mercoledì 30 settembre 2020

Simboli sotto i mille (2020): il Nord (di Massimo Bosso)

Dopo l'exploit iniziale con Carbone e la prima parte del viaggio stavolta a partire dal Centro-Sud, è arrivato il momento di completare il tour post-elettorale nei comuni sotto i mille abitanti: stavolta ci si occupa di quelli del Nord, che negli anni precedenti avevano aperto il percorso nella microItalia che vota, senza che chi si candida debba raccogliere le firme. 
Manteniamo però come punto di partenza inevitabile il Piemonte, un po' perché è la regione che conta più comuni "sotto i mille" e - soprattutto in passato - il maggior numero di personaggi particolarmente attenti a presentare liste in quei luoghi, un po' perché chi scrive è piemontese e ha personalmente sperimentato più volte - da promotore o da semplice spettatore - la facilità di presentare liste in comuni così piccoli. Non a caso, un anno fa è uscito il libro M'imbuco a Sambuco!, - scritto con Gabriele Maestri - che ha tracciato un bilancio dei primi venticinque anni di liste depositate senza firme nei microcomuni piemontesi, tra tentativi di affermazione sul territorio (soprattutto di partiti di destra, ma non solo) e casi clamorosi: questo articolo, in buona parte, permette di aggiornare al 2020 i contenuti di quel volume (incidentalmente si può aggiungere che Sambuco, che per le amministrative ha votato lo scorso anno, nel 2020 si distingue per un pareggio perfetto tra Sì e No al referendum costituzionale: 18 voti per parte).  

Nel viaggio nel Centro-Sud si è visto che la presenza più ricorrente è rappresentata da L'Altra Italia: lo stesso probabilmente può dirsi nelle regioni del Nord. Dopo una timida apparizione nel 2018, l'anno dopo ha piazzato una ventina di liste, ottenendo qualche consigliere comunale; quest'anno è l'unica formazione politica che, di fatto, è stata presente in località di tutta l'Italia. La sua connotazione politica di destra è evidente: l'aquila del simbolo 
è frutto dello "spacchettamento" della fiamma tricolore del Msi. In Piemonte compare a Montacuto (Al) e a Moncucco Torinese (che però è in provincia di Asti): in questo comune le liste sono ben 5, solo una può considerarsi locale, tuttavia i 9 voti (1,85%) ottenuti dall'aquila fiammata non bastano per eleggere almeno un consigliere. A Montacuto le liste locali invece sono due: secondo un copione che si ripeterà anche altrove, la formazione esterna ottiene solo le briciole, in questo caso due voti (1,09%)
Solo in Piemonte si riscontra - almeno nei comuni "sotto i mille" - la presenza di Forza Nuova, ormai storica formazione di estrema destra che per l'occasione porta al debutto il nuovo simbolo (con la rondine); questo, tra l'altro, appare anche ad Arona (No), comune di 14mila abitanti, e ottiene 82 voti (0,82%). 
Il partito di Roberto Fiore si presenta a Moncucco (dove quindi si svolge un "derby" con L'Altra Italia), a Settime, sempre nell'astigiano, e a Vinzaglio (No), ma in tutti e tre i casi la sortita è sfortunata: nel primo comune arrivano solo 6 voti, nel secondo 3 (1,06%) e a Vinzaglio uno solo (0,28%). La lista corre anche a Osasio (To), dove c'è una sola lista locale e quindi si contende i tre seggi di opposizione con la terza formazione in campo: i 17 voti ottenuti (3,41%) non bastano però per entrare in consiglio, ma ne sarebbe bastato uno in più per far scattare il seggio, visto che l'altra formazione raccoglie 51 voti. Si può ricordare, per inciso, che nel 2015 a Osasio le liste erano solo due e una sola era locale: quella esterna, Campione d'Italia - Bunga Bunga (legata all'ineffabile Marco Di Nunzio, che quest'anno invece non si vede), aveva ottenuto tre seggi.
La terza lista presentata quest'anno a Osasio è Progetto Paese, formazione già vista nel 2018 e 2019 e che sembra legata alla Associazione Diritti e Libertà. La si trova solo in Piemonte: oltre che a Osasio, le liste appaiono a Moncucco, Settime e in due comuni del torinese, Isolabella e Parella (e curiosamente in ben tre occasioni si incrocia con Forza Nuova). Il simbolo utilizzato è simile a quello del 2019: il paese stilizzato nella parte superiore è lo stesso, ma c'è più attenzione ai colori (quasi in stile Pdl) e viene inserito il nome del comune in bella evidenza, tranne che a Moncucco, probabilmente perché solo all'ultimo i presentatori avranno deciso di depositare la lista. Proprio a Moncucco arrivano 27 voti (5,56%): un risultato tutto sommato dignitoso, ma che non basta per entrare in consiglio comunale.
Progetto Paese r
imane fuori anche a Settime (4 voti, 1,48%) mentre a Isolabella, grazie alla concorrenza di una sola lista locale ottiene ben 48 voti, pari al 22,22% (a volte escono pure queste percentuali strane) e tre seggi; pure nel 2015 la seconda lista, Isolabella Vive, era esterna. A Parella invece i tre seggi di minoranza sono contesi in una "sfida tra Progetti": Progetto paese se li disputa con il Movimento Progetto Piemonte, che nel 2015 aveva ottenuto tre seggi (battendo 36 a 12 il Partito socialista nazionale, lista legata al gruppo di Fascismo e Libertà, formazione che nel 2020 è assente dalle schede). Chi presenta liste di questo tipo, soprattutto in Piemonte, evidentemente ha capito in quali comuni c'è una sola lista effettivamente autoctona e quindi c'è la possibilità di entrare in consiglio: non a caso, i comuni di cui ci si occupa in questa rubrica (e di cui si è scritto in M'Imbuco a Sambuco!) spesso si ripetono negli anni. Tornando a Parella, i parellesi non allineati decidono di cambiare opposizione e al MPP arrivano solo tre voti e zero seggi: questa formazione - che fa capo a Massimo Iaretti, consigliere con delega all'identità piemontese del Comune di Villarmiroglio (AL) - propone come sempre un simbolo minimal, anzi se possibile più che negli anni precedenti (quando erano presenti due lineette a dividere le espressioni "Lista civica", "Progetto Parella" e la sigla "M.P.P", tra l'altro scritta nello stesso carattere Arial Black, senza un minimo dell'identità del passato).

