Il viaggio elettorale nei comuni sotto i mille abitanti cambia completamente scenario quando si abbandona il Nord (e qualche regione del Centro dalle caratteristiche piuttosto simili a quell'area) e si passa alle località del Centro-Sud. Non mancano anche qui alcune liste legate a piccoli movimenti politici; tuttavia, come ormai siamo abituati a vedere da alcuni anni, sono frequenti (e in qualche caso si può ben dire che prolificano) le liste di cui, a rigor di logica, è praticamente impossibile giustificare la presenza, a meno di supporre - ma indagare sui singoli casi non spetta a noi - che si tratti di candidature presentate essenzialmente allo scopo di ottenere licenze elettorali. Il riferimento, per chi non lo ricordasse, è all'istituto previsto dall'art. 81, comma 3 della legge n. 121/1981 (Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza): sulla base di questo, "Gli appartenenti alle forze di polizia candidati ad elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento della accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale e possono svolgere attività politica e di propaganda, al di fuori dell'ambito dei rispettivi uffici e in abito civile".
Come si possono individuare queste liste? In alcuni casi è facile: i contrassegni elettorali sono molto semplici (con impegno minimo sulla grafica e sui nomi, con uso abbondante di "Insieme" e "Svolta") e per giunta spesso si sono visti in passato in altri comunelli; non mancano però casi di simboli leggermente più elaborati, magari presi dal web. Se si ha la possibilità di passare in rassegna le candidature legate a quei contrassegni - dunque se si trovano i manifesti sui siti dei comuni - ci si trova spesso davanti a liste di 10 candidati (oltre all'aspirante sindaco, ma il gruppo può essere più ridotto), tutte persone in età lavorativa; molti di quei nomi, per chi ha buona memoria, sono già apparsi in altre competizioni e, per giunta sono pluricandidati in microcomuni e regioni diverse; quanto ai programmi, sono pressoché tutti uguali o, comunque, molto generici. Va riconosciuto che in altri casi l'individuazione di queste liste è più difficile, specialmente se si mimetizzano come piccoli movimenti locali; il verdetto delle urne, tuttavia, anche in quei casi lascia pochi dubbi, visto che generalmente quei simboli raccolgono uno o due voti, ma spesso anche zero, tranne in qualche caso in cui è presente una sola lista locale.
Il fenomeno delle "liste per le licenze" interessa essenzialmente le regioni del Molise, Abruzzo, Lazio e Campania, mentre risulta pressoché inesistente nelle altre; andiamo in ogni caso con ordine e riprendiamo il viaggio dopo il tragitto dal Piemonte alle Marche. Attention, prêts? Si parte!
Le prime tappe di questo nuovo cammino sono in Lazio: i comuni interessati sono sette, in tutti ci sono liste esterne. Consideriamo innanzitutto il Movimento sociale Fiamma tricolore, partito politico che nulla ha a che spartire con le "liste per le licenze": i "fiammisti" si sono presentati a Campodimele (in provincia di Latina) e Roccagiovine (in provincia di Roma), piccole località di cui riparleremo, e anche in un comune decisamente più grande, Aprilia (Lt), che ha oltre 74000 abitanti. Il risultato, in ogni caso, nei microcomuni che qui interessano è stato pessimo: zero voti a Campodimele e solo uno (pari allo 0,57%) a Roccagiovine: considerando che in quest'ultimo comune erano presenti ben sei liste (e non è il record di questa tornata), ma l'unica formazione locale aveva ottenuto il 90,23%, ottenere uno dei tre seggi di opposizione non era un'impresa impossibile.
