giovedì 5 dicembre 2019

Riecco la Destra liberale italiana, con Basini e Diaconale

A volte ritornano. Anche se, per poterlo dire, occorre aver avuto la possibilità di vederli in precedenza o, almeno, essere tra gli "iniziati" che hanno avuto l'opportunità di incrociarli. In ogni caso, il 29 novembre è ufficialmente ritornata la Destra liberale italiana, formazione che già esisteva dal 2001, da quando fu fondata da Giuseppe Basini e Gabriele Pagliuzzi, fino a quel momento eletti in Parlamento con Alleanza nazionale; quella stessa formazione, nel 2004, confluì nel progetto di Partito liberale rimesso in piedi nel 1997 da Stefano De Luca e contribuì al recupero del nome storico di Partito liberale italiano. 
Basini dal 2017 è presidente d'onore del Pli (nonché presidente del consiglio nazionale), ma dal 2018 è anche deputato eletto nelle liste della Lega in Lazio (nonché iscritto al Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito). Da quella posizione ha ritenuto di ridare impulso al suo progetto quasi ventennale, sempre nel tentativo di avere, tra le varie esistenti, anche una destra che sia autenticamente e chiaramente liberale. Non stupisce, dunque, che proprio Basini risulti - dopo l'atto costitutivo del 29 novembre - presidente onorario dell'associazione che si è scelto di creare ufficialmente: la forma giuridica è quella dell'associazione, ma ovviamente si tratta di un soggetto collettivo attivo in ambito politico, che si è dato un simbolo praticamente identico a quello delle origini (manca giusto il riferimento ai Liberali per l'Italia, che si vedeva nell'emblema depositato per le elezioni suppletive del 2004), con una bandiera tricolore stilizzata con tanto di asta, che peraltro nella parte superiore porta anche una piccola striscia sventolante blu con le stelle della bandiera europea.   
Se Basini è il presidente onorario, come presidente dell'associazione è stata indicata Anna Cinzia Bonfrisco, europarlamentare eletta con la Lega in quota Pli (dopo aver militato nel Pdl, in Forza Italia e nelle file dei fittiani), mentre il segretario è Arturo Diaconale, dal 1993 direttore dell'Opinione (delle libertà). Tra i promotori dell'associazione politica - che si è presentata già prima della nascita giuridica, il 18 ottobre, in un convegno a Roma - c'è poi l'associazione Stato minimo, attraverso il suo presidente Michele Gelardi: l'ente, "ispirandosi alle dottrine dello Stato minimo, le quali giustificano l'intervento degli apparati pubblici in via sussidiaria rispetto alla libera iniziativa dei privati, si propone di diffondere il pensiero liberale e promuovere la cultura del liberalismo politico e del liberismo economico". 
Si segnala pure la partecipazione (mediante il suo presidente Alessandro Sacchi) dell'Unione monarchica italiana, interessata - oltre che dalle idee che l'associazione intende rimettere in gioco - dalla possibilità che si possa evocare una Costituente, ritenendo che la carta attuale non risponda più alle esigenze dell'Italia e non rispetti la sovranità popolare (anche solo per il fatto che ogni maggioranza finisce per fare la sua legge elettorale). 
L'idea, come sostenuto da Diaconale al convegno di ottobre, è di "dare vita ad una destra liberale in piena sintonia e collaborazione con le altre destre", non moderata e passiva ma "liberale, liberista e libertaria in maniera intransigente, laica, riformista e riformatrice", nemica dello statalismo burocratico e amica del merito e della valorizzazione delle capacità, "che non possa non dirsi crocianamente cristiana ma che non abbia timori reverenziali nel criticare la svolta pauperista e terzomondista di una Chiesa che detesta la modernità occidentale e costituisce un ostacolo oggettivo alla speranza di un'Europa unita e di una Italia artefice del proprio destino" e che si impegni concretamente per gli Stati Uniti d’Europa. Il tutto per fuggire dalla "involuzione della sinistra occidentale, che, pur tra mille contraddizioni, sta assumendo quasi le caratteristiche di quella rabbiosa intolleranza che fu propria del comunismo e senza nemmeno la sua, seppur rozza e totalitaria, fiducia nel progresso".  

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