mercoledì 17 settembre 2025

Marche, simboli e curiosità sulla scheda


Come si è detto, il 28 settembre si voterà per le elezioni regionali - oltre che in Valle d'Aosta - anche nelle Marche; in quella regione, però, le urne resteranno aperte anche fino alle ore 15 di lunedì 29 settembre. Sono 6 gli aspiranti presidenti della Giunta regionale, incluso l'uscente Francesco Acquaroli; in tutto conteranno a loro sostegno 18 liste, lo stesso numero di simboli finiti sulla scheda cinque anni fa (ma allora i candidati alla presidenza erano stati 8).
Questi contrassegni - che in seguito saranno analizzati secondo l'ordine sorteggiato per la circoscrizione provinciale di Ancona - non esauriscono tuttavia i simboli presenti sulla scheda. L'art. 11 della legge elettorale (legge n. 27/2004), infatti, al comma 3 prevede che ogni candidatura alla presidenza della giunta regionale debba essere "altresì accompagnata da un modello di contrassegno del candidato Presidente della Giunta, semplice o composito, anche figurato, in triplice esemplare, che rappresenta il contrassegno della rispettiva coalizione"; l'art. 16, che si occupa delle schede elettorali, al comma 2 precisa che a destra del rettangolo o dei rettangoli coi simboli delle liste provinciali (con tanto di righe per le preferenze) "è riportato il nome e cognome del candidato alla carica di Presidente della Giunta collegato, affiancato dal contrassegno del candidato stesso", contrassegno "che può essere costituito anche dall'insieme dei contrassegni delle liste collegate" (comma 3). Sembra utile precisare che, sempre in base all'art. 16, "l'elettore può anche esprimere soltanto il voto per il candidato Presidente, senza alcun voto di lista, tracciando un segno sul simbolo o sul nome del candidato prescelto", ma non è possibile il voto disgiunto (come recita il comma 9, "Sono nulli i voti espressi a favore di una lista provinciale e di un candidato Presidente non collegato alla lista stessa"). I simboli degli aspiranti presidenti verranno riportati solo quando risulteranno diversi da quelli delle liste presentate, altrimenti verranno semplicemente segnalati.

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Claudio Bolletta

Il sorteggio ha collocato in prima posizione - nella circoscrizione di Ancona - la candidatura di Claudio Bolletta, classe 1958, pensionato con una lunga attività da imprenditore nell'ambito dei servizi di sicurezza. Bolletta distingue la sua candidatura con un simbolo che riporta semplicemente - in nero su fondo bianco - il proprio nome e cognome. La scelta di differenziare il contrassegno del candidato da quello della sola lista a suo favore rientra probabilmente nella strategia - già sperimentata in altre occasioni - di non proporre all'elettore due volte il simbolo di lista, per evitare che metta la croce soltanto sul simbolo "del presidente", dal momento che (come si è detto sopra) quel voto non si comunicherebbe automaticamente alla lista.
 

1) Democrazia sovrana popolare

L'unica lista che sostiene la candidatura di Bolletta è Democrazia sovrana popolare, che presenta per la prima volta sulle schede elettorali il suo nuovo simbolo, con la sigla come elemento dominante sotto al tricolore (e con la corona blu leggermente tagliata, con il nome nella parte inferiore). In questo caso, però, siamo già di fronte a una variante elettorale del simbolo stesso: il contrassegno, infatti, ha ridotto leggermente il peso del tricolore e della sigla, dando lo stesso rilievo dell'acronimo al cognome di Marco Rizzo, coordinatore nazionale del partito.
 

Beatrice Marinelli 

2) Evoluzione della rivoluzione

La seconda candidatura sorteggiata è di Beatrice Marinelli, cofondatrice, tra gli altri, dei comitati "Pro Ospedali Pubblici delle Marche" (contro la privatizzazione della sanità) e "E ora basta Italia" (contro le misure restrittive adottate in epoca Covid-19). La sostiene la lista Evoluzione della rivoluzione, nata sul territorio regionale "da associazioni, comitati, professionisti e cittadini che, negli ultimi anni, non hanno chinato la testa - si legge nella nota diffusa all'inizio dell'attività - di fronte ad imposizioni calate dall'alto ed hanno agito sul territorio, con azioni concrete". Su Fb si legge che Edr è "un movimento politico e un laboratorio civico permanente, che si propone di rappresentare, dando loro voce, tutti coloro che, negli ultimi anni, hanno scelto di astenersi dal voto, perché sono rimasti delusi dal frazionismo personalistico, o sconfortati dalla sostanziale inutilità di battaglie politiche di piccoli orizzonti, infarcite di proposte banali ed inadeguate". Come contrassegno di lista - adottato anche come emblema della candidata - è stato scelto un simbolo complesso, così descritto nella domanda di marchio (depositata a fine marzo da Marinelli e Lorenzo Giuliodori, rispettivamente al primo e al secondo posto in lista ad Ancona): "cerchio di colore antracite contenente, al centro, un dodecagono di colore rosso che ne occupa, in modo uniforme, circa il 90% della superficie circolare, e caratterizzato da una sfumatura di rosso più scuro ai bordi e rosso più chiaro e brillante via via che ci si sposta più al centro, dove si trova il disegno di un lupo di colore ore, con lo sguardo rivolto in alto a destra e con le quattro zampe che poggiano su una scogliera color antracite, affacciata su uno specchio d'acqua di colore arancio brillante che riflette il sole giallo dorato che sorge sullo sfondo a destra; sopra al disegno del lupo, disposta a semicerchio, da sinistra verso destra, vi è la scritta dorata 'Evoluzione della rivoluzione'". Perché il lupo? Perché - come si trova su alcuni post di Fb - "non ha padroni" e "noi siamo il branco, loro sono il gregge. Tu con chi stai?".
  

Lidia Mangani 

3) Partito comunista italiano

Al terzo posto tra coloro che aspirano alla guida della giunta regionale delle Marche il sorteggio ha collocato Lidia Mangani, già insegnante e dirigente scolastica, a lungo militante e consigliera comunale del Prc e del Pdci. A candidarla è il Partito comunista italiano, che si presenta con il proprio simbolo ufficiale (con la doppia bandiera - rossa con falce, martello e stella in alto, tricolore italiana in basso - con aste scure e la sigla in carattere bastoni in basso), impiegato anche come contrassegno della candidata alla presidenza.
 