Il movimento Italia dei Diritti, da sempre attivo nei piccoli comuni laziali con una presenza costante nelle rispettive elezioni amministrative, ha fatto le cose in grande e ha concorso con proprie liste - tutte complete di dieci nomi - in tutti e sette i centri al voto. I risultati? Zero voti a Cervara di Roma, Campodimele, Rocca Sinibalda (Ri) e Varco Sabino (Ri); un solo voto a Filettino (Fr) e Belmonte in Sabina (Ri), mentre a Roccagiovine - comune in cui il candidato sindaco era il leader del movimento, Antonello Rocco De Pierro - sono arrivati 15 voti (8,62%) e anche i tre consiglieri comunali della minoranza, poiché la lista ha ottenuto quasi tutti i voti non attribuiti alla formazione vincitrice. Al di fuori di questo caso, però, questa volta la sortita elettorale di Italia dei Diritti è stata sostanzialmente un flop.
In cinque di questi comuni - con schede elettorali piuttosto affollate, soprattutto a Cervara e Campodimele (rispettivamente 374 e 778 abitanti): per ciascuno dei due enti si sono affrontate 8 liste e a Campodimele sarebbero state 9 se fosse stata ammessa anche L'Alternativa, il cui candidato sindaco era Fabrizio Pignalberi - si è presentato un altro movimento già noto a chi legge questo sito, vale a dire Progetto Popolare: il soggetto politico, che ha base a Colleferro, concorreva a Cervara di Roma, Roccagiovine, Filettino, Campodimele e Varco Sabino, sempre con liste complete. Se in passato il simbolo aveva ottenuto qualche risultato, questa volta i presentatori sono riusciti nell'incredibile impresa di non prendere nemmeno un voto in alcuno dei cinque comuni, suscitando forti perplessità sull'effettivo scopo politico di queste presenze.
A Varco Sabino troviamo la prima lista presentata da L'Altra Italia, movimento che si è già incontrato in passato nei nostri viaggi. La presenza lì non era casuale: in questo comune l'aquila fiammata nel 2018 elesse i tre consiglieri di minoranza con 9 voti (7,26%), essendo l'unica altra lista presente oltre a quella risultata vincitrice. giocando sul fatto che erano la seconda lista presente. Il candidato sindaco in corsa quest'anno, pugliese (e tesoriere del movimento), è diverso rispetto all'aspirante del 2018, ma nel turno elettorale appena celebratosi le liste locali erano due e non più una sola: la seconda, Insieme per Varco, ha raccolto solo 14 voti (12,73%), ma questi sono bastati per ottenere tutti e tre i seggi di minoranza, visto che a L'Altra Italia è rimasto un solo voto a disposizione.
Il Movimento politico Libertas si è presentato a Rocca Sinibalda e Belmonte in Sabina, cioè curiosamente i due comuni "sotto i mille" del Lazio nei quali non concorreva Progetto Popolare: quella doppia partecipazione ha raccolto solo due voti (0,40%) a Rocca Sinibalda, mentre a Belmonte il risultato è rimasto a quota zero. Per restare in argomento, a Roccagiovine si è invece presentato il Movimento politico Veritas, piuttosto enigmatico a prima vista, anche per un minimo di assonanza con la formazione citata subito prima. La storia dei due gruppi, in effetti, è almeno in parte collegata, visto che facevano entrambi riferimento ad Antonio Fierro (presidente prima di Veritas, il cui simbolo è finito nelle bacheche del Viminale già nel 2013, poi di Libertas), anche se alle ultime elezioni politiche il simbolo del Mpl era stato depositato sia da Paolo Oronzo Magli (candidato sindaco alle ultime elezioni romane) e da Fierro, ma il primo era stato ricusato (per l'uso della parola "Libertas" in uno scudo) e il secondo non era stato ritenuto in grado di contrassegnare liste (per carenze nella documentazione). Di certo erano ignari di tutto questo le elettrici e gli elettori di Roccagiovine: nessuno di loro ha scelto il simbolo di Veritas (per l'occasione arricchito con la sigla "DC" in grande evidenza: chissà che ne penserebbero Gianfranco Rotondi, Totò Cuffaro e altri soggetti interessati alla Democrazia cristiana...).
