Della piazza elettorale di Albano Laziale si era già parlato alcune settimane fa, quando era scoppiata una disputa su chi avesse titolo per utilizzare il simbolo della lista Tsipras (l'Altra Albano). Ora che si è chiuso anche il ballottaggio, che ha visto la riconferma di Nicola Marini come sindaco della città, si può passare in rassegna l'intera fauna emblematica che si è affrontata sulle schede: difficile parlarne in termini diversi, visto che in quel rettangolo di carta - per lo meno al primo turno - si sono affollati ben 34 contrassegni.
Della coalizione a sostegno del sindaco uscente e confermato, ovviamente, non interessano tanto i simboli ufficiali (come quelli di Pd, Sel, Psi e Centro democratico; dentro, peraltro, ci si mette anche quello del cartello Sinistra, contenente le "pulci" di Rifondazione e del Pcd'I, oltre che dell'Altra Albano); l'attenzione, piuttosto, cade su altri segni grafici. Innanzitutto su quello di Insieme con Nicola Marini sindaco, basato essenzialmente sulla silhouette dei monumenti principali della città: si vedono i coni del sepolcro "degli Orazi e dei Curiazi", la torre della chiesa di san Pietro e (probabilmente) la cattedrale, tutto tinto di blu scuro per la lista "personale" di Marini. Con il 6%, se non altro, due seggi li ha portati a casa.
Lo stesso risultato finale, in termini di consiglieri ottenuti, anche se con numeri più ridotti (4,65%), lo ha strappato la Lista riformista, legata a quel Patto tra cittadini che aveva riunito varie liste civiche nell'area dei Castelli romani. Il nome di quest'associazione sta in basso, in un segmento con sfondo tricolore; per il resto, il contrassegno è dominato dal colore arancione (non lo si vedeva così dai tempi del Partito umanista, forse) e dalle iniziali bianche del nome della lista, proposte in font Franklin Gothic, stile black e italic. Graficamente, è facile ammetterlo, il risultato non è dei migliori, ma alla fine qualche risultato è arrivato (ed è sparita la fascia blu con le stelle vista alle scorse elezioni, quando LR significava "Liberali riformisti" e questi erano schierati con il centrodestra).
Un seggio alla fine è arrivato anche per la lista Sinistra, a dispetto delle polemiche sulla "pulce" del progetto Tsipras. Molto meno fortunata invece (neanche un consigliere eletto) l'ultima lista non partitica della coalizione vicina a Marini, il Movimento Aurora per i Castelli Romani. I colori che, sfumati, tingono la parte superiore del cerchio (segnata da vari archi bianchi come fosse un arcobaleno stilizzato) potevano volendo rimandare all'aurora, mentre convinceva meno la parte inferiore, con quel carattere di gusto antico che però appariva poco adatto a quello spazio. Questo, però, era niente in confronto alle polemiche politiche legate alla collocazione ritenuta non proprio fermissima del Movimento, proprio all'interno dell'area dei Castelli: così almeno appare, leggendo alcuni giornali online.
Anche il principale sfidante di Marini, Gino Benedetti, ha potuto contare su una pletora nutrita di liste a suo sostegno (allargatasi in occasione del ballottaggio); in questo caso, tuttavia, i raggruppamenti che hanno scelto di non adottare emblemi di partito sono stati molto più numerosi rispetto ai gruppi contrassegnati da emblemi noti ai più. L'unico simbolo nazionale presente fin dall'inizio era quello di Forza Italia, cui poi si è aggiunto al secondo turno quello di Fratelli d'Italia, con il cognome della Meloni riprodotto al centro, a caratteri cubitali: impossibile non notarlo, anche per chi portava gli occhiali (e anche stavolta graficamente la scelta non è stata felice, ma pazienza...).
A dire il vero, almeno un altro emblema decentemente noto c'era: quello di Reazione civica, con il suo tricolore "a gesso" su fondo rosso. Per chi ha buona memoria, in effetti, quello è stato il tratto grafico distintivo della Lista Polverini alle regionali del 2010 e che poi è passato alla sua fondazione "Città nuove", nata nel 2012 ed è stato utilizzato nei mesi successivi anche da varie liste "civiche", non si sa quanto collegate alla fondazione stessa. Stavolta la scia tricolore era un po' defilata, in basso leggermente a destra; in compenso, non si può dire che gli elementi testuali del contrassegno abbiano "coperto" lo spazio disponibile in modo adeguato ed equilibrato (e alla fine il simbolo è stato il meno votato di tutti).
Colpisce poi quella che ha tutta l'aria di sembrare la lista personale di Benedetti, che non aveva nemmeno un nome, visto che l'unico presente nel contrassegno era il suo. E' vero, nel contrassegno erano presenti anche due delle frazioni di Albano (Cecchina e Pavona), quasi a voler sottolineare l'impegno anche per quei territori, ma risultava molto più evidente il cuore dal contorno tricolore e curiosamente tridimensionale che circondava il cognome del candidato sindaco. All'interno, nella punta bassa del cuore, chi aveva buona vista poteva scorgere le sagome dei musi di un gatto e un cane, non litiganti ma tranquilli: il fatto che Benedetti fosse un veterinario ben noto certamente c'entrava qualcosa (alla fine però niente consiglieri per la lista).
