domenica 3 gennaio 2021

Italia23, prove di "lista centrale" (con Rotondi) e di gruppo parlamentare

In rete se ne parla da alcuni giorni, dopo che un articolo del Foglio - a firma di Valerio Valentini - ha dato per primo la notizia: l'11 dicembre 2020 è stata fondata un'associazione denominata Italia23, già dotata di un sito e forse - si aggiunge qui - è già pronta anche una pagina Facebook (creata il 31 dicembre 2020, ancora vuota, ammesso naturalmente che non sia una pagina con altri scopi), qualificata come legata a un "partito politico" e che nella descrizione riporta solo la frase "
L'Italia che noi tutti vogliamo". 
Secondo Valentini, la data non sarebbe esattamente casuale: si collocherebbe a due mesi di distanza dal giorno in cui Raffaele Fantetti, eletto nel 2018 in Senato nella circoscrizione Estero-Europa con Forza Italia, ha lasciato il gruppo dei forzisti per entrare nel gruppo misto, scegliendo di rappresentare il Maie (Movimento associativo degli italiani all'estero), soggetto politico che sostiene il governo in carica e il cui presidente, Ricardo Antonio Merlo, è attualmente sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Proprio Fantetti sarebbe il fondatore di quest'associazione che, in base alle anticipazioni offerte dal Foglio, potrebbe rapidamente diventare il "partito di Conte", pronto a sostenere il presidente del Consiglio in carica nelle sue "ambizioni politiche". "Perché 'Italia 2023' - scriveva Valentini - è stata una suggestione più volte evocata, dal premier: un 'piano', una 'agenda', che di tanto in tanto ricompariva nelle sue interviste, come ad alludere alla scadenza naturale della legislatura, che poi è l'unica cosa che conta davvero, nel Palazzo". 
Sentito per quell'articolo sull'idea che quel nome possa essere presto associato a un partito, lo stesso Fantetti avrebbe dichiarato: "Ma per carità, è solo un think tank, il nostro". Eppure a dimostrare che il nascente think tank (un termine che sembrava un po' passato di moda, anche se le strutture continuavano certo a esistere) potrebbe avere presto una sua proiezione nelle Camere provvede una particolare voce del menu del sito: "Gruppo parlamentare". La pagina è vuota, anzi, più esattamente contiene una "lettera aperta", non firmata, in cui si legge che "lo scontro politico non può, non deve, essere portato fino al limite di una grave crisi istituzionale: è anzi necessario perseguire una cornice in cui sia la maggioranza che l’opposizione approntino una doverosa collaborazione istituzionale per gli interessi immediati e superiori dei cittadini, quali la salvaguardia della salute, del lavoro e della pacifica convivenza sociale. Come ogni altro Paese del mondo, non abbiamo certo bisogno di incertezza politico-istituzionale ed instabilità socio-economica e finanziaria in questa fase storica in cui dobbiamo contrastare una pandemia e favorire la ripresa dello sviluppo". Non è ancora un contenuto propriamente parlamentare, ma le intenzioni sono nette e, in ogni caso, è lecito dubitare che la scelta del titolo della pagina sia frutto di un caso o di un errore. 
L'articolo fa vari nomi, di aree potenzialmente interessate dal nuovo progetto politico (quella "scettica" di Italia viva) e di persone che potrebbero essere coinvolte: vari ex forzisti (Paolo Romani, Gaetano Quagliariello, Massimo Vittorio Berutti, tutti rappresentanti di Idea-Cambiamo!, e Alessandrina Lonardo, per ora priva di "etichette" nel gruppo misto), rappresentanti dell'Udc ora nel gruppo forzista (Paola Binetti, Antonio Saccone), con la speranza di arrivare a qualche ex M5S. Posto che, nelle ore scorse, Giovanni Toti per Cambiamo! e Lorenzo Cesa per l'Udc hanno smentito qualunque sostegno a Conte, occorre ricordare che per poter dare luogo all'eventuale gruppo al Senato occorrerebbero dieci persone, ma servirebbe anche il sostegno di un partito che si è presentato alle ultime elezioni e ha eletto almeno un senatore. Questo, in realtà, potrebbe essere il problema minore: visto il coinvolgimento di Fantetti come esponente del Maie, proprio Ricardo Merlo potrebbe mettere a disposizione il nome del suo soggetto politico e, proprio come aveva fatto il Psi con Italia viva a settembre del 2019, affiancarlo nel nome del nuovo gruppo a quello di Italia 2023.
Oppure, più, semplicemente, di Italia23. Già, perché è questo il nome abbreviato - con tanto di logo con tricolore a pallini, che poco si presta a essere inserito in un cerchio, ma magari potrebbe convivere con altre grafiche - che si legge nel sito. Un sito in cui non c'è un nome che sia uno, ma si possono trovare lo statuto dell'associazione (in cui il nome è proprio "Italia23") e una sua sommaria descrizione: 