Sempre a Roccagiovine si è presentata pure Alternativa sociale italiana, forza politica reale, con base a Castrovillari, in trasferta per la prima volta fuori dalla Calabria: il capolista, Nicola Aronne, è in effetti l'animatore di quel soggetto politico, mentre la candidata sindaca è nata nella non troppo lontana Tivoli. La lista, che è riuscita a convincere perlomeno un elettore - facendo meglio di due delle sei formazioni in lizza - per l'occasione ha inserito nel proprio simbolo l'espressione "Lega autonomia", con la prima parola in decisa evidenza, collocata su fondo blu, scritta in giallo e in carattere Optima, lo stesso che caratterizza la Lega Nord dal 1992 e tuttora è usato dalla Lega salviniana (la stessa soluzione della parola gialla su fondo blu ricorda un po' gli attuali contrassegni leghisti); non risulta che la lista abbia avuto problemi di ammissibilità per quelle scelte verbali e grafiche, in più va detto che il capolista lo scorso anno si era proposto come aspirante sindaco a Carpanzano (Cs) proprio con la Lega.
Solo a Campodimele si trova la lista I Cittadini delle Culture e Colture d'Italia, con un simbolo piuttosto elaborato e con vari tocchi naïf. Del movimento politico non si sa nulla, ma se non altro il candidato sindaco, Antonio Pelagalli, ha divulgato la sua candidatura su Facebook e in loco, affiggendo manifesti e distribuendo opuscoli: sarà per questo che, se non altro, almeno un voto a Campodimele per la lista è arrivato (mentre 4 candidati sindaci su 8 sono rimasti a bocca asciutta). on abbiamo altre info su questo movimento, che ottiene un solo voto.
In proporzione è andata peggio a L'Alternativa, collegata al movimento Più Italia di Fabrizio Pignalberi e - come si è detto - esclusa a Campodimele (per l'incandidabilità di alcuni componenti della lista), ma ammessa a Cervara e a Filettino: in entrambi i comuni la casella di scrutinio è rimasta vuota. Guardando proprio a Cervara, la lista Cervara Futura - forse quella con il contrassegno più curato in assoluto - ha vinto con il 64,69% staccando di molto le formazioni Rinnova Menti (19,23%) e Armonia per Cervara (15,03%) che comunque hanno ottenuto rispettivamente due e un seggio, in virtù dei voti raccolti (rispettivamente 55 e 43 su 286) con i loro simboli certamente dignitosi e con un nucleo originale.
Non passa certo inosservato il risultato elettorale di Belmonte in Sabina, nel reatino: lì l'unica lista locale ha preso 360 voti su 365, un risultato pari al 98,63%! Per le altre quattro liste in corsa, tutte esterne, sono rimasti a disposizione solo cinque elettori: tre hanno scelto SiAmo Italia, uno Alternativa Verde, uno Italia dei Diritti (lo abbiamo già detto), mentre nessuno ha votato per il Movimento Politico Libertas. Sulla base di questo risultato, la lista SiAmo Italia simbolo molto semplice e già ampiamente visto in vari comunelli negli scorsi anni - con soli tre voti (0,82%) ha ottenuto i tre seggi dell'opposizione, per il candidato sindaco Giuseppe Rufo - lo stesso rimasto a zero l'anno scorso a Civitella Alfedena con Patrioti? - e probabilmente per le prime due persone indicate in lista. Tre voti pesantissimi, dunque, visto che lo 0,82% delle urne esprime il 30% del consiglio comunale: casi simili inducono seriamente a pensare se sia opportuno mantenere un meccanismo simile o se valga la pena correggerlo (con qualche forma di sbarramento o con una distribuzione dei seggi meno distorsiva). Per concludere il discorso su SiAmo Italia, questa formazione è risultata presente anche a Campodimele e Cervara (2 voti in ciascun comune), mentre a Filettino sulla scheda c'erano anche Noi Patrioti e Alternativa Verde (rimaste entrambe a zero voti).
