Era stato rimandato più volte, il consiglio di amministrazione della Fondazione Alleanza nazionale che quasi certamente si sarebbe dovuto pronunciare – almeno in modo provvisorio – sul destino del simbolo storico di An, che alla fine del 2013 era stato concesso in uso per l'anno successivo a Fratelli d'Italia. Una prima decisione è arrivata nella riunione del cda di due giorni fa, con l'approvazione di due punti importanti.
Innanzitutto, il consiglio ha ricevuto una richiesta di concessione ex novo del simbolo, da parte dei legali rappresentanti di Fdi, limitata questa volta alle elezioni regionali e amministrative che si svolgeranno nei prossimi mesi: "La richiesta – spiega Franco Mugnai, presidente del cda della fondazione – è stata accolta limitatamente a quegli eventi e può essere interpretata come completamento di un turno elettorale che di fatto era iniziato già lo scorso novembre, nel primo periodo di concessione; come presidente, vista la delicatezza della questione, mi sono astenuto, ma la delibera è passata a larga maggioranza".
La decisione, in effetti, non ha avuto grande pubblicità, visto che fino a questa mattina ne aveva parlato essenzialmente Francesco Storace in un suo editoriale sul Giornale d'Italia, in cui si invoca con forza la nascita di una nuova destra unitaria, da creare sulla base di un confronto approfondito e maturo.
Più pubblicità, invece, ha avuto la seconda decisione del consiglio di amministrazione: il suo vicepresidente, Francesco Biava, sul suo profilo Facebook ha annunciato che lo stesso organo ha deciso all'unanimità di convocare a giugno l'assemblea dei partecipanti di diritto e degli aderenti alla fondazione. "Quella – ha scritto Biava – sarà la sede in cui si deciderà, finalmente, il destino politico della Fondazione."
Si tratta, come precisa lo stesso presidente, di una convocazione straordinaria, visto che lo statuto della Fondazione An prevede che le riunioni abbiano cadenza biennale, per cui – anche in considerazione dei costi ingenti che un'adunanza simile comporta – si sarebbe potuto attendere dicembre, a due anni esatti dalla prima decisione controversa (e ancora oggetto di contenzioso) sul simbolo. "Certo, il nostro non è un partito – nota Mugnai – ma in una fondazione particolare come questa nessuno può pensare di non tenere doverosamente conto della volontà di tutti i partecipanti, così come può essere espressa in assemblea. In quell'organo possono accadere molte cose, con più scenari, a partire dalla decisione di una maggiore o minore partecipazione a iniziative politiche, fino ovviamente a scelte che riguardino nuovamente il simbolo".
Se dunque la seconda, breve concessione di uso dell'emblema eviterà essenzialmente che possano nascere contenziosi elettorali legati all'uso della fiamma passata dal Msi ad An, da giugno i giochi "simbolici" saranno diversi e praticamente tutto potrà essere messo in discussione. Ammesso, ovviamente, che da lì in poi continui l'esperienza di Fratelli d'Italia, che ha appena perso un pezzo importante come Massimo Corsaro: era stato lui, del resto, a creare i Circoli del Centrodestra nazionale, riutilizzando la grafica del nodo tricolore che fu già di An in un simbolo che poi sarebbe stato la base per quello di Fdi. I conti, in ogni caso, si faranno solo da giugno in poi: chi vivrà e (r)esisterà, vedrà.
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