giovedì 1 settembre 2016

Radicali a congresso a Rebibbia, quale futuro per il partito (e i suoi simboli)?

Parte del destino del Partito radicale potrebbe essere deciso in questo fine settimana, a partire dalle ore 14 di oggi. È infatti arrivato il tempo del 40° congresso (straordinario) del Partito radicale nonviolento, transnazionale e transpartito, che si terrà fino a sabato pomeriggio presso il penitenziario di Rebibbia a Roma. L’assise, convocata (“per la prima volta”, sottolinea il tesoriere Maurizio Turco) da un terzo degli iscritti da almeno sei mesi, secondo le previsioni statutarie, è la prima svolta dopo la morte di Marco Pannella, fondatore, demiurgo, simbolo e collante ultimo del partito e della galassia radicale. 
Non si può dire che l’atmosfera in cui sta per svolgersi il congresso sia delle più serene: si è già parlato in questo sito delle polemiche relative alla convocazione da parte degli iscritti, la cui legittimità è stata messa in dubbio da qualcuno (anche se, al momento, non risulta siano state intraprese azioni legali), così come qualcuno ha puntato il dito contro la necessità che i partecipanti si registrassero in anticipo al congresso (passaggio reso necessario dalla celebrazione all’interno di un carcere), cosa mai avvenuta prima e vista come un ostacolo alla partecipazione. Ha poi avuto risalto sui media la diversità di vedute tra coloro che sono più vicini al gruppo storico radicale, ritenuto continuatore di Marco Pannella (da Turco a Rita Bernardini, da Sergio D’Elia a Laura Arconti) e il gruppo che fa invece capo all’associazione Radicali italiani (guidata ora dal segretario Riccardo Magi, con tesoriere Valerio Federico, presidente Marco Cappato e con la presenza di assoluto rilievo di Emma Bonino). I primi si sono concentrati negli ultimi anni sulle battaglie – molto pannelliane – per la transizione verso lo Stato di Diritto, l'affermazione del diritto umano alla conoscenza, l'universalità dei diritti umani, gli Stati Uniti d'Europa e una diversa concezione della giustizia (che tenga conto innanzitutto della condizione vergognosa di molte carceri); i secondi hanno preferito battaglie per la legalità più quotidiane, concrete e immediate, di maggiore aderenza all’agenda politica e amministrativa.
Le 585 persone registrate – un comunicato del Prntt informa che 64 non hanno avuto rapporti col Partito, 266 sono iscritti 2016 (34 per la prima volta), 123 lo sono stati almeno una volta dal 1974, mentre altri 132 non sono mai stati iscritti – assisteranno innanzitutto alla relazione del tesoriere Turco (da anni occasione, oltre che per fare il punto sulla difficile situazione finanziaria del partito, per tracciare un bilancio complessivo dell’azione dello stesso: ciò varrà tanto più ora, dopo che negli ultimi anni è mancata del tutto la presenza del segretario Demba Traorè) e ai saluti del ministro Andrea Orlando, nonché dei direttori del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del carcere di Rebibbia. In seguito si aprirà la parte più strettamente congressuale, con l’approvazione dell'ordine dei lavori, dell'ordine del giorno e del regolamento, aprendo poi il dibattito generale sullo stato del Partito; ci sarà poi lo spazio per esaminare eventuali modifiche allo statuto, per approvare la mozione ed eleggere i nuovi organi del Prntt.
È molto probabile che all’interno della sala utilizzata per i lavori congressuali sia presente almeno una riproduzione gigante del simbolo del partito, ossia il ritratto del Mahatma Gandhi formato dalle parole “Partito Radicale” scritte in oltre 50 lingue elaborato da Paolo Budassi dopo la trasformazione del Partito radicale in un soggetto transnazionale e transpartito. Un simbolo, peraltro, che sembra non “appartenere” più in toto (le virgolette sono d’obbligo, poi si capirà perché) al partito cui è legato. Il 17 febbraio 2011, infatti, in occasione del 39° congresso del Partito radicale nonviolento, transnazionale e transpartito, nella sua relazione il tesoriere Maurizio Turco segnalò che negli ultimi anni il Prntt aveva fatto fronte alle spese e ai debiti grazie ai contributi della Lista Pannella e che “nel contempo ha ceduto alla Lista Pannella i diritti relativi a simboli elettorali nella disponibilità del partito, essendo peraltro in base allo Statuto inutilizzabili dal partito in quanto tale”. In assenza di documenti consultabili, non è chiaro se la cessione dei diritti riguardi la titolarità del segno o i soli diritti di sfruttamento economico; di certo, nel 2015, Turco parlando della rose au poing aveva dichiarato – anche al sottoscritto – che “il simbolo è stato ceduto” sempre nel 2011, cosa che farebbe pensare a un’alienazione della proprietà, per la rosa nel pugno e forse anche per Gandhi (che però non ha mai avuto alcun uso elettorale concreto). 
A questo proposito, è il caso di ricordare che lo scorso 26 maggio, una settimana dopo la morte di Marco Pannella, l'assemblea dei soci dell’associazione Lista Pannella ha eletto all'unanimità Maurizio Turco presidente e Laura Arconti segretaria. La stessa assemblea – composta anche da Aurelio Candido e Rita Bernardini, non risultando altri soci ed essendo state respinte altre richieste di iscrizione – ha inoltre deciso di convocare entro dicembre una assemblea straordinaria per riorganizzare l'associazione con lo scopo di promuovere un’adeguata istituzione di studi, documentazione, ricerca e promozione sulla e della nonviolenza politica dedicata a Marco Pannella. Da ultimo, è stato modificato lo statuto, specificando che rientra tra gli scopi dell’associazione anche tutelare "in ogni sede, ivi comprese le sedi giudiziarie, il nome, l'onore, la reputazione, l'immagine e l'identità personale e politica del suo fondatore Giacinto Marco Pannella". Il futuro dei simboli dell’area radicale, o almeno del loro uso, passerà certamente dall’associazione Lista Pannella; il futuro dei radicali in generale, invece, passa almeno in parte da Rebibbia. 

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