L'unica formazione a essere presente "sotto i mille" anche al di fuori del Piemonte, oltre a L'Altra Italia, è il Partito Valore Umano, che nel 2018 partecipò anche alle elezioni politiche, ottenendo a livello nazionale lo 0,15%; il simbolo non è cambiato, con il cuore ben in evidenza. Quest'anno l'emblema finisce sulle schede di Aisone, Priero e Roaschia in provincia di Cuneo; Moncucco (At), Vinzaglio (No) e Belgirate (VB). 
Vale la pena dare una rapida scorsa al programma del Pvu: a livello nazionale nel manifesto si prevede uno stato solidale ed etico (per abbattere le povertà e le disuguaglianze sociali, parificare i punti di partenza per i cittadini e far emergere il loro talento), la centralità dell’essere umano (con il sostegno alle famiglie e il "diritto di dignità"), il rispetto della sovranità e specificità culturale, politica e monetaria degli Stati, la "graduale revisione totale dell’istituto fiscale" (per raggiungere il "valoriale equilibrio costi/benefici"), la "comunicazione trasparente, partecipata, libera, contro abusi e conflitto di interessi", nonché (per non farla troppo lunga) l'abolizione dei segreti di Stato e di tutti gli ordini professionali. In pratica una sorta di libro dei sogni (manca forse solo lo scudetto assegnato ogni anno a una squadra diversa per la felicità tutta intera...); a livello dei singoli comuni, in effetti, il programma si fa più concreto, occupandosi di valorizzazione dei prodotti locali, di servizi, infrastrutture e trasporti locali, turismo e assistenza, tutti temi che interessano assai di più ai cittadini. Sarà per un motivo o per l'altro che a Moncucco il Pvu fa il botto, sbaragliando la concorrenza esterna, ottenendo 87 voti (17,9%) e tre seggi, mentre non va altrettanto bene altrove: escono 4 voti a Vinzaglio, 3 ad Aisone, zero a Priero e Roaschia; va oggettivamente meglio a Belgirate, con 17 voti (5,56%) ottenuti nonostante la concorrenza di tre liste locali.
Avendo citato Belgirate e Vinzaglio, va dato conto anche di un simbolo che stavolta sulle schede non ci è arrivato: in quei comuni, infatti, era stata presentata anche la lista Nsab - Movimento nazionalista e socialista dei lavoratori e a Belgirate si era proposto come sindaco proprio il fondatore e legale rappresentante, Pierluigi Pagliughi. Le competenti commissioni elettorali, tuttavia, hanno escluso la lista ritenendo che violasse la "legge Scelba" sulla riorganizzazione del disciolto partito fascista (non è stato nemmeno accettato il contrassegno sostitutivo, privo della parola "socialista"); sono stati respinti - ma solo per motivi formali, legati ai modi e ai tempi di presentazione della prima impugnazione - i ricorsi al Tar del Piemonte e al Consiglio di Stato. Si deve ricordare però che nel 2006 proprio a Belgirate la lista Nsab non solo era stata ammessa, ma era anche l'unica altra formazione in campo oltre a quella vincitrice: all'epoca - come ricordato in M'imbuco a Sambuco! - la lista ottenne tutti e quattro i seggi di minoranza (allora i consiglieri comunali erano 12) con 23 voti, pari all'8,01%. La cosa fece un certo scalpore in paese e sui media; resta il fatto che, se 23 persone decidono di votare una lista completamente estranea al contesto locale e con queste caratteristiche, magari qualche domanda è opportuno farsela...

