E così la cristianità è rivoluzionaria. Non è uno spot qualunque, ma sembra uno sei messaggi lanciati da Gianfranco Rotondi oggi a Roma, nel primo dei due giorni dell'evento voluto da lui - assieme a centinaia di giovani delegati - per dare una nuova occasione all'area cattolica del centrodestra. E se per settimane si è parlato del lancio di un'associazione, il simbolo di Rivoluzione cristiana svelato oggi ha proprio le sembianze di un emblema di partito (o, almeno, di un movimento).
È lo stesso Rotondi a spiegare il nome del suo progetto: “La Dc è stata prima il partito della democrazia e poi il partito dello Stato - si legge sul suo profilo Facebook - la Dc è stata l’Italia. Sarebbe velleitario oggi chiamarci Dc". Velleitario e anche poco sicuro, come Rotondi sa perfettamente, visto il numero paurosamente alto di sedicenti Democrazie cristiane in circolazione (alcuni dei primi passi, nel 1997 con Flaminio Piccoli, li aveva fatti pure lui) e il tasso di probabilità di essere citati in tribunale (e di non poter muovere un passo politicamente ed elettoralmente) pari al 101%. Era andata meglio a lui quando alla fine del 2004 aveva creato la "sua" Dc, con tanto di "nulla osta" a firma Gilli e Oliverio, ma dopo qualche mese era andato sul sicuro, chiamando il suo partito Democrazia cristiana per le autonomie, poi divenuta parte del Pdl.
In effetti, in un pezzo sul Giornale a firma Gian Maria De Francesco, Rotondi aveva precisato che - vista anche l'età giovane dei delegati e la loro novità alla politica "né nel nome né nel simbolo non ci sarà nessun riferimento alla Dc: molti di loro sono nati dopo la sua fine". A essere conservati sono solo i colori, bianco rosso e blu, a tingere un cuore dal contorno azzurro su fondo rosso.
Per Rotondi, "Oggi essere cristiani in politica non è una scelta di moderazione, ma di rivoluzione. Solo una rivoluzione cristiana può contrapporre all’antipolitica la passione per la politica, alla corruzione il valore del bene comune, agli egoismi il senso della solidarietà". In questo senso si può forse leggere il cuore, che pure non è una new entry della politica italiana. Innanzitutto la forma del cuore è proprio quella dell'emblema del gruppo Ppe al Parlamento europeo; non è saggio però dimenticare Cuore nazionale, associazione vicina a Forza Italia, come pure Innamorati dell'Italia, lanciato a tempo debito da Diego Volpe Pasini.
Diversi sembrano comunque i riferimenti culturali, proposti sullo schermo della manifestazione di oggi. Colpisce, a suo modo, la convivenza tra un maestro liberale come Benedetto Croce ("il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta. La rivoluzione cristiana rappresenta un evento unico nella storia dell’umanità che per merito di essa non può non dirsi Cristiana"), un parlamentare della sinistra Dc Fiorentino Sullo ("L’anima cristiana della democrazia cristiana ne fa una forza politica spontaneamente rivoluzionaria") e un sacerdote tutto meno che conformista e molto "sociale" (poco di centrodestra insomma) come don Primo Mazzolari: "noi siamo la novità, anche se portiamo sulle spalle duemila anni di storia. il vangelo è la novità". Basteranno questi padri nobili per garantire vita serena alla nuova Rivoluzione cristiana?
È lo stesso Rotondi a spiegare il nome del suo progetto: “La Dc è stata prima il partito della democrazia e poi il partito dello Stato - si legge sul suo profilo Facebook - la Dc è stata l’Italia. Sarebbe velleitario oggi chiamarci Dc". Velleitario e anche poco sicuro, come Rotondi sa perfettamente, visto il numero paurosamente alto di sedicenti Democrazie cristiane in circolazione (alcuni dei primi passi, nel 1997 con Flaminio Piccoli, li aveva fatti pure lui) e il tasso di probabilità di essere citati in tribunale (e di non poter muovere un passo politicamente ed elettoralmente) pari al 101%. Era andata meglio a lui quando alla fine del 2004 aveva creato la "sua" Dc, con tanto di "nulla osta" a firma Gilli e Oliverio, ma dopo qualche mese era andato sul sicuro, chiamando il suo partito Democrazia cristiana per le autonomie, poi divenuta parte del Pdl.
In effetti, in un pezzo sul Giornale a firma Gian Maria De Francesco, Rotondi aveva precisato che - vista anche l'età giovane dei delegati e la loro novità alla politica "né nel nome né nel simbolo non ci sarà nessun riferimento alla Dc: molti di loro sono nati dopo la sua fine". A essere conservati sono solo i colori, bianco rosso e blu, a tingere un cuore dal contorno azzurro su fondo rosso.
Per Rotondi, "Oggi essere cristiani in politica non è una scelta di moderazione, ma di rivoluzione. Solo una rivoluzione cristiana può contrapporre all’antipolitica la passione per la politica, alla corruzione il valore del bene comune, agli egoismi il senso della solidarietà". In questo senso si può forse leggere il cuore, che pure non è una new entry della politica italiana. Innanzitutto la forma del cuore è proprio quella dell'emblema del gruppo Ppe al Parlamento europeo; non è saggio però dimenticare Cuore nazionale, associazione vicina a Forza Italia, come pure Innamorati dell'Italia, lanciato a tempo debito da Diego Volpe Pasini.
Diversi sembrano comunque i riferimenti culturali, proposti sullo schermo della manifestazione di oggi. Colpisce, a suo modo, la convivenza tra un maestro liberale come Benedetto Croce ("il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta. La rivoluzione cristiana rappresenta un evento unico nella storia dell’umanità che per merito di essa non può non dirsi Cristiana"), un parlamentare della sinistra Dc Fiorentino Sullo ("L’anima cristiana della democrazia cristiana ne fa una forza politica spontaneamente rivoluzionaria") e un sacerdote tutto meno che conformista e molto "sociale" (poco di centrodestra insomma) come don Primo Mazzolari: "noi siamo la novità, anche se portiamo sulle spalle duemila anni di storia. il vangelo è la novità". Basteranno questi padri nobili per garantire vita serena alla nuova Rivoluzione cristiana?
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