Francesco Gerardi 

4) Forza del popolo

In provincia di Ancona il sorteggio ha curiosamente collocato una dopo l'altra le candidature sostenute da una sola lista: la quarta è quella di Francesco Gerardi, docente di storia e filosofia in corsi liceali, giornalista s sceneggiatore, marchigiano di origine pur avendo trascorso molti anni in Emilia. Si candida col sostegno di Forza del popolo, partito al quale egli stesso aderisce. Il contrassegno di lista (e della candidatura a presidente) è molto simile a quello che Fdp - partito fondato e guidato da Lillo Massimiliano Musso - ha utilizzato in altre occasioni: al centro c'è il simbolo vero e proprio (con l'acronimo bianco su fondo blu e rosso), su fondo bianco, contornato dal nome del partito e da un arco tricolore; sotto si colloca la dicitura "con amore e libertà" e, nella parte inferiore, un segmento blu contiene il riferimento al candidato presidente e alla regione.
 

Matteo Ricci

Il quinto posto tra le candidature spetta a Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro sostenuto da una maggioranza di centrosinistra e attualmente parlamentare europeo eletto nel 2024 con il Pd. In questa competizione potrà contare sul sostegno di sette liste: distingue la propria candidatura con il contrassegno che contiene la denominazione della sua coalizione, cioè "Alleanza del cambiamento", proposta in rosso su fondo bianco, mentre il segmento inferiore giallo contiene il riferimento alla candidatura (nel mezzo c'è un segmento azzurro e rosso ondulato). Al di là delle liste, di seguito analizzare, vale la pena consultare il programma della coalizione per vedere l'elenco completo delle forze che costituiscono la compagine a sostegno di Ricci.
 

5) Progetto Marche vive

Prima lista della coalizione a sostegno di Ricci è Progetto Marche vive, anche è facile leggere solo "Progetto Marche". Nella parte superiore si vede la sagoma della regione campita con sfumature tra fucsia, blu e arancione (con il contorno leggermente staccato), mentre nel segmento curvilineo inferiore (tinto con una sfumatura analoga) trova posto il riferimento al candidato. Proprio i colori utilizzati e anche il carattere corsivo e handwriting con cui sono state scritte le parole "progetto" e "vive" fanno intuire che nella lista c'è una forte impronta di Italia viva (anche se formalmente le candidature non rientrano nel progetto "Casa riformista"), ma si apprende che alla lista concorrono anche altre forze, come  Base per il Cambiamento, Popolari per Ancona e DemoS.
 

6) Avanti con Ricci

Viene qualificata espressamente come "progetto civico" la formazione Avanti con Ricci: in effetti la lista contiene candidati espressi da vari soggetti politici (come Partito socialista italiano, Partito repubblicano italiano, Volt, +Europa, Socialisti liberali riformisti) e movimenti civici. Nessuno di quei simboli è entrato a fare parte del contrassegno di lista: nella parte superiore c'è un segno pennellato tricolore che finisce in una bandiera europea, al centro su fondo arancione spicca la parola "Avanti" (che può rimandare in qualche modo al socialismo, senza però usare la grafica coordinata a suo tempo proposta dal Psi), mentre in basso il riferimento al candidato occupa il segmento blu; il contorno del cerchio è tinto di vari colori sfumati.
 

7) Pace salute lavoro

Terza lista della coalizione è Pace salute lavoro, presentata dalla formazione civica Dipende da noi (che nel 2020 aveva autonomamente sostenuto la candidatura di Roberto Mancini) e dal Partito della rifondazione comunista. La struttura del contrassegno - con la parte superiore rossa contenente il nome e il segmento inferiore curvilineo verde con le miniature dei due simboli - è già comparsa in altri appuntamenti elettorali territoriali, ma è uno dei pochi casi in cui il Prc è nella stessa coalizione del Pd.
 

8) Partito democratico

Si parlava appunto del Partito democratico, vale a dire il soggetto politico cui Matteo Ricci appartiene. Pure quest'anno viene confermata la scelta di inserire, al di sotto del logo elaborato nel 2007 da Nicola Storto, il riferimento al candidato presidente, ma questa volta nel segmento rosso - a base rettilinea, non più concava - rientrano tanto il nome quanto il cognome, visto che sono brevi e c'è spazio per entrambi.

 
9) Lista civica Matteo Ricci presidente

Se prima si sono incontrate due formazioni più o meno civiche (pur se promosse soprattutto da partiti), in questo caso la Lista civica Matteo Ricci presidente è identificabile come la formazione più vicina al candidato della coalizione; all'interno di essa, peraltro, figurano anche alcuni candidati legati al partito Possibile. La lista ha scelto di distinguersi con i colori della campagna elettorale di Ricci, dunque il lilla per lo sfondo e il verde chiarissimo per il nome del candidato, con il cognome in particolare evidenza al centro.
 

10) Alleanza Verdi e Sinistra

Fa parte della coalizione - "campo largo" a sostegno di Ricci anche l'Alleanza Verdi e Sinistra, alla prima partecipazione alle elezioni regionali marchigiane (essendosi formata come cartello alle politiche del 2022), ma a suo modo presente anche nell'ultimo appuntamento elettorale (i Verdi in particolare nel 2020 erano nella lista Rinasci Marche, mentre Sinistra italiana aveva promosso la lista Dipende da noi). Il contrassegno elettorale, anche in questo caso, è identico a quello coniato in vista delle elezioni del 2022, senza alcuna variazione o aggiunta territoriale.
 

11) MoVimento 5 Stelle

Completa la coalizione su cui potrà contare Ricci il MoVimento 5 Stelle, che cinque anni fa aveva sostenuto un proprio candidato alla presidenza della giunta regionale, Gian Mario Mercorelli, non essendosi realizzata l'Alleanza con il centrosinistra che sosteneva Mangialardi. Rispetto al 2020 si è modificato il simbolo, che allora aveva nella parte inferiore l'indirizzo del sito Ilblogdellestelle.it; questa volta, invece, c'è il noto riferimento al 2050 come anno dell'auspicata neutralità climatica, collocato su un segmento rosso al di sotto del nucleo simbolico tradizionale.
 

Francesco Acquaroli


L'ultimo candidato estratto, almeno in provincia di Ancona, è il presidente uscente, Francesco Acquaroli. La sua coalizione di centrodestra (con alcune formazioni civiche) comprende lo stesso numero di liste rilevato in quella di Ricci, dunque sette; Acquaroli, tuttavia, ha scelto di distinguere la sua candidatura con un contrassegno che richiama lo slogan e la grafica della campagna elettorale, dunque con l'espressione "Più Marche" in bianco su fondo blu, sottolineata di giallo. Non è ripetuto il nome del candidato e questo probabilmente eviterà che qualche elettore sia indotto a mettere la croce solo sul simbolo del presidente, suggerendo piuttosto di segnare unicamente la lista che si intende votare.
 

