Mancano venti giorni alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, che si svolgeranno contemporaneamente a quelle in Calabria, dalle ore 7 alle ore 23 del 26 gennaio. Rispetto all'appuntamento calabrese, quello emiliano-romagnolo si presenta più denso di candidature e liste: sette persone aspirano alla poltrona di presidente della regione e sono sostenute da 17 liste (nel 2014 c'era un candidato e ben sei liste in meno).
La presenza dei simboli sulla scheda, tuttavia, non sarà uniforme: la legge, infatti, richiede che una lista sia presente almeno nella metà delle province più una. Dopo l'esame dei documenti da parte degli uffici elettorali, nessuna lista risulta essere stata esclusa a livello regionale: ecco dunque l'ordine così come uscito dal sorteggio, fornendo ovviamente lo schieramento completo di candidature e liste (in particolare, quello che finirà sulle schede della provincia di Parma).
Marta Collot
1) Potere al popolo!
Il sorteggio ha posto in apertura di manifesti e schede la candidatura di Marta Collot, 26 anni, trevigiana, ma arrivata anni fa a Bologna per studiare all'università e al conservatorio, precaria. Si tratta della candidata sostenuta (unicamente) da Potere al popolo!, che dunque dà continuità al cartello elettorale nato in vista delle elezioni politiche del 2018 e di cui è portavoce nazionale Giorgio Cremaschi: il simbolo utilizzato è esattamente lo stesso inaugurato due anni fa. Non si tratta, come si vedrà, dell'unica candidatura a sinistra: se nel 2014 tutta la parte di quell'area non schierata con Bonaccini aveva scelto di riunirsi in una sola lista, quest'anno ce ne sono ben tre. Il che, inevitabilmente, rende più difficile la rappresentanza in consiglio per chi si riconosce nella sinistra.
Lucia Borgonzoni
2) Giovani per l'ambiente
La seconda delle tre donne che aspirano alla carica di presidente dell'Emilia-Romagna è Lucia Borgonzoni, candidata unitaria del centrodestra. Come prima delle sue sei liste - tante quante quelle di Bonaccini - la sorte ha però scelto un emblema nuovo, coniato per l'occasione: si tratta di Giovani per l'ambiente, chiamata spesso "lista under 35" proprio perché presenta candidati giovani, manifestando sensibilità per i temi ambientali. A questo servono i colori "naturali" del cielo azzurro e del verde, che tinge la parte inferiore del simbolo (sotto un arco tricolore un po' stile Fli) e la foglia che richiama pure il profilo della regione nella sagoma intera dell'Italia. C'è anche un sole giallo, che comunque non rischia di essere confuso con quello storico dei Verdi.
3) Forza Italia
La prima lista che rappresenta ufficialmente un partito in questa competizione elettorale è quella di Forza Italia, delle cui liste si è parlato non poco nei giorni scorsi anche per la presenza di Vittorio Sgarbi (a Bologna, Ferrara e Parma) e di Valentina Castaldini (già Ncd). Se nel 2014 il simbolo che appoggiava Alan Fabbri conteneva solo il nome di Berlusconi, stavolta - benché la candidatura sostenuta sia di nuovo di matrice leghista - il partito ha scelto di abbinare al riferimento al fondatore di Fi quello della candidata alla presidenza, disposto ad arco nella parte inferiore del contrassegno (anche perché è piuttosto lungo). Questo - è la sola lista a fare questa scelta, insieme a quella della candidata - insieme a operazioni come quella di Sgarbi, cerca forse di ridare spazio a un partito che nel 2014 aveva preso l'8,36% e solo due seggi, ma ora rischierebbe di arretrare ulteriormente.