Con uno sguardo più generale, va notato che si verificano spesso casi in cui liste formalmente non radicate in paese, quando sono in concorrenza con una sola lista locale, ottengono risultati più che dignitosi: questo potrebbe spiegarsi con la presenza in lista di persone in qualche modo legate a quel comune (anche se questo lo si può solo immaginare: chi analizza i dati elettorali non può certo conoscere la vita di ogni candidato) oppure con un diffuso malessere che regna in quel territorio verso il gruppo dirigente locale, che magari è lo stesso da anni. Questa seconda chiave di lettura restituisce a queste liste, spesso vituperate e malviste, un certa investitura democratica: se è sacrosanto che ci sia chi amministra un comune, è forse ancora più sacrosanta la presenza di un'opposizone.

La Democrazia cristiana rivive a Monteu da Po: una della quattro liste in campo in quel comune, infatti, si presenta con lo scudo crociato a bracci sottili su sfondo blu. Quel simbolo, a dire il vero, in Piemonte è stato utilizzato da vari gruppi, soprattutto quello vicino a Denis Martucci (inizialmente legato alla cosiddetta Dc-Pizza, mentre in seguito ha continuato da solo a portare avanti il progetto Dc, partecipando spesso alle elezioni piemontesi anche con altri progetti locali). In questo caso, la lista dovrebbe essere ricollegata alla Democrazia cristiana che - dopo il percorso di riattivazione iniziato tra il 2016 e il 2017 - si riconosce nella segreteria nazionale di Renato Grassi e nella leadership piemontese di Mauro Carmagnola (anche segretario amministrativo nazionale). La lista, tuttavia, non ha molta fortuna, anche per la presenza di ben tre agguerrite liste locali: arrivano solo 6 voti (1,15%), se però si considera l'insolita ampia scelta a disposizione degli elettori, quel risultato non è nemmeno irrilevante....
Va meglio ad un altro scudo crociato, quello dell'Unione di centro, l'unico partito nazionale di un certo rilievo in queste elezioni qui in esame, nonché presente in Parlamento con alcuni eletti nei collegi uninominali. In questo caso ci interessa la corsa nel comune di Virle Piemonte, in provincia di Torino: lì sono arrivati 54 voti (9,41%) e tutti e tre i seggi dell'opposizione. In effetti questo comune ha quasi 1200 abitanti, dunque non è un comune "sotto i mille", ma ce ne occupiamo perché qui la presenza dell'Udc è fondamentale: essa, infatti, evita il commissariamento visto che a votare vanno solo in 627 su 1349 (poco meno del 50%). La presentazione della lista è stata dunque provvidenziale, anche se ha richiesto la raccolta delle firme (peraltro ridotte da 25 a 8 - una bazzecola - a causa dell'emergenza Coronavirus).

