D'accordo, un partito che nasce comunista potrebbe anche non essere più tale (e il caso del Pci che si è trasformato in Pds, cambiando nome, simbolo e idee, pur rimanendo lo stesso soggetto giuridico), ma potrebbe invece mantenere una certa continuità, restando nel medesimo solco a dispetto dei segni distintivi adottati.
Si prenda, per dire, il Partito d'azione comunista: il suo logo difficilmente passa inosservato, con falce, martello e stella rossi contenuti in uno cerchio giallo (in cui è scritto pure il nome della formazione), a sua volta collocato in una bandiera rossa, irrealmente scossa dal vento - un po' come quella di Forza italia - posta da ultimo in un tondo giallo più grande.
Eppure il fregio non è sempre stato così: quello attuale (anzi, in origine il cerchio più grande doveva essere di colore "verde/azzurrino") è stato adottato all'inizio del 2006 dal congresso del partito, sostituendo quello così descritto: "cerchio rosso recante la scritta circolare in bianco e i bordi in nero PARTITO D'AZIONE COMUNISTA. All'interno del cerchio rosso c'è una stella a cinque punte i cui bordi sono di colore nero e l'interno giallo: all'interno della stella c’è la scritta in nero INTERNAZIONALISMO PROLETARIO e una falce e martello colorata in rosso". La decisione è stata presa all'unanimità, anche se online non tutti i commenti sono stati positivi: qualcuno, infatti, si è lamentato della prevalenza del giallo rispetto al rosso, vedendola come una sorta di "minimizzazione" della storia comunista del partito.
Già, perché il soggetto politico, nato a Napoli (e sempre con sede in quella città) a febbraio del 2002, è stato costituito dai Cobas per il comunismo, realtà che si è sciolta ed è confluita per intero proprio nel nuovo Pd'ac. Il simbolo dei Cobas, che avevano partecipato ad alcune competizioni amministrative (nel 2001, ad esempio, avevano candidato a sindaco di Napoli Vincenzo Scamardella, che peraltro si era fermato allo 0,22%), ha fatto chiaramente da modello per il Partito d'azione comunista, prevedendo giusto il cambio del nome, ma segnando comunque il passaggio dalla forma dei comitati a quella di un partito più organizzato e strutturato.
E' lo statuto a dire che "Il Partito d’Azione Comunista è un'Organizzazione politica che, ispirandosi ai valore del marxismo leninismo, si muove per la trasformazione rivoluzionaria dello Stato e della società", precisando che "I comunisti lottano per l’affermazione nel mondo delle istanze di libertà, giustizia sociale e solidarietà. I comunisti perseguono il superamento del capitalismo come condizione essenziale per costruire ovunque società di uomini liberi e uguali; avversano l’antisemitismo, il razzismo, la discriminazione, lo sfruttamento".
Tutto ciò non ha limiti di tempo: il partito, infatti, non ha una durata prestabilita e - come da atto costitutivo - "i suoi scopi e la sua natura si estingueranno quando il Comunismo avrà compiuto per intero il suo movimento reale che abolisce lo stato presente delle cose e la società non sarà più divisa in classi e lacerata dal conflitto e dall'antagonismo sociale". Viene il sospetto, allora, che quel partito possa restare perennemente in vita, a patto che qualcuno continui a esservi iscritto.
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