4) Fratelli d'Italia
Sembra destinata a ottenere più voti rispetto a Forza Italia, migliorando decisamente il 2% sfiorato nel 2014, la lista di Fratelli d'Italia. In questo caso si è utilizzato lo stesso contrassegno inaugurato alle elezioni politiche del 2018, cioè il simbolo ufficiale contenuto, "a matrioska", nel tondo colorato sempre di blu e di bianco, ma con in alto evidente il nome di Giorgia Meloni, mentre non c'è alcun riferimento alla candidata alla presidenza della regione. Si è ritenuto, evidentemente, che il nome della leader del partito potesse portare più voti e più consenso al partito, che negli ultimi mesi è dato decisamente in crescita, tanto a livello nazionale quanto in territori storicamente di tutt'altro colore come l'Emilia-Romagna.
5) Borgonzoni presidente - Progetto Emilia-Romagna
Ecco la prima "lista della presidente", non legata ai partiti e composta soprattutto da persone di fiducia di chi aspira alla guida della regione (anche perché - è il caso di ricordarlo - la legge elettorale dell'Emilia Romagna non prevede più il cd. "listino" legato alla candidatura a presidente, quindi non ci sono altri modi per far dare spazio a candidature legate alla figura del/della leader). In molti hanno notato il colore rosa/porpora, inteso come femminile, di Borgonzoni presidente, che tinge la parte superiore e prevalente del contrassegno (mentre in quella inferiore, separata da un arco tricolore, sta la silhouette della regione di colore verde - quello del logo regionale, più che quello ex leghista - e con il riferimento all'anno elettorale); nella parte superiore si legge anche il nome della rete civica Progetto Emilia-Romagna, che raccoglie sindaci e amministratori di tutta la regione.
6) Il popolo della famiglia - Cambiamo!
In sesta posizione arriva anche il primo contrassegno composito della competizione in esame: si tratta della lista che unisce Il popolo della famiglia e Cambiamo!, la formazione guidata da Giovanni Toti che dunque si presenta per la prima volta in un'elezione regionale. L'emblema - non presente in tutta la regione - è diviso esattamente a metà tra le due formazioni, con la parte superiore dedicata al partito di Mario Adinolfi (che ha semplicemente ridotto nome e disegnino della famigliola, oltre che rimpicciolire e adattare al cerchio la scritta "No gender nelle scuole") e quella inferiore a Cambiamo!: curiosità, tanto la banda tricolore quanto lo stile del nome vengono dalla primissima versione del simbolo totiano, come del resto il fondo arancione (in cui stavolta trova spazio la dicitura "Insieme per l'Emilia Romagna", con il nome della regione in maggiore evidenza).
7) Lega
Già nel 2014 la lista più votata del centrodestra era stata quella della Lega Nord, con il suo 19,42%; ora la Lega - senza Nord, senza il Sole delle Alpi e il verde, ma con il cognome di Matteo Salvini più evidente sotto ad Alberto da Giussano - punta a consolidare il ruolo di leadership nella coalizione, sperando di portarla alla vittoria accrescendo ancora la sua quota di voti. Il simbolo, come si intuisce, è una semplice variazione di quello inaugurato alla vigilia delle elezioni politiche del 2018, con l'apposizione "premier" sostituita dal riferimento alla regione (perché "Emilia-Romagna", col trattino, stavolta non fa pensare alle nazioni Emilia e Romagna presenti in verde nel contrassegno del 2014).
Simone Benini
8) MoVimento 5 Stelle
Si era parlato molto, nei mesi scorsi, della possibilità che il MoVimento 5 Stelle non si presentasse alle elezioni regionali in Emilia, ma il voto degli attiVisti sulla piattaforma Rousseau lo scorso 21 novembre ha preso con nettezza la decisione opposta. Così una lista del M5S sarà presente nella prima regione in cui sono stati ottenuti consiglieri nel 2010 (insieme al Piemonte), una di quelle che - pensando anche al suo risultato superiore al 13% nel 2014 - più aveva guardato con sfavore all'idea di non correre di nuovo alle elezioni. A sostenere la candidatura di Simone Benini, 49 anni, imprenditore informatico e apicoltore, sarà soltanto il simbolo che ormai dall'inizio del 2018 accompagna tutte le partecipazioni elettorali del MoVimento, con il sito Ilblogdellestelle.it nella parte inferiore, sotto alla grafica in uso fin dal 2009.