12) Unione di centro - Liste civiche

Prima lista sorteggiata della coalizione di Acquaroli è quella dell'Unione di centro, che conferma la sua presenza sulle schede e all'interno del centrodestra. Se lo scudo crociato in primo piano resta assai ben visibile al centro del contrassegno, nella parte superiore non c'è più il riferimento "Popolari Marche", ma la dicitura "Liste civiche": essa si riferisce al Movimento politico Liste civiche, nato innanzitutto a Osimo su impulso di Dino Latini e proprio da quel simbolo è mutuato il fregio ondulato tricolore che emerge, sia pure con un po' di fatica, sul segmento rosso che caratterizza il simbolo dell'Udc.
 

13) Forza Italia

Come seconda lista della coalizione di centrodestra il sorteggio ad Ancona a indicato quella di Forza Italia. Nel 2020 nella parte inferiore del contrassegno elettorale era stata inserita, in un segmento blu, la dicitura "Civici per le Marche"; questa volta invece viene utilizzato il simbolo ufficiale, con la bandierina che è nuovo interamente visibile (e non più debordante) in posizione centrale, avendo al di sotto solo il cognome di Silvio Berlusconi mentre nella parte superiore è disposto ad arco in riferimento al Partito popolare europeo.
 

14) I Marchigiani per Acquaroli

La terza posizione nella coalizione del presidente uscente, sulla scheda della provincia di Ancona, è occupata dalla lista I Marchigiani per Acquaroli, anche in questo caso facilmente identificabile come la formazione più vicina al presidente in cerca di riconferma. Nel contrassegno, a fondo giallo, picca una "M" maiuscola verde (il colore del logo della regione, insieme al nero), leggermente tagliata al centro per ospitare parte del nome; si legge assai poco la parola "presidente" sullo snodo centrale della M, mentre è leggermente più visibile l'espressione "Civici Concreti Competenti", collocata ad arco nella parte inferiore.
 

15) Fratelli d'Italia

Non poteva ovviamente mancare, all'interno della coalizione di centrodestra, la lista di Fratelli d'Italia, di cui è espressione proprio il presidente uscente. Non stupisce, in questo senso, che il partito abbia scelto di utilizzare esattamente lo stesso contrassegno schierato sulle schede cinque anni fa, che adotta un modello non ancora incontrato in questa serie di elezioni regionali: il nome della leader Giorgia Meloni (frattanto divenuta presidente del Consiglio) è collocato in alto, al centro c'è il cognome del candidato sostenuto, mentre in basso c'è il simbolo ufficiale di Fdi.
 

16) Civici Marche

Fa parte della coalizione in appoggio ad Acquaroli anche la lista Civici Marche, che fa riferimento al consigliere regionale Giacomo Rossi. Rivendica di essere la sola lista civica Docg, esistendo già dalle elezioni regionali precedenti e avendo operato durante tutta la legislatura. Già da anni i Civici avevano abbandonato l'albero con cui avevano concorso alle elezioni del 2020, scegliendo l'immagine di un picchio verde, che evoca il Piceno e le stesse Marche; al di sotto è stato inserito il riferimento al candidato presidente in grande evidenza.
 

17) Noi moderati

Presenta la sua lista all'interno della coalizione di centrodestra anche Noi moderati: il partito guidato da Maurizio Lupi si affaccia per la prima volta sulle schede delle elezioni regionali marchigiane e si presenta con l'ultima versione del suo simbolo, con il tricolore che occupa la parte inferiore del cerchio (insieme al riferimento ad Acquaroli) e il rimando al Partito popolare europeo aggiunto di recente, dopo l'ammissione al Ppe come partito membro.
 

18) Lega

Chiude la coalizione in appoggio ad Acquaroli e l'intera scheda elettorale la lista della Lega, che ha deciso anch'essa di non cambiare la propria immagine rispetto a cinque anni fa: il contrassegno schierato, infatti, è esattamente identico a quello del 2020, conforme a quello adottato a partire dalle elezioni politiche del 2018, fatta eccezione per la sostituzione della parola "premier" sotto al cognome di Matteo Salvini con il riferimento alla regione chiamata al voto.

lunedì 15 settembre 2025

Aosta, simboli e curiosità sulla scheda

Il 28 settembre in Valle d'Aosta, oltre alle elezioni regionali, si voterà per rinnovare l'amministrazione di molti comuni, incluso il capoluogo, Aosta. Sono state accolte tutte le candidature che, in base alla legge elettorale regionale per le amministrative, devono prevedere la coppia di un aspirante sindaco e un aspirante vicesindaco; tra i candidati, peraltro, non figura il sindaco uscente, Gianni Nuti. Sono 4, in particolare, le candidature binominali presentate, a fronte di 11 liste che finiranno sulla scheda, una in più rispetto al 2020 (ma allora le coppie di candidati erano 6).
 
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Raffaele Rocco (s) e Valeria Fadda (v)

1) Rev-

Il sorteggio ha collocato in prima posizione la coalizione a sostegno di Raffaele Rocco (candidato sindaco) e Valeria Fadda (aspirante vicesindaca), espressione del centrosinistra (pur se a composizione più ridotta) e di alcune forze autonomiste. La compagine è costituita da cinque liste e la prima a essere estratta è Rev-, guidata dall'assessore uscente Samuele Tedesco. Qualificata dall'inizio come "lista under 35", Rev- ha come simbolo un cerchio rosso con all'interno un fumetto/cartellino obliquo, contenente il nome (che con "Rev" richiama il concetto di rivoluzione ma anche di sogno, come rêve; il trattino rende possibile evocare entrambe le parole e, in qualche modo, rimanda anche al risveglio di quando un sogno viene interrotto).
 

2) Stella Alpina - Rassemblement Valdôtain

La seconda lista della coalizione di centrosinistra si configura, almeno sul piano grafico, come una "bicicletta ineguale", nel senso che all'interno del cerchio sono contenuti due simboli di dimensioni diverse: il più evidente, a sinistra, è quello della lista Stella Alpina, mentre a destra risulta più piccolo l'emblema del Rassemblement Valdôtain, con il suo leone rampante su fondo rosso. Le due formazioni autonomiste (che a livello regionale collaborano già, avendo dato luogo alla lista degli Autonomisti di Centro insieme a Pour l'Autonomie) si dividono anche la circonferenza interna, divisa a metà tra il blu e il rosso, i colori dominanti dei rispettivi simboli.
 

3) Partito democratico - +Aosta - Partito socialista italiano

Terza lista della coalizione in appoggio alla coppia Rocco-Fadda è quella guidata dal Partito democratico, che come alle regionali include la dicitura "Federalisti progressisti Valle d'Aosta". Al di sotto del logo di Nicola Storto, tuttavia, questa volta non c'è alcun elemento nero e rosso; troviamo invece i simboli in miniatura di +Aosta (declinazione locale di +Europa, con il logo realizzato utilizzando la stessa texture e i medesimi colori) e del Partito socialista italiano, le cui candidature sono dunque ospitate all'interno della lista.
 

