martedì 3 novembre 2015

Area popolare: per Cesa, "una sommatoria di simboli"

Qualcuno, sinceramente, lo sospettava già da tempo, anzi, da parecchio tempo. Oggi sono arrivate direttamente le parole di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell'Udc, a confermare il sospetto: "E' del tutto evidente che l'operazione di Area Popolare si è ridotta ad una sommatoria di simboli". Il cartello, come è noto, era nato per necessità - ma ancora senza il nome - un anno e mezzo fa, quando il Nuovo centrodestra alfaniano e l'Unione di centro si erano resi conto che ben difficilmente sarebbero riusciti singolarmente a superare lo sbarramento del 4% previsto dalla legge elettorale per le europee. Il risultato era stato centrato per un soffio (a dispetto di una grafica elettorale francamente inguardabile), così si era pensato di serializzare l'esperimento, provando a valutare la sua tenuta su scala nazionale e territoriale. 
Prima sono venuti i gruppi parlamentari uniti e l'associazione nata dal notaio, con presentazione di un simbolo "a bicicletta" praticamente mai usato (per non parlare di quello, registrato a nome di Antonio De Poli all'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno, scoperto dal sottoscritto e mai presentato ufficialmente alla stampa). Poi si sarebbe dovuto vedere qualcosa di più concreto e diffuso alle regionali, ma a volte Ncd e Udc sono andate in ordine sparso, altre volte hanno corso insieme ma sempre aggregate ad altre forze, prestando alle grafiche solo il nome del cartello.
Si è già scritto, tra l'altro, che nell'ultima versione del contrassegno comune - quella che si vede sull'account Twitter e Facebook di Area popolare alla Camera - i simboli dei due partiti sono addirittura scomparsi, come se davvero qualcuno avesse iniziato a lavorare alla fusione: difficile persino, a questo punto, parlare di "somma di simboli" come ha fatto Cesa. Il segretario ha lamentato "Troppo evidenti differenze di posizioni regionali e tentativi di annessione" (di portare l'Udc in Ncd, evidentemente, altrimenti non li avrebbe denunciati), oltre che di "difficoltà non risolte all'interno di Ncd", ampiamente riportate dai mezzi di informazione nelle ultime settimane. Morale, dopo la fusione dei gruppi dovevano esserci "assemblee democratiche per la nascita di un nuovo partito aperto alla adesione di altri", che non è mai nato, anzi, "si stanno perdendo pezzi". Certo, l'Udc di oggi non è quella del 2008, che era riuscita a portare a casa un 5.6%, somigliando molto di più a quella che nel 2013 alla Camera aveva strappato poco meno dell'1.8% (con una robusta fuga di elettori verso Scelta civica, e chissà ora quei voti che fine farebbero...): fare previsioni sul futuro del partito di Cesa e Casini, dunque, non è semplice, ma per il Nuovo centrodestra forse lo è ancora meno... 

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