Non si può però concludere il cammino in Lazio senza guardare con più attenzione il quadro delle candidature dei due comuni più citati fin qui, Campodimele e Cervara: oltre a quanto si è già detto fin qui, infatti, occorre rilevare la presenza di alcuni nomi e simboli decisamente ricorrenti sui manifesti e sulle schede elettorali dei microcomuni negli ultimi anni, pur avendo riportato finora risultati quasi impercettibili (al punto da far sorgere il pensiero che in quei casi il desiderio di fare politica c'entri poco). A Campodimele, in particolare, il manifesto dei candidati - proposto in bianco e nero... buuuhhh!!! - è aperto dal recordman attuale delle candidature a sindaco "sotto i mille", 10 in 10 anni consecutivi in altrettanti comuni (collocati in 5 province diverse tra Molise, Abruzzo, Campania e ora Lazio) e con 7 simboli diversi, 10 voti presi in totale: la sua corsa con Alternativa in Comune si è conclusa con zero voti, ma non è improbabile che il suo nome torni anche in futuro (anche perché il record assoluto di candidature consecutive nei microcomuni - ben 11 - resta per ora nelle mani di una persona il cui nome e cognome quest'anno non figuravano su alcuna scheda, nemmeno su quella di Ripabottoni in cui il soggetto si era candidato nel 2018 e nel 2013). I frequentatori di elezioni "sotto i mille" possono ricordare anche la lista +Verde Cuore Ambientalista, che ha fatto capolino a Cervara ottenendo un voto.
Lasciato il Lazio, è tempo di passare all'Abruzzo: sette comuni con meno di mille abitanti, tutti con la presenza di liste esterne. Le uniche riconducibili a un movimento politico sono quelle de L'Altra Italia a Pietranico (un voto) e a Castelguidone (4 voti, 2,19%); tra l'altro, su entrambi i comuni appena citati c'è qualcosa da dire. In particolare, a Pietranico vince il sindaco uscente con il 69,84%; due seggi di opposizione vanno a Uniti per Crescere (53 voti, 17,38%) e uno a La Nuova Svolta (38 voti, 12,46%); va detto che quest'ultima lista ha nome e simbolo riconducili alla note liste esterne, ma il risultato ottenuto ai seggi e soprattutto la candidata sindaca, assessora uscente di quello stesso comune, escluderebbero quest'ipotesi. L'Alternativa (zero voti) sembra invece lasciare pochi dubbi.
A Castelguidone c’era una sola lista locale che prende il 90,16% (165 voti su 183), la minoranza è andata a L'Alternativa - nome e simbolo già trovati in passato, ma grafica diversa da quella appena vista - con 14 voti (7,65%), mentre è rimasta fuori per un solo voto L’Altra Italia (le sue schede erano 4). Curiosità: a Castelguidone si era votato nel 2022, l'unica lista presente era quella di Rinascita Italia (formata da L'Altra Italia e altri soggetti) e l'unico elettore che si era recato ai seggi aveva lasciato bianca la sua scheda, quindi il commissariamento era stato inevitabile; questa volta, essendoci tre liste, non si è posto alcun problema di quorum.
Anche a Pizzoferrato (Ch) c'era una sola lista locale che ha ottenuto il 84,62%. Si è recato alle urne solo il 34,70% degli aventi diritto, al netto degli iscritti Aire (gli elettori sono 1484, gli abitanti meno di mille) il quorum del 40% sarebbe forse stato superato, ma il problema non si è posto per la presenza di altre quattro liste: Uniti per Crescere, 48 voti (10,26%) e due seggi, il Futuro 17 voti (3,63%) e il restante seggio e - eccole! - le immancabili Lista Alfa e Lista Beta, rispettivamente quattro e tre voti, tanto per mantenere l’ordine alfa-betico grazie al corpo elettorale.