Al di là del suo statuto e degli scopi che ci si propone come libera associazione, "ITALIA23" nasce nel dicembre 2020 come un gruppo di esperti della società civile impegnato nell’analisi e nella soluzione di problemi complessi, specie in campo politico-economico. Ci siamo dati tre anni di tempo per disegnare e proporre, settore per settore, l’Italia che vorremmo nel 2023.
Resta il fatto che, al momento, nomi veri spesi - come si diceva - non ce ne sono. Gli unici emersi finora sono quello di Fantetti, ma in realtà anche quello di Gianfranco Rotondi. Sì, perché sul suo profilo Facebook, poco prima di mezzogiorno del 29 dicembre (il giorno in cui l'edizione cartacea del Foglio ha pubblicato l'articolo cui si faceva riferimento), è apparsa questa breve nota: 
Non è vero che il Centro esiste solo col proporzionale. In Italia esiste il maggioritario dal 1994 e abbiamo avuto le seguenti esperienze di Centro: Segni nel 1994, quindici per cento dei consensi; Andreotti e D’Antoni nel 2001, tre e mezzo di voti; Casini nel 2008, sette per cento; Monti nel 2013, dieci per cento. Senza considerare il Movimento 5 Stelle, che non è di Centro, ma sicuramente alternativo a destra e sinistra. Lo spazio c'è e ci proveremo, in caso di voto anticipato, con liste nella quota proporzionale e nei collegi uninominali. Il logo "Italia 2023" è stato registrato da me, non da Conte. Il logo "Italia 2023" (con la variante 2021 e 2022 in caso di elezioni anticipate) è il nome provvisorio di una lista centrale che riunirà le forze alternative a Salvini e al Pd alle elezioni politiche. Perché questa iniziativa, da me promossa, venga costantemente confusa con un ipotetico partito di Conte, sinceramente non lo so.
Così è rispuntato Rotondi, tra i pochi che continuano a utilizzare per sé, e senza problemi o nostalgie, l'etichetta di "democristiano", e in poche righe ha ritirato fuori nomi e simboli che qualcuno aveva forse dimenticato, a partire dal Patto per l'Italia del 1994 (sotto le cui insegne peraltro Rotondi fu eletto deputato nel collegio di Avellino e fu uno dei pochissimi a riuscirci) o da Democrazia europea del 2001. Naturalmente, in seguito, ha accompagnato questa rivelazione ad altre "profezie" nel suo stile: ad Adnkronos ha dichiarato che "
La legislatura finirà presto e dal duello Conte-Renzi, come nel '94, uscirà un outsider che rimetterà in discussione vecchi e nuovi assetti politici e alleanze", una "faccia nuova" di cui lui conosce i lineamenti ma non rivela l'identità; ha poi aggiunto che "il governo cadrà per incompatibilità politica", magari nel giro di qualche settimana, che Renzi "vuole la testa di Conte" e alza i toni perché "interpretare la parte distruttiva è più facile che impersonare quella costruttiva" e che su un governo di unità nazionale non scommetterebbe "un centesimo". 
Non è dato sapere quanto di quello che ha indicato Rotondi si realizzerà a breve e se proprio nei termini da lui indicati. Di certo è nota da tempo la sua intenzione di non candidarsi nella stessa coalizione di Matteo Salvini: nella serata del 29 dicembre, il presidente della Fondazione Democrazia cristiana (già Fondazione Fiorentino Sullo) lo ha ribadito sempre su Facebook. "Io sono stato eletto in una lista denominata 'Berlusconi presidente' e dunque - ha scritto - ogni mio comportamento parlamentare lo decide Silvio Berlusconi, come è giusto che sia. Alle elezioni è diverso; se Berlusconi confermerà il sostegno a Salvini, io potrei valutare una scelta diversa. Un sostegno a Conte? Forse sì, se ispirerà una sua lista al cattolicesimo democratico". 
Nel frattempo, in ogni caso, Rotondi inizia a muoversi, preparandosi a una rincorsa breve o lunga, a seconda che si vada al voto nei prossimi mesi o dopo il "semestre bianco". Del resto, a pensarci bene, ci è abituato: nel 2004 fondò la "sua" Democrazia cristiana, poi dal 2005 Democrazia cristiana per le autonomie, che nel 2006 ottenne un pugno di seggi nel cartello con il Nuovo Psi, ma nel 2008 era già pronta per rafforzare il nascente Pdl, con cui fu eletto (in quell'anno e nel 2013); alla fine di giugno del 2015 sorse Rivoluzione cristiana, che nel 2018 avrebbe concluso un accordo con Forza Italia. Già all'inizio di quest'anno Rotondi aveva messo in campo il proprio impegno per tentare di far ripartire l'area centrista con un progetto federativo dei popolari e dei democratici cristiani, affidandolo alla cura di Giuseppe Gargani; per ora si erano viste essenzialmente liste dell'Udc allargate (e con improbabili combinazioni grafiche), per il futuro si vedrà. Intanto, però, si guarda con chiarezza al 2023 (tenendo di scorta anche il 2022 e il 2021, se ce ne fosse bisogno). E magari, se nascesse un gruppo parlamentare, si potrebbe anche sperare in una riforma elettorale che inserisse anche i nuovi gruppi tra quelli in grado di esentare le liste dalla raccolta delle firme: non se ne sta parlando, ma in Italia è successo quasi a ogni cambio di legge elettorale...

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