Chi pensa che domani a Roma ci sarà soltanto il tentativo di rimettere insieme i cocci della destra italiana sbaglia. È previsto almeno un congresso di partito, di quelli di cui forse non si sono ancora occupati giornali e telegiornali, ma che in questo spazio merita pienamente cittadinanza. Occuperà infatti buona parte della giornata di domani il primo congresso nazionale della Federazione regionale dei Partiti democristiani, un partito che è stato legalmente costituito l'11 luglio 2011 e di cui I simboli della discordia si era già occupato, descrivendone il simbolo ad agosto.
Il messaggio con cui si apre l'assise – Dalla Dc a... l'irrilevanza dei cattolici nell'attuale fase politica – non è dei più felici, nel senso che parte dalla presa di atto che un'epoca sembra definitivamente tramontata, almeno per chi ha convocato l'appuntamento. L'occasione, tuttavia, vuole esssere un invito a ricominciare, a riprendere un cammino che si era interrotto all'inizio del 1994 (con il cambio di nome da Dc a Ppi), o forse già prima, con lo sconquasso seguito a Tangentopoli.
Di certo, a Roma domani sarà necessario eleggere gli organi rappresentativi – in particolare, il consiglio federale – e confermare (probabilmente) le cariche già determinate, a partire dal segretario nazionale Ugo Grippo e dal presidente del consiglio nazionale Luigi Baruffi: tutto questo, ovviamente, tenendo conto delle particolarità di questa forza politica.
"Il nostro primo tratto distintivo – spiega Baruffi – è l'essere un partito federato. Questo significa che ogni regione ha un suo statuto, i propri organismi e una certa autonomia decisionale: ogni regione, in particolare, farà i suoi congressi con regole autonome e sceglierà in autonomia le alleanze, cercando ovviamente di restare nella tradizione democristiana, senza partecipare a coalizioni troppo 'sbilanciate'". Il primo obiettivo della Federazione democristiana è la partecipazione alle elezioni regionali in Liguria, Campania e Marche: sono allo studio le alleanze, non perfettamente coincidenti tra loro, anche se è presto per renderle palesi.
Al momento il dialogo si intavola soprattutto con Ncd, i Popolari per l'Italia di Mauro, parte di Forza Italia e si cercano anche sponde nel Pd ("ma non è facile". Il partito che domani si riunirà a congresso, tuttavia, dovrebbe essere solo un tappa intermedia di un cammino più lungo: "L'approdo che tutti vorremmo, in effetti, è il ritorno di un partito dei cattolici – ammette Baruffi –. Ognuno parte con la sua storia, la sua struttura e i suoi convincimenti, per poi arrivare a federarci tra il 2015 e 2016 e, in seguito, costituire magari la sezione italiana del Partito popolare europeo, in cui tutti possano stare e ritrovarsi, senza per questo 'rifare' la Democrazia cristiana".
Già, perché un'altra particolarità che differenzia questo progetto politico da altri che si sono succeduti in questi anni è la netta volontà di non adottare un simbolo nazionale che richiami espressamente nel nome o nello scudo crociato originale il partito di De Gasperi, Fanfani e Moro: "È stata una scelta precisa – chiarisce ancora Baruffi – altrimenti tutte le volte si rischia che qualche forza politica faccia ricorso, a volte i Tar danno torto e può anche capitare che davanti ai giudici si vedano riconosciute le proprie ragioni a distanza di anni. Meglio allora usare un simbolo diverso, che non ha nemmeno la dicitura Democrazia cristiana". E il piccolo scudo crociato stilizzato? Qualche ufficio elettorale non potrebbe chiedere di toglierlo? "Ci siamo già interessati a questo, nemmeno quel particolare dovrebbe creare problemi."
Il messaggio con cui si apre l'assise – Dalla Dc a... l'irrilevanza dei cattolici nell'attuale fase politica – non è dei più felici, nel senso che parte dalla presa di atto che un'epoca sembra definitivamente tramontata, almeno per chi ha convocato l'appuntamento. L'occasione, tuttavia, vuole esssere un invito a ricominciare, a riprendere un cammino che si era interrotto all'inizio del 1994 (con il cambio di nome da Dc a Ppi), o forse già prima, con lo sconquasso seguito a Tangentopoli.
Di certo, a Roma domani sarà necessario eleggere gli organi rappresentativi – in particolare, il consiglio federale – e confermare (probabilmente) le cariche già determinate, a partire dal segretario nazionale Ugo Grippo e dal presidente del consiglio nazionale Luigi Baruffi: tutto questo, ovviamente, tenendo conto delle particolarità di questa forza politica.
