lunedì 15 gennaio 2024

L'albero della discordia in Sardegna: scontro evitato tra Irs e A Innantis?

Entro le ore 20 di questa sera presso la cancelleria della Corte d'appello di Cagliari dovranno essere depositati - insieme ai nomi delle persone delegate al deposito delle liste - i contrassegni pensati per distinguere le liste circoscrizionali alle prossime elezioni regionali in Sardegna, previste per il 25 febbraio. A livello nazionale si parla di questa competizione soprattutto per il nodo - mentre si scrive non ancora risolto - della candidatura del centrodestra, con Fratelli d'Italia che (insieme a Forza Italia) propone come aspirante presidente il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, mentre l'uscente Christian Solinas, appoggiato dal Partito sardo d'azione e dalla Lega, continua a dirsi in campo; anche altri aspetti meritano però attenzione. Nei prossimi giorni si cercherà di dare conto del "panorama simbolico" (sicuramente quello definitivo, ma si spera di riuscire a raccontare anche gli eventuali contenziosi successivi al deposito); già ora, però, vale la pena dedicare spazio a una vicenda litigiosa di cui i media si sono occupati nei giorni scorsi, anche se probabilmente non sorgerà un vero e proprio scontro in sede giudiziaria.   
Il 5 gennaio, in ogni caso, i media locali e anche l'agenzia Ansa hanno dato notizia di una conferenza stampa convocata dal partito Irs - Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, nel corso della quale si è lamentato l'uso fatto dalla coalizione della candidata alla presidenza Alessandra Todde (espressione del MoVimento 5 Stelle, per cui è deputata, e sostenuta da varie altre forze politiche, incluso il Pd) dell'albero deradicato, soggetto grafico che fin dalla nascita - nel 2002 - è ben evidente all'interno del simbolo nero e rosso di Irs e, come tale, è stato presentato in varie elezioni locali, regionali (2004 e 2009, sempre a sostegno della candidatura di Gavino Sale, e 2014, in appoggio a Francesco Pigliaru) e nazionali (alle politiche del 2006, per esempio, il contrassegno è stato regolarmente depositato al Ministero dell'interno e ammesso). 
Obiettivo principale delle lamentele è il progetto A Innantis!, indicato sul suo sito come "un'associazione politico-culturale che vuole essere il luogo di incontro, di conoscenza, di scambio e di elaborazione culturale fra donne e uomini che credono nell’esigenza di costruire una Repubblica di Sardegna politicamente libera, economicamente prospera, socialmente giusta, moralmente degna".  Il progetto è guidato da Francesco (Franciscu) Sedda, tra i fondatori di Irs nel 2002, passato per altre esperienze - soprattutto ProgReS e il Partito dei Sardi - e da molti mesi impegnato in questa nuova iniziativa. Il logo che la caratterizza, tutto bianco e verde, porta al centro proprio lo stesso albero sradicato, soltanto volto al verde e più spesso nei contorni. 
Da tempo era noto il sostegno di A Innantis! alla candidatura di Todde (il simbolo figurava già da dicembre tra le tante miniature di emblemi nelle grafiche elettorali), ma la polemica è sorta soprattutto dopo la conferenza stampa che il 2 gennaio ha visto allo stesso tavolo Todde, Sedda e il senatore M5S Ettore Licheri. In quella sede, infatti, era stato mostrato il potenziale contrassegno della lista comune MoVimento 5 Stelle - A Innantis!, occupato in gran parte dal fregio politico del M5S, ma con il riferimento all'associazione sarda nella parte inferiore del cerchio, comprendente anche una piccola miniatura dell'albero: quel piccolo elemento sulla scheda sarebbe arrivato a misurare un paio di millimetri in altezza, con una resa al limite dell'illeggibilità. 