Simbolico - è il caso di dirlo - il caso di Barete (Aq): le due liste locali, graficamente facili da individuare, hanno preso 440 voti su 443, ma a completare il quadro hanno provveduto ben sei liste esterne, tutte con simbolo composto da nome in nero su sfondo bianco cerchiato di nero (viva la fantasia!), con l'unica licenza dell'uso di due caratteri diversi: Nuova Era, Salvati Sindaco, Insieme per Barete, Lista Gamma, Finalmente Noi e Lista Beta (le prime tre hanno ottenuto un voto a testa, le altre tre nemmeno quello). Sembra evidente la regia comune dietro queste operazioni, ma risuona la stessa domanda sorta l'anno scorso a Gamberale (Ch): che fine ha fatto qui la Lista Alfa (o Alpha)??
Erano invece solo due le liste a Turrivalignani (Pe) lì Idea Futura, chiaramente locale, ha ricevuto il 75,74% dei voti, ma appare eclatante il risultato di La Nuova Svolta (scritta nera su sfondo arancione) che stavolta ha preso 114 consensi, pari al 24,26% e ovviamente ha eletto i tre consiglieri di minoranza. Una curiosità: il candidato sindaco, Fabrizio Francescone, nel 2018 era stato eletto consigliere - da candidato sindaco, che era - a Pietranico, sempre con La Nuova Svolta (ma allora il nome era scritto su una sola riga e su fondo bianco).
Tra gli altri comuni interessati dal voto - limitando comunque l'attenzione agli enti con popolazione legale inferiore ai mille abitanti - si possono citare Lucoli (Aq), che ha registrato la presenza di una sola esterna (Uniti per Lucoli, cui è andato un unico voto su 562), e Roccamorice (Pe), ove La Novità ha raccolto 2 voti su 507.
L'ultimo sguardo ai comuni abruzzesi è stato piuttosto rapido perché occorreva affrettarsi in vista delle tappe del viaggio più attese dai #drogatidipolitica, quelle del Molise: questa regione è ricca di comuni "sotto i mille" e ogni anno pullulano le liste extra muros, in particolare quelle che si sospetta siano state presentate al mero scopo di ottenere licenze. In questo turno elettorale non particolarmente nutrito si è votato in otto comuni e in tutti c'erano liste esterne, così come però in ogni comune c'erano due o tre formazioni locali, evidentemente presentate anche per escludere estranei dall’amministrazione comunale.
La Fiamma Tricolore ha concorso a Salcito, Campochiaro, Ripabottoni, Montorio, Sessano e Belmonte del Sannio: tutte liste da 7 candidati più l'aspirante sindaco, con doppie candidature di ciascuna persona, quindi inquadrabili come liste politiche. Nei due comuni in cui la Fiamma non si è presentata, Macchia Valfortore e Castelpizzuto, c'era invece L’Altra Italia: sarà stato un caso? Il bottino, in ogni caso, è stato magro per la Fiamma, che con 10 voti raccolti a Belmonte (2,54%), uno a Ripabottoni e zero negli altri comuni ha visto frustrato uno sforzo organizzativo rilevante. Peggio è andata però a L'Altra Italia: nessuno l'ha votata a Castelpizzuto e Macchia Valfortore.
Non mancano le liste di Progetto Popolare, presentate a Salcito, Campochiaro, Ripabottoni, Montorio, Sessano e Castelpizzuto: benché sembri incredibile nemmeno un elettore, proprio come nel Lazio, ha messo la croce su questo simbolo... A Salcito, Campochiaro e Macchia Valfortore c'erano poi le liste di La Gente come Noi - Libertà: si trattava di liste non piene (con qualche candidato in più comuni) e composte anche da persone in età avanzata, ormai da pensione. Questi indizi fanno pensare che non si tratti di "liste per le licenze"; un'ulteriore conferma può arrivare dal simbolo usato, identico a quello depositato al Ministero dell'interno prima delle ultime elezioni politiche da Orlando Iannotti (appena rieletto consigliere di Oratino, in provincia di Campobasso, dopo esserne stato sindaco in passato), come nuova immagine dei Forconi; nessun voto, però, è arrivato a questo movimento nei tre comuni citati.
