sabato 6 dicembre 2014

Lega per Roma, già pronto il simbolo?


Doveva essere giovedì il "Lega Day", il giorno in cui Matteo Salvini avrebbe presentato il simbolo del nuovo partito che avrebbe rappresentato la declinazione della milanese Via Bellerio al centro e al sud. E invece niente, nessuna presentazione ufficiale a Roma del contrassegno del progetto politico che il segretario leghista avrebbe in animo e di cui si parla ormai da settimane, se non da mesi. I media - a partire da Europa - hanno parlato a ripetizione di dubbi e resistenze dello stesso Salvini, interessato indubbiamente a far partire quanto prima l'iniziativa politica, ma allo stesso tempo poco soddisfatto dei vari "riciclati" che avrebbero aderito almeno nominalmente alla "Lega dei popoli" (si era detto interessato persino Gianfranco Miccichè, in un'intervista all'AdnKronos).
Qualcosa, comunque, sembra muoversi, o per lo meno qualcuno non ha idea di stare fermo. In questo caso il ruolo toccherebbe - almeno secondo Lettera43.it, che dà la notizia in esclusiva - a Claudia Bellocchi, che il 9 aprile aveva aperto la prima sede della Lega Nord nella capitale e che, in caso di scioglimento prematuro dell'amministrazione capitolina dopo le disavventure emerse in questi giorni, secondo alcuni sarebbe in pole position per la candidatura a sindaco di Roma proprio per le insegne della Lega (una prima assoluta, manco a dirlo).
Il quotidiano online diretto da Paolo Madron mostra, a corredo di un articolo firmato da Giorgio Velardi, il simbolo che la stessa Bellocchi avrebbe "registrato" (ma non è dato sapere dove e come: di certo, al momento nel catalogo online dell'Ufficio italiano brevetti e marchi non figura, né in quello "europeo" dell'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno) e che potrebbe tornare buono qualora si dovesse tornare al voto a Roma in tempi brevi. Nel caso, potrebbe finire sulla scheda anche una "Lega per Roma", che non si priverebbe né di Alberto da Giussano, né del "Sole delle Alpi", né del colore verde che tinge anche il "X" seminascosto dalla figura leggendaria del guerriero.
L'emblema, a dire il vero, non dovrebbe somigliare a quello della "Lega dei popoli e delle identità" di cui si parla in queste settimane: era stato lo stesso Salvini a escludere che il contrassegno avrebbe contenuto il colore verde (e non ci sarebbe stata alcuna traccia del tricolore); allo stesso tempo, il segno è molto diverso dalla descrizione solo verbale e cromatica presente all'Ufficio italiano brevetti e marchi ed è improbabile che al Sud si decida di mantenere l'immagine di Alberto da Giussano. A meno che la strategia sorprendente e potenzialmente inarrestabile dell'attuale segretario leghista non riesca a far diventare familiare anche a chi è nato e cresciuto da Roma in giù il "Power Ranger" in cui Checco Zalone, nella sua trasferta milanese del film Cado dalle nubi, aveva trasformato la statua del guerriero con scudo e spada sguainata. A conti fatti, non sembra nemmeno l'ipotesi più improbabile.

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