Tra i comuni che hanno votato per scegliere sindaco e consiglieri domenica scorsa, c'era anche Moncalieri, località della provincia di Torino in cui si sono affrontati cinque candidati alla poltrona di primo cittadino.
Non ha avuto bisogno del turno di ballottaggio Paolo Montagna, espressione del centrosinistra moncalierese, per ottenere la vittoria: lo sostenevano il Pd, Sel, i Verdi, la formazione soprattutto piemontese dei Moderati e anche una lista civica, E' Tempo, direttamente legata alla figura di Montagna. E giusto per evitare che qualcuno non prendesse sul serio l'invito temporale, la "O" finale e tondissima di "tempo" si trasforma in un quadrante di orologio, con tanto di lancette. Certo, non è chiarissimo quale delle due sia più lunga, per cui non è esattamente semplice capire se la O segni mezzogiorno/mezzanotte e un quarto oppure le tre in punto; difficile, però, che gli elettori ci abbiano pensato in cabina.
Nessun rovello cronotemporale è stato invece proposto dalla coalizione di centrodestra, che candidava a sindaco Giuseppe Furino, classe '46, nato a Palermo. Al suo fianco poteva contare su Forza Italia, Lega Nord Piemont, Fratelli d'Italia, ma anche sul Pli di Morandi e Stefano De Luca, nonché su una formazione tutta locale, l'Alleanza per Moncalieri. Il nome, ovviamente, parlava chiaro e se l'uso dei quattro colori nazionali è piuttosto frequente nelle formazioni di quell'area politica, il contrassegno aggiungeva l'elemento localistico: nello spazio bianco centrale del tricolore, infatti, era facile riconoscere la statua del Nettuno (il "Saturnio"), ancora oggi punto di riferimento per i moncalieresi che attraversano piazza Vittorio Emanuele II, la stessa del municipio.
Niente di particolare da dire sul contrassegno del MoVimento 5 Stelle, che sosteneva alle elezioni Luca Salvatore (arrivato terzo), mentre merita più considerazione l'emblema che distingueva la candidatura di Giancarlo Chiapello.
Saltano all'occhio entrambi gli elementi di cui si compone la lista Popolari - Moncalieri città per la famiglia: da una parte, proprio uno spaccato della stessa piazza Vittorio Emanuele II, ma presa da più lontano (per dare l'idea del centro e del comune a misura d'uomo e di famiglia, con riferimento alle politiche su cui il candidato voleva concentrarsi); dall'altra, sullo sfondo ma solo per modo di dire, la rivisitazione grafica del simbolo dei Popolari di Gerardo Bianco, figura cui i Popolari di Moncalieri sono vicini (come pure ad Alberto Monticone). Proprio lo scudo nel gonfalone, schizzato nottetempo da Guido Bodrato nei giorni drammatici della primavera 1995, è stato depositato come marchio dall'associazione che aveva scelto di non aderire alla Margherita nel 2002 ed è stato alla base del contrassegno - usato dalla stessa associazione moncalierese - di Italia popolare. Stavolta, però, la lista di Chiapello non ha ottenuto abbastanza voti per essere rappresentata in consiglio.
Chiude la parata dei contrassegni elettorali di Moncalieri quello del Movimento popolare Rinnovamento, che schiera con un certo coraggio uno sfondo praticamente tutto giallo, un colore non molto diffuso tra i produttori di emblemi. Indubbiamente però fa una certa impressione vedere come quello sfondo diventi un ipotetico cielo in cui spiegano le ali tre uccelli, verosimilmente rondini (vista la coda a V), come se fosse uno scenario post-atomico e irreale. Certamente non era questo l'effetto che candidati e grafici volevano ottenere, di questo si è convinti; solo l'1,69% degli elettori, però, ha dato fiducia al suo candidato Guido Crosetto. Che non è l'ex Pdl fondatore di Fratelli d'Italia: lui alla politica ha detto basta, almeno per ora.
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