L'attenzione già prima che si aprissero i seggi, però, era tutta per le immancabili liste "sospette", che schieravano nomi e simboli in parte già visti e in grado di attirare ormai l'attenzione dei media nazionali (se n'è occupata anche l'Ansa). Il record questa volta spetta a Salcito con 9 liste (che sono pur sempre meno delle 11 di cinque anni fa), segue a ruota Campochiaro con 8: ovviamente in questi numeri sono comprese le liste locali che si candidato seriamente all’amministrazione del comune. Ironia della sorte, una delle liste presentate a Ripabottoni era legata alla candidatura a sindaco di tale Orazio Civetta, primo cittadino uscente: l'unica che si sarebbe potuta chiamare "lista Civetta" (rigorosamente con la maiuscola) non era affatto una "lista civetta" (perfino per chi si ostina a chiamarle così, ma abbiamo già detto che è sbagliato), ma il nome in effetti era Uniti per Ripabottoni, vincitrice per la terza volta di fila come il suo candidato.
Volendo fare una rapida carrellata delle liste extra muros nei comuni andati alle urne in Molise, si deve inevitabilmente partire dalla competizione a 9 di Salcito: lì c'erano Libertà Politica, Solo per il Paese, Verso la Libertà e Sanniti (le prime due con nome in grassetto corsivo su fondo bianco, la terza con un aereo nero su fondo giallo, la quarta con nome bianco su fondo rosso, ma tutte e quattro rimaste a bocca asciutta, non riuscendo ad aggiudicarsi nessuno dei 457 voti validi espressi, proprio come Fiamma tricolore, Progetto popolare e La Gente come Noi). Spostandoci a Campochiaro troviamo Unione Cittadina e Votiamo Insieme (stessa grafica 0.0 vista prima, con nome in Times New Roman corsivo su fondo bianco, e stesso risultato finale: zero voti raccolti sui 413 validi).
Un po' di varietà in più si può riscontrare a Macchia Valfortore: ritroviamo ancora Sanniti (4 voti), Voto Libero (altra grafica ultrabasic già nota e 2 voti), Ancora Insieme (zero per la stretta di mano su fondo verde). Vale la pena rilevare che in questo comune la seconda lista, Insieme, ha preso solo 25 voti (7,62%), ma il suo soggetto grafico "manesco" multicolore e il carattere usato per il nome della lista rimandano al simbolo della lista vincitrice (Interesse comune, con le sagome umane in cerchio): si è trattato di una semplice coincidenza o si è assistito a un'operazione elettorale organizzata per neutralizzare le liste estranee?
A Montorio nei Frentani Liberi di Volare (uccello rosso ad ali spiegate su fondo giallo) ha ottenuto un solo voto, Ancora Insieme (stessa grafica vista prima) nemmeno quello; a Ripabottoni Insieme per... il futuro non aveva più il candidato dei record come cinque anni fa, ma è rimasta a zero voti come Progetto Popolare. Resta da dire di Sessano del Molise e di Castelpizzuto: nel primo comune La Nuova Svolta, La Mia Città e Progresso sono tutte rimaste a zero voti (con le ultime due liste che, perlomeno, hanno fanno un certo sforzo grafico); nel secondo ente va segnalata la lista Per Castelpizzuto (anche qui simbolo un minimo elaborato), rimasta a zero voti come Progetto Popolare e L'Altra Italia. Si chiude dunque il viaggio in terra molisana, forse meno ricco che in passato ma certamente non privo di soddisfazioni (per chi esplora i fenomeni elettorali) e di spunti di riflessione (per chi pensa che ci sia qualcosa da sistemare).
