Il finale, almeno in parte, era già scritto: il fatto che oggi Flavio Tosi abbia ufficializzato la sua candidatura alla presidenza della regione Veneto, concorrendo anche con il suo ormai ex compagno di partito Luca Zaia, non ha sorpreso quasi nessuno. Anzi, forse ci si sarebbe stupiti del contrario, anche perché rinviare la "discesa in campo" sarebbe stato tecnicamete problematico: se, come il governo ha stabilito, l'election day è fissato per il 31 maggio, il 1º e il 2 maggio si dovranno presentare le candidature, le liste e le firme a loro sostegno, per cui occorrerà un po' di tempo per raccogliere le sottoscrizioni necessarie.
Oggi, all'auditorium della Fiera di Verona, c'era un sacco di gente, ma veri simboli non se ne sono visti. Non c'erano quelli di altri partiti (anche perché, come annunciato da Tosi, alle eventuali alleanze si penserà soltanto dopo), ma nemmeno l'emblema di quella che sarà certamente la maggior lista a sostegno dell'attuale sindaco scaligero. Certamente non potrà essere riproposto niente di troppo simile all'emblema della cosiddetta "lista Tosi", che ha portato per due volte l'ex esponente del Carroccio alla gida della città: qui non basta conquistare Verona, bisogna parlare a tutto il Veneto.
Certo, dei colori originali veronesi oggi è rimasto il giallo, che già nella grafica di propaganda tingeva l'hashtag #siamoconTosi (vero marchio della giornata), risaltando sul nero dello sfondo (ma anche i colori invertiti non hanno fatto cattiva figura). A ben guardare, tuttavia, era giallo anche un piccolo elemento, abbastanza sottile, come una linea che parte da sinistra e nell'andare a destra prende spessore, come si immagina la luce di un faro. E proprio il faro è l'emblema della fondazione Ricostruiamo il paese, lanciata da Flavio Tosi nel 2013: la forma è stata scelta "perché – si legge nel sito – è l’organismo più trasparente e operativo per le nostre attività,
perché abbiamo scelto di non utilizzare risorse pubbliche e di fare
tutto con le nostre forze".
Il programma, in qualche modo, già c'era e con velleità di scala nazionale: "un programma di cambiamento concreto, fatto di riforme realizzabili per
il Paese", assicura sempre il sito. Tra le priorità, "il rilancio dell’economia, il taglio della spesa pubblica, la
riduzione della pressione fiscale per cittadini e imprese, la riforma
del lavoro, la revisione del sistema pensionistico e lo snellimento
della burocrazia". Tutto questo doveva servire per la candidatura di Tosi in caso di primarie del centrodestra (la fondazione era stata lanciata il 6 ottobre 2013, anche se c'è voluto piu tempo per far nascere il tutto), ma potrebbe tornare buono ora.
Già nel 2013, tra l'altro, era stato presentato l'emblema della fondazione: un faro, come segno di luce nella notte. E i Fari, appunto, sono il segno dei comitati provinciali che sono già nati sparsi per l'Italia, anche al Sud: formalmente l'adesione non comporta alcuna adesione partitica, ma una nota del Consiglio federale del 2 marzo ha deciso che essere iscritti a uno dei Fari "è incompatibile con la qualifica di socio ordinario militante" del Carroccio.
Vuol dire che sulle schede finirà il faro di Tosi? Non è scontato, ma naturalmente non è nemmeno impossibile. Già ora, per esempio, più di un Faro ha adattato il logo (a tinte un po' troppo grigie, bisogna dirlo) alla forma circolare, tipica dei contrassegni elettorali ma anche delle classiche spillette da giacca. Di sicuro l'emblema sarebbe identificabile e nessuno lo scambierebbe per una peculiarità territoriale; è anche vero però che la figura dell'attuale sindaco di Verona dovrebbe "pesare" anche graficamente, visto che – più ancora che quello del suo gruppo – Tosi avrà dei vantaggi se spenderà il suo, di nome. Al momento nella grafica prevale decisamente l'etichetta della fondazione, riportata rigorosamente per intero: la sigla, RIP, non sarebbe benaugurante per il progetto. Chissà se qualcuno nello staff di Tosi ci ha pensato...
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