mercoledì 4 novembre 2015

Il simbolo più letterale? Quello dei "nazionalsocialisti" di casa nostra

A guardarlo, anche con una certa attenzione, si mostra come uno dei contrassegni politici più innocui, tra quelli che si possono immaginare. La grafica, in effetti, è piuttosto anonima e, volendo adottare a ogni costo una categorizzazione visiva, il simbolo finirebbe tra quelli "letterali", in cui non c'è altro al di fuori dell'elemento testuale: non una traccia di colore o di lettering estroso, solo lettere nere su fondo bianco e un arco semicircolare. La sigla più evidente, per lo meno per chi non vede benissimo o se l'emblema è riportato su dimensioni piccole come quelle della scheda elettorale, può non dire molto (e lo scopo, probabilmente, è anche questo), a meno di avere e nozione di tedesco. Nsab, infatti, è la sigla di National sozialistische arbeiter bewegung, che tradotto suona come Movimento nazionalsocialista dei lavoratoriGiornalisticamente in molti hanno parlato di "nazisti d'Italia". 
Al di là delle semplificazioni, è lo stesso sito del partito (che mantiene anche la sigla italiana, sia pure leggermente modificata, Mlns) a ripercorrere le proprie origini, che passano anche dal Partito dei lavoratori tedeschi (Dap, nato nel 1904) e dal Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (Nsdap): Adolf Hitler - che nella pagina sulle origini del Nsab non viene mai citato, a tutto vantaggio di altre figure meglio tratteggiate - aveva militato nel primo e portato alla nascita del secondo, ma la storia di queste formazioni risale a ben prima dell'inizio della sua vita pubblica, dovendo tornare indietro al 1893 e alla Lega dei lavoratori tedesco-nazionali fondata da tale Franz Stein, con relative e successive evoluzioni. 
In Italia, invece, il Nsab è stato fondato il 5 gennaio 2002 da tale Pierluigi Pagliughi: ci si rifà espressamente all'eredità tedesca, a partire dal cosiddetto "giuramento d'Eger" (datato 1899), con cui ci si era posti il disegno di "combattere le contraddizioni sociali ed economiche esistenti", con i lavoratori tutti impegnati a farlo, per giunta uniti, al fine di ottenere più diritti e vedere migliorato il loro ruolo. Un compito non facile, indubbiamente; ancora più difficile, peraltro, se si considera che quel simbolo, per più di qualcuno, è ai limiti dell'essere fuorilegge, proprio per le esperienze politiche del passato cui rimanda. La Costituzione, come è noto, proibisce la ricostituzione del disciolto partito fascista (cosa che, come si è visto, crea problemi a Fascismo e libertà per l'uso del nome e, talora, del fascio), ma ufficialmente nulla impedisce un partito come Nsab, specie se il suo agire è disgiunto da ogni forma di violenza e odio razziale. Di certo, però, il programma in 25 punti prevede un assetto del potere e dello stato molto diverso da quello attuale: è sufficiente scorrerlo per qualche secondo e fare le proprie valutazioni.
Del simbolo si parla qui, tuttavia, anche per un altro motivo: a più riprese, gli aderenti hanno cercato di presentare il proprio emblema alle elezioni locali, a volte riuscendoci e persino acchiappando qualche consigliere. Il sistema, in realtà, è noto e praticato da tempo, soprattutto negli ambienti di destra o estrema destra: presentare il proprio emblema in comuni sotto i 1000 abitanti - soglia al di sotto della quale la legge non richiede di raccogliere alcuna firma - consente un minimo di visibilità, bastano pochi voti per fare percentuali importanti e, specie se di liste ce ne sono soltanto due, per ottenere qualche eletto.
Di fatto, il Nsab è riuscito a presentare una propria lista nel 2004 a Nosate, nel milanese, arrivando a eleggere due consiglieri. Nel 2006 il copione si è ripetuto a Belgirate (Verbano-Cusio-Ossola), stavolta addirittura con l'elezione di 4 membri del consiglio comunale. Nel 2009 il partito ritentò il colpo a Nosate, ma le cose stavolta non andarono per il meglio e lo stesso può dirsi per le candidature degli anni successivi Il tondo bianco con sigla, tuttavia, non sembra prossimo alla sparizione: potrebbe spuntare qua e là, occhieggiando dalla scheda, magari infilato in qualche urna con una croce sopra. 

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