Esaurito il Molise, tocca alla Campania che offre qualche caso interessante. Partendo dalle liste politiche, la Fiamma Tricolore ha ottenuto 3 voti (0,66%) a Letino (Ce), mentre L'Altra Italia a Greci e Cairano è rimasta a quota zero, confermando per quel soggetto politico un risultato decisamente negativo a fronte di varie liste presentate. Lo stesso bilancio potrebbe fare Progetto Popolare, apparsa a San Lupo (BN) e ancora a Letino, comune in cui ha raccolto l'unico suo voto di questa tornata elettorale, a fronte di ben 13 liste presentate. Delle tre liste presenti a Romagnano al Monte solo una era locale, premiata con 252 voti su 260 (96,92%): a La mia Città (già vista in Molise) sono andati 5 voti e 2 seggi, mentre Insieme si può con tre voti ha ottenuto il seggio rimasto. Anche qui c'è di che riflettere...
Ad Arpaise (Bn) si è registrata l'unica presenza "sotto i mille" del PPA-Popolo Partite Iva di Antonio Piarulli, ma si è tentati di pensare che in paese siano tutti lavoratori dipendenti, perché nessuno ha votato quella lista. Sui manifesti e sulle schede elettorali si potevano trovare anche Noi Arpaise Bene Comune e Arpaise nel Cuore (scritta con font uguale) e poi Insieme Ancora e La Mia Città 2023… per un totale di cinque liste esterne che hanno preso, in tutto, UN solo voto (se lo è aggiudicato la formazione denominata Noi Arpaise, rimasta comunque ovviamente fuori dal consiglio comunale, non potendo competere con i 240 voti della seconda lista).
Ci ha poi incuriosito il caso di Rocca San Felice (Av). La lista del sindaco uscente Guido Cipriano, Insieme per Rocca, ha ottenuto 460 voti (85.24%); la minoranza è andata a Insieme per Rocca San Felice, con un simbolo totalmente diverso e quindi non confondibile a dispetto del nome simile, con 43 voti (7,98%) e a Per Rocca con 32 voti (5,94%); non potevano mancare Insieme Ancora e Progresso, che hanno ottenuto due voti a testa. Una rapida ricerca consente di identificare le due liste di minoranza come locali, peraltro molti cognomi delle persone candidate si ripetono, nella passata amministrazione ben cinque consiglieri si chiamavano Santoli.
A Cairano (Av) ha vinto con 148 voti (83,15%) la lista Democrazia e Sviluppo, in continuità con l'amministrazione uscente, visto che il sindaco eletto nel 2018 era capolista questa volta; con 29 voti (16,29%) si è piazzata al secondo posto e ha ottenuto i tre seggi di minoranza Costruiamo il Futuro, il cui candidato sindaco - Giuseppe Frieri - era consigliere uscente. Ha votato solo il 23,04% degli aventi diritto, così si spiegherebbe la scelta di presentare una seconda lista locale (nel 2018 ne corsero appunto solo due); evidentemente non ci si aspettava la presenza di La Mia Città (1 voto), Uniti si Vince e L'Altra Italia che invece nessuno ha scelto. Una curiosità: in lista con Costruiamo il Futuro, al numero 2, c'era un candidato con un nome e un cognome storico: Gabriele D’Annunzio.
Hanno concorso sei liste a San Lupo, con una competizione molto accesa tra San Lupo Noi il Futuro e Rinascita - Di Palma Sindaco: è finita 271 a 245 per la prima formazione, con Concetta Di Palma che ha fatto meglio del 2018 quando si era fermata a 170 voti (31,31%, mentre stavolta ha avuto il 47,48%). Le altre quattro liste, come in parte abbiamo già visto, sono Uniti si Vince, Progetto Popolare, Progresso e La Svolta - Continua... che presenta, stranamente, un simbolo con un minimo di elaborazione grafica (mutuata però da Stanchi dei soliti, lista sorta in modo del tutto genuino a Crotone nel 2011); a queste liste, in ogni caso, non è arrivato neppure un voto.