Contro quel piccolo inserto, tuttavia, si è scagliato il vertice del partito Irs, che alle elezioni regionali del 25 febbraio si presenterà all'interno della lista Vota Sardigna, costruita con ProgReS e il progetto politico Sardegna chiama Sardegna, volta a sostenere la nuova candidatura alla guida della regione di Renato Soru (presidente dal 2004 al 2009 e ora sostenuto anche da +Europa e Azione). In questo turno elettorale, dunque, non è prevista una lista di Irs (così come non è arrivata sulle schede cinque anni fa), ma il partito evidentemente voleva evitare che il suo emblema fosse associato a una forza politico-elettorale di cui non era parte. Di seguito si riporta parte dell'intervento del portavoce di Irs Simone Maulu nella conferenza stampa citata all'inizio, in base al resoconto fornito da Ansa:
Quell'albero deradicato è il nostro simbolo da vent'anni: diffidiamo Alessandra Todde e il M5S dall'utilizzarlo nelle loro liste elettorali ed esigiamo l'immediata rimozione da tutti i materiali, elettorali e non, e da tutti i canali di comunicazione online e offline, diversamente iRS sarà costretto a procedere per vie legali per tutelare la propria immagine e i propri elettori. A portare in dote a Todde quel simbolo è stato Francesco Sedda in rappresentanza dell'associazione A Innantis che ne fa un uso improprio, ben sapendo che appartiene a iRS. Al contrario è evidente che la candidata del Pd e M5s, Alessandra Todde, non conosce la realtà politica della nostra terra. Ha iniziato la propria campagna in luglio lanciando lo slogan Est Ora, in uso da anni da parte di iRS, ProgReS e Torra per definire il processo di dialogo tra le tre realtà indipendentiste. Ora pensa di poter utilizzare l'identità visiva e il patrimonio simbolico di iRS inserendo l'albero deradicato arborense nel contrassegno elettorale del Movimento 5 Stelle: un'operazione illegittima che si contesta sul piano politico, in quanto l'albero deradicato è il segno distintivo del simbolo politico ed elettorale di iRS, crea confusione nell'elettorato e reca danno al nostro soggetto politico che su quel simbolo investe da vent'anni in risorse e visibilità.
Non si è fatta attendere la risposta di A Innantis!, con un post pubblicato sui suoi canali social sempre il 5 gennaio:

A innantis! ringrazia iRS per il suo comunicato e il suo maldestro tentativo di disboscamento. 
In primo luogo, grazie per la pubblicità che state facendo al progetto che stiamo costruendo, che ha l’obiettivo di portare una fetta maggioritaria dell’elettorato sardo verso una politica di autodeterminazione e far entrare nel parlamento sardo un indipendentismo consapevole, onesto, concreto. 
In secondo luogo, grazie perché con questa vostra uscita state dimostrando, ancora una volta, di non saper distinguere fra un simbolo di partito, come un albero nero, e la bandiera nazionale dei sardi, l’Albero verde in campo bianco. Così facendo iRS attacca l’Albero verde con una veemenza che ricorda quella del vecchio invasore catalano-aragonese. 
Grazie ancora perché questa azione ci permette di ricordare che il simbolo di iRS è farina del sacco del presidente di A innantis!, Franciscu Sedda, che di iRS è stato ideatore, fondatore e guida: nessuno di coloro che oggi parlano a nome di quella sigla aveva idea, agli inizi del 2000, di cosa fosse il Medioevo della Sardegna e quale fosse il suo valore simbolico, politico, popolare. 
Ma soprattutto complimenti, perché tutto ciò dimostra che iRS - ormai da anni in una crisi di idee e progettualità - dopo aver campato a lungo dell’elaborazione di Franciscu Sedda e di tanti altri che da quel movimento furono costretti ad allontanarsi per salvare il proprio onore e la propria fedeltà ai principi di non violenza e democrazia, oggi può al massimo ambire a provare, senza successo, a far danno a chi come noi e Alessandra Todde può battere le destre e concretizzare l’aspirazione di tanti sardi di vedere un maturo indipendentismo progressista avanzare e incidere sul governo della Sardegna. 