Al fianco di Benedetti c'era anche un simbolo già visto in precedenza, quello della Rete dei cittadini, già rappresentata in consiglio comunale da Adriano Venditti (in precedenza a sostegno di Marini). Nessuno ha utilizzato il concetto di "rete" sul contrassegno, che si presentava invece come tricolore, unendo il bianco delle scritte (e della corona di contorno), il rosso del fondo centrale e il verde di un piccolo elemento vegetale, a metà tra il quadrifoglio e le quattro foglie separate. La font scelta per la parola "Rete" in effetti sembra quella di un marchio vero e proprio (il "ricciolo" della R rimanda a quello della Paluani), ma tutto sommato la scelta complessiva non è sgradevole, sembrando piuttosto equilibrata.
Tra le liste a sostegno di Benedetti, anche quella che all'interno portava il nome del suo capolista, il consigliere uscente Nabil Cassabgi, al centro delle polemiche per essere stato eletto nel 2010 con il centrosinistra, mentre questa volta lo schieramento era opposto. Limitandoci a valutare il simbolo di Solidarietà trasparenza legalità, lo si può inquadrare nella categoria dei contrassegni quadricolori, che accostano alle tinte della bandiera (in forma di arcobaleno) l'azzurro o - come qui - il blu, nel tentativo di rivolgersi a tutto l'elettorato. Al centro si stagliava anche il disegno di una colomba in volo, ma il suo tratto stilizzato, assieme all'uso di sole lettere maiuscole con font poco funzionali a quell'impiego, dava al contrassegno un'aria naif che non ha aiutato a renderlo gradevole.
Da segnalare poi la lista legata a Marco Mattei, già sindaco di Albano e poi assessore regionale per il centrodestra, sebbene lui stesso non fosse candidato (e si fosse parlato di una sua possibile nuova candidatura a primo cittadino). Eppure il suo nome era molto più evidente di quello di Benedetti sull'emblema di Area democratica, mentre sul fondo, nascoste da un velo grigio e contornate da un arco tricolore, emergono una croce rossa e quello che pare il fregio della pavimentazione del Campidoglio a Roma. Il simbolo probabilmente è risalente (purtroppo non è possibile trovare in rete quello già usato nel 2005), quindi è più difficile valutare la resa grafica delle soluzioni adottate, anche se la parte inferiore sulla scheda è stata difficile da leggere.
Resta da vedere, per ultimo, il contrassegno del Patto popolare, occupato nel semicerchio inferiore da un pienissimo colore blu (scritte bianche a parte), mentre nella parte superiore le stelle europee circondavano un piccolo tricolore, non si capisce bene come rappresentato. Si trattava della lista legata a Marco Moresco, consigliere uscente dell'Udc (che nel 2010 aveva sostenuto Marini) e che questa volta ha scelto l'altro schieramento andato al ballottaggio; CastelliNews ha scritto che i membri che facevano capo alla lista Udc "si sono spalmati in vari partiti, per cui si comprende la scelta di non utilizzare il simbolo nazionale. Non per questo, naturalmente, si può dire che quello adottato sia particolarmente felice...
Lo stesso risultato finale, in termini di consiglieri ottenuti, anche se con numeri più ridotti (4,65%), lo ha strappato la Lista riformista, legata a quel Patto tra cittadini che aveva riunito varie liste civiche nell'area dei Castelli romani. Il nome di quest'associazione sta in basso, in un segmento con sfondo tricolore; per il resto, il contrassegno è dominato dal colore arancione (non lo si vedeva così dai tempi del Partito umanista, forse) e dalle iniziali bianche del nome della lista, proposte in font Franklin Gothic, stile black e italic. Graficamente, è facile ammetterlo, il risultato non è dei migliori, ma alla fine qualche risultato è arrivato (ed è sparita la fascia blu con le stelle vista alle scorse elezioni, quando LR significava "Liberali riformisti" e questi erano schierati con il centrodestra).
Un seggio alla fine è arrivato anche per la lista Sinistra, a dispetto delle polemiche sulla "pulce" del progetto Tsipras. Molto meno fortunata invece (neanche un consigliere eletto) l'ultima lista non partitica della coalizione vicina a Marini, il Movimento Aurora per i Castelli Romani. I colori che, sfumati, tingono la parte superiore del cerchio (segnata da vari archi bianchi come fosse un arcobaleno stilizzato) potevano volendo rimandare all'aurora, mentre convinceva meno la parte inferiore, con quel carattere di gusto antico che però appariva poco adatto a quello spazio. Questo, però, era niente in confronto alle polemiche politiche legate alla collocazione ritenuta non proprio fermissima del Movimento, proprio all'interno dell'area dei Castelli: così almeno appare, leggendo alcuni giornali online.
