A voler essere drastici e corrosivi, qualcuno sarebbe tentato di dire che tanti giornali – specie nell'accostarsi alla politica – sono di scuola andreottiana. Nel senso che si esercitano continuamente nell'arte del fare peccato pensando male (in particolare sotto l'etichetta "retroscena"); sul fatto che ci azzecchino, ovviamente, i giudizi divergono, molto dipendendo da chi li emette.
Così, quando non uno, ma due quotidiani – la Repubblica e il Messaggero – scrivono che dopo le regionali per le truppe di Silvio Berlusconi arriverà la (nuova? ennesima?) svolta, abbandonando il risuscitato marchio di Forza Italia e adottando quello seminuovo e semiriscaldato di Forza Silvio... beh, viene automatico chiedersi quanto di plausibile ci sia nelle voci di corridoio (date più o meno per certe) e quanto invece sia solo possibile sulla carta, senza solide basi nella realtà.
Si era accantonato il Popolo della libertà (anzi, il Pdl o peggio la Pdl, come lamentava il suo fondatore) perché nome ed emblema non scaldavano i cuori; ora si rischierebbe di lasciare al suo destino anche il primo marchio, associato più a ombre che a luci. "Io sono legato a questo simbolo, alla storia di Forza Italia, ma non funziona più, dobbiamo ammetterlo, agli occhi della gente siamo ormai il partito delle liti, della guerra interna, dei tradimenti", si legge negli stessi pezzi da retroscenisti, come se quelle frasi si fossero impresse in qualche mente più fedele di un registratore.
In mancanza di prove – che nessuno ha intenzione di fornire – ha buon gioco l'ufficio stampa di Forza Italia a bollare quelle ricostruzioni come "fantasiose illazioni": "Il presidente Berlusconi non ha mai ha pensato di 'rottamare' Forza Italia, né tantomeno lavorato per farlo". Giovanni Toti in persona ha poi aggiunto di avere letto con il suo leader "trasecolati gli articoli di giornale", visto che "Berlusconi crede in Fi, non c'e' alcuna intenzione né di cambiarlo né di rottamarlo ma siamo ben decisi a rimboccarci le maniche per rinsaldarlo".
A spulciare bene, comunque, si ricorda che già all'inizio di ottobre la Repubblica (e sempre a firma Carmelo Lopapa) aveva dato per imminente l'avvento di Forza Silvio, quando ancora Salvini non aveva rastrellato tutti i voti di oggi, ma la situazione era già seria: "Ammettiamolo, Forza Italia per come è rinata quasi un anno fa si è rivelata un fallimento, non ne voglio più sentire parlare", si sarebbe lamentato allora l'ex Cav, ma per le ricostruzioni di quei giorni l'intenzione era di schierare Forza Silvio già alle regionali 2015, cosa che invece non sembra affatto a portata di mano.
Questo, ovviamente, non significa che Forza Silvio non esista. I club annunciati nel giorno del ritorno a Forza Italia, pensati come "comunità per la democrazia e la libertà", sono vivi e vegeti: avrebbero un riferimento nazionale in Marcello Fiori (anche se in questi giorni i media ne parlano per altri motivi) e ovviamente hanno già un marchio, nato come "adesivo" già negli anni '90 e piegato nell'ultimo anno alla logica della bandierina. Basta per diventare un partito? Forse che sì, certo che no, anche perché di novità e cesura col passato qui ce ne sarebbe davvero poca. Tutto, in ogni caso, è e resta nelle mente di Berlusconi, che ai colpi di scena ci ha decisamente abituati: per la prossima puntata, occorre aspettare.
Così, quando non uno, ma due quotidiani – la Repubblica e il Messaggero – scrivono che dopo le regionali per le truppe di Silvio Berlusconi arriverà la (nuova? ennesima?) svolta, abbandonando il risuscitato marchio di Forza Italia e adottando quello seminuovo e semiriscaldato di Forza Silvio... beh, viene automatico chiedersi quanto di plausibile ci sia nelle voci di corridoio (date più o meno per certe) e quanto invece sia solo possibile sulla carta, senza solide basi nella realtà.
Si era accantonato il Popolo della libertà (anzi, il Pdl o peggio la Pdl, come lamentava il suo fondatore) perché nome ed emblema non scaldavano i cuori; ora si rischierebbe di lasciare al suo destino anche il primo marchio, associato più a ombre che a luci. "Io sono legato a questo simbolo, alla storia di Forza Italia, ma non funziona più, dobbiamo ammetterlo, agli occhi della gente siamo ormai il partito delle liti, della guerra interna, dei tradimenti", si legge negli stessi pezzi da retroscenisti, come se quelle frasi si fossero impresse in qualche mente più fedele di un registratore.
In mancanza di prove – che nessuno ha intenzione di fornire – ha buon gioco l'ufficio stampa di Forza Italia a bollare quelle ricostruzioni come "fantasiose illazioni": "Il presidente Berlusconi non ha mai ha pensato di 'rottamare' Forza Italia, né tantomeno lavorato per farlo". Giovanni Toti in persona ha poi aggiunto di avere letto con il suo leader "trasecolati gli articoli di giornale", visto che "Berlusconi crede in Fi, non c'e' alcuna intenzione né di cambiarlo né di rottamarlo ma siamo ben decisi a rimboccarci le maniche per rinsaldarlo".
A spulciare bene, comunque, si ricorda che già all'inizio di ottobre la Repubblica (e sempre a firma Carmelo Lopapa) aveva dato per imminente l'avvento di Forza Silvio, quando ancora Salvini non aveva rastrellato tutti i voti di oggi, ma la situazione era già seria: "Ammettiamolo, Forza Italia per come è rinata quasi un anno fa si è rivelata un fallimento, non ne voglio più sentire parlare", si sarebbe lamentato allora l'ex Cav, ma per le ricostruzioni di quei giorni l'intenzione era di schierare Forza Silvio già alle regionali 2015, cosa che invece non sembra affatto a portata di mano.
Questo, ovviamente, non significa che Forza Silvio non esista. I club annunciati nel giorno del ritorno a Forza Italia, pensati come "comunità per la democrazia e la libertà", sono vivi e vegeti: avrebbero un riferimento nazionale in Marcello Fiori (anche se in questi giorni i media ne parlano per altri motivi) e ovviamente hanno già un marchio, nato come "adesivo" già negli anni '90 e piegato nell'ultimo anno alla logica della bandierina. Basta per diventare un partito? Forse che sì, certo che no, anche perché di novità e cesura col passato qui ce ne sarebbe davvero poca. Tutto, in ogni caso, è e resta nelle mente di Berlusconi, che ai colpi di scena ci ha decisamente abituati: per la prossima puntata, occorre aspettare.
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