4) Pour l'Autonomie 

Quarto simbolo della coalizione di centrosinistra e degli autonomisti è quello di Pour l'Autonomie, che in questo caso - come cinque anni fa, ma diversamente dal livello regionale - presenta una lista propria, non condivisa con altre forze politiche locali. Il simbolo è lo stesso inaugurato nel 2020, con il nome nero in francese che occupa la parte superiore del simbolo e la sagoma nera e rossa della regione che, su fondo azzurro sfumato, sovrasta il nome in italiano posto ad arco in basso; il simbolo è contenuto in una circonferenza rossa e nera (a colori alternati rispetto a quelli della silhouette della regione).
 

5) Union Valdôtaine

La compagine a sostegno di Rocco e Fadda si completa con la lista dell'Union Valdôtaine, che con la sua storia politico-elettorale completa la componente autonomista della coalizione. Il simbolo è identico a quello visto nella competizione elettorale regionale, con il leone rampante giallo nello scudo bipartito rosso e nero bordato di corda (col nome del partito nella parte superiore bianca) e collocato sullo sfondo azzurro del contrassegno.
 

Eugenio Torrione (s) - Katya Foletto (v)

6) Alleanza Verdi e Sinistra

Si è detto prima che la coalizione in appoggio a Rocco e Fadda non può dirsi come di "centrosinistra" a tutti gli effetti, anche per la corsa solitaria di Alleanza Verdi e Sinistra: la lista, infatti, appoggia un diverso ticket, che schiera come candidato sindaco Eugenio Torrione e come aspirante vicesindaca Katya Foletto. Il simbolo utilizzato ad Aosta è lo stesso che si ritrova sulla scheda delle regionali, a sua volta identico a quello in uso dalle elezioni politiche del 2022.
 

Giovanni Girardini (s) - Sonia Furci (v)

7) Lega

La terza coppia di candidature per le cariche di vertice del comune di Aosta, sempre in ordine di sorteggio, è costituita da Giovanni Girardini e da Sonia Furci, rispettivamente per i ruoli di sindaco e vicesindaca. Le liste presentate a sostegno in questo caso sono quattro e per prima è stata sorteggiata la Lega, che ripropone anche alle amministrative lo stesso simbolo schierato alle contemporanee elezioni regionali: Alberto da Giussano al centro e in primo piano con il leone rampante sullo scudo; in basso il segmento blu - con base seghettata per ricordare le montagne - che contiene il riferimento arancione a Salvini (mentre nel 2020 c'era il candidato leghista Sergio Togni) e bianco alla regione (in francese); sullo sfondo bianco, una grande bandiera rossa e nera leggermente sventolante; il contorno del contrassegno tinto eccezionalmente di nero e rosso.
 

8) Forza Italia

Il secondo simbolo della coalizione di centrodestra è quello della lista di Forza Italia, che rispetto a cinque anni fa ha eliminato ogni personalizzazione territoriale del proprio contrassegno (nel 2020 c'era il riferimento "per Aosta") e ha lasciato solo il suo simbolo ufficiale, con la bandierina al centro, in alto il riferimento al Partito popolare europeo e in basso il cognome di Silvio Berlusconi, così come fissato all'interno dello statuto.
 

9) La Renaissance Valdôtaine

Alle contemporanee elezioni regionali ha presentato una lista condivisa proprio con Forza Italia, ma ad Aosta La Renaissance Valdôtaine ha un gruppo di candidati tutto suo, anche perché il candidato sindaco Girardini è di sua espressione: cinque anni fa fu lui ad accedere al ballottaggio con Nuti grazie al 24% superato dalla sua lista Rinascimento Valle d'Aosta, esperienza politica alla base della Reinassance, che al posto di Michelangelo propone una delle opere più famose di Sandro Botticelli, la Venere (in bianco su fondo azzurro e blu).
 

10) Fratelli d'Italia

La coalizione di centrodestra si completa con la lista di Fratelli d'Italia, che nel 2020 aveva sostenuto con Fi Paolo Attilio Laurencet; questa volta il centrodestra si presenta invece unito. Come alle regionali, Fdi utilizza il contrassegno "ufficializzato" alle scorse europee, con il nome del partito in alto, il riferimento alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in grande evidenza al centro e, sotto a una fascetta tricolore, la fiamma tricolore (con base semplice) ingrandita rispetto al passato.
 

Diego Foti (s) - Chiara Giordano (v)

11) Valle d'Aosta aperta

Il quadro delle candidature si completa con Diego Foti (aspirante sindaco) e Chiara Giordano (candidata al ruolo di vicesindaca). A sostenerli c'è un'unica lista, Valle d'Aosta aperta, che raccoglie le stesse forze che partecipano all'omonima lista a livello regionale: Area democratica - Gauche autonomiste, Ambiente diritti uguaglianza - Valle d'Aosta, Uniti a sinistra (Prc e Risorgimento socialista) e MoVimento 5 Stelle. Non stupisce, dunque, che il simbolo sia identico a quello che si potrà trovare sulle schede delle elezioni regionali.

venerdì 12 settembre 2025

Valle d'Aosta, simboli e curiosità sulla scheda


Come si è già notato nei giorni scorsi, in quest'autunno si terranno ben sette elezioni regionali (che dunque interessano un terzo delle Regioni italiane), anche se i seggi si apriranno in ordine sparso. Il viaggio elettorale inizia dalla Valle d'Aosta, in cui i cittadini saranno chiamati a votare nella sola giornata di domenica 28 settembre (in molti comuni anche per le elezioni amministrative), mentre nelle Marche ci si potrà recare ai seggi anche lunedì 29 settembre.
L'ufficio elettorale regionale ha ammesso tutte le 9 liste che sono state presentate (con una contrazione sensibile rispetto a cinque anni fa, quando le formazioni ammesse erano state 12), con altrettanti contrassegni elettorali: questi vengono analizzati in ordine di sorteggio. Sembra opportuno ricordare che in Valle d'Aosta si vota esclusivamente per una lista - potendosi esprimere tre preferenze, in base a una recentissima modifica della legge elettorale, oggetto però di un ricorso presso il tribunale civile di Aosta su interesse di Avs e Rete civica - e non è prevista l'elezione diretta del presidente della giunta regionale (riservata al consiglio); è invece possibile sottoscrivere un programma comune (come hanno fatto le tre liste del centrodestra), anche nella speranza di raggiungere la soglia del 42% dei voti, che farebbe scattare l'assegnazione di un premio di lista o gruppo di liste di 21 seggi sui 35 disponibili (diversamente la distribuzione dei seggi sarebbe proporzionale). Non partecipano, in ogni caso, al riparto dei seggi le liste che non abbiano raggiunto il quoziente elettorale (ottenuto dividendo il numero di voti validi per i 35 seggi in palio).
 