Non poteva mancare tra le liste di cui ci si occupa qui Con te, per il Paese (che, se non fosse già utilizzato lì, potrebbe andare bene anche come nome per un eventuale movimento del Presidente del Consiglio...): si tratta della formazione politica espressione della Federazione di Damanhur (se n'è già parlato in passato e soprattutto in M'Imbuco a Sambuco!), che peraltro da molti anni amministra il comune di Vidracco e comunque si presenta tradizionalmente anche nei comuni vicini, come i confinanti Baldissero Canavese e Vistrorio in Valchiusella. Come spesso accade, riesce a eleggere consiglieri comunali: a Baldissero con 78 voti (24,2%) ottiene tutti e tre i seggi di opposizione (le liste in corsa sono soltanto due), mentre a Vistrorio con 43 voti (14,3%) ne arriva uno solo, considerando che lì le liste sono tre.
Per concludere l'analisi sul Piemonte, si possono citare un paio di casi curiosi. Il primo riguarda 
Carrega Ligure, comune in provincia di Alessandria, che anni fa aveva lanciato l'iniziativa "case ad un euro", anche se poi non si fu possibile attuarla in questi termini: di fatto molti residenti in paese in realtà non vivono lì, considerando che nel 2015 su 320 aventi diritto si presentarono solo 67 persone, per cui presentare un'unica lista crea rischi seri in tema di quorum. Non ci si stupisce ad aver trovato nel 2015 addirittura tre liste, tra le quali Insieme per Carrega prese zero voti. Nel 2020 questa si ripresenta con lo stesso simbolo, il che testimonia la “vicinanza” delle due liste, alla pari dei cognomi si ripetono in entrambe. Gli aventi diritto, tuttavia, rispetto a cinque anni fa sono drasticamente calati da 320 ad 81, evidentemente un numero molto più vicino agli effettivi residenti. A votare vanno in 56, dunque il quorum è raggiunto, ma stavolta Insieme ottiene 18 voti e 3 seggi: che la lista sia stata presentata soprattutto per neutralizzare eventuali liste esterne?
L'altro esempio interessante da esaminare riguarda il comune biellese di Tavigliano: qui, infatti, nel 2015, la lista Destre unite con meno del 4% si era aggiudicata i tre seggi di minoranza. Forse per evitare il ripetersi di questo o comunque di altre infiltrazioni, accanto alla lista locale viene proposta una lista di giovani e giovanissimi, dai 18 ai 30 anni: si tratta di Gap - Giovani amministratori piemontesi (vicina alla Lega biellese, già vista altrove, in particolare a Curino). Non essendo in realtà state presentate altre liste, tutti i consensi non dati alla lista locale sono intercettati dalla lista Gap, che con 35 voti (6,45%) ottiene tutti e tre i seggi di minoranza, dando la possibilità a tre giovani di fare esperienza in consiglio comunale.

In Liguria sono da segnalare solo le liste presentate da L'Altra Italia a Crocefieschi e Vobbia in provincia di Genova, ad Aquila nell'imperiese e a Zuccarello (Sv): in tutti e quattro i casi le liste in corsa sono tre e all'aquila fiammata arrivano pochissimi voti, rispettivamente 6, 3, 4 e zero. Il comune di Vobbia, peraltro, si segnala per la presenza di ben tre liste locali, quindi la presenza dell'Altra Italia porta a quattro il numero di formazioni a disposizione dei 272 votanti (sui 380 elettori previsti): praticamente hanno l'imbarazzo della scelta (e, per la cronaca, il simbolo vincitore è quello più 
naïf...).

