lunedì 5 giugno 2017

Italia 5%, quando il nome è tutto il programma

In Parlamento ferve il lavoro per definire gli ultimi dettagli della riforma elettorale che la Camera dovrebbe votare a tempo di record, ma qualcuno in rete è già pronto a mettere i bastoni tra le ruote. Non si tratta di portare in tribunale anche il Germanellum (o come diavolo decideranno di chiamarlo), ma di attuare un meccanismo molto più scientifico: rovinare il gioco ai partiti maggiori con il progetto Italia 5%. Si chiama così infatti la pagina Facebook nata alcuni giorni fa con uno scopo dichiarato: partecipare alle prossime elezioni politiche proponendosi solo di superare la soglia di sbarramento ed entrare in Parlamento. Alla faccia di tutti quelli che rischiano di stare fuori, ma soprattutto di quelli che sono dentro e vorrebbero avere più seggi da spartirsi. 
Per cercare di capire qualcosa di più, è bene parlare direttamente con uno degli amministratori della pagina: per mantenere l'anonimato, si presenta come "il 5% del 5%". Giusto per far capire subito come stanno le cose. "Tutto è nato circa due settimane fa in una notte decorosamente alcolica, al tavolo attorno al quale si era riunita una varia congrega di giornalisti, presunti tali, ex scribacchini, politicanti, portavoce e appassionati a vario titolo e di diverso colore". Una situazione stile "Si discuteva dei problemi dello Stato", un po' come Una storia disonesta di Stefano Rosso, con buona provvista di alcol ma senza spinelli: unici drogati ammessi, quelli di politica.
La discussione era finita inevitabilmente sul sistema elettorale in discussione alla Camera e ognuno aveva iniziato a dire la sua, fino a quando è arrivata l'illuminazione: "Alla seconda birretta, o forse era la terza, uno di noi ha detto che quel sistema similtedesco potrà andare bene ai partiti che lo stanno trattando solo a condizione che siano quasi soltanto loro a superare il 5%: più partiti restano sotto la soglia e più ampia è la quota di voti che non producono seggi, infatti, più aumenta la quota di seggi che i partiti entrati in parlamento possono spartirsi tra loro, come se ci fosse un premio di maggioranza 'di fatto'. Più sono le forze che riescono a superare la soglia, invece, e meno sono i seggi da ridistribuire, per cui le percentuali in Parlamento si discosterebbero poco da quelle uscite dalle urne".
Quel ragionamento è arrivato come un lampo: "Fino a poco tempo prima qualcuno di noi era convinto che, con quella legge elettorale, non valesse nemmeno la pena andare a votare. Fatta quell'osservazione, invece, il pensiero è stato rapido: a sinistra del Pd sono delle fave per natura e riescono a spaccarsi quasi sempre, a destra Fratelli d'Italia nel 2014 ha sfiorato il 4% ma è difficile che ora arrivi un punto sopra, per cui ci vorrebbe un movimento che avesse come unico scopo e ragion d'essere l'arrivare a quel benedetto 5%, se non altro per far saltare il giochino di chi ha pensato questa legge elettorale per guadagnarci".
L'idea, a quel punto, era già nata: "Quella birretta ci aveva servito la lista e il programma già fatto. In tema di immigrazione, fate quello che volete, ma dateci il 5%. Sui voucher i politici di oggi hanno fatto un gran casino, ma noi abbiamo le idee chiare: prenderemo il 5%". Una provocazione, evidentemente, ma nemmeno troppo campata in aria: "E' vero, non stiamo dicendo o proponendo niente, ma così facciamo notare che, in un gioco a democrazia zero come quello che stiamo vivendo, può avere senso persino darsi come unica ragione e obiettivo quel 5% sporco e maledetto".
Non che in passato non si sia già fatto di tutto per non farsi uccidere dalle soglie, ma questa provocazione mirata finisce per mettere a nudo tutti i difetti dei tentativi passati: "Come dicevo, noi abbiamo le idee chiare, a differenza di altri. Negli anni abbiamo visto vari agglomerati di forze politiche tenuti insieme solo dal desiderio, dal bisogno di superare lo sbarramento e il tentativo, in più di un caso, è naufragato miseramente perché quelle ammucchiate scontavano fino in fondo la contraddizione tra il dichiarare di essere uniti da ideali importanti, quando l'unico vero trait d'union era la necessità di arrivare al 4%, con in più la frequente ipocrisia di negare che il vero scopo del cartello fosse quello. Pensate a due dei casi più eclatanti, la Sinistra arcobaleno del 2008, per non parlare di Rivoluzione civile che dell'arcobaleno era una sorta di riedizione allargata all'Italia dei valori: c'era anche l'assurdità del nome, non si è mai vista una rivoluzione al solo scopo di superare una soglia, e su quella soglia la rivoluzione si è fermata... " 
A quel punto, meglio la coerenza e la chiarezza: "Il nostro messaggio è chiaro: dateci il 5% e fatelo per voi, perché così fate entrare in Parlamento un'alternativa ai soliti noti. Del resto, tre dei quattro partiti che si stanno accordando sulla legge elettorale sono già stati o sono tuttora al governo e i risultati si conoscono. Quanto al MoVimento 5 Stelle, che in fondo era nato proprio per scardinare i meccanismi messi in atto dalla vecchia politica, aveva sempre ribadito la politica del 'non si fanno accordi', ma ora di fatto si piega a un progetto che consente ai segretari o ai capi dei partiti di decidere le sorti di tutti i candidati - nei collegi uninominali e nel voto proporzionale - e fa pesare alcune forze politiche più di altre, sulla base dei voti di chi non entra in Parlamento. Non vogliamo essere l'apriscatole di nessuno, ma almeno il granello di sabbia nell'ingranaggio sì". 
Come ogni forza con pretese elettorali che si rispetti, anche Italia 5% si è data un contrassegno: "Sul simbolo ufficiale abbiamo fatto un sondaggio, proponendo un voto sulla nostra pagina Facebook tra sei simboli. In effetti le alternative dovevano essere solo cinque, per rispettare la nostra numerologia, ma il sesto ormai era stato disegnato e pareva brutto lasciarlo da parte". Così il 5, nella grafica, la faceva da padrone in tutte le salse (quasi sempre tricolori), come cifra o come mano con le cinque dita in vista. Anche il voto sull'emblema, peraltro, è stato del tutto particolare: "Non abbiamo scelto il segno più votato, bensì quello che ha ottenuto il valore più vicino al 5%, con il numero verde su fondo bianco, fresco come un mojito. Anche qui, non conta che sia un'idea grafica bella o gradevole: conta che rappresenti la parte di elettorato che ci interessa, dunque il 5%, è il più adatto a rappresentarci". Praticamente come "il quadro che rappresenta il suo prezzo" che Corrado Guzzanti, nelle vesti del dottor Armà, tentava di piazzare all'Ottavo Nano dei tempi migliori. "Esattamente, noi dobbiamo avere un simbolo che ci permetta di raccogliere non più e non meno del 5%, il nostro obiettivo è quello, non ci interessa piacere a tutti, ci piace la coerenza".
E se alla fine quella di Italia 5% non fosse solo una provocazione? "Partiamo come boutade, ma non escludiamo di presentarci davvero con le nostre liste: dipende da quanta gente riusciremo ad attirare con la nostra provocazione". Certo, in quel caso ci sarebbe lo scoglio della raccolta firme, ma il 5% del 5% ha pensato anche a questo e porta la provocazione al massimo livello: "Ora che abbiamo svelato il vero scopo del nuovo sistema elettorale, i partiti in Parlamento dovrebbero venirsi incontro. Loro non devono raccogliere sottoscrizioni, ma più firme chiedono ai partiti senza rappresentanza parlamentare, meno liste ci saranno, dunque quelli che non raggiungeranno il 5% saranno pochi e, di conseguenza, i seggi da spartire tra i fortunati saranno pochissimi. Se invece l'asticella delle firme sarà molto più bassa, i voti potrebbero disperdersi maggiormente e allora i partiti maggiori ci guadagneranno in seggi". Insomma, per avere più posti in Parlamento, i partiti maggiori dovrebbero aprire la competizione. Loro ci guadagneranno di sicuro, i partitino probabilmente no; i 5percentisti, in compenso, si faranno grasse risate. Se poi ci scappasse una trentina di seggi, meglio ancora.

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