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1) Alleanza Verdi e Sinistra

Il sorteggio ha collocato in prima posizione la lista presentata da Alleanza Verdi e Sinistra, alla sua prima partecipazione elettorale alle regionali valdostane (il che è inevitabile, considerando che alle precedenti elezioni il cartello non esisteva ancora: nel 2020, in compenso, Europa Verde era stata parte della lista Progetto civico progressista insieme a Pd e Rete civica). Il contrassegno impiegato è lo stesso inaugurato in vista delle elezioni politiche del 2022 e confermato alle elezioni del 2024, senza alcuna integrazione politica o territoriale (e nemmeno linguistica); gli stessi candidati di Rete civica concorrono alla lista di Avs.
 

2) Union Valdôtaine

Si conserva assolutamente intatto e solitario il simbolo dell'Union Valdôtaine, che non ha mai mancato un'elezione regionale, dalle prime del 1949 a quelle previste quest'anno (al più presentandosi in liste condivise con altre forze politiche). Il leone rampante inserito nello scudo rosso e nero, a sua volta bordato di corda e collocato su fondo azzurro è una presenza costante e del tutto immutata da molti anni (almeno dal 2003, ma probabilmente ancora da prima); i candidati in lista sono in rigoroso ordine alfabetico e ci sono anche il presidente uscente, Renzo Testolin e Luciano Caveri.
 

3) Partito democratico

Torna a correre da solo questa volta il Partito democratico (come nel 2018), dopo essersi presentato alle elezioni anticipate del 2020 con Avs e Rete civica nella medesima lista. Sotto al logo creato da Nicola Storto c'è un piccolo rettangolo nero e rosso, mentre cinque anni fa era un segmento circolare; disposto ad arco, nella parte superiore, si legge invece l'espressione molto leggera "Federalisti Progressisti Valle d'Aosta", come specificazione politica e territoriale della forza politica nazionale. In lista ci sono anche l'ex sindaco di Aosta Fulvio Centoz e l'ex segretaria regionale Sara Timpano.  
 

4) Autonomisti di Centro

Il percorso della lista sorteggiata al quarto posto, Autonomisti di Centro, è iniziato alcuni mesi fa, quando si sono unite le strade di tre formazioni locali, Pour l'autonomie, Stella Alpina e Rassemblement Valdôtain. L'idea era e rimane di proporre un progetto condiviso - pur nelle differenze - basato sulla valorizzazione dell'autonomia speciale e di soluzioni moderate ma efficaci ai problemi della regione. Il simbolo scelto è un cerchio blu scuro, con una circonferenza concentrica bianca che raccoglie i simboli delle tre forze parte dell'alleanza ed è interrotta solo dalla debordante parola "Centro" (con un puntino rosa nella "o"), mentre al centro c'è un trifoglio, elemento ben noto in Valle d'Aosta come simbolo "di unità, montanità e ruralità".

 

5) Fratelli d'Italia

Come si è anticipato, le uniche tre liste ad avere presentato un programma comune - creando una sorta di coalizione - sono quelle del centrodestra. La prima a essere sorteggiata è stata quella di Fratelli d'Italia, che nel 2018 e nel 2020 aveva partecipato alle elezioni presentando liste con Forza Italia; questa volta Fdi (dopo il successo alle elezioni politiche del 2022) corre da sola, destinando alle schede elettorali lo stesso simbolo utilizzato a livello nazionale alle elezioni europee del 2024, con il nome - in bianco - del partito in alto e il riferimento - in giallo - alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni al centro, sempre su fondo blu, mentre nella parte inferiore bianca trova posto la fiamma tricolore.   
 


6) Forza Italia - La Renaissance Valdôtaine

La seconda lista del centrodestra unisce Forza Italia e La Renaissance Valdôtaine. La prima, come si è appena visto, negli ultimi anni aveva presentato sempre liste comuni con Fdi, mentre il secondo soggetto politico, guidato da Giovanni Girardini, è evoluzione di Rinascimento Valle d'Aosta, che nel 2020 aveva sfiorato il 5% ed era stato presente alle elezioni politiche del 2022 nell'unico collegio uninominale della Camera: già allora il simbolo si basava sul volto (bianco) della Venere di Botticelli (emblema pittorico del Rinascimento), collocato su sfondo azzurro e blu, mentre il nuovo nome in lingua francese mirava a "rafforzare le radici valdostane del progetto civico". Il rilievo maggiore, all'interno del cerchio bianco bordato di nero e rosso, è del simbolo di Fi, collocato in alto (con il riferimento "Berlusconi presidente"), mentre il simbolo contiene le parole azzurre "Insieme - Ensemble".  
 

7) Lega

Terza e ultima lista a condividere il programma comune del centrodestra è quella della Lega, che presenta una propria lista autonoma, il cui contrassegno somiglia molto a quello di cinque anni fa. Al centro c'è sempre la statua di Alberto da Giussano (col leone rampante valdostano sullo scudo), il segmento blu contenente il cognome di Matteo Salvini (in arancione, non più in giallo) ha anche questa volta il profilo seghettato per richiamare le montagne valdostane e in basso c'è il riferimento alla regione Valle d'Aosta in lingua francese. Rispetto al 2020, però, sono più accentuati i colori valdostani: il nero e il rosso tingono il contorno del contrassegno e la grossa bandierina leggermente sventolante collocata al centro sullo sfondo (cinque anni fa era molto più piccola e defilata).
 

8) Valle d'Aosta aperta

Al penultimo posto si rivede la lista-cartello Valle d'Aosta aperta, il cui contrassegno era già comparso alle elezioni politiche del 2022, riunendo allora Area democratica - Gauche autonomiste, Adu-Vda (cioè Ambiente diritti uguaglianza - Valle d'Aosta, lista esclusa alle regionali del 2020), Sinistra italiana e MoVimento 5 Stelle. La struttura del contrassegno è rimasta la stessa (contorno rosso, profilo montuoso verde con il sole che sorge sullo sfondo, in alto l'espressione "Écologie et progrès"), così come sono ritornate le miniature dei simbolo di Area democratica, Adu-Vda e M5S; tra le ultime due "pulci" è comparso (al posto di quello di Si, ora parte di Avs) il fregio di Uniti a sinistra, che contiene i simboli - quasi impossibili da leggere sulla scheda elettorale - di Rifondazione comunista e di Risorgimento socialista.
 

