi si sono accontentati di richiamare l'impegno di una comunità di persone attraverso uno dei simboli più gettonati alle elezioni amministrative: le mani. Anche qui, l'interpretazione ha seguito due temi principali: quello preferito è stato in assoluto la stretta di mano, già emblema storico del mutuo soccorso e della cooperazione (e spesso adottato da liste di centrosinistra. Tra i vari "Impegno comune" che hanno scelto di avvalersi delle mani che si stringono, si può scegliere il caso di Sciacca, alle elezioni del 2009: lì la lista dal nome che ci interessa appoggiò il candidato - poi risultato vincitore - Vito Calogero Bono, ponendo una vera stretta di mano sotto alla fotografia del municipio della stessa città di Sciacca (anche se il risultato non fu tra i migliori sul piano grafico).      
Altri avevano comunque optato per le mani vere, ma cogliendo l'attimo che immediatamente precede la stretta di mano (o forse la segue, chissà). E' il caso, ad esempio, della lista Impegno comune che, alle amministrative del 2015 a Travagliato (piccolo centro del bresciano, noto agli appassionati di calcio per aver dato i natali a Franco Baresi, capitano storico dei rossoneri), aveva candidato Gianfranco Michelini alla poltrona di primo cittadino: le mani, su uno sfondo azzurrino sfumato (con scritte ancora bianche e azzurre) e circondate da un tricolore discreto, finivano per toccarsi appena, coi polpastrelli intenti a sfiorarsi, appunto subito prima o subito dopo la stretta di mano.
Altri, invece, hanno preferito limitarsi a stilizzare le mani, sempre però offrendo l'idea della stretta e della complementarietà dell'apporto degli elettori/amministratori, in un patto da rinsaldare. Come esempio si può prendere la lista civica L'impegno "comune" (con le virgolette a sottolineare l'ambivalenza della parola evidenziata, senza possibilità di avvalersi dell'alternanza tra maiuscole e minuscole), presentata a Leggiuno in provincia di Varese, a sostegno del candidato Domenico Bavila: due mani, disegnate in modo speculare e curiosamente in verde, danno l'idea di volersi raggiungere e stringere, anche se la distanza tra loro c'è (anche per questo, forse, serve impegno).
Altre volte il tema delle mani è stato interpretato in chiave più ironica e, volendo, anche simpatica per l'occhio. Si può andare, per esempio, a Larciano, comune in provincia di Pistoia: lì la locale lista Impegno comune aveva candidato nel 2014 Antonio Pappalardo, mentre al turno elettorale di quest'anno (evidentemente anticipato) sosteneva Lisa Amidei. In entrambe le consultazioni, l'elemento grafico principale era rappresentato da una stilizzazione del castello di Larciano, con due finestre/feritoie che somigliavano a due occhi e due braccia arancioni stilizzate che abbracciavano il monumento: un'immagine felice, a quanto pare, visto che la lista è sempre uscita vincitrice dalle urne.
Altri hanno puntato sulle mani, ma senza la stretta canonica. Così, se la lista Impegno comune presentata a Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, a sostegno di Antonio Mirra (una campagna che merita di essere osservata meglio a parte), schierava cinque mani strette "a pentagono", per rafforzare l'idea di collaborazione, nel comunello di Bonefro (provincia di Campobasso) di mano nel 2015 ne bastava una sola: questa raccoglieva i monumenti principali del centro storico e li portava su di sé, come a volerli proteggere o, volendo, innalzare (il profilo della mano sembra quello di una colomba). Purtroppo per la candidata Claudia Lalli, meno di sessanta voti l'hanno separata dalla vittoria.
C'è poi chi ha lasciato completamente al di fuori la componente "umana" o "manesca", preferendo appoggiarsi soltanto alla natura. E' il caso, per esempio, del comune cosentino di Tortora, in cui l'anno scorso è stato riconfermato il sindaco Pasquale Lamboglia: in entrambi i casi si è fatto sostenere dal suo Impegno comune, che schierava all'interno del contrassegno un girasole con metà di una corolla vistosa, stilizzata (al pari del gambo e dell'unica foglia), mentre l'altra metà del fiore veniva sostituita da tre archi di cerchio blu, un po' eco e un po' emiciclo comunale; a completare il quadro, una piccola "spruzzata" di vernice tricolore in basso a sinistra.
C'era l'ambientazione naturale anche a Rogeno, comune in provincia di Lecco che ha "rinnovato" la propria amministrazione due anni fa. Inserire le virgolette sembra opportuno, visto che anche in questo caso si è stati di fronte a una riconferma: il sindaco uscente Antonio Martone, dunque, era riuscito a ottenere di nuovo la fiducia dei suoi concittadini. La maggioranza dei voti, dunque, è andata a una lista caratterizzata dall'arcobaleno che si staglia sul cielo e sfuma nell'avvicinarsi alla terra. La resa grafica era buona; peccato per la scelta della font Comic Sans Serif, che ha tolto un po' di eleganza alla composizione (per la prossima volta, ci si potrebbe mettere più... impegno).
Da ultimo, c'è chi non si è affidato nemmeno alla natura per tentare di conquistare la poltrona di primo cittadino. Come esempio prendo la lista Impegno comune presentata nel 2014 a Calvagese della Riviera, altra località bresciana: qui la formazione a sostegno di Anna Maria Fracassi ha mancato per 41 voti la vittoria. Il gruppo, per rappresentarsi, ha scelto quattro cerchi, a sembianza di sfera grazie all'uso della luce, vicini e disposti a losanga, ricordando un po' l'antica pulsantiera del Super Nintendo (ma la posizione dei colori era diversa). Non si trovano in rete spiegazioni sul significato dell'emblema, ma forse non occorre nemmeno cercarle: il centro del messaggio era il nome e la vittoria, a ben guardare, era davvero a un soffio.

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