C'è poco materiale da segnalare anche in Lombardia. Per esempio, ritroviamo immancabile L'Altra Italia ad Oneta (Bg), che però riesce a raccogliere soltanto 4 voti (pari all'1,27%). Si deve peraltro notare che in questo piccolo comune montuoso del bergamasco le liste in corsa sono quattro: la formazione che vince (Uniti per Oneta, con cui si è ripresentato il sindaco uscente Angelo Dallagrassa) ha tre montagne stilizzate nel simbolo, un motivo ripreso - in modo più semplice, ma con un profilo montuoso in più - anche dalla lista Impegno Civico, che però ottiene soltanto 17 voti (pari al 4,56%), non sufficienti per ottenere seggi. La lista che riesce ad aggiudicarsi tutti i consiglieri di minoranza è Impegno popolare per l'Italia, un nome e un simbolo che ben potrebbero concorrere a livello nazionale...
Passando alla provincia di Brescia, a Magasa si trova la lista di Confederazione Grande Nord, partito politico fondato nel 2017 da Roberto Bernardelli, Giulio Arrighini e altri esponenti storici della Lega Nord e di altre formazioni autonomiste e indipendentiste di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna: nel 2018 era stato presente alle elezioni politiche e regionali in terra lombarda e il simbolo è rimasto immutato rispetto ad allora, con la parola "Nord" in grande evidenza. In questo turno elettorale viene proposto anche in alcuni comuni superiori (e in qualche modo il gruppo è stato legato alla candidatura di Giacomo Chiappori in Liguria alla testa della lista Grande Liguria).
Tornando a Magasa, gli elettori in questo caso sono solo 136 e ai seggi si recano 80 persone: queste hanno sulla scheda di fronte a sé ben quattro liste. Non ci sono dubbi sul carattere autoctono della lista che vince (Insieme per Magasa, 70,89%); va segnalata però la vicinanza tra le formazioni arrivate al secondo e al terzo posto. Magasa nel cuore (che come simbolo ha una testa di stambecco) ottiene 13 voti (16,46%) e conquista due seggi, mentre quello restante spetta alla lista Una mano tesa per Magasa grazie ai suoi 8 voti (10,13%): la grafica fuga immediatamente l'idea che il nome della lista possa far pensare a una velata manifestazione fascista (da segnalare l'uso, piuttosto raro, del titolo "Dr." per connotare il candidato sindaco). Certamente non è radicata in quel comune Grande Nord, che ottiene solo 2 voti (2,53%).
A Silvano Pietra, nel pavese, (ri)compare il Mlg, sigla che sta per Movimento lavoratori giovani: il simbolo francamente è tanto semplice e minimal quanto inguardabile, ma se ne sono già visti di simili al Centro-Sud. Proprio a Silvano Pietra, alle precedenti elezioni, avevano corso le liste P.I.L.U. Della Libertà e Movimento S.F.I.A.M., chiaramente imparentate e non solo dal punto di vista grafico (l'ultima sigla peraltro la si è già vista in questo turno elettorale in Calabria, a 
Papasidero). Allora le due liste presero un voto a testa, accomunate dunque anche nel risultato; questa volta, in proporzione, il Mlg fa un successone, visto che riesce nell'impresa di raccogliere tre voti (pari allo 0,74%).
A Masciago Primo, in provincia di Varese, appare piuttosto strana le presenza di Avanti Masciago: non prende nemmeno un voto, in una competizione che comunque presenta due liste locali e che non sembra dimostrare particolari problemi di quorum (votano quasi tre elettori su quattro, ma in passato non è andata diversamente). In effetti nel 2015 c'era una sola lista, ma è difficile che la presenza in quel comune possa essere legata al timore del commissariamento: al Nord, in effetti, è più frequente che presenze elettorali non autoctone siano frutto della strategia di gruppi organizzati al fine di ottenere visibilità o radicamento. Il candidato sindaco, Giorgio Rizzitano, residente in altro comune della provincia, precisa comunque - intervistato da VareseNews - che alcuni candidati hanno militato in CasaPound (che come è noto ha deciso di non partecipare più a competizioni elettorali, al di là di limitatissime eccezioni, come Bolzano).