9) Valle d'Aosta futura

Conclude manifesti e schede elettorali di queste elezioni regionali il contrassegno di Valle d'Aosta futura, soggetto politico locale nato nel 2020 e che in quelle prime elezioni aveva ottenuto il 2,66% (quota non sufficiente per superare il primo sbarramento, ma comunque non irrilevante). Il simbolo del movimento, volto a "riunire anime libere che intendono portare le loro energie, i loro talenti e competenze a sostegno di un progetto capace di ristabilire in Valle d'Aosta il senso di Comunità in equilibrio e in armonia con la legge universale", schiera nel testo i colori regionali ed è dominato da una sorta di sfera, disegnata secondo le forme cabalistiche del fiore della vita (reinterpretato anche nel Sole delle Alpi).

mercoledì 10 settembre 2025

Casa riformista, il progetto elettorale di Italia viva

Nei prossimi giorni, con l'avvicinarsi delle elezioni regionali previste in autunno, si passeranno in rassegna i vari simboli destinati alle schede elettorali. Vale la pena, tuttavia, dedicare già ora un po' di attenzione alla scelta di Italia viva di presentare un'iniziativa elettorale con un'immagine coordinata, per la quale è stato scelto il nome di Casa riformista.
A presentare il progetto è stato lo stesso Matteo Renzi, attraverso la sua newsletter Enews. Nell'uscita del 5 settembre (la n. 1054), Renzi aveva parlato del tentativo di costruire "nonostante tutto e nonostante tutti" una coalizione di centrosinistra "capace di giocarsela alle regionali e di offrire poi un’alternativa alle Politiche. Mica facile, lo sappiamo. Ed è ovvio che allearsi con la sinistra più lontana da noi significa stare in coalizione con persone che su molte cose la pensano diversamente da noi [...]: sono le regole del bipolarismo purtroppo". A chi metteva in guardia dai rischi di "contaminazione" da parte di Alleanza Verdi e Sinistra o del Movimento 5 Stelle, Renzi rispondeva così: "O c'è una tenda riformista, meglio: una casa riformista, capace di portare anche le nostre idee o la sinistra non vincerà mai. Ecco perché il nostro contributo non è marginale ma decisivo. Ecco perché – lo dimostrano Genova e la Liguria – quando ci siamo, si vince. Quando non ci siamo, si perde. È matematica, certo, ma è soprattutto politica". Una politica da fare con le idee, ma anche - a proposito di matematica - con i voti: "Sono stato nelle Marche con Matteo Ricci. Sono stato in Calabria con Filomena Greco, stiamo per ufficializzare la nostra lista con Eugenio Giani in Toscana. Ci sono tanti nostri candidati. La differenza la faremo portando i voti decisivi come abbiamo fatto con Silvia Salis. La politica non si fa con le interviste, si fa con i voti. E dunque in democrazia contano i risultati elettorali non i sondaggi". 
E se quella newsletter era intitolata "Casa riformista" (come evoluzione dell'immagine della "tenda riformista" lanciata dallo stesso Renzi a luglio), in quella successiva - del 9 settembre - si è scoperto che proprio quel nome sarebbe stato adottato dalle liste presentate da Italia viva alle prossime elezioni regionali: "è finalmente uscito - si legge alla fine di quel testo - il logo sotto cui correremo alle prossime regionali. Eccolo: si chiama Casa riformista e coinvolgerà Italia viva ma anche tutti quelli che vogliono creare uno spazio che bilanci AVS, Cinque Stelle e il nuovo Pd. Lo troverete nelle regionali in Calabria, in Toscana e anche - più in là - nelle prossime sfide a cominciare dalla Campania".
L'elemento dominante della grafica è una piccola casa stilizzata con tetto e porta blu e finestra blu e fucsia, vale a dire i colori di Italia viva; le stesse tinte, sfumate, tingono un segmento curvilineo in basso (che ricorda quello fucsia-arancio del simbolo di Iv) e il nome stesso della lista, proposto in un carattere bastoni (probabilmente Futura). Successivamente sono stati resi noti anche gli emblemi destinati alle altre regioni: quello della Campania è quasi identico a quello calabrese (manca solo l'indicazione di Iv), mentre quello pensato per la Toscana colloca il nome della lista sul segmento inferiore, collocando in alto e in maggior rilievo il riferimento al candidato presidente sostenuto, Eugenio Giani (il che fa pensare che l'appoggio al presidente uscente sia più convinto rispetto ad altre situazioni). 
Certamente il concetto di casa appare più solido e meno precario rispetto a quello della tenda (immagine che peraltro, come ha segnalato sull'Espresso Massimiliano Panarari a fine luglio, deve molto al "lessico politico americano, molto aduso alla concezione della tenda che ospita molteplici sensibilità, specialmente nella versione del partito pigliatutto"). Non è però mancato chi ha pensato a un altro tetto che in passato ha caratterizzato la politica italiana: non quello di una Casa (quella delle Libertà non ce l'aveva, e non era quella cantata da Chico Buarque e Sergio Endrigo), ma di un Campanile, quello dell'Udeur di Mastella. Probabilmente il paragone non farebbe molto piacere a Matteo Renzi, anche perché la casa - piccola o grande che sia - nasce per essere abitata, il campanile molto meno. 
Quanto ai colori, il blu e il fucsia sono praticamente gli stessi - oltre che di Iv - delle liste "Lavoriamo per..." dei "riformisti", messe in campo a partire dal 2021 (e da Milano) soprattutto da Italia viva a partire dal logo depositato come marchio in quello stesso anno da Gianfranco Librandi: si sono viste spesso nel centrosinistra, ma non sempre (a Palermo nel 2022, per esempio). L'abbinamento tra colori e il concetto di "riformisti", insomma, porta a tracce ben identificabili e probabilmente Renzi spera proprio in questo, anche in prospettiva futura. Quale che sia il risultato finale, l'operazione di costruire un'immagine coordinata da affiancare a quella del partito (per creare un contenitore più ampio in grado di bilanciare il centrosinistra) ha il suo senso. Toccherà al corpo elettorale esprimersi attraverso il voto per dire se quel senso sarà stato individuato e condiviso. 