Ciò detto, si avrebbe gioco facile a ricordare agli attuali dirigenti di iRS o di qualunque altro partito, che l’Albero verde è dei sardi ed è a disposizione di chiunque, come lo sono tutti i simboli storici, politici e nazionali. 
Non solo, la storia medievale sarda conserva tante bellissime fogge del nostro Albero natzionale, tutte capaci di trasmettere il senso dell’immortale desiderio di libertà dei sardi se ad utilizzarle sono persone che ne conoscono la storia e la sanno tradurre nel presente.
Infine, ricordatevi che dopo 25 anni di lavoro politico e culturale il nome di Franciscu Sedda e quello di A innantis! sono talmente associati all’Albero verde che la maggior parte dell’elettorato lo vedrebbero anche se non ci fosse!
Dunque, iRS si metta l’anima in pace: l’Albero verde in campo bianco, con una foggia o con l’altra, direttamente o indirettamente visibile, continuerà ad essere al cuore dell’azione e della comunicazione di A innantis! per dare ai sardi la possibilità di indicare chiaramente la volontà di ritornare al futuro, ad un futuro diverso e pieno della nostra storia migliore, un futuro fatto di emancipazione, autodeterminazione e indipendenza.
A innantis!

Non si entra ovviamente in questioni di natura soltanto politica. Si deve innanzitutto dare conto del fatto che ieri, in Corte d'appello a Cagliari, il contrassegno depositato da Licheri e dagli altri rappresentanti della lista era nel frattempo cambiato, con l'inserimento del fondo color verde acqua, il riferimento alla candidatura di Todde in bianco e giallo (con il cognome in evidenza) e il rinvio solo verbale all'associazione A Innantis!: a meno di carenze o difetti documentali per nulla prevedibili da chi scrive, il contrassegno sarà ammesso senza sorprese (del resto c'è chi ricorda ancora il caso del 2014, quando non fu presentata alcuna lista ufficiale del M5S ma alcuni militanti si mossero spontaneamente, prima vedendosi bocciare un emblema con cinque rose dei venti, poi ripiegando sul primo simbolo con QR code ammesso nella storia delle elezioni, anche se poi la lista Nuovo Movimento Sardegna non si presentò).
Quasi sicuramente la scelta di non schierare l'albero arborense, storicamente legato al territorio di Oristano (e tuttora presente nello stemma provinciale), dovrebbe evitare contestazioni formali da parte di Irs. Se però si fosse mantenuto il contrassegno presentato il 2 gennaio, questo sarebbe stato ammesso? Irs avrebbe potuto opporsi in qualche modo e avrebbe potuto sperare di trovare tutela in un giudice? Certezze ovviamente non se ne possono avere, così come vale la massima in base alla quale non si fa la storia con i "se" o con i "ma"; interrogarsi su questo, però, è tutt'altro che inutile. 
Si potrebbe concordare, almeno in linea di principio, con la frase di A Innantis! "l’Albero verde è dei sardi ed è a disposizione di chiunque, come lo sono tutti i simboli storici, politici e nazionali"; la realtà concreta, però, deve fare i conti anche con altri profili. Di certo è patrimonio comune che siano esistiti ed esistano tuttora moltissimi partiti che nel loro simbolo hanno la falce e il martello e questo è sempre stato concesso: verrebbe quindi la tentazione di pensare che chiunque possa utilizzare il simbolo storico di quell'albero, così come in passato hanno convissuto in vari simboli tracce dei Quattro Mori. Questo è vero, ma è altrettanto vero che quei fregi non sono stati impiegati in modo pressoché identico: si sono quasi sempre praticate differenze rilevante sul piano grafico e cromatico (e in qualche caso le autorità sono intervenute per segnalare che quelle differenze erano troppo scarse). 