Anche il principale sfidante di Marini, Gino Benedetti, ha potuto contare su una pletora nutrita di liste a suo sostegno (allargatasi in occasione del ballottaggio); in questo caso, tuttavia, i raggruppamenti che hanno scelto di non adottare emblemi di partito sono stati molto più numerosi rispetto ai gruppi contrassegnati da emblemi noti ai più. L'unico simbolo nazionale presente fin dall'inizio era quello di Forza Italia, cui poi si è aggiunto al secondo turno quello di Fratelli d'Italia, con il cognome della Meloni riprodotto al centro, a caratteri cubitali: impossibile non notarlo, anche per chi portava gli occhiali (e anche stavolta graficamente la scelta non è stata felice, ma pazienza...).
A dire il vero, almeno un altro emblema decentemente noto c'era: quello di Reazione civica, con il suo tricolore "a gesso" su fondo rosso. Per chi ha buona memoria, in effetti, quello è stato il tratto grafico distintivo della Lista Polverini alle regionali del 2010 e che poi è passato alla sua fondazione "Città nuove", nata nel 2012 ed è stato utilizzato nei mesi successivi anche da varie liste "civiche", non si sa quanto collegate alla fondazione stessa. Stavolta la scia tricolore era un po' defilata, in basso leggermente a destra; in compenso, non si può dire che gli elementi testuali del contrassegno abbiano "coperto" lo spazio disponibile in modo adeguato ed equilibrato (e alla fine il simbolo è stato il meno votato di tutti).
Colpisce poi quella che ha tutta l'aria di sembrare la lista personale di Benedetti, che non aveva nemmeno un nome, visto che l'unico presente nel contrassegno era il suo. E' vero, nel contrassegno erano presenti anche due delle frazioni di Albano (Cecchina e Pavona), quasi a voler sottolineare l'impegno anche per quei territori, ma risultava molto più evidente il cuore dal contorno tricolore e curiosamente tridimensionale che circondava il cognome del candidato sindaco. All'interno, nella punta bassa del cuore, chi aveva buona vista poteva scorgere le sagome dei musi di un gatto e un cane, non litiganti ma tranquilli: il fatto che Benedetti fosse un veterinario ben noto certamente c'entrava qualcosa (alla fine però niente consiglieri per la lista).
Al fianco di Benedetti c'era anche un simbolo già visto in precedenza, quello della Rete dei cittadini, già rappresentata in consiglio comunale da Adriano Venditti (in precedenza a sostegno di Marini). Nessuno ha utilizzato il concetto di "rete" sul contrassegno, che si presentava invece come tricolore, unendo il bianco delle scritte (e della corona di contorno), il rosso del fondo centrale e il verde di un piccolo elemento vegetale, a metà tra il quadrifoglio e le quattro foglie separate. La font scelta per la parola "Rete" in effetti sembra quella di un marchio vero e proprio (il "ricciolo" della R rimanda a quello della Paluani), ma tutto sommato la scelta complessiva non è sgradevole, sembrando piuttosto equilibrata.
Tra le liste a sostegno di Benedetti, anche quella che all'interno portava il nome del suo capolista, il consigliere uscente Nabil Cassabgi, al centro delle polemiche per essere stato eletto nel 2010 con il centrosinistra, mentre questa volta lo schieramento era opposto. Limitandoci a valutare il simbolo di Solidarietà trasparenza legalità, lo si può inquadrare nella categoria dei contrassegni quadricolori, che accostano alle tinte della bandiera (in forma di arcobaleno) l'azzurro o - come qui - il blu, nel tentativo di rivolgersi a tutto l'elettorato. Al centro si stagliava anche il disegno di una colomba in volo, ma il suo tratto stilizzato, assieme all'uso di sole lettere maiuscole con font poco funzionali a quell'impiego, dava al contrassegno un'aria naif che non ha aiutato a renderlo gradevole.
Da segnalare poi la lista legata a Marco Mattei, già sindaco di Albano e poi assessore regionale per il centrodestra, sebbene lui stesso non fosse candidato (e si fosse parlato di una sua possibile nuova candidatura a primo cittadino). Eppure il suo nome era molto più evidente di quello di Benedetti sull'emblema di Area democratica, mentre sul fondo, nascoste da un velo grigio e contornate da un arco tricolore, emergono una croce rossa e quello che pare il fregio della pavimentazione del Campidoglio a Roma. Il simbolo probabilmente è risalente (purtroppo non è possibile trovare in rete quello già usato nel 2005), quindi è più difficile valutare la resa grafica delle soluzioni adottate, anche se la parte inferiore sulla scheda è stata difficile da leggere.
Resta da vedere, per ultimo, il contrassegno del Patto popolare, occupato nel semicerchio inferiore da un pienissimo colore blu (scritte bianche a parte), mentre nella parte superiore le stelle europee circondavano un piccolo tricolore, non si capisce bene come rappresentato. Si trattava della lista legata a Marco Moresco, consigliere uscente dell'Udc (che nel 2010 aveva sostenuto Marini) e che questa volta ha scelto l'altro schieramento andato al ballottaggio; CastelliNews ha scritto che i membri che facevano capo alla lista Udc "si sono spalmati in vari partiti, per cui si comprende la scelta di non utilizzare il simbolo nazionale. Non per questo, naturalmente, si può dire che quello adottato sia particolarmente felice...
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