lunedì 1 settembre 2025

Valle d'Aosta, liste e simboli salvati dal Tar

Il 28 settembre prossimo si voterà per le elezioni regionali in Valle d'Aosta (il tema sarà affrontato prossimamente), ma nello stesso giorno si terranno anche le elezioni amministrative in 65 comuni della regione. C'è il capoluogo, Aosta, ci sono località rinomate per il turismo e ci sono centri assai più piccoli, ma non meno interessanti, soprattutto per i #drogatidipolitica. L'interesse, anzi, inizia prima ancora dell'inizio ufficiale della competizione elettorale, guardando ai contenziosi sorti nei giorni scorsi e che oggi il Tribunale amministrativo regionale di Aosta ha deciso, accogliendo tutti i ricorsi presentati. Erano coinvolti, in particolare, tre comuni, Oyace (circa 200 abitanti), Gignod (quasi 1700 abitanti) e Valgrisenche (anch'esso con poco meno di 200 abitanti): pur trattandosi di centri piccoli o piccolissimi, hanno conquistato per qualche manciata di ore un certo interesse, a causa delle liste che erano state in un primo tempo escluse dalla commissione circondariale competente (quella di Aosta).
La situazione era apparsa particolarmente problematica tanto ad Oyace quanto a Gignod, dal momento che le liste non ammesse erano anche le uniche a essere state presentate, dunque quei comuni avrebbero rischiato il commissariamento. Di più, a Oyace la questione aveva sicura rilevanza per questo sito: la commissione elettorale, infatti, aveva rilevato come il modulo di presentazione della lista conteneva sì un numero sufficiente di firme (almeno 5) di elettori del comune, ma risultava "privo del contrassegno della lista, costituente uno dei contenuti obbligatori di cui all’articolo 33, comma 5, della l.r. 4/1995". I componenti dell'organo avevano sottolineato che, in base a un orientamento dei giudici amministrativi, in particolare del Consiglio di Stato, la raffigurazione del contrassegno di lista doveva ricomprendersi "nel quadro dei [...] requisiti sostanziali" del modulo di presentazione delle candidature, essendo diretta "a garantire che i presentatori che sottoscrivono percepiscano immediatamente i soggetti [...] che partecipano alla competizione tramite le liste da loro sottoscritte": ciò avrebbe fatto ritenere insufficiente la descrizione del contrassegno, comunque riportata sugli stessi atti, risultando necessaria proprio "la raffigurazione del simbolo, che rappresenta l’elemento più vistoso, apposto sulla prima pagina del modulo".
Non era questa l'idea dei presentatori della lista Pour Oyace, il cui contrassegno era così descritto: "un cerchio con bordo nero e sfondo rosso recante al suo interno la 'Tornalla', mezza luna e la scritta 'Pour Oyace'". Posto che nel verbale di consegna della documentazione il segretario comunale avrebbe scritto che era stato presentato, tra l'altro, un modulo "recante il contrassegno la Tornalla con la scritta pour Oyace", per la difesa della lista la volontà dei sottoscrittori di firmare proprio per quelle candidature sarebbe potuta emergere "nel corso del procedimento ovvero in sede giurisdizionale in maniera univoca da altri elementi"; in più, la legge regionale n. 4/1995 e le norme nazionali in materia di elezioni comunali non avrebbero offerto "prescrizioni dettagliate quanto alle modalità da seguire e, soprattutto, alle conseguenze sul piano sanzionatorio di eventuali irregolarità", dunque non ci sarebbero state carenze sostanziali, tali da fare rendere inammissibile la lista. Tra gli elementi che, in ordine al principio di strumentalità delle forme e di favore per la partecipazione elettorale, avrebbero dovuto far propendere per l'ammissibilità della lista c'era la constatazione in base alla quale l'unica lista presentata - tale da non far sorgere dubbi sul fatto che si volesse sostenere una diversa formazione - aveva già fatto partecipato alle consultazioni di cinque anni prima, per giunta con lo stesso contrassegno (con cui aveva vinto le elezioni), senza contare che - come la stessa difesa candidamente ha scritto nel ricorso - "molti dei sottoscrittori della lista sono parenti dei candidati". Appare interessante notare come il Ministero dell'interno, nel costituirsi nel processo, abbia "rimesso la valutazione del caso all’apprezzamento del Tar, senza assumere conclusioni": ciò faceva pensare che lo stesso Viminale non fosse contrario a una riammissione della lista. 
Come si è anticipato, il Tar di Aosta ha accolto il ricorso (e quello, sostanzialmente identico, della candidata sindaca e di alcuni candidati consiglieri) e ha riammesso la lista, dunque a Oyace si voterà con le schede che recheranno il contrassegno dell'unica formazione presentata. Non contava il fatto che in effetti il verbale di consegna della lista contenesse il riferimento al contrassegno sul modulo (visto che il contrassegno in effetti sull'atto principale non c'era e il verbale del segretario comunale in questo caso non aveva valore), quanto piuttosto il fatto che - in ossequio a un diverso filone giurisprudenziale del Consiglio di Stato - l'interesse pubblico da salvaguardare (cioè "assicurare che i sottoscrittori siano ben consci della lista che contribuiscono a presentare", senza che possano sorgere dubbi su quale lista si stia sostenendo e su chi la componga) sarebbe stato garantito dall'adeguata descrizione del contrassegno riportata sull'unico modulo delle sottoscrizioni e dalla corretta indicazione dei dati anagrafici di tutti i candidati (sindaco, vicesindaco e consiglieri). Per i giudici, "anche in questo tipo di procedimento in cui le esigenze di certezza congiunte con quelle di estrema speditezza comportano un forte tasso di formalità, non si può escludere che, in determinate e particolari circostanze, la volontà degli elettori firmatari emerga in maniera univoca e immediata da altri elementi, che consentano di ritenere comunque indubbio il loro sostegno alla formazione politica". La volontà sarebbe stata confermata anche dal fatto che, stante l'assenza di altre liste che avrebbero potuto far sorgere dubbi sull'intenzione dei firmatari, "tutti i sottoscrittori della lista figurano nel novero dei ricorrenti", considerando pure la precedente partecipazione della lista alle elezioni del 2020. 
In mancanza di altri profili di contenzioso, è probabile che per il collegio la sola mancanza del contrassegno sul modulo dell'unica lista presentata abbia caratteri tali da non essere considerata mancanza di "elementi o requisiti che impediscano il raggiungimento dello scopo cui il singolo atto è prefigurato", ma una mera irregolarità, dalla quale non deriverebbe "alcun pregiudizio per le garanzie o compressione della libera espressione del voto". È assai probabile che, in presenza di più liste presentate in un comune con un maggior numero di elettori, il giudizio del collegio sarebbe stato più attento al rispetto letterale delle disposizioni elettorali.  
 