"Il nostro primo tratto distintivo – spiega Baruffi – è l'essere un partito federato. Questo significa che ogni regione ha un suo statuto, i propri organismi e una certa autonomia decisionale: ogni regione, in particolare, farà i suoi congressi con regole autonome e sceglierà in autonomia le alleanze, cercando ovviamente di restare nella tradizione democristiana, senza partecipare a coalizioni troppo 'sbilanciate'". Il primo obiettivo della Federazione democristiana è la partecipazione alle elezioni regionali in Liguria, Campania e Marche: sono allo studio le alleanze, non perfettamente coincidenti tra loro, anche se è presto per renderle palesi.
Al momento il dialogo si intavola soprattutto con Ncd, i Popolari per l'Italia di Mauro, parte di Forza Italia e si cercano anche sponde nel Pd ("ma non è facile". Il partito che domani si riunirà a congresso, tuttavia, dovrebbe essere solo un tappa intermedia di un cammino più lungo: "L'approdo che tutti vorremmo, in effetti, è il ritorno di un partito dei cattolici – ammette Baruffi –. Ognuno parte con la sua storia, la sua struttura e i suoi convincimenti, per poi arrivare a federarci tra il 2015 e 2016 e, in seguito, costituire magari la sezione italiana del Partito popolare europeo, in cui tutti possano stare e ritrovarsi, senza per questo 'rifare' la Democrazia cristiana".
Già, perché un'altra particolarità che differenzia questo progetto politico da altri che si sono succeduti in questi anni è la netta volontà di non adottare un simbolo nazionale che richiami espressamente nel nome o nello scudo crociato originale il partito di De Gasperi, Fanfani e Moro: "È stata una scelta precisa – chiarisce ancora Baruffi – altrimenti tutte le volte si rischia che qualche forza politica faccia ricorso, a volte i Tar danno torto e può anche capitare che davanti ai giudici si vedano riconosciute le proprie ragioni a distanza di anni. Meglio allora usare un simbolo diverso, che non ha nemmeno la dicitura Democrazia cristiana". E il piccolo scudo crociato stilizzato? Qualche ufficio elettorale non potrebbe chiedere di toglierlo? "Ci siamo già interessati a questo, nemmeno quel particolare dovrebbe creare problemi."
Di queste criticità vari aderenti ai Democristiani hanno una cognizione precisa: il nucleo fondatore del partito, infatti, oltre ad avere al suo attivo una militanza diccì, ha preso parte al tentativo di riattivare la Democrazia cristiana che, nel consiglio nazionale svoltosi a Roma il 30 marzo 2012, aveva eletto alla segreteria politica Gianni Fontana. Tra il 2013 e il 2014, in compenso, varie pronunce del tribunale di Roma hanno annullato gli atti di quella riunione, ma già dall'autunno inoltrato Ugo Grippo e altri se n'erano andati, dopo che la presidenza del consiglio nazionale era toccata – a differenza degli accordi originari – a Ombretta Fumagalli Carulli.
Proprio una parte di quelle persone si è impegnata maggiormente, assieme a Grippo e altri, nella costruzione della Federazione dei Democristiani, richiamando via via altri ex Dc come Baruffi: "Personalmente ero rimasto con Fontana e sono ancora iscritto alla sua Associazione Democrazia cristiana, ma ho smesso di partecipare quando ho capito che lui era interessato essenzialmente a un progetto culturale, mentre io preferivo un impegno diretto in un partito". Proprio Baruffi era stato segretario organizzativo nazionale per la Dc, era stato assessore in Lombardia e poi parlamentare per due legislature; dopo la trasformazione in Ppi, è rimasto sostanzialmente lontano dalla politica, fino alla nascita dell'Udc, di cui è stato coordinatore lombardo fino a qualche anno fa.
Negli ultimi mesi, in ogni caso, oltre ai partecipanti originari al partito si sono aggiunte persone nuove: "Dall'assise di domani – spiega Baruffi – mi aspetto un incremento della struttura di vertice con persone nuove e relativamente giovani". Con l'esperienza della Dc-Fontana, tuttavia, c'è almeno un altro punto di contatto, magari da sfatare: il luogo scelto per il congresso, infatti, è la stessa Villa Maria a Monteverde in cui si svolse quel consiglio nazionale del 2012 da cui tutto era ripartito, fino alla stroncatura dei giudici. Si torna sul luogo del delitto? "Beh, no, è vero che il luogo è lo stesso – chiude l'ex parlamentare – ma è stato un caso: avevamo valutato anche altri tre luoghi, che però non potevano ospitare congressi di partito; a Villa Maria non ci hanno contestato nulla, così eccoci qui. Certo, speriamo che stavolta vada meglio...". A Dio piacendo.
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