Un parere del Consiglio di Stato reso nel 1992 dopo la nascita di Rifondazione comunista per scissione dal Partito democratico della sinistra precisò che "se un determinato simbolo o elemento caratterizzante di questo, pur essendo in sé di uso generalizzato, per il modo in cui è rappresentato, o per il contesto in cui è inserito, realizza i caratteri di identificare in modo univoco una certa formazione politica, e da questa è stato in tale composizione o rappresentazione grafica utilizzato tradizionalmente in modo esclusivo, in questo caso si realizza quella potenzialità a trarre in inganno l'elettore, che ne rende vietata la riproduzione". Tradotto in concreto: ammesso che un determinato simbolo possa considerarsi comune a più formazioni politiche (nel corso del tempo vari partiti hanno cercato di sostenere che la fiamma era un soggetto comune a vari partiti di destra o che lo scudo crociato era patrimonio comune delle formazioni cattoliche, ma spesso hanno rimediato bocciature), occorre che la composizione e rappresentazione grafica sia sufficientemente diversa da evitare il rischio di confondibilità. Basta guardare il simbolo di Irs e di A Innantis! per capire che l'albero deradicato è esattamente lo stesso: quello di A Innantis!, come si diceva, sembra avere solo un contorno più spesso, oltre a essere stato tutto colorato di verde. La diversa soluzione cromatica è sufficiente per evitare la confondibilità? In sé e per sé probabilmente non basterebbe, soprattutto se si considera che, se la storia di A Innantis! è relativamente breve (e si tratta, salvo errore, della prima partecipazione alle elezioni), Irs esiste da oltre vent'anni e ha partecipato a tre elezioni regionali eleggendo anche un consigliere nel 2014 (Gavino Sale), pur non avendo corso direttamente alle ultime consultazioni (dunque non beneficiando della tutela legata alla presenza in consiglio regionale).
Si potrebbe replicare con altre parole del comunicato di A Innantis!, in base alle quali "il simbolo di iRS è farina del sacco del presidente di A Innantis!, Franciscu Sedda, che di iRS è stato ideatore, fondatore e guida: nessuno di coloro che oggi parlano a nome di quella sigla aveva idea, agli inizi del 2000, di cosa fosse il Medioevo della Sardegna e quale fosse il suo valore simbolico, politico, popolare". Nessuno ovviamente contesta o può contestare l'elaborazione iniziale del simbolo da parte di Sedda e nemmeno l'uso da parte sua di quella stessa immagine nelle sue attività di studioso (specie di semiotica delle culture); chi ha un minimo di conoscenza dei conteziosi partitico-elettorali, però, sa che chi abbandona un soggetto collettivo non può accampare alcun diritto sul patrimonio materiale o immateriale dell'associazione, nome e simbolo inclusi. E questo vale anche nel caso limite in cui la persona che recede dal gruppo è colei che ha creato o ispirato la scelta dell'emblema.
Per tirare le somme, sarebbe stato meno problematico (ma non del tutto sicuro) scegliere di usare l'albero arborense deradicato in una diversa interpretazione grafica rispetto a quella tuttora adottata da Irs, magari proprio attingendo alla storia medievale sarda di cui si parla nella nota. Ora si sa che "l'albero della discordia" non finirà sulle schede sarde (a meno di sorprese), nella speranza che in campagna elettorale non sorgano altre ragioni di discordia.

Aggiornamento:
 alle ore 12 e 38 sulla pagina Facebook di A Innantis! è apparsa una nuova versione del simbolo dell'associazione, dunque distinto da quelli depositati per le elezioni. Oltre alla cura decisamente maggiore nella sua realizzazione, spicca l'albero arborense reinterpretato in un modo diverso. Ci si sente di dire che in questa evoluzione grafica il contrassegno non avrebbe incontrato seri problemi sul piano giuridico: magari qualche lamentela sarebbe arrivata ugualmente da Irs, ma relativa al solo tema grafico impiegato, non certo alla resa visiva del tema. Benché l'emblema non sia destinato a finire sulle schede, era necessario dare conto di questa innovazione per completare il discorso iniziato con l'articolo.

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