Come si diceva prima, si voterà regolarmente anche nel comune di Gignod, dopo la riammissione da parte del Tar aostano della lista civica Vivre Gignod (che peraltro esprime la sindaca uscente) e del suo simbolo decisamente naïf. In questo caso, il problema sarebbe stato dal fatto che "i due fogli contenenti le trenta firme dei sottoscrittori della lista non erano congiunti con il foglio recante il contrassegno né tra loro": la commissione elettorale non aveva ritenuto sufficiente la presentazione, nello stesso giorno della contestazione, di un nuovo modulo A3 con 17 delle 30 sottoscrizioni già presentate, autenticate dal segretario comunale (anzi, aveva giudicato irrilevante tale presentazione,  "invocando l’inapplicabilità alla materia elettorale dell’istituto del soccorso istruttorio"). Anche in questo caso è significativo che l'amministrazione, di fronte alle contestazioni dei ricorrenti, si sia rimessa alle determinazioni del Tar.
Per i giudici, il deposito del nuovo modulo con le 17 firme sarebbe stato sufficiente a motivare la riammissione della lista, essendo stato presentato "entro la data di scadenza" (senza ulteriori contestazioni sui fatti da parte dell'amministrazione) e non avrebbe costruito "soccorso istruttorio" (cioè un'integrazione dei documenti presentati, istituto previsto nel diritto amministrativo ma in effetti non ammissibile in ambito elettorale), ma un semplice deposito entro i termini fissati dalla legge di un documento correttamente formato e dal contenuto adeguato. Non ritenere accettabile il nuovo modulo prodotto nei termini, secondo il collegio, avrebbe significato per la commissione elettorale lo sposare la tesi di "una sorta di consumazione della facoltà di presentare la lista entro il termine di scadenza, che non trova conforto nella normativa di settore né nei principi generali".
I giudici, peraltro, hanno ritenuto opportuno aggiungere altre osservazioni. Per loro è chiaro l'orientamento giurisprudenziale consolidato in base al quale, essendo fondamentale garantire e attestare che chi firma per la presentazione di una lista sia consapevole di quale formazione stia sostenendo anche grazie alla compresenza del contrassegno e delle generalità dei candidati, "i moduli aggiuntivi utilizzati per la sottoscrizione delle liste, quando siano privi dell'indicazione del contrassegno di lista e dell'elenco dei candidati, devono necessariamente essere uniti al primo foglio da elementi ulteriori rispetto alla semplice spillatura, timbri lineari, firme, etc., in modo da consentire alla Commissione elettorale di verificare in maniera inequivoca che i sottoscrittori fossero consapevoli di dare il proprio appoggio a quella determinata lista e ai relativi candidati". Anche in questo caso, però, si è dato rilievo a "un recente indirizzo giurisprudenziale" che ha dato peso ad altre circostanze in grado di fare desumere in modo inequivoco la volontà degli elettori di sottoscrivere una lista, sia pure "in determinate e particolari vicende", in grado di costituire un'eccezione in "una cornice di necessario formalismo, posto a presidio dei principi di buon andamento e par condicio". Le "determinate e particolari vicende", anche qui, sono costituite dalla presentazione di una sola lista: "un’innegabile peculiarità che attesta in modo inequivoco la consapevolezza dei cittadini firmatari circa le finalità del loro gesto e la riferibilità delle sottoscrizioni alla lista stessa" (il Consiglio di Stato peraltro si sarebbe espresso in tal senso anche in presenza di due formazioni concorrenti).
 
Da ultimo, resta da considerare il caso di Valgrisenche, comune in cui le liste presentate erano due, come cinque anni fa.  Il 24 agosto, in particolare, era stata presentata per prima la lista Unis on réussit, con tanto di sottoscrizione contestuale delle candidature da parte di cinque elettori con autenticazione da parte del segretario comunale; un'ora più tardi altrettanto era accaduto per la lista Avenir Ensemble, con la sottoscrizione di nove elettori. Il segretario aveva personalmente portato gli atti ad Aosta alla commissione circondariale": essendo stato "informalmente avvisato della mancata congiunzione del foglio recante le sottoscrizioni" con riguardo alla sola prima lista, egli aveva formalmente "attestato di aver autenticato personalmente le firme dei sottoscrittori di lista in un’unica sessione e alla contemporanea presenza di tutti i sottoscrittori e confermato che l’intera lista dei candidati era conosciuta dai sottoscrittori al momento della sottoscrizione, essendo stata loro mostrata e messa a disposizione prima dell’apposizione delle firme". La Commissione elettorale circondariale, però, non doveva aver ritenuto sufficiente la dichiarazione del segretario comunale, avendo escluso la lista Unis on réussit: i presentatori hanno puntualmente presentato ricorso e anche in questo caso l'amministrazione si era rimessa alle valutazioni del collegio giudicante. 
I giudici hanno ripetuto le osservazioni svolte nella sentenza precedente a proposito della regola, costituita dal necessario collegamento del foglio con le firme a quello con il contrassegno e le generalità dei candidati, e dell'eccezione, in base alla quale la volontà dell'elettore di sottoscrivere una determinata lista può essere desunta da "una eccezionale concomitanza di circostanze". Le circostanze, in questo caso, sarebbero costituite dal fatto che le firme erano state raccolte e autenticate dal segretario comunale contestualmente al deposito della lista (e il numero coincideva con quello indicato dallo stesso segretario sul verbale di deposito), che le liste presentate erano solo due (per cui era "neutralizzato il rischio di confusione tra sottoscrizioni e contrassegni in quanto, come si evince dalla ricevuta della Commissione relativa alla lista concorrente, a corredo di quest'ultima è stato prodotto un numero diverso di firme") e che il numero molto limitato di abitanti del comune appare "sufficientemente esiguo da scongiurare la possibilità che l’intento dei sottoscrittori sia travisato". La stessa dichiarazione rilasciata dal segretario comunale circa i modi e i tempi di raccolta delle sottoscrizioni avrebbe concorso, insieme agli altri elementi, "unitariamente considerati", a "dimostrare univocamente la volontà dei cittadini elettori di avallare la candidatura di quella data compagine politica", a dispetto della mancata congiunzione del foglio delle sottoscrizioni a quello recante contrassegno e candidature. Per questi motivi, sulle schede di Valgrisenche sarà presente - come al precedente turno elettorale - anche il contrassegno così descritto: "coppa amicizia con scritta 'Unis on réussit', con legno e drap".
Le quattro decisioni del Tar di Aosta, tutte dello stesso tenore, sono sostanzialmente condivisibili: cercano di preservare il buon funzionamento delle amministrazioni, consentendo lo svolgersi delle elezioni ed evitando l'esito indesiderabile del commissariamento nei comuni in cui era stata ricusata l'unica lista e riammettono la seconda lista prima esclusa (ampliando la competizione e rendendola più semplice quanto agli effetti); allo stesso tempo, però, custodiscono la Regola (parafrasando Bernanos) e il suo valore, limitando la portata dell'eccezione (che però consente di non farsi schiacciare dalla Regola stessa). Anche così si può spiegare la scelta dei giudici di compensare le spese: segno che si è fatta giustizia nel caso singolo, ma il valore di fondo della Regola rimane (e la prima decisione della commissione elettorale non era del tutto sbagliata). Lascia qualche perplessità, a dire il vero, la compensazione nei casi di Gignod e Valgrisenche, visto che la mancata congiunzione dei moduli, anche a quanto si intende leggendo i ricorsi, era dovuta forse anche al modo in cui le firme erano state raccolte dal segretario comunale (o comunque non c'era una responsabilità diretta della lista): anche per questo, forse, in quella pronuncia si richiama la giurisprudenza non uniforme in materia per giustificare la compensazione. Il dubbio appena citato, comunque, non basta a cambiare il giudizio complessivo su queste vicende.