Nel casertano, a Letino le liste erano sette: il sindaco uscente Pasquale Orsi è stato riconfermato con 401 voti (87,55%), poi troviamo Letino: Torni a risplendere (con i due punti incorporati) che ha ricevuto solo 53 consensi (11,57%), ma sono bastati per eleggere i tre consiglieri di minoranza; va detto che il candidato sindaco è nato proprio a Letino ed era consigliere di minoranza uscente, mentre nel 2018 la competizione era stata molto più tirata (finì 257 a 244). Le altre cinque sono le già viste Fiamma tricolore, Progetto Popolare e le immancabili +Verde Cuore Ambientalista, Uniti si vince e Alternativa in Comune: se ai primi due simboli arriva un voto a testa, le ultime tre non hanno convinto - giustamente, ci si permette di dire - nessun elettore.
Quanto a Perito, nel salernitano, le liste erano solo due, come nel 2018: se allora era finita 332 a 300 per Carlo Cirillo contro Ivana Cirillo, quest'anno - con simboli diversi - Pietro Apolito (vicesindaco uscente) ha sconfitto 408 a 148 Pasqualino Cirillo (e a questo punto c'è il grande rimpianto di non aver visto candidato il Partito della follia creativa o una qualunque delle creazioni elettorali del dr. Giuseppe Cirillo...).
La parte più consistente del viaggio è ormai stata compiuta. Non c'è infatti nulla di particolare da segnalare in Puglia e Basilicata, in cui si è votato in quattro comuni "sotto i mille" (due per regione) ma si sono presentate solo due liste locali in ciascuno di essi e anche quelle risultate sconfitte hanno ottenuto esiti competitivi (dunque non apparivano come liste "di comodo").
Le ultime tappe riguardano la Calabria, regione in cui meritano attenzione essenzialmente le liste di Alternativa sociale italiana, presentate oltre a quella vista prima a Roccagiovine in Lazio. La formazione politica con base a Castrovillari si è presentata a Malito, Serra d'Aiello e Canna. A Malito (capolista anche qui era Nicola Aronne), con 29 voti (5,78%), la lista ha sfiorato il seggio perché la seconda lista, La Torre, ne ha presi 98 (17,33%) e 87 diviso 3 fa giusto 29, ma il terzo seggio è stato conquistato comunque da La Torre per aver ottenuto più voti. Quest'ultima lista era presente anche nel 2018 e allora non aveva preso neppure un voto, l’allora candidata sindaca questa volta era tra le candidature al consiglio comunale (in lista c'era comunque almeno una persona nata a Malito).
A Serra d'Aiello Asi ha ottenuto un solo voto su 367 (tra le due locali è finita 230 a 136). A Canna, infine, 4 voti (0,88%) sono andati ad Asi, mentre stupisce il risultato della terza lista, Insieme per Cambiare Canna, che pur candidando persone native del luogo ha ottenuto solo 33 voti (7,28%) e nessun seggio. La competizione principale è finita infatti 239 a 177 tra Viva Canna (del sindaco uscente confermato) e SiAmo Canna: chissà se a qualcuno è venuto almeno per un attimo in mente di osare, anche solo per vedere l'espressione dei funzionari del comune nel ricevere i documenti di un'ipotetica lista Canna Libera...
Si chiude così il viaggio elettorale "sotto i mille" per quest'anno, in attesa di sapere se sarà stato anche l'ultimo (qualora le norme sulle elezioni nei piccoli comuni completino il loro percorso parlamentare) o se sarà necessario battere ancora - come facciamo ininterrottamente dal 2016 - comune per comune, sito per sito, albo per albo, manifesto per manifesto.
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