Di partiti praticamente sulla scheda non ce n'erano, ma alla fine al ballottaggio a Quarto, comune in provincia di Napoli, sono andati la candidata del MoVimento 5 Stelle (che comunque è un emblema nazionale) Rosa Capuozzo e Gabriele Di Criscio, che il simbolo di Forza Italia non l'ha avuto dalla segreteria regionale del partito (inizialmente lo aveva chiesto pure il cugino Francesco, sempre forzista ma di un'altra corrente, e i vertici avevano preferito non creare confusione tra gli elettori.
Quello del M5S, in ogni caso, era l'unico simbolo davvero noto, visto che (Fi a parte) tutti gli altri erano stati esclusi dal Consiglio di Stato, a causa di irregolarità nelle autenticazioni delle firme (sempre loro, anomalie sempre più presenti nelle elezioni sparse per tutta l'Italia). Erano così saltate le liste di alcuni tra gli emblemi più conosciuti: Pd, Valori e diritti - Sel, Udc, Centro Democratico, Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia. La stessa sorte, peraltro, l'ha condivisa anche Quartopuntozero, la lista civica legata all'associazione politico-culturale nata nel 2013 che sosteneva Francesco Dinacci con Pd, Sel, Udc e Cd: sulla lista, dunque, niente Q che riassume in sé un paesaggio stilizzato.
Se Di Criscio non ha ottenuto il contrassegno di Forza Italia, ha voluto almeno cercare di evocarlo per i suoi elettori, personalizzandolo già che c'era. E' nato così Forza Gabriele, che della bandierina creata da Cesare Priori mantiene giusto i colori e forse l'idea (anche solo dello sviluppo orizzontale, sperimentato nel 1996), ma con una resa decisamente meno soddisfacente. Il nome scritto in font Arial Black, un carattere tozzo che non si alleggerisce a dispetto del colore bianco, non aiuta ad avere una buona resa del simbolo e il rigone sempre bianco, longitudinale a metà del cerchio, ricorda francamente più un cartello stradale che un vero simbolo elettorale.
A sostegno di Di Criscio c'era anche la lista Insieme per Quarto, dalla grafica un po' più elaborata ma francamente non proprio soddisfacente. Una conformazione tricolore a due segmenti, la sagoma di un sole che irradia luce verso un trapezio bianco, che probabilmente è la stilizzazione della Fescina, ossia del monumento funebre di epoca romana che da pochi anni è stato restituito più decoroso agli abitanti. Il tutto è circondato da una corona blu con le consuete dodici stelle (bianche, ma quella vicina al sole si tinge di giallo), che in alto a destra lasciano il posto all'anno 2014, chissà perché (inutile anche solo fare supposizioni, tanto si rischierebbe di sbagliare comunque).
Resta fuori dal ballottaggio invece il contrassegno Protagonismo sociale, che sosteneva la corsa a sindaco di Luigi Rossi, avvocato e presidente del Comitato anti-discarica del Castagnaro. Un emblema che sa di antico, ma anche un po' di minaccioso: si intravede l'elsa di una spada, con tanto di nastro tricolore ad adornarla e lama luccicante che da lì si diparte. Lama che è affondata in una fessura del cerchio centrale: a dirla tutta, non si capisce se la spada sia "a riposo", infilata in una sorta di curioso fodero, o piuttosto sia affondata in qualcosa dopo avere colpito (forse però la fessura sarebbe più grande e meno fine). In ogni caso, c'era poco da stare tranquilli.
Da ultimo, completava la schiera di candidati finiti sulle schede Giovanni Santoro, sostenuto dalla lista Uniti per Quarto. C'è obiettivamente poco da dire sul suo contrassegno, anche perché dice tutto con le parole, uniche protagoniste oltre al colore rosso tendente al porpora del fondo. Non è stato comunque lui l'ultimo arrivato al primo turno del 31 maggio: il suo simbolo solo verbale ha comunque ottenuto più del 13%, lasciando Protagonismo sociale di Rossi in ultima posizione. I partiti che non sono finiti sulla scheda per mano del Consiglio di Stato, intanto, masticano amaro e - pur tentando nuovi ricorsi - dovranno rassegnarsi ad aspettare il prossimo giro.
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