Poteva finire così in fretta il viaggio tra i partiti a sinistra della sinistra (o di quello che rimane, a giudicare da chi pretende di rappresentarla in Parlamento)? Nemmeno per sogno, ovviamente: così si possono far cadere gli occhi su una coppia falce-martello che solo in apparenza appare "come le altre". Già, perché a ben guardare i due arnesi che appaiono nel simbolo del Partito di alternativa comunista sono "a specchio", con la testa del martello che guarda a destra e non l'opposto: segno inequivocabile, questo, che si è di fronte a un partito di matrice trotzkista (o trockijsta, a voler rendere a dovere quella parola nel modo più preciso possibile, anche se è dannatamente difficile ricordare come si scrive).
Così in effetti è e, per sgombrare ogni ombra di dubbio, sovrapposto ai due attrezzi c'è anche un "4" stilizzato, a voler richiamare l'esperienza della Quarta Internazionale, fondata da Lev Trockij nel 1938 e schieratasi certamente contro il capitalismo (teorizzando la necessità della rivoluzione permanente del proletariato), ma anche contro lo stalinismo sovietico. A ben guardare, in realtà, il PdAC non si richiama proprio alla Quarta internazionale tuttora esistente (cui invece fa riferimento, ad esempio, la Sinistra anticapitalista con cui è cominciato questo viaggio), bensì alla più recente Lega internazionale dei lavoratori - Quarta Internazionale, fondata nel 1982 e di cui il partito in esame è la sezione italiana.
Nel preambolo dello statuto si spiegano scopi e visione del partito con una certa chiarezza e con un linguaggio che altrove è difficile ritrovare. La missione dei comunisti (tutti, secondo il PdAC, compresi i "compagni che sbagliano"), "di fronte alla barbarie del capitalismo" resta quella tracciata nel Manifesto di Marx ed Engels: portare giorno per giorno e lotta dopo lotta "la maggioranza del proletariato [...] alla comprensione dell'impossibilità di riformare il capitalismo", facendo capire che è necessario rovesciare l'ordine borghese, distruggere i vecchi rapporti di produzione e instaurare la dittatura del proletariato ("cioè la trasformazione dei lavoratori in classe dominante").
Per fare questo, però, serve "un partito basato sull'indipendenza di classe dalla borghesia e dai suoi governi" ed è proprio quello che il PdAC vuole costruire, riunendo "la parte più avanzata e cosciente del proletariato" e mettendo insieme "gli sforzi e le lotte delle masse lavoratrici, dei disoccupati, dei giovani e di tutti gli oppressi". Questo in piena eredità, oltre che del pensiero di Marx ed Engels, anche della "stagione" leninista e dei primi anni dell'esperienza sovietica, venuta prima della "degenerazione stalinista": insomma, un "gigantesco patrimonio di teoria e prassi". E visto che non si può agire in un solo paese, ma occorre un "percorso vittorioso di rivoluzioni socialiste a livello internazionale", per il partito occorre rifondare un'Internazionale comunista basata sul trotskismo, attraverso la citata Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale.
Manco a dirlo, all'interno si applicano le regole del centralismo democratico ("leninista", lo statuto si sente in obbligo di precisare), ma scoprire come funzionano non è immediato: i nuovi iscritti, infatti, per i primi sei mesi sono "candidati". Non a una carica, ma sono solo all'iscrizione completa, perché fino ad allora quelle persone hanno tutti i doveri del militante effettivo ma nessun diritto elettorale: quel periodo serve al partito "per verificare la reale adesione del candidato ai criteri richiesti a ogni militante" e alla fine tocca all'assemblea di Sezione votare sull'accettazione del candidato come militante effettivo.
Una volta ammessi, comunque, la presenza e la partecipazione sono fondamentali: da statuto, l'assenza ingiustificata a tre riunioni consecutive porta all'espulsione, a meno che sia stato concesso un periodo di congedo (massimo tre mesi) per impedimenti gravi, che non sospendono però gli altri doveri dati dall'affiliazione. E se un iscritto ha un profilo sui social network o un suo sito, massima attenzione a ciò che scrive: non solo non si deve pubblicare nulla che contrasti con gli orientamenti del partito, ma il Comitato centrale del PdAC indica un responsabile che vigili sugli spazi web delle strutture locali del partito e dei militanti, con la possibilità di sospendere le pubblicazioni che "danneggino in qualsiasi modo l'attività del partito". In generale, infine, sul rispetto dello statuto (e non solo) vigila una Commissione di Disciplina e Morale Rivoluzionaria, il cui nome è già un programma. Morale, essere comunisti, anche alternativi, non è un affare semplice; se ci si crede, però, va benissimo così.
Nel preambolo dello statuto si spiegano scopi e visione del partito con una certa chiarezza e con un linguaggio che altrove è difficile ritrovare. La missione dei comunisti (tutti, secondo il PdAC, compresi i "compagni che sbagliano"), "di fronte alla barbarie del capitalismo" resta quella tracciata nel Manifesto di Marx ed Engels: portare giorno per giorno e lotta dopo lotta "la maggioranza del proletariato [...] alla comprensione dell'impossibilità di riformare il capitalismo", facendo capire che è necessario rovesciare l'ordine borghese, distruggere i vecchi rapporti di produzione e instaurare la dittatura del proletariato ("cioè la trasformazione dei lavoratori in classe dominante").
Per fare questo, però, serve "un partito basato sull'indipendenza di classe dalla borghesia e dai suoi governi" ed è proprio quello che il PdAC vuole costruire, riunendo "la parte più avanzata e cosciente del proletariato" e mettendo insieme "gli sforzi e le lotte delle masse lavoratrici, dei disoccupati, dei giovani e di tutti gli oppressi". Questo in piena eredità, oltre che del pensiero di Marx ed Engels, anche della "stagione" leninista e dei primi anni dell'esperienza sovietica, venuta prima della "degenerazione stalinista": insomma, un "gigantesco patrimonio di teoria e prassi". E visto che non si può agire in un solo paese, ma occorre un "percorso vittorioso di rivoluzioni socialiste a livello internazionale", per il partito occorre rifondare un'Internazionale comunista basata sul trotskismo, attraverso la citata Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale.
Manco a dirlo, all'interno si applicano le regole del centralismo democratico ("leninista", lo statuto si sente in obbligo di precisare), ma scoprire come funzionano non è immediato: i nuovi iscritti, infatti, per i primi sei mesi sono "candidati". Non a una carica, ma sono solo all'iscrizione completa, perché fino ad allora quelle persone hanno tutti i doveri del militante effettivo ma nessun diritto elettorale: quel periodo serve al partito "per verificare la reale adesione del candidato ai criteri richiesti a ogni militante" e alla fine tocca all'assemblea di Sezione votare sull'accettazione del candidato come militante effettivo.
Una volta ammessi, comunque, la presenza e la partecipazione sono fondamentali: da statuto, l'assenza ingiustificata a tre riunioni consecutive porta all'espulsione, a meno che sia stato concesso un periodo di congedo (massimo tre mesi) per impedimenti gravi, che non sospendono però gli altri doveri dati dall'affiliazione. E se un iscritto ha un profilo sui social network o un suo sito, massima attenzione a ciò che scrive: non solo non si deve pubblicare nulla che contrasti con gli orientamenti del partito, ma il Comitato centrale del PdAC indica un responsabile che vigili sugli spazi web delle strutture locali del partito e dei militanti, con la possibilità di sospendere le pubblicazioni che "danneggino in qualsiasi modo l'attività del partito". In generale, infine, sul rispetto dello statuto (e non solo) vigila una Commissione di Disciplina e Morale Rivoluzionaria, il cui nome è già un programma. Morale, essere comunisti, anche alternativi, non è un affare semplice; se ci si crede, però, va benissimo così.
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