giovedì 21 novembre 2019

Calenda e Richetti, una freccia per entrare in Azione

Lo aveva annunciato qualche giorno fa Carlo Calenda: il 21 novembre avrebbe presentato il suo progetto politico, quindi si trattava solo di aspettare. L'attesa è terminata tredici minuti dopo la mezzanotte, quando la pagina Facebook di Siamo Europei si è trasformata - portando ovviamente con sé tutti i suoi like - in quella di Azione, appunto il nuovo soggetto guidato da Calenda e Matteo Richetti, secondo i quali "L'Italia è più forte di chi la vuole debole!". 
Si chiude proprio così il manifesto della nuova creatura politica, che partendo dalla posizione dell'Italia (ottava potenza mondiale, seconda economia manifatturiera d'Europa, paese fondatore dell'Unione Europea e culla della cultura occidentale, ma anche una nazione diventata  "profondamente ingiusta con i giovani, con le donne, con le persone bisognose di assistenza, con chi vive al Sud, con chi vuole svolgere la sua attività libero da eccessivi impedimenti burocratici", soprattutto per colpa di uno stato inconcludente e di "troppi pessimi esempi"), conclude che "Nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti", cioè "il male minore", cedendo a "tifoserie e slogan privi di contenuti", che però fin qui non di rado sono stati scelti (perché "non è solo colpa della politica. I nostri rappresentanti ce li scegliamo"). Per Calenda e Richetti, l'antidoto alle "fratture tra progresso e società, tecnica e uomo, libertà e conoscenza, crescita e sostenibilità, mercato e giustizia sociale" che ammorbano l'Italia e buona parte dell'occidente è l'Azione, sotto varie forme di investimento "sulla conoscenza e sulla società"rafforzando innanzitutto l'impegno in ambiti in cui "l'Italia investe oggi molto meno degli altri Paesi europei", a partire dalla scuola ("un Paese con un tasso di analfabetismo funzionale doppio rispetto agli altri Paesi avanzati, e dove un giovane su due non legge un libro, prepara una generazione perduta", mentre per Calenda dovrebbe essere preparata "ad affrontare le sfide di una società libera e di un’economia fondata sulla concorrenza e sulla sostenibilità"); occorre poi - in continuità con il progetto di Siamo Europei - "costruire un'Unione Europea sempre più stretta", che dovrà essere necessariamente un'Europa federale, in rapporto "con le grandi democrazie occidentali". 
Grande spazio nell'Azione ha ovviamente la politica economica, con cui ci si propone di investire ("per affrontare le trasformazioni digitali e ambientali giocando in attacco"), proteggere ("quando le distorsioni del mercato e la velocità delle trasformazioni danneggiano i lavoratori e i cittadini", con un occhio attento alla sostenibiltà senza cadere nella "decrescita (in)felice") e liberare (per sollevare "ciascun individuo dal bisogno contingente, dall'ignoranza e da vincoli inutili, perché possa realizzare tutto il proprio potenziale"). Quanto alla classe dirigente del paese, dovrebbe essere composta da "persone che si sono misurate con il cambiamento dando prova di competenza, serietà e coerenza", cioè il contrario del trasformismo, perché "la politica si fonda sulla parola. E se la parola non ha valore, la politica non ha valore" e si finisce per accontentarsi di piccoli benefici presenti senza un disegno coerente per il futuro. Per il manifesto, in quell'incoerenza da consegnare al passato rientra il fatto che in Italia "gli eredi delle grandi culture politiche del '900 hanno scelto di allearsi con gli avversari della democrazia liberale, con il pretesto di volerli 'costituzionalizzare'", riferimento per nulla velato all'alleanza di governo Pd-M5S che ha portato proprio Calenda e Richetti a distaccarsi dai dem. Serve invece "un grande Fronte Repubblicano e Democratico capace di ricacciare populisti e sovranisti ai margini del sistema politico", un fronte - parola che richiama altre esperienze politiche del passato italiano - di cui Azione vuole diventare pilastro. 
Quel pilastro, è bene chiarirlo, sarebbe più un movimento che un partito. Se pure, infatti, nel manifesto vengono forniti riferimenti valoriali politici piuttosto precisi ("Le nostre radici culturali e politiche sono quelle del liberalismo sociale e del popolarismo di Sturzo", che è diventato necessario sintetizzare), si dice altrettanto chiaramente che sarà consentita la doppia tessera, per evitare di escludere o frammentare, puntando invece a "tenere le porte ben aperte" e "lavorare per l'unità e il rinnovamento delle forze liberal democratiche". Fa pensare alla natura di movimento, più che di partito, anche l'emblema scelto: nient'altro che il nome, scritto in bianco su fondo blu; a dare l'idea di azione e di movimento, oltre che il corsivo del carattere "bastoni", una freccia che punta avanti, leggibile come cavità nella "A" del nome, unico "vezzo" grafico che il logo si concede. 
Si tratta, com'è evidente, dell'ennesimo emblema basato solo sul lettering e pensato al di fuori di una struttura circolare, tipica del cimento elettorale. A dire il vero, i profili social di Azione si avvalgono dell'unico elemento graficamente caratterizzate, dunque la A penetrata dalla freccia (sfidando anche usi precedenti non fortunati della stessa freccia, come Fare per fermare il declino di Oscar Giannino e i Popolari per l'Italia di Mario Mauro): essa in teoria si presta a essere contenuta in un cerchio e, se l'emblema si affermasse, potrebbe anche finire sulle schede ed essere riconoscibile quanto basta, senza ulteriori indicazioni testuali (senza contare che l'intero logo potrebbe diventare parte di un contrassegno, com'è stato alle europee per la lista comune di Pd e Siamo Europei). 
Il fatto è che, fin dalle prime ore, l'attenzione di molti, oltre che sul nome - che si presta a infinite combinazioni comunicative, specie con le parole OperAzione e DestinAzione: "OperAzione Sanità" è solo la prima a essere utilizzata - si è appuntata proprio sulla A di fantasia utilizzata per il logo. "Fantasia" è la parola giusta, visto che più di qualcuno ha notato somiglianze di quel lettering con il logo degli Avengers: qualcuno, anzi, più o meno in battuta, ha dichiarato già il proprio sostegno incondizionato proprio per quell'elemento da supereroi da fumetti e cinematografici (tanto per richiamare anche un altro uso noto di "Azione"), come a dire che ci vorrebbero proprio dei supereroi per portare avanti quel piano in queste condizioni... anche se dal manifesto emerge l'esatto contrario. 
L'immagine della freccia compenetrata a una lettera, peraltro, ricorda anche esempi precedenti, come il logo che Hillary Rodham Clinton utilizzò per la sua campagna delle primarie nel 2015: lì una freccia rossa si innestava sull'H, evidente citazione del nome della candidata. E, a proposito di American style, qualcuno potrebbe notare che il colore utilizzato da Calenda e Richetti richiama il blu dei dem statunitensi, oltre che il fondo della bandiera europea in continuità con Siamo Europei. L'osservazione potrebbe essere interessante, anche se il blu - considerato comunque colore nazionale - ultimamente è piuttosto inflazionato, soprattutto da quando è stato utilizzato da Matteo Salvini, con chiaro riferimento all'altra sponda politica, quella repubblicana incarnata da Donald Trump. 
Sono molte, quindi, le sfumature - serie o ironiche - che si possono trovare nell'etichetta verbale e grafica del nuovo progetto di Calenda e Richetti: la loro Azione delle prossime settimane ci svelerà qualcosa di più, anche senza superpoteri.

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