Laura Bergamini
9) Partito comunista
Altra candidatura singola - l'ultima, ma solo in ordine di sorteggio, delle tre femminili di questo turno elettorale - è quella di Laura Bergamini, parmigiana, 59 anni, educatrice, già candidata sindaca a Parma nel 2017 per il Partito comunista: anche in questo caso corre con le sole insegne del partito guidato a livello nazionale da Marco Rizzo. Il simbolo, ormai il solito da anni - quadrato rosso con falce, martello e stella bianchi, inscritto in un cerchio grigio - non sarà presente in tutta la regione, ma il gruppo è comunque riuscito a raccogliere un numero sufficiente di firme in oltre metà delle circoscrizioni. Si tratta, tra l'altro, della prima partecipazione del Pc alle regionali in Emilia-Romagna.
Stefano Bonaccini
10) Europa Verde
La prima a essere sorteggiata delle sei liste a sostegno della ricandidatura di Stefano Bonaccini, presidente uscente della regione, è quella di Europa Verde. Nome e simbolo sono pressoché gli stessi utilizzati alle ultime elezioni europee dalle liste promosse dalla Federazione dei Verdi (anche se in questo caso non partecipa ufficialmente Possibile): risulta interessante quindi la prosecuzione di un progetto nato per le europee, anche se la soglia di sbarramento era rimasta lontana. Al fondo verde, al girasole dei Verdi europei e al sole che ride adottato in Italia è stata aggiunta solo la dicitura "Verdi Emilia Romagna"; tra i candidati si segnala Gian Luca Sassi, eletto nel 2014 in regione con il M5S nel reggiano.
11) Emilia-Romagna coraggiosa
Si era già parlato nelle scorse settimane della lista Emilia-Romagna coraggiosa - una delle prime, tra le "nuove", a rendere noto il proprio simbolo - che dovrebbe riunire in un'unica formazione la proposta elettorale ecologista e progressista di Articolo Uno, Sinistra italiana, nonché di èViva (rappresentata nel consiglio uscente da Silvia Prodi, eletta nel 2014 con il Pd). Nessuno dei partiti citati esisteva nel 2014, quindi si è scelto un emblema nuovo, tinto del verde d'Emilia ed ecologista, nonché del rosso della sinistra e del cuore, che vuole simboleggiare il coraggio. Tra le candidature, spicca quella dell'ex europarlamentare Elly Schlein, che di quest'operazione ha tenuto le fila.
12) Partito democratico
Sulla carta, il compito più difficile sembra averlo proprio la lista del Partito democratico: nel 2014 riuscì a mantenere un primato solido tra le forze politiche con il suo 44,53%, mentre quest'anno sarà oggettivamente difficile ripetere lo stesso risultato. Che le condizioni siano diverse rispetto al passato emerge anche da un dato piccolo, ma significativo: per la prima volta da quando è stato fondato, il Pd ha scelto di inserire nelle regionali emiliano-romagnole il riferimento al candidato presidente, peraltro con una certa evidenza (scritta bianca su segmento rosso). Gli occhi degli osservatori, oltre che sulle percentuali delle candidature alla presidenza, saranno puntati anche sul numero di voti e sulla percentuale dei dem in Emilia-Romagna, per verificare se può conservare il titolo di "roccaforte" (anche se oggi è difficile definirla "rossa").
13) Volt
Ecco un esordio assoluto, anche se diverso da quello previsto alcuni mesi fa. Le elezioni emiliano-romagnole sono infatti la prima occasione in cui riesce a presentare liste Volt, partito politico europeo, progressista ed ecologista, nato nel 2016 come reazione al referendum su Brexit e intenzionato a strutturarsi in tutta Europa con lo stesso simbolo (nome bianco su fondo viola). Mancato l'obiettivo di correre in Italia alle ultime europee, Volt ha scelto di correre alle regionali - raccogliendo le firme - puntando soprattutto sull'elettorato giovane e interessato a una dimensione europea della politica e della democrazia, con ben saldi i valori della solidarietà e della giustizia sociale. Un primo esperimento, di cui converrà riparlare.