Il Veneto tradizionalmente è poco interessato da questo fenomeno di liste singolari "sotto i mille": anche quest'anno, nonostante la concomitanza con le regionali, non fa eccezione, come da copione. Nel 2020 solo L'Altra Italia ci prova nel bellunese a Borca di Cadore e Vodo Cadore, nel padovano a Vighizzolo d'Este e nel vicentino a Posina. A conti fatti all'aquila fiammata non va malissimo: a Borca deve affrontare un'unica lista (locale) e con 23 voti (5,57%) incassa tre seggi; non c'è nulla da fare invece a Vodo (15 voti - 2,99%) e ancora di più a Vighizzolo (5 voti - 0,90%), anche perché in quest'ultimo comune qui le liste locali sono ben tre.
Si deve dare invece conto di una strana situazione a Posina: oltre alla lista vincente (Per Posina e la sua gente, che ottiene l'84%) e a L'Altra Italia, si presenta la lista Venzo sindaco, con un contrassegno decisamente semplice, con una circonferenza spessissima (e anche un po' ferale, in effetti). Questa lista ottiene 
34 voti (10,66%) che si traducono in due seggi, mentre il terzo riesce a ottenerlo il partito di Mino Cartelli. Da dove esce Venzo sindaco? In rete si trova che Mauro Venzo è stato consigliere per La Destra dal 2010 al 2015 proprio a Posina, ma si può anche pensare che la presenza di quella lista più che impensierire abbia tranquillizzato l'altra lista locale, visto che il censimento del 2011 indica 577 abitanti, ma gli elettori sono 1149, dunque il raggiungimento del quorum appare di per sé decisamente a rischio. In effetti vota poco più del 30% degli aventi diritto, quindi una seconda lista era provvidenziale, ma evidentemente nessuno in paese si aspettava l'arrivo della terza lista.

Sempre in Veneto, si deve segnalare un caso curioso a Colle Santa Lucia, in provincia di Belluno. Lì infatti le liste sono soltanto due: non è minimamente in discussione il primato della lista Auna per Còl ("Insieme per Colle" in ladino), che ottiene 155 voti (78,68%), ma l'attenzione è ovviamente attratta dal simbolo della seconda lista. Chi non è del luogo non può non essere colpito dall'unica parola che questo contiene, ossia il nome stesso, Civetta. La tentazione di pensare che quella scelta sia un'implicita ammissione sulla natura della lista (per cui verrebbe voglia di dire "viva l'onestà!") è forte, ma si deve ricordare che uno dei rilievi di quell'area è appunto il monte Civetta (quello raffigurato nel contrassegno). In ogni caso, essendo andato a votare il 55,75% degli aventi diritto, non era poi così balzano pensare a una presentazione di lista concordata.
A Gosaldo, sempre nel bellunese, l'affluenza è inferiore al 50%, perché votano in 360 su 833 aventi diritto (magli abitanti reali sono decisamente meno). Il problema del quorum tuttavia non si pone perché si è provveduto a far presentare una seconda lista, Sempre con voi, che con 17 voti (5,11%) ottiene tre seggi. Nessuno invece deve aver pensato a questo escamotage 
Voltago Agordino (sempre in provincia di Belluno): sulle schede c'è una sola lista e votano solo in 416 aventi diritto su 964, dunque le elezioni non sono valide.

Non c'è nulla da segnalare in Emilia-Romagna, anche perché comuni "sotto i mille" al voto non ce ne sono. Per finire, in Toscana - in questo caso accorpata al Nord per una certa uniformità con quei territori - l'unico comune rilevante è Orciano, provincia di Pisa: anche qui prova l'avventura elettorale l'immancabile L'Altra Italia. La lista di paese prende addirittura il 96,04%, ma sulle schede i simboli sono solo due: al movimento di Cartelli, che prende 13 voti, vanno tutti e tre i seggi di minoranza. Andando a guardare i candidati, tra l'altro, si nota che tutti i dieci candidati dell'aquila fiammata sono nati in provincia di Lecce e, di loro, ben sette hanno Ugenta come luogo di nascita. Ma l'origine pugliese dei candidati de L'Altra Italia, come dell'intero progetto, è un particolare che non stupisce nemmeno un po', specialmente alla fine del nostro viaggio. Almeno per quest'anno, ovviamente.

Nessun commento:

Posta un commento