Quest'oggi si è celebrato il funerale di Andrea Augello. Chi scrive - è giusto precisarlo subito, per il pieno rispetto di chi legge - non ha seguito in modo approfondito il suo percorso, pur non avendolo mai perso di vista (sentendosi peraltro parte di una diversa area politica); varie ragioni, in ogni caso, suggeriscono che anche ad Augello sia dedicato uno spazio su questo sito. Al di là dell'impegno non breve all'interno del Parlamento italiano (è stato senatore per quattro legislature, inclusa quella attuale, per lui durata meno di un anno), Augello con il suo impegno e la sua militanza ha attraversato in prima persona e non di rado in prima fila varie fasi delicate per la destra italiana e per il panorama politico in generale. La dignità di quel percorso è dimostrata, tra l'altro, dalle reazioni e dai pensieri di vicinanza poco formali e molto sentiti che figure politiche anche molto distanti da Augello hanno offerto in questi giorni. In quello stesso percorso Augello ha associato il proprio nome a vari simboli, uno dei quali - Ecco uno dei motivi, solo apparentemente minore, per cui ha piena cittadinanza in questo spazio - è stato legato espressamente a lui.
Inevitabilmente l'emblema cui Andrea Augello ha dedicato il maggior numero di anni della sua vita si identifica con la fiamma tricolore: prima quella del Movimento sociale italiano - Destra nazionale (insieme alla fiaccola della Gioventù nazionale, organizzazione nella quale si impegnò a lungo), poi quella - ridotta - di Alleanza nazionale (con cui divenne per la prima volta consigliere regionale nel Lazio, nel 1995), per finire con quella (senza base) di Fratelli d'Italia, con cui a settembre dell'anno scorso era stato rieletto in Senato. Un segno di identità e di coerenza, da più punti di vista, senza che questo tolga valore e senso al percorso che negli anni il politico ha compiuto, con approdi in case politiche almeno in parte affini, ma di certo non sovrapponibili. Non sembra fuori luogo ricorrere, per descrivere quel cammino (soprattutto dal 2008 al 2018), ad alcuni versi di Giorgio Caproni: "Devi perseverare, / usare buona pazienza. / Ricordalo, se vuoi arrivare / al punto di partenza": ovviamente Msi-Dn e Fdi non coincidono, ma si ha rispetto dei punti (umani, ideali e grafici) di tangenza.
Di certo non fu banale il passaggio dal Msi ad An, men che meno dev'esserlo stato per Andrea Augello, che negli anni precedenti era stato vicino a Pino Rauti. Nel 1995 di Fiuggi (fu membro della segreteria di quel congresso), a lui come a varie altre persone toccò decidere a quale idea e pratica di destra continuare a dare il proprio contributo: scelse la via tracciata da Gianfranco Fini e la percorse tutta, sino a quando il partito che voltò pagina all'inizio del 1995 (di fatto incorporando l'Alleanza nazionale votata dagli elettori nel 1994 e adottandone il nome) rimase in attività. Con il simbolo di An fu eletto tre volte come consigliere regionale in Lazio (1995, 2000, 2005) e ottenne per la prima volta un seggio in Senato nel 2006, nelle elezioni vinte di misura dalla coalizione di Prodi.
Due anni più tardi, finita in anticipo la XV legislatura, tornò a Palazzo Madama, ma con il simbolo del Popolo della libertà, un progetto nato come elettorale, ma pensato per diventare anche politico nel giro di qualche mese. Da un certo punto di vista era accaduto lo stesso tra il 1994 e il 1995 con An, ma oltre un decennio dopo non c'era - almeno all'inizio - un'alternativa alla fusione con Forza Italia in un nuovo soggetto politico che avrebbe dovuto costituire una vera novità nel centrodestra, voltando ulteriormente pagina. Così, a marzo del 2009, alla Fiera di Roma, nel giro di una decina di giorni si celebrarono l'ultimo atto di Alleanza nazionale (con l'idea di costituire una Fondazione, che pure non avrebbe avuto vita facile e che avrevve visto lo stesso Augello tra gli amministratori) e quello fondativo del Pdl. Fu un tentativo di fondare una nuova storia, in cui Augello poté ottenere due successi importanti (la vittoria di Gianni Alemanno come sindaco di Roma e quella di Renata Polverini come presidente della regione Lazio, a dispetto dell'incidente della lista del Pdl a Roma), ma dopo una manciata di mesi la navigazione perse la tranquillità. Di fronte all'aggravarsi delle frizioni tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, Augello si spese di certo per fare emergere una soluzione; quando la rottura divenne insanabile, tuttavia, scelse - ci si permette di pensare, non a cuore leggero - di continuare a camminare lungo la via del Pdl (nel frattempo era diventato sottosegretario alla pubblica amministrazione e innovazione), preferendo non spostarsi su quella di Futuro e libertà, che si sarebbe di fatto interrotta con le elezioni politiche del 2013.
Pochi mesi dopo quel voto, però, per Augello fu di nuovo il tempo di una scelta, visto che fu proprio la via del Pdl (che lo aveva appena confermato al Senato) a consumarsi, a novembre del 2013. Quando Berlusconi ritenne opportuno ridestare Forza Italia e anche alcuni di coloro che avevano avuto ruoli di spicco in An (a partire da Maurizio Gasparri) lo seguirono, Augello scelse diversamente. Non optò per la bandierina tricolore e non si legò nemmeno a quegli stessi colori annodati che Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Corsetto avevano scelto (già da un anno) per Fratelli d'Italia: ritenne forse più coerente con il suo percorso cercare di costruire il Nuovo centrodestra, assieme ad Angelino Alfano e ad altre persone che non avevano voluto il ritorno a Forza Italia.
Dopo un anno e mezzo, tuttavia, quella casa politica dovette far sentire a disagio augello, soprattutto per la partecipazione duratura al governo Renzi, nato con premesse diverse rispetto a quelle con cui si era formato il governo Letta e attestato su posizioni politiche e valoriali differenti. Colse dunque la prima occasione utile e concreta per costruire qualcosa di diverso: alla fine del 2015 con Gaetano Quagliariello e altre figure di spicco costituì Idea (Identità e azione); con lui fece lo stesso percorso la moglie, Roberta Angelilli (che aveva condiviso pure le tappe precedenti, dal Msi ad An al Pdl, fino a Ncd). Augello rimase lì anche quando lasciò il gruppo senatoriale Grandi autonomie e libertà per aderire a quello di Conservatori e riformisti, consentendo a questo di non sciogliersi, almeno per qualche mese.
Proprio in quel contesto, all'inizio di febbraio del 2016, nel consiglio regionale del Lazio apparve il gruppo Cuoritaliani, indicato dai media fin dall'inizio come prima proiezione di un movimento legato all'allora senatore Augello (e al suo collega Vincenzo Piso). Se il cuore era già comparso nel 2013 sulle schede elettorali romane legato ad Alfio Marchini (e vi sarebbe tornato tre anni dopo), il tricolore-cuore e il senso di "Comunità in movimento" caratterizzò invece il disegno di Augello: Cuoritaliani (o Cuori italiani) comparve anche in più di una competizione elettorale locale nel territorio regionale, con il simbolo adattato a seconda del comune. Non era la politica nazionale, ma non veniva meno il legame con il territorio, che di certo ha sempre caratterizzato l'attività di Augello.
Non ricandidato dal centrodestra nel 2018, Andrea Augello saltò la XVIII legislatura, quella iniziata con il governo giallo-verde (Conte I), proseguita con il governo giallo-rosso (Conte II), sconvolta dalla pandemia Covid-19 e portata alla conclusione (anticipata) dal governo Draghi, con Fratelli d'Italia come maggiore forza di opposizione. E proprio a Fratelli d'Italia augello aveva scelto di aderire con Cuori italiani a dicembre del 2018: "In molti stanno rispondendo all’appello che qualche mese fa abbiamo lanciato per la costruzione di un grande movimento conservatore e sovranista e per un grande risultato alle prossime elezioni europee. Solo se cresce Fratelli d’Italia, infatti, sarà possibile riportare il centrodestra al governo" disse Giorgia Meloni in quell'occasione, mentre le agenzie parlarono di un nuovo passo verso quel movimento. In Fdi augello ritrovò vari compagni di strada del passato (incluso Fabio Rampelli, considerato a lungo "rivale" dello stesso Augello sul territorio) e più avanti sarebbe arrivato anche Raffaele Fitto, promotore dei Conservatori e riformisti al cui gruppo l'ex senatore aveva aderito. Quando in piena estate si avviò la macchina verso le elezioni del 25 settembre 2022, dovette sembrare naturale riproporre la candidatura di Andrea Augello, già minato dalla malattia. Fu eletto nel collegio plurinominale Lazio - P02 (Viterbo - Guidonia - Latina) e poté iniziare la sua quarta legislatura. L'ultima e la più breve, non a causa di uno scioglimento anticipato. Fiamma o cuore (sempre tricolori), Libertà o Idea, il percorso di Augello merita rispetto, perché lo ha meritato innanzitutto lui. Chiunque appartenga alla schiera dei #drogatidipolitica può riconoscerlo, ringraziando per l'impegno, da qualunque parte lo si guardi.
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