14) +Europa - Psi - Pri
Si era già parlato nelle scorse settimane della lista presentata da +Europa a sostegno della candidatura di Stefano Bonaccini, per la quale è stato necessario raccogliere le firme vista l'assenza di un gruppo ad hoc in consiglio regionale. Il contrassegno contiene il nome di +E scritto con i colori già noti dalla fine del 2017, abbinato alla bandiera europea stilizzata e mossa dal vento; sotto al riferimento al candidato presidente, trovano posto le miniature dei simboli del Partito socialista italiano (già alleato di +Europa alle ultime europee: si tratta della prima uscita del nuovo garofano, anche se in miniatura) e del Partito repubblicano italiano (ancora presente soprattutto in Romagna) con i quali è stato condiviso l'impegno di presentare la lista. Tra i candidati, il più noto è l'economista Giuliano Cazzola (già Psi, molto dopo Pdl, aspirante sindaco di Bologna per il centrodestra e poi in Scelta civica ed Ncd).
15) Bonaccini presidente
Chiude, in base al sorteggio, la compagine elettorale a sostegno della rielezione del presidente regionale uscente proprio la sua lista personale, Bonaccini presidente. Nel simbolo domina il colore verde, quello del logo della regione (che non a caso è richiamata come sagoma dalla forma della bandiera stilizzata e piuttosto mossa dal vento, quasi a riconoscere che questa volta il cammino non sarà una passeggiata), ma anche quello che domina l'intera comunicazione del candidato. Nella lista saranno presenti vari esponenti della società civile, ma anche persone legate alla calendiana Azione (come l'ex deputata Mara Mucci) e a Italia Viva, che fin dall'inizio aveva dato il sostegno a questa formazione.
Domenico Battaglia
16) Movimento 3V - Vaccini Vogliamo Verità
Era stato annunciato il desiderio del Movimento 3V - Vaccini Vogliamo Verità di partecipare a queste elezioni, in una delle regioni in cui i contrari all'obbligo vaccinale son più strutturati (l'associazione Comilva ha sede a Rimini). Gli attivisti hanno affrontato lo sforzo della raccolta firme e correranno in tutte le province, tranne Reggio Emilia, a sostegno del loro candidato Domenico Battaglia. Il contrassegno è quello anticipato giorni fa, con il nome integrale del movimento scritto in nero, all'interno di un cerchio bianco bordato di rosso. Si tratta, per ora, della partecipazione più sistematica di un soggetto che contrastai pone contro l'obbligo vaccinale (nel 2018 la lista SìAmo era stata presente a macchia di leopardo alle elezioni politiche, sempre per la difficoltà di raccogliere le firme); tra i candidati, l'ex deputato Ivan Catalano e Pietro Perrino, già Direttore del CNR di Bari.
Stefano Lugli
17) L'Altra Emilia Romagna
L'elenco dei candidati si chiude con Stefano Lugli, 45 anni, segretario regionale di Rifondazione comunista (e consigliere comune d'opposizione a Finale Emilia); la lista che lo sostiene, però, è L'Altra Emilia Romagna, stesso simbolo utilizzato nel 2014 dalla sinistra che aveva candidato alla presidenza Cristina Quintavalla. La presenza in consiglio regionale - anche se personalmente il suo rappresentante, Piergiovanni Alleva, sostiene Emilia-Romagna coraggiosa - ha consentito di evitare la raccolta firme: capita così che la declinazione regionale dell'esperimento elettorale della lista Tsipras alle europee del 2014 continui a vivere, se non altro perché risulta più conveniente, anche se il risultato di allora sembra lontanissimo (e, con tre liste di sinistra, il 3,72% del 2